Continuano le anticipazioni della terza edizione FantastikA – Fantastic Art Live in the Castle, che si terrà sabato 24 e domenica 25 settembre 2016 alla Rocca di Dozza. La rassegna dedicata all’illustrazione fantastica e al genere fantasy in tutte le sue forme espressive, quest’anno ospita anche eventi dedicati al mondo del cosplayer tolkieniano.
Quest’anno la manifestazione vedrà la nascita di un Drago: per la prima volta in un castello sarà presente un Drago in maniera permanente, di cui finora è possibile vedere l’uovo di grandi dimensione nel sottotetto del castello. Altro evento eclatante saranno le mostre, che apriranno per la manifestazione e rimarranno aperte per un intero mese. Quest’anno non solo la pinacoteca, ma anche tutto il piano nobile della Rocca ospiteranno esposizioni di artisti di fama internazionale come già annunciato. Alcuni di loro parteciperanno anche all’anteprima del Calendario AIST 2017: Lords for the Ring” – I Maestri del fantasy italiano incontrano Tolkien. C’è spazio anche per rarità per bibliofili che si potranno vedere soltanto a Dozza nei due giorni di Fantastika. La manifestazione ospiterà infatti la Mathom III, l’asta dei collezionisti; e addirittura una mostra per collezionisti che presenterà opere mai viste in Italia e all’estero, con pezzi unici e inediti di lettere e libri appartenuti a J.R.R. Tolkien e ai membri della sua famiglia.
Il 25 settembre, dalle ore 16 alle ore 20, l’associazione culturale Eldalie curerà una rappresentazione di una cerimonia elfica, con tanto di Sfilata della Terra di Mezzo con partenza dal Rivellino, rito nel piano nobile della Rocca di Dozza e rinfresco per gli invitati. L’avvenimento avrà luogo in occasione del sesto anniversario di matrimonio del presidente di Eldalie Gianluca Comastri e Veerena Stima, che hanno così deciso di risposarsi con il rito elfico. La partecipazione è aperta a tutti ed è gratuita, è apprezzato il costume di personaggi della Terra di Mezzo, al massimo medioevale o fantasy. In occasione di Fantastica si terrà anche un’esposizione di abiti curati da Veerena Stima. La Rocca è un museo pubblico e l’ingresso è di 5 euro (gratuito under 14).
L’intervista agli sposi
Veerena, raccontaci un po’ di te, del tuo lavoro e delle creazioni tolkieniane che fai.
«Io sono una ragazza di 28 anni, nata da una comune famiglia del sud Italia, che già da piccola ha fatto parlare di sé. A 4 anni ho partecipato alle finali regionali per lo Zecchino d’Oro, in virtù delle mie doti canore di allora. Negli anni seguenti mi sono buttata nella moda, cominciando a muovere i primi passi come modella. Ma il mio sogno era quello di diventare una grande costumista e quindi, dopo aver finito le scuole e il liceo artistico, ho frequentato alcuni corsi di formazione in sartoria. Ho cominciato a creare i primi costumi nel lontano 2005. Proprio in quell’anno scoprii Eldalië, l’associazione culturale Tolkieniana in cui io e quello che sarebbe diventato il mio futuro marito ci siamo incontrati per la prima volta. Durante il mio percorso di costumista ho potuto inoltre affinare varie tecniche di riproduzione dei costumi cinematografici, in diversi ambiti di lavorazione: come tingere i tessuti le ottenere la sfumatura di colore desiderata, la scelta delle passamanerie (che il più delle volte vanno riprodotte a mano e ricamate) e molte altre cose. Il mio punto di forza credo che sia il non fermarmi mai davanti a niente! Io sperimento tanto, quello che non so lo voglio imparare e mettere a frutto. Forse è anche per questo che molti occhi all’estero si sono puntati sullo stile delle mie creazioni, le quali hanno riscosso ottime recensioni e in più qualche commissione dall’estero, da parte di alcuni collezionisti di oggettistica legata a Tolkien. Le mie creazioni nascono principalmente dalla passione per le caratteristiche dei popoli della Terra di Mezzo, tanto da spingermi a realizzare una mostra proprio ispirata a questi, in cui accanto alle riproduzioni accurate ho inserito anche molti pezzi tratti da concept originali. Oltre al mondo di Tolkien ho trattato altre ambientazioni fantasy, come Il Trono di spade, saghe di Vampiri, stile gotico e anche pezzi storici realizzati da me e talvolta indossati in varie occasioni a tema».
Quando crei un vestito, ti ispiri ai testi di Tolkien?
«In parte si, ma in generale come stile cerco di attenermi soprattutto a quello dei film, specialmente a quello cui si è ispirata la grandissima Ngila Dickson. La sua visione e le sue intuizioni per me sono state fonte di grande insegnamento. Per una mostra che si rifà agli stessi popoli, seppur in ere e situazioni diverse, cambiare troppo drasticamente lo stile degli abiti potrebbe poi rivelarsi deviante per il visitatore: non vorrei mai che le persone si trovassero spiazzate dal contrasto tra quello che si ricordano di aver visto e abiti, davanti ai loro occhi, confezionati in modo magari elegante e suggestivo ma completamente diverso…».
Gianluca, come vi è venuta l’idea di celebrare la ricostruzione di un matrimonio elfico?
«Si tratta di un’idea piuttosto antica, che risale alle nostre prime uscite col gruppo Eldalië (quindi almeno a una dozzina di anni or sono…). Sapevamo, da occasionali ricerche e letture nell’ambito della History of Middle-earth, che Tolkien aveva messo per iscritto varie note relative alle abitudini dei Popoli Liberi, in particolar modo degli Elfi – e si sa che in Terra di Mezzo se si parla di spiritualità l’accostamento con la cultura elfica viene naturale, a causa dell’indole di questa affascinante razza. A quei tempi in cui eravamo tutti più giovani e idealisti, in tanti sentivamo naturale presentarci ai raduni e agli eventi a tema tolkieniano vivendo nei panni dei nostri alter-ego in Terra di Mezzo (quasi mai nei panni dei personaggi principali delle narrazioni, bensì interpretando ciò che ci sentivamo in quel mondo, che avessimo affinità elfiche, “umaniche” o nanesche), lo consideravamo un altro modo per tributare i dovuti onori all’autore della Subcreazione. Così, per naturale conseguenza, prendemmo l’abitudine di organizzare appuntamenti tematici: cenacoli a mezza via tra l’abbuffata hobbitesca e il banchetto elfico, ritrovi di cultori dell’arte della pipa… Approdare anche a fidanzamenti e, occasionalmente, matrimoni in stile venne piuttosto naturale».
Gianluca, la cerimonia ha il suo fondamento nelle opere di Tolkien?
«Sì, si basa su quanto riportato in un brano di “Morgoth’s Ring”, decimo volume della History of Middle-earth. Tra i molti racconti interessanti che compongono la versione più tarda di quel che sarebbe divenuto Il Silmarillion vi è anche un saggio dal titolo Laws and Customs Among the Eldar, che per l’appunto dettaglia leggi e usanze del popolo elfico, non ultimo l’aspetto del fidanzamento e del matrimonio che ne occupa una parte cospicua. Ci siamo ispirati a quelle note, che descrivono a un buon livello di dettaglio lo svolgimento dei cerimoniali tipici con i quali la coppia si scambiava le promesse per una vita da trascorrere assieme».
Come si svolgerà la cerimonia? Partirete dal Rivellino con una sfilata?
Veerena: «Sì, ci piacerebbe. Dozza è una cornice splendida e vorremmo ringraziarla per l’ospitalità coinvolgendo il paese nella nostra festa. Cercheremo di formare un piccolo corteo celebrativo, speriamo che in tanti vogliano indossare i panni dei loro personaggi preferiti e accompagnarci al castello!».
Gianluca: «Una delle cose interessanti che Tolkien specificò circa il fidanzamento e il matrimonio elfico è che la parte essenziale era l’unione dei due cuori della coppia: per tutto il resto esistevano delle consuetudini, che riguardavano la presenza delle famiglie degli sposi, ma non erano assolutamente vincolanti ai fini della validità dell’unione. La cerimonia in voga presso i Noldor, ad esempio, assegnava un ruolo importante al padre dello sposo e alla madre della sposa, ma negli altri casi (oppure, annotò Tolkien, in periodi particolarmente travagliati in cui era difficoltoso radunare i parenti e indire un banchetto, come ad esempio nel pieno di una guerra) era pienamente sufficiente che gli sposi si scambiassero gli anelli e pronunziassero la formula di benedizione, quella sì obbligatoria, anche in assenza di genitori o testimoni – sebbene ciò sarebbe stato visto come una scortese mancanza di stile laddove le circostanze non impedissero il momento conviviale con le famiglie. Pertanto, noi abbiamo pensato di radunare gli amici con cui siamo soliti partecipare agli eventi, che sono in un certo senso parte della nostra famiglia in Terra di Mezzo, portarli al castello e lì scambiarci pubblicamente gli anelli e la promessa. Per i più intimi ci sarà naturalmente anche un boccone e un calice, ma non posso promettere di accontentare proprio tutti i presenti, se, come speriamo, saranno in tanti ad accorrere a Fantastika!».
Chi può officiare la cerimonia?
Gianluca: «Stando agli scritti, gli unici ad avere un ruolo di rilievo nel rituale erano il padre dello sposo e la madre della sposa, che benedicevano la nuova famiglia. Nel “rito secondo la tradizione Eldalië”, tuttavia, dato che nessuno di noi è mai giunto alle Hobbiton con le famiglie, avevamo dato facoltà a fidanzati e sposi di scegliere un padrino e una madrina, a fare le veci dei genitori naturali».
Veerena: «La cerimonia comunque è libera e aperta a tutti coloro che vogliono assistere. Anzi, ci piacerebbe molto che coppie fidanzate o sposate presenti cogliessero l’occasione per rinnovarsi le promesse a vicenda, sarebbe molto bello e ci legherebbe ancora di più in questo bellissimo momento!».
La sposa vestirà di bianco o c’è un il colore dominante delle nozze?
Veerena: «Il bianco è di per sé un colore che solo nell’epoca moderna è utilizzato nelle cerimonie, in segno di purezza. Nelle culture più antiche le spose erano molto colorate e ogni colore aveva un significato specifico per ogni occasione. Basti pensare che nell’antica Roma le donne si sposavano con addosso una tunica (clamys) color porpora e un velo (palla) giallo. Perciò quando penso agli elfi o agli uomini della Terra di Mezzo che celebravano un matrimonio, li immagino abbigliati di colori tenui ma vestiti di tessuti damascati e ricamati – eccetto per gli Hobbit, che invece è risaputo vestissero di colori vivaci, adatti a un popolo più rustico ma gioviale e amante dei bei momenti di festa».
Per alcuni anni, sono andate di moda le ricostruzioni medievali di un matrimonio. Da qualche anno, sembra invece che la cerimonia in stile Fantasy abbia preso piede. Il vostro si distingue perché è la consacrazione di un’unione che già esiste e che proprio il 25 settembre festeggerà il sesto anniversario. È un legame che si approfondisce ancor di più?
Veerena: «Beh, io penso che, per due appassionati alle opere di Tolkien come lo siamo noi, il matrimonio elfico sia il rito che celebra la vera unione. Il matrimonio civile e religioso lo si fa per dovere quando ci si vuol legare ad una persona e rendere l’unione valida anche per legge. Il matrimonio elfico è piú un Legame di Anime. E le nostre si sono incontrate in Terra di Mezzo. Perciò, questo rende ancora più completa la nostra unione».
Gianluca: «Non entro nel merito di chi sceglie un modo piuttosto che un altro per celebrare il suo giorno più bello, ognuno fa le sue scelte. Di certo, come giustamente ha osservato Veerena, per noi questo non è qualcosa che riguarda soltanto l’aspetto esteriore della cerimonia. Aggiungo solo che, nella concezione di Tolkien, il matrimonio era l’unica circostanza in cui gli Elfi pronunziavano il nome del Dio Padre di Tutto e quest’aspetto va tenuto nel debito conto, prima di spendere parole a cuor leggero. C’è una forma di rispetto sia verso se stessi e le proprie scelte (concetto che magari e purtroppo farà sorridere qualcuno, in un’epoca in cui dare la propria parola ha praticamente perso del tutto il suo valore), che verso la sensibilità dell’autore dell’opera grazie alla quale siamo qui».
Anche gli ospiti saranno in abiti della Terra di Mezzo?
Veerena: «Ovviamente, essendo un evento aperto a tutti, non si può obbligare nessuno a un dress-code molto rigido: ma noi ne saremmo lieti, se anche chi assisterà vorrà prendere parte alla cerimonia con abiti tipici della Terra di Mezzo».
Lo avete già fatto in passato? Avete assistito ad altre cerimonie? Ci saranno differenze con una cerimonia fantasy?
Gianluca: «Sì, come ho anticipato sopra, ci è già capitato di celebrare fidanzamenti e matrimoni elfici, in contesti a tema e tra persone che avevano la consapevolezza di ciò che stavano facendo – in quanto lettori e amanti dell’opera tolkieniana. Purtroppo, lo dico con amarezza, alcuni non sono durati che pochi anni, con buona pace del fatto che Tolkien avesse scritto chiaramente quanto questo passo fosse determinante per gli Elfi – quindi, sottintendendo che donne e uomini di oggi dovrebbero essere ben consapevoli che si tratta di un impegno *per la vita*, non di un giocattolo da buttare quando rotto, come purtroppo funziona al giorno d’oggi con le relazioni di coppia. Purtroppo non mi è mai capitato di assistere a nulla di analogo, sebbene abbia saputo che altri si sono cimentati nel celebrare nozze elfiche. Ti confesso che le “cerimonie fantasy” non le conosco, quindi non mi esprimo sulle differenze formali: posso solo ribadire che, per quanto mi riguarda, per un vero amante della Terra di Mezzo, uno che ambisce a viverne e a diffonderne i valori, pronunziare la benedizione nel nome di Eru dovrebbe avere lo stesso valore del dire il fatidico “sì” davanti all’altare o al sindaco. Per quanto mi riguarda è così. Se chi sceglie rituali alternativi lo fa con la stessa consapevolezza, il mondo diventerà un luogo sempre migliore».
Quindi che aspettate? L’appuntamento è per il 25 settembre, dalle ore 16 alle ore 20. Accorrete!
ARTICOLI PRECEDENTI
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Sull’edizione del 2015:
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LINK ESTERNI
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Originalissimi!!!
Veerena brava!