Stavolta un post più serio. Aprendoci lentamente al mondo dei blog, siamo capitati in una discussione lunga e appassionata sulla letteratura fantastica, i suoi critici e i suoi fan. Vale la pena occuparsene, perché molti interventi riguardano Tolkien. È difficile seguire il filo di un thread di oltre 250 messaggi… Per questo faremo una netta selezione. Chi volesse leggerlo tutto, vada qui. Il blog è quello di Loredana Lipperini, brava e attivissima giornalista attenta al web e ai libri, che dà di continuo spunti su libri e navigazioni.
Nel suo thread Il ritorno del Monnezzone spiega come sia tornato in voga questo termine per definire “libri plastificati sul genere Sonzogno, ma anche Mondadori” e tutti quei libri da cui “entrando nelle librerie, vieni ormai travolto con la loro potenza visiva e anche fisica delle copertine dorate, che vomitano draghi, complotti, maghetti”.
Il problema è che nel Monnezzone finiscono anche, avverte la Lipperini, “tutta la letteratura fantastica, compresi autori come Philip Dick, H.P. Lovecraft e, appunto, J.R.R. Tolkien”.
La discussione si divide in mille rivoli, toccando diversi punti caldi, con l’intervento di un bel po’ di scrittori di fantasy, di narrativa fantastica, di epica e qualche critico. A noi interessa molto seguire lo scambio d’opinioni, tutto incentrato su Tolkien, tra Wu Ming, il collettivo di scrittori che ha sfornato capolavori come Q, Manituana, Altaj e soprattuttoStella del mattino (con Tolkien tra i protagonisti!), e Andrea Cortellessa, il critico della postfazione al libro L’Anello che non tiene, edito da Minimum Fax.
Ci riserviamo di parlarne in un post a parte, ma qui vorremmo concludere il discorso generale sul Monnezzone; come dice la Lipperini: “Che ci siano libri di basso profilo nella narrativa fantastica è evidente. Che tutto ciò che parla di draghi e magia sia immondizia è un falso”.
Visto che certa critica “ufficiale” ancora non riesce a distinguere, è necessaria un’assunzione di responsabilità da parte di chi informa, tramite la Rete, su quei libri. L’Associazione romana studi Tolkieniani intende seguire questa strada, quindi si assume la responsabilità di quel che scrive e recensisce, si parli di Tolkien, degli Inklings e, perché no, anche di narrativa di genere.