Uno degli “effetti collaterali” del successo planetario della trilogia cinematografica di Peter Jackson è quello di aver fatto diventare reale la Terra-di-mezzo. In senso letterale. Dal 2001 è, infatti, possibile visitare in Nuova Zelanda i set per Gran Burrone, Minas Tirith, la foresta di Fangorn e molte altre location celebri della saga. Tra le zone più belle spiccano le verdi colline di Matamata, nell’Isola del Nord, il set usato per ricreare Hobbiton e la Contea degli Hobbit, da dove tutto ebbe inizio. Tra le varie costruzioni spicca la fattoria privata messa a disposizione dai proprietari (la Alexander family) per essere usata come casa Baggins, dimora di Bilbo e Frodo. Alla visita dei set dei film è seguita la creazione di un vero e proprio parco giochi, la Pequena Tierra Media, una sorta di Disneyland della Terra-di-mezzo costruita nel 2003 nella Sierra Norte in Spagna, a due passi da Madrid. Ma il fenomeno più recente è lo spuntare in varie parti del globo di diverse case Hobbit, in cui si può pernottare «per vivere una vera “vita Hobbit”», come recita uno dei loro slogan. Qualcuna merita però di essere segnalata.
Vivere come gli Hobbit? Nel Montana si può
Se ne è parlato molto negli Usa e la notizia è addirittura finita sul New York Times: nel nord-ovest Montana, circa tre ore di macchina da Spokane (Stato di Washington) è spuntata una casa Hobbit. «Non c’è bisogno di portare le ciabatte: un bel paio di piedi pelosi vi aspettano», dice il proprietario Steve Michaels: «C’è anche un cappello da mago, appartenente a qualcuno di nome Gandalf…». Un Hobbit, secondo le opere di Tolkien, ama vivere in una casa comoda e la Guesthouse, dalla forma di una ciotola rovesciata, segue questo modello. Michaels e la moglie Christine hanno speso circa 410mila dollari per costruire e arredare la Casa Hobbit. E ora ci si può dormire per 245 dollari a notte. La casa è una struttura di mille metri quadrati costruita dentro una collina, in un terreno di 20 acri. Ci sono
rivestimenti di marmo in cucina, un’illuminazione molto elaborata e un sistema Harmony per gli audiovisivi. Un grosso anello d’oro, in ricordo probabilmente dell’Unico Anello, pende da una trave. I mobili rustici sono tutti fatti su misura e le testate dei letti hanno il logo della Casa Hobbit. C’è anche la tipica porta d’ingresso di una casa Hobbit, dalla forma rotonda. Si può fare anche un tour della Contea. Lungo il sentiero si possono incontrare le dimore degli altri abitanti della zona. In una zolla-tetto c’è un’altra casa Hobbit, ma in miniatura. «È la casa di Frodo», assicura Michaels. Un ceppo alto circa due metri ospita invece i troll, cui appartiene anche l’ingresso della miniera: «Si può entrare solo a vostro rischio!». Si intravedono un paio di altre dimore Hobbit, con tanto di porta rotonda e canna fumaria, e diverse case delle fate della misura di una scatola di scarpe. Non tutto però è precisamente Hobbit: c’è una rana pelosa alta 30 cm in bella mostra. «Se gli Hobbit erano pelosi, lo dovevano essere anche le loro rane!», dice convinto il proprietario. all’inizio del paragrafo potete vedere un video che ne mostra i tutti dettagli.
Nelle Filippine il «ristorante «gestito dagli Hobbit»
Anche la storia della Casa Hobbit di Manila e del suo personale merita di essere raccontata (guardate il video qui sopra). Definita il «ristorante più insolito al mondo», la Casa Hobbit non è semplice da replicare. Situato nella Marcelo H. del Pilar street, nel centro della capitale, il ristorante ha un personale composto soltanto da persone di bassa statura, che si definiscono orgogliosamente Nani o Hobbit. Il loro slogan è: «L’unico ristorante al mondo di proprietà, gestito e composto interamente da Hobbit». La Casa Hobbit è riuscita a sopravvivere in un zona ultra-competitiva piena di ristoranti, grazie alla sua offerta di più di 100 birre, la musica dal vivo e, naturalmente, il suo personale di “Hobbit”. Il ristorante è stato fondato oltre 30 anni fa da un ex volontario delle forze di pace dell’Onu e professore universitario, Jim Turner, un arzillo 70enne “fuori scala” per le misure Hobbit. L’ispirazione per l’arredo fu ovviamente Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien. Da quando ha aperto nel 1973, il ristorante è divenuto così famoso da aver aperto anche una filiale a Boracay. Appesi alle pareti ci sono molti quadri a tema tolkieniano e periodicamente vi si svolgono mostre e proiezioni, sempre dedicate alla Terra-di-mezzo. C’è anche una sala appartata in cima alle scale, “la tana degli Hobbit”, a disposizione dei clienti più interessati ai giochi tipici del pub inglesi (freccette e biliardo). In tutti questi anni Turner ha salvato dalle strade terribili della capitale filippina diverse centinaia di persone di bassa statura, offrendo loro amicizia, un lavoro onesto, fornendo anche gli appartamenti in cui vivere. Sotto la sua cura, i Nani hanno così adottato una nuova identità culturale: non sono più presunti spiriti maligni da scacciare o spesso perseguitare come avviene spesso in quelle isole. Ora sono divenuti personaggi popolari, chiamati appunto “Hobbit”: figure allegre che servono bevande, scherzano
facendo battute licenziose, talvolta esibendosi sul palco. Il locale è divenuto anche una tappa fissa per ascoltare musica rock, blues e folk locale, e sono molti i concerti che vi si tengono ogni mese. Su Youtube, se ne possono ascoltare centinaia.
Lammas, dal Galles il villaggio Hobbit sostenibile
«Perché volete vivere come gli Hobbit?». È questa la sintesi più frequente ogni volta che un membro del Progetto Lammas presenta l’iniziativa degli eco-villaggi composti da abitazioni a basso impatto ambientale. Il pionieristico progetto Lammas nel Pembrokeshire, in Galles, dimostra come si possano unire tecnologia “Green Building” ed economia alimentare in una fiorente comunità di decrescita sostenibile. Dimenticate però da subito l’immagine anni ’60 di “vita in comune”, con orde di vagabondi nemici del sapone, libero amore e uso di droghe. Lammas è un’area di trenta ettari a 20 minuti di auto dalla più vicina stazione ferroviaria, Clunderwen. Dopo cinque anni dall’inizio dell’iter burocratico, l’acquisto dei terreni, e a solo dieci mesi dall’inizio dei lavori, l’ambiente è stato totalmente trasformato, con una nuova rete di percorsi, fossi e bacini in corso di realizzazione: quando tutto sarà completo, in qualche momento del 2012, la comunità avrà accesso a una fonte propria d’acqua, riscaldamento ed elettricità, e già oggi produce la quasi totalità del proprio cibo.
L’Assemblea Gallese è uno dei pochi enti d’Europa che nel proprio statuto ha un impegno verso lo sviluppo sostenibile, e Jane Davidson, Ministro per l’Ambiente, la Casa e la Sostenibilità del Galles, appoggia Lammas sin dall’inizio. La descrive come una «comunità dimostrativa», uno di una serie di modelli che il governo locale spera di replicare nel quadro del proprio programma ambientale “One Planet Development” per la creazione di nuove abitazioni in grado di «rafforzare e non sfruttare le risorse ambientali locali». «Più di ogni altra cosa», dice Davidson, «il valore di Lammas è quello di legarsi alle comunità locali ed esserne fonte d’ispirazione». Il progetto finale prevede nove piccole case a emissioni zero. Ciascuna di queste abitazioni sperimenta un diverso e innovativo sistema tecnico, fra cui sistemi solari passivi di riscaldamento, apparecchiature alimentate a rami di salice. Prima dell’acquisizione per Lammas, il terreno era gestito in affitto da un allevatore di pecore e fruttava poco meno di tremila euro l’anno. Entro il quinto anno di gestione, Lammas prevede una produzione per un valore di 123mila euro. La massima efficienza produttiva del terreno non è semplicemente un vanto, ma una delle condizioni base fissate dall’Assemblea Gallese per approvare il progetto. Ciascuna delle famiglie deve contribuire alla cassa comune con qualche tipo di prodotto – si tratti di lombrichi da coltura, frutta, artigianato o tessili –
metà dei quali commercializzati al centro visitatori di Lammas, nei negozi locali, al mercato e online, il resto consumato direttamente dalla comunità. Se qualcuno vuol fare un altro lavoro oltre a quello a Lammas, liberissimo anche di tenersi quanto guadagnato. Il contratto prevede anche che ciascun abitante debba provvedere ai bisogni di casa (alimentazione, reddito, energia, acqua) dalla terra. A una prima occhiata, l’unico segno di modernità sono le serre a galleria usate per produrre frutta e verdura biologica. Ma guardando un po’ meglio si trovano lettori Dvd, computer, apparecchiature wireless ed elettriche, tutto usato con economia e solo con energia auto-generata. Ogni nucleo familiare ha una propria zona privata, separata da una certa distanza e da schermature di alberi o siepi sia preesistenti che di nuova introduzione. La prima casa portata a termine è in cima alla collina. È di Simon Dale e della moglie Jasmine; Simon è persona molto nota nel mondo delle costruzioni naturali, per le sue spettacolari case in legno stile Hobbit che hanno introdotto forme e tecniche a basso impatto, e questa con un aspetto scolpito e naturale a giunzioni in legno scoperto sicuramente ne è un ottimo esempio.
Una casa Hobbit con 3500 euro
Prima di aderire al progetto Lammas, Simon Dale ha costruito una casa Hobbit nei boschi della parte occidentale del Galles. Simon è un fotografo freelance il cui soggetto preferito è la natura. Trentadue anni, una moglie e due figli, è stato spinto a trasferirsi lontano dalle città dallo stress di dover pagare un mutuo superiore alle proprie possibilità. Ci sono voluti solo tre mesi per completare la casa Hobbit, con una spesa di appena 3500 euro. È stato aiutato dal suocero e dagli amici, e ha impiegato appena 1000-1500 ore di lavoro. Dale si autodefinisce “un architetto fai da te”. La casa è stata costruita con materiali locali e naturali, con l’obiettivo di avere il minor impatto sull’ambiente possibile. Un intonaco di calce è stato utilizzato per rivestire le pareti interne, fornendo così una soluzione traspirante e più ecologica al cemento. Scarti di legno sono stati utilizzati per pavimentazione e arredi, una stufa di legno è stata montata per riscaldare la casa. La temperatura del frigorifero è mantenuta bassa dall’aria fredda proveniente dalle fondamenta. Un lucernario centrale permette alla luce naturale di filtrare dentro tutta la eco-casa, e vengono usati pannelli solari per generare elettricità per luce e computer. L’acqua viene pompata da una vicina sorgente e il bagno è dotato di un gabinetto composto, mentre l’acqua piovana viene raccolta dal tetto per il giardinaggio. «Queste esperienze passate, molta lettura e la fiducia in se stessi ci ha dato coraggio», spiega Dale, «Il progetto Lammas ha una visione più ampia. Abbiamo voluto costruire la nostra casa a basso impatto ambientale, ma creando un piccolo villaggio che aiuterà l’ecosistema». «Se vogliamo costruirci un futuro di qualunque genere», conclude, «dobbiamo effettuare una radicale ristrutturazione di ogni aspetto della società. Va benissimo convocare vertici globali e aggrottare pensosi la fronte, ma in realtà sappiamo già tutti benissimo cosa andrebbe fatto: le comunità come quella di Lammas dimostrano che
un’alternativa è possibile».
Concludiamo con un legame ulteriore con Tolkien. Il nome Lammas è preso in prestito dal termine inglese che indicava la festività di epoca celtica dedicata al raccolto, festeggiata il primo di agosto. Probabilmente lo sapeva anche il professore di Oxford. Uno suo studio, poi abbandonato, sulle parentele tra le diverse lingue elfiche da lui create è intitolato Lhammas (in Noldorin “Conto delle Lingue”, dal Quenya “lambë”) ed è contenuto in The Lost Road and Other Writings, il quinto volume della History of Middle-earth (ancora inedito in Italia). Quando Tolkien modificò la storia delle lingue elfiche e il Noldorin divenne Sindarin (la lingua parlata dagli Elfi della Terza Era), la parola perdette l’iniziale “lh” divenendo proprio “lammas” (se ne parla anche in La trasmissione del pensiero e la numerazione degli elfi, Marietti 1820).
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bello vivere con la natura, ma a Catania e a 70 anni di età posso ancora farlo e come?