«Conosco la metà di voi soltanto a metà; e nutro, per meno della metà di voi, metà dell’affetto che meritate». Bilbo Baggins, hobbit benestante ed educato, voleva sicuramente fare un complimento alla sterminata orda dei suoi parenti e amici, riuniti per festeggiare il suo 111esimo compleanno. La frase però è ambigua e un pochino sarcastica, come del resto voleva essere il suo discorso di addio in pubblico. Chi meglio di lui poteva, quindi, essere il testimonial di un libro dedicato ai bambini e ai ragazzi, che si offre come strumento didattico per la promozione della lettura tra i ragazzi. Un libro soprattutto per insegnanti, bibliotecari ed educatori, ma al tempo stesso anche per genitori e lettori giovani adulti. È questi in sintesi l’idea che ha portato alla pubblicazione di La biblioteca di Bilbo – Percorsi di lettura tolkieniani nei libri per ragazzi (144 pagine – euro 10), edita da Effatà, casa editrice che da sempre si occupa del mondo della scuola, scritto da Roberto Arduini, Cecilia Barella e Saverio Simonelli. Proprio gli autori, saranno presenteranno La biblioteca di Bilbo mercoledì 7 dicembre 2011 alle ore 18, presso lo Spazio Ragazzi/Area Incontri della Fiera della piccola e media editoria al Palazzo dei Congressi di Roma. Sul sito della Compagnia del Libro l’editore ha cortesemente messo a disposizione dei lettori l’indice e le prime pagine del libro. In attesa dell’evento, ne parliamo con Cecilia Barella, collaboratrice della trasmissione La Compagnia del Libro che da anni si occupa di letteratura per ragazzi.
1) La Biblioteca di Bilbo è un titolo intrigante. Il protagonista dello Hobbit è un personaggio conosciuto e lega le due opere principali di Tolkien. È stato scelto per questo motivo? «Sì, certamente questo è uno dei motivi, ma non solo. Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli sono un libro nel libro perché Tolkien finge che sia Bilbo che inizia a scrivere questa storia, poi continuata da Frodo, che porta a termine l’avventura dell’anello e che a sua volta passa il testimone a Sam, che dovrà continuare a scrivere lì dove egli ha interrotto la cronaca della Terza Era. Bilbo quindi è uno scrittore, a modo suo, e non facciamo fatica ad immaginare una libreria nella sua casa, dove si trovano anche delle carte geografiche. Da qui il titolo del nostro libro, che di fatto tratta molti titoli oltre a quelli di Tolkien, naturalmente».
2) Perché avete deciso di scrivere un libro dedicato
allo Hobbit e al Signore degli Anelli? «Il libro è dedicato alla Terra di Mezzo, e il lettore più esperto e scaltro sa che si tratta in fondo è la nostra Terra. Questo mondo emerge bene in tutta la sua varietà nelle due opere che sono anche quelle più conosciute e più lette di Tolkien, quelle alle quali i ragazzi si accostano più volentieri. Quindi era ovvio riferirci a questi due romanzi in un libro di divulgazione alla lettura per ragazzi. Inoltre, non lo neghiamo, tra un anno o poco più uscirà l’atteso film su Lo Hobbit, e questo libro non è stato ancora studiato come merita in Italia, dove in genere è citato come “premessa” al Signore degli Anelli. Speriamo di aver contribuito a far conoscere qualcosa di più anche dello Hobbit».
3) Tolkien e la scuola. È una tematica di cui si parla molto in Italia? «No, direi proprio di no, ed è un peccato. Per molti critici sembra quasi che parlare di Tolkien come autore per ragazzi significhi sminuirlo. Oppure che sminuisca il critico stesso parlare di alcune opere di Tolkien come letteratura per ragazzi – campo non facile perché casomai servono competenze tutt’altro che scontate. Tolkien era padre, e sappiamo che inventava storie per i figli e molte di queste sono diventate libri. Non è quindi inverosimile parlare di questo scrittore a scuola. Onestamente credo che Il Signore degli Anelli sia una lettura difficile da associare al programma scolastico soprattutto per la sua lunghezza. Ma lo Hobbit no, e può essere letto tanto dai pre-adolescenti quanto dagli adolescenti più grandicelli, la fascia di età in cui – secondo i rapporti statistici – i lettori forti (i bambini) diventano deboli fino a perdersi. Ho visto diversi lavori prodotti all’estero riguardo a Tolkien nel mondo della scuola: guide alla lettura, adattamenti teatrali per spettacoli di classe, e così via. La Società Tolkieniana inglese ha perfino una sezione con un gruppo di lavoro dedicato alla scuola. La biblioteca di Bilbo contiene 10 saggi per approfondire l’opera di Tolkien e 11 percorsi di lettura, ad uso di tutti i lettori naturalmente ma noi abbiamo pensato in modo particolare agli insegnanti, ai bibliotecari, a tutti coloro che si occupano di promozione della lettura tra i ragazzi».
4) Quanto i percorsi di lettura possono essere di aiuto nella didattica a scuola? «In generale, credo che i percorsi e le guide alla lettura siano apprezzati dagli insegnanti perché forniscono loro degli strumenti di lavoro, li facilitano un po’ tra le tante attività che devono portare avanti tra programmi, compiti, ecc. Non è un caso che le case editrici per ragazzi spesso producano guide alla lettura per le loro collane o i libri di maggior successo. Certo, tutto questo riguarda gli insegnanti di buona volontà perché non mi sembra che esista l’educazione alla lettura come disciplina scolastica, tutto è lasciato all’
iniziativa dei singoli docenti. Per fortuna esistono insegnati intraprendenti, ma anche bibliotecari e librai che sempre più affiancano l’attività ordinaria con iniziative di promozione della lettura. Noi speriamo di fornire loro un piccolo strumento e anche di invogliare coloro che ancora non lo fanno. Sappiamo che i ragazzi che leggono Tolkien in genere se ne appassionano, e se sono arrivati fino in fondo al libro in genere sono lettori forti, che vogliono leggere ancora. Sarebbe un peccato perdere questa occasione. Ciascun percorso tematico del nostro libro è strutturato per fasce d’età (scuola elementare, media e superiore). Con questo vogliamo anche dire che non ci sono temi o generi letterari adatti a un’età o a un’altra, dipende da come si affrontano ma ci sono libri diversi per affrontarli in età diverse. Tolkien può suggerire infiniti argomenti ad un insegnante, noi gliene suggeriamo alcuni… Ma non escludo che tra un po’ di tempo non ne avremo anche altri».
5) Perché avete scelto il viaggio come metafora delle opere di Tolkien e linea guida del libro? «Sia Lo Hobbit che Il Signore degli Anelli raccontano un viaggio, con tanto di andata e ritorno, e abbiamo pensato di strutturare il libro proprio come un viaggio lungo il quale il lettore, come un Hobbit che non è mai uscito dalla Contea, incontra diversi paesaggi, creature e popoli. Diciamo la verità, Tolkien ha scelto scaltramente una struttura narrativa vecchia quanto il mondo e sempre di successo: il viaggio. Dall’Esodo biblico all’Odissea, dal’Eneide alla Divina Commedia, da Gulliver alla letteratura di viaggio dei nostri giorni, il viaggio è metafora della vita stessa, del percorso dell’individuo nel tempo, metafora immediatamente riconosciuta da qualunque tradizione letteraria del mondo. Inoltre permette al narratore di avere infinite possibilità di portare avanti la storia, tra incontri, incidenti, sorprese… E chi siamo noi per mettere in discussione tutto questo?».
6) Avete inserito nei percorsi di lettura qualche autore normalmente non associato a Tolkien? «Sì, credo che abbiamo inserito molti autori “non-tolkeniani”, se mi permettete la semplificazione, e spiego perché. Innanzitutto, il nostro punto di vista non si è focalizzato tanto sul genere fantastico quanto sui temi che emergono dai libri di Tolkien, e questi li ritroviamo anche in altri romanzi molto diversi tra loro. Del resto ritengo anche molto discutibile la classificazione dello scrittore inglese sotto il genere fantastico, è semplicemente la classificazione più comoda perché è il creatore di un mondo e questa è l’evidenza che salta più agli occhi. Ma possiamo parlare del Signore degli Anelli, ad esempio, anche se stiamo analizzando romanzi di avventura, o di formazione, o di guerra. Tornando alla domanda, il secondo criterio che ci ha guidato è stato non limitarci agli autori che avevano una relazione diretta con lo scrittore inglese perché facevano parte del suo bagaglio culturale o perché si erano a loro volta ispirati a lui. Nella preparazione dei percorsi di lettura ci siamo permessi di non essere così filologicamente esatti come invece siamo nei saggi. Come ho detto, abbiamo selezionato i libri anche in base all’affinità nei temi e nel messaggio generale, come dire: “Se di Tolkien ti è
piaciuto questo, puoi ritrovarlo anche qui…”».
7) Negli ultimi anni in Italia lo studio di Tolkien è molto maturato, grazie anche alla casa editrice Marietti e ad autori come Saverio Simonelli, uno degli autori di questo volume, ma anche Andrea Monda e Franco Manni. Ci possono essere linee di sviluppo successive? «Credo di sì, certo, siamo solo all’inizio, in Italia Tolkien non è un autore in fondo molto conosciuto. Gli autori che hai citato hanno avuto il grande merito di iniziare a presentarci Tolkien scrittore in modo competente e rigoroso, e anche di metterlo in relazione alla letteratura e alla filosofia del suo tempo (e del suo passato, che per lui contava molto). Poi, in questi anni sono stati tradotti i libri dei maggiori critici anglosassoni di Tolkien, è nato un gruppo di studio italiano che è entrato in contatto con gli accademici stranieri. Negli ultimi due anni c’è anche la casa editrice Effatà che ha preso una linea di divulgazione diretta ai giovani e alla scuola – il nostro è il secondo titolo. Questo per esempio è un campo tutto nuovo. L’importante è che il lavoro continui a essere competente e rigoroso. Non so perché, ma Tolkien è un autore che forse più di altri è stato vittima di fanatici appassionati che si sono improvvisati commentatori, qualcuno è riuscito anche a pubblicare dei libri; forse anche grazie al vuoto che c’è stato per anni. Ora mi sembra che capiti più raramente, la musica è cambiata».
– Sito ufficiale della casa editrice Effatà
– Sito ufficiale della Compagnia del Libro
– Sito della Società Tolkieniana inglese