Siamo alle solite: c’è la realtà e quella riportata. Ecco la seconda sotto forma di notizia: una lettera inedita dello scrittore inglese John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973) rivela le sue preoccupazioni per l’andamento delle vendite dello Hobbit (1937), giudicate scarse subito dopo la sua uscita. Il romanzo di Tolkien uscì il 21 settembre 1937 e quest’anno se ne è festeggiato il 75esimo anniversario, come abbiamo scritto qui. Era il primo libro di quello che allora era un tranquillo e sconosciuto professore di inglese all’università di Oxford. La lettera inedita è stata ritrovata in una collezione di scritti di Tolkien custodita nella biblioteca dell’Università di Leeds, dove insegnò dal 1921 al 1925 prima di trasferirsi a Oxford. Scrivendo ad Arthur Ransome, Tolkien faceva presente che avrebbe voluto fosse pubblicata una seconda edizione rivista dello Hobbit, ma non era sicuro che ci sarebbe stata «perché le vendite non sono poi così elevate». L’autografo rivela anche che Ramsone suggerì all’autore di modificare alcune parti del libro e che Tolkien fu felice di apportare per rendere la narrazione più scorrevole. Fin qui è quello che riportano le agenzie di stampa, la Bbc inglese e soprattutto il sito della Facoltà di inglese dell’università di Leeds. Ora vediamo però cosa c’è di nuovo e cosa in realtà si sapeva già.
Grano e crusca
Come sempre, sembra di essere davanti a una buona operazione di marketing, anche se a fin di bene! La collezione di scritti dell’Università di Leeds è poco conosciuta e giustamente i responsabili la rendono nota a poco a poco, scegliendo quei documenti che fanno più notizia. È di poco tempo fa la notizia dell’inaugurazione di una placca blu per lo scrittore in una casa della città inglese. In questo caso, nonostante tutto, molto si sapeva già e qualche piccolo dettaglio della storia è nuovo. Vediamo quel che si sapeva: Lo Hobbit uscì il 21 settembre 1937. Essendo il suo primo romanzo, Tolkien aveva molti timori e ne scrisse all’editore Stanley Unwin che già il 19 ottobre, a meno di un mese dall’uscita, lo rassicurò sul buon andamento delle vendite: «È raro che uno scrittore per ragazzi si affermi stabilmente con un solo libro, ma io non avevo il minimo dubbio che Lei si sarebbe affermato così rapidamente. […] Lei è una di quelle rare persone dotate di genialità, e, diversamente da certi editori, questa è una parola che non ho usato più di una mezza dozzina di volte in trent’anni di editoria». Inoltre, già dal 15 ottobre l’editore iniziò a parlare di un seguito al libro, visto il successo di vendite. Il 17 dicembre, infine, la casa editrice scrisse a Tolkien per far saper che «la richiesta di copie dello Hobbit è diventata così grande con l’inizio delle ordinazioni di Natale che dobbiamo affrettarci a
ristamparlo. […] All’ultimo momento la situazione si è fatta così drammatica che abbiamo mandato a prendere con una macchina privata parte dei volumi ristampati dalla nostra tipografia». Quindi, probabilmente la lettera di Tolkien a Ransome deve essere stata scritta entro la prima metà di ottobre 1937. Ma conosciamo meglio il destinatario.
Ransome, dalla Russia al Lake District
Arthur Ransome (1884-1967) fu giornalista, autore di libri per ragazzi, studioso del folclore russo e baltico. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, più volte in Russia come corrispondente del Guardian, simpatizzò senza divenire comunista per la causa della rivoluzione ed ebbe rapporti diretti con Lenin e Trotzkij (di cui poi sposò una delle segretarie, Evgenia Shelepina). Di questa esperienza scrisse in tre libri: Six Weeks in Russia, The Crisis in Russia e The Truth about Russia. È tra l’altro autore del romanzo Rondini e amazzoni (Swallows and Amazons), primo di una serie pubblicata tra il 1930 e il 1947, sulle avventure di quattro di ragazzini in vacanza sulle rive di un lago nel Lake District che in Inghilterra è tuttora tra i libri per gli adolescenti più letti. Proprio i suoi libri per ragazzi erano molto ammirati dai figli di Tolkien. Ransome lesse Lo Hobbit e ne rimase colpito al punto da scrivere a Tolkien, descrivendosi come un «umile ammiratore degli hobbit» e lamentando il fatto che Gandalf avesse usato il termine «ometto eccitabile» per descrivere Bilbo. Ransome citava altri casi simili in cui erano stati usati i termini «uomo» o «uomini» per definire nani o goblin. Nelle lettere di Tolkien il carteggio tra i due è descritto bene (lettera 20 e relativa nota). «Mr. Arthur Ransome obietta a man di pag. 27», scrive Tolkien all’editore continuando che Ransome «[…] obietta anche su more men di pag. 294. Men con la maiuscola è, penso, usato in un testo dove si intende “genere umano”; e man, men con la minuscola sono usati occasionalmente per «maschio adulto» e «gente». […] Sembra che Mr. Ransome non approvi l’uso di boys da parte di Gandalf a pag. 112. Ma, benché io sia d’accordo che il suo insulto è abbastanza sciocco e non del tutto appropriato, non penso che ormai ci si possa porre rimedio. A meno che non vada bene oaves (tonto)?». Quindi, Tolkien accolse tutte le rimostranze del noto scrittore e così fece poi l’editore nelle edizioni successive. Quindi, la storia era già conosciuta? Sì, ma c’è dell’altro.
Uno scambio di battute
Nello scambio di lettere conservato a Leeds si scopre che Tolkien aveva anche creato un pretesto per parlare dello Hobbit a Ransome come fosse il libro un documento storico. La lettera comincia così: «Caro signor Ransome, sono sicuro che il signor Baggins sarebbe d’accordo con lei, come fece con Thorin Scudodiquercia. Del resto, essere immaginato da uno scrittore famoso come lei supera qualsiasi aspettativa di un hobbit!». Il professore, inoltre, giustificò l’utilizzo del termine “uomo” da parte di Thorin, sostenendo che quella parola era di uso comune nella «lingua di quei giorni». «Questa lettera dimostra che Tolkien sta pensando a se stesso come un traduttore di un testo perduto piuttosto che a un autore», ha spiegato il prof. Alaric Hall dell’Università di Leeds. «Egli sta scivolando in una sorta di fantasia come se stesse scrivendo di un mondo reale, come amava fare spesso.
Faceva parte del suo umorismo e credo che pensasse che Ransome si sarebbe divertito della cosa e sarebbe stato al gioco». Hall ha anche spiegato come non fosse insolito per Tolkien creare incongruenze non volute nella sua narrativa e poi utilizzare la sua esperienza accademica per cercare di spiegarle. Tolkien, un’autorità negli studi dell’anglosassone (l’inglese antico), nei suoi libri inventò diverse lingue immaginarie (tra cui le lingue degli Elfi, il Quenya e il Sindarin) usando la sua conoscenza dell’anglosassone, dell’inglese medievale (middle english), del norreno (l’antico islandese) e del gallese medievale. «Nelle sue opere di fantasia, Tolkien ebbe opportunità di creare uno spazio immaginario ideale per la sperimentazione linguistica», ha concluso Hall, «un luogo in cui poteva pensare liberamente alle parole e ai suoni che stava studiando, ma per usarle in un modo in cui non era libero nella realtà a causa dei limiti imposti dalle testimonianze scritte di quelle lingue». E ora sciogliamo l’ultimo mistero che nessuna agenzia ha riportato: a Leeds non esiste alcuna collezione di scritti di Tolkien! Lo scambio di lettere tra i due scrittori è conservato nella Brotherton Collection dell’università di Leeds. Il motivo è semplice: Arthur Ransome nacque e visse fino alla maturità a Leeds, dove studiò anche senza laurearsi
(ma nel 1952 ottenne proprio dall’università di Leeds una laura honoris causa). Gran parte dei suoi manoscritti, dei diari e della corrispondenza sono conservati lì e, per una fortunata coincidenza, l’università ospita in questi giorni una mostra sugli illustratori dei libri del periodo tra le due guerre, dal titolo Fancy and Imagination: Aubrey Beardsley and the Book Illustrators, in cui sono esposti insieme illustrazioni per i libri di Ransome e Tolkien! Per concludere, quindi, nonostante i timori di Tolkien e i consigli di Ransome per renderlo più scorrevole, Lo Hobbit, considerato l’antesignano di tutta l’opera narrativa sulla Terra di Mezzo esaltata con Il Signore degli Anelli, ha venduto finora complessivamente nel mondo oltre 100 milioni di copie e presto, grazie a Peter Jackson, verrà trasposto in immagini per ben tre film. Niente male per un libro per ragazzi!
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– A Leeds una placca blu per J.R.R. Tolkien
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Continuate così!