A poche settimane dall’uscita del lungo atteso adattamento cinematografico di The Hobbit di J.R.R. Tolkien, gli eredi dello scrittore e l’editore del romanzo HarperCollins hanno sporto denuncia nei confronti di Warner Bros., New Line e del produttore Saul Zaentz, per quelle che ritengono violazioni dei diritti loro concessi. Nella denuncia (qui si può leggere la versione completa), che comporta un risarcimento danni per 80 milioni di dollari, depositata lunedì alla corte distrettuale di Los Angeles, la Tolkien Estate e l’editore inglese sostengono che sono stati violati i diritti d’autore, che la Warner Bros e la controllata New Line hanno in concessione da Saul Zaentz Co. Il punto cruciale della causa è che il contratto sui diritti d’autore vecchio di decenni: «Le parti contraenti del testo originale avevano previsto solo una licenza limitata sul diritto di vendere i prodotti di consumo del tipo regolarmente commercializzato all’epoca, come statuette, vasellame, articoli di cancelleria, abbigliamento e simili», afferma la denuncia. «Nel contratto non è inclusa la concessione di sfruttamento dei diritti d’autore elettronici o digitali, su media che ancora non erano stati inventati o altri beni immateriali come i diritti in materia di servizi». Quindi, tra questi non rientra Il Signore degli Anelli – La compagnia dell’anello: gioco di slot online (potete vederne un video in fondo all’articolo). La Tolkien Estate ne è venuta a conoscenza tramite una e-mail di spam al suo avvocato nel settembre 2010, cosa che ha causato un esame sui limiti dell’accordo sullo sfruttamento dei diritti d’autore. La casa che tutela i diritti degli eredi di Tolkien ha poi fatto sapere di aver appreso che la Warner Bros ha realizzato slot machine tradizionali, con i diversi personaggi del Signore degli Anelli da far combaciare nelle combinazioni vincenti, così come di altri prodotti fuori dei limiti del contratto originale.
La denuncia espone poi la storia del contratto di sfruttamento dei diritti d’autore connesso allo Hobbit e al Signore degli Anelli, che ebbe inizio nel 1969, ma che vide il produttore cinematografico Saul Zaentz comprarli soltanto nel 1976. Nel 1978 l’azienda Usa produsse la versione animata del Signore degli Anelli, scritto principalmente da Peter S. Beagle e diretto dall’animatore Ralph Bakshi. Oggi, attraverso la Middle-earth Enterprises, Saul Zaentz possiede in tutto il mondo i diritti di sfruttamento di Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli nelle versioni per il cinema, il teatro e i diritti di merchandising. Ma
Zaentz, sostiene il legale, non ha diritti contrattuali riservati «non espressamente concessi nel contratto». Ma la Warner Bros e gli altri imputati si sono «con audacia crescente, impegnati in un modello costante e crescente di usurpazione dei diritti d’autore a cui non hanno diritto», è scritto nella denuncia. Ad esempio, i loro diritti prevedono solo merce “tangibile”, non videogiochi scaricabili disponibili solo su computer portatili, smartphone, tablet o per Facebook. «Gli imputati hanno anche affermato e continuano ad affermare di avere diritti relativi a una vasta gamma di beni e servizi al di là del loro contratto di copyright e hanno registrato marchi e depositato brevetti in categorie commerciali senza limitazione, tra cui alberghi, ristoranti, agenzie di viaggio, suonerie, giochi online/scaricabili e complessi residenziali: tutte categorie i cui diritti d’autore non sono stati chiaramente concessi loro». Nella denuncia la Tolkien Estate elenca diverse categorie di prodotti, ma è particolarmente irritata dai nuovi giochi d’azzardo, che sviluppano elementi non presenti nella storia del Signore degli Anelli. «Non solo la produzione di giochi d’azzardo superano palesemente la portata dei diritti d’autore degli imputati, ma questo comportamento illecito ha la conseguenza di indignare lo zoccolo duro dei lettori forti di Tolkien, causando un danno irreparabile per l’eredità dello scrittore e la reputazione delle sue opere». La causa intentata dalla Tolkien Estate giunge ora dopo lunghe discussioni e tentativi di transazione non andati a buon fine con le ditte Usa citate sopra e sarà l’inizio di una altrettanto lunga battaglia legale. Naturalmente, non sfugge la concomitanza con l’uscita del film, da cui la denuncia trarrà maggiore visibilità.
Il commento
In chiusura, contrariamente al nostro stile ci permettiamo un nostro commento, visto che siamo anche chiamati in causa, come la maggior parte dei nostri lettori. La Tolkien Estate è stata sempre molto rigida nel mettere i suoi paletti, soprattutto alle traduzioni straniere di alcune delle opere di J.R.R. Tolkien (la History of the Middle-earth ad esempio) oppure negando sempre i diritti di sfruttamento di tutte le altre dello scrittore (Il Silmarillion su tutti). Negli ultimi anni non si è nemmeno spenta quella critica persistente che ha dominato tutti gli anni Novanta, cioè fino all’uscita dei film di Peter Jackson: la critica a Christopher Tolkien, reo di voler pubblicare anche gli scontrini della lavanderia e le ricevute al ristorante fatte dal padre, pur di guadagnare soldi. Noi ci sentiamo di prendere posizione, soprattutto dopo aver visto come l’uscita del primo film sullo Hobbit abbia già portato con sé gli hamburger targati Gollum e le slot machine online e tradizionali del Signore degli Anelli. Ricordiamo l’intervista su Le Monde di Christopher in cui lamentava di come i film di Jackson avevano ridotto l’opera del padre a «un circo Barnum» e non possiamo che essere completamente d’accordo con la casa che difende gli eredi dello scrittore. Anche se dovessero vincere questa causa, lo scopo non è ottenere il risarcimento (sono briciole rispetto ai miliardi che film e indotto pubblicitario porteranno nelle casse di Warner Bros
e Middle-earth Enterprises), ma crediamo veramente che Christopher voglia tutelare l’eredità di un autore che deve ancora essere valorizzato appieno. Perché Tolkien non è «una vacca da spremere fino all’ultima goccia». E perché, grazie alla History of the Middle-earth, gli studiosi hanno potuto conoscere in profondità stile, idee e poetica di uno scrittore che, come ha scritto Tom Shippey, è veramente l’Autore del secolo.
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