L’ultima fatica di Peter Jackson, Lo Hobbit: un Viaggio Inaspettato, ha incassato oltre un miliardo di dollari in tutto il mondo (esattamente 1.016,9 milioni di dollari) e ci sono alcuni paesi, come la Cina, dove è appena uscito dalle sale. Il 9 aprile la Warner Bros ha annunciato l’uscita in tre formati diversi per il consumo domestico: Dvd, Blu-Ray Disc e Blu-Ray Disc 3D. Dopo aver pubblicato le nostre recensioni (trovate qui quella positiva e qui quella negativa) ci siamo chiesti come la stampa estera e alcuni esperti delle opere del Professore, avessero reagito alla visione della prima parte della nuova trilogia di Peter Jackson. Questo articolo raccoglie alcune delle loro impressioni.
Frasi ad effetto
È Robert Rodi sul seguitissimo Salon a scrivere il titolo più sorprendente: «Lo Hobbit non è un hipster», aggiungendo che «Bilbo vanta virtù semplici come humor e saggezza. Presentarlo come un tipo ironico è tradire Tolkien». Invece Calimac nel suo Live Journal fa anche il conto di quante pagine al minuto sono narrate nel film: «Tra le 0,49 e le 0,54, a seconda della lunghezza finale dei tre film». Infine, Alan Jacobs su The American Conservative paragona il film di Jackson al videogioco World of Warcraft: «Prossimo obiettivo: evitare di essere schiacciato dai giganti di pietra! Prossimo obiettivo: scappare dal Re dei Goblin! Prossimo obiettivo: sconfiggere l’orco pallido e i suoi warg!». Anche il nuovo formato (i 48 fps, i frame al secondo) è fonte di numerose critiche ad effetto. Se Marc Fennell nella sua recensione per la radio australiana Triple J dice che «Lo Hobbit sembra il più costoso episodio di Beautiful mai prodotto», Jordan Hoffmann su Screen Crush dice che «quando la gente corre sembra che siano sul Benny Hill Show».
Rivalutando PJ
La scelta di Peter Jackson è stata quella di trasformare Lo Hobbit da un racconto per bambini a un racconto epico, riproponendo così i toni del Signore degli Anelli. Questa scelta è stata criticata da molti, ma non da tutti. Ad
esempio, nel blog The Tolkienist, l’ex presidente della Società Tolkieniana Tedesca, Marcel Aubron-Bülles, scrive che «Come con Il Signore degli Anelli, questo film è fan-fiction sul grande schermo. […] Non capisco le dichiarazioni dei media in cui si dice che PJ è rimasto di nuovo fedele alla storia – non l’ha mai fatto con la sua prima trilogia, non lo farà con la seconda. Il ritmo dello Hobbit, il ruolo mancante del narratore, la mancanza dell’aspetto fiabesco (o da) favola della buonanotte ha lasciato spazio alla drammatizzazione che un film di circa tre ore probabilmente richiede. Non è solo un adattamento letterario […]». Mentre uno dei maggiori studiosi di Tolkien, Michael Drout, dal suo blog asserisce che «ciò che Bilbo ha finito per fare – nel mondo del romanzo – è stato davvero epico ed eroico, ma quando (nel quadro narrativo del Libro Rosso dei Confini Occidentali) l’ha raccontata in seguito, l’ha resa comica, un racconto per bambini. Non c’è nulla di male nel mostrare “ciò che è davvero accaduto” […]».
Attori ed effetti speciali
Le recensioni concordano sulla bravura di Martin Freeman nel rappresentare Bilbo. Ad esempio Robert Rodi su Salon dice che «Martin Freeman […], ha gli occhi di un uomo moderno ironico». J. Hoberman, critico cinematografico di punta del New York Review of Books, tesse invece le lodi di Andy Serkis: «Trasformato in Gollum, Serkis è l’anima del film». Tredici nani possono essere troppi anche per Jackson. Peter Debruge sulla rivista Variety dice: «[…] i 13 nani sono virtualmente indistinguibili se non per le barbe […]. In assenza di caratteristiche ben definite, il voluminoso gruppo fa sembrare i nani di Biancaneve completamente tridimensionali». Alcune critiche sono arrivate sulla quantità degli effetti speciali che spesso, come dice l’Eldritch Hobbit’s Journal «ingoiano porzioni del film, e questo spezza il ritmo del racconto e nasconde la plausibilità dell’azione». Due diversi punti di vista sono riassunti nel commento di Andrew O’Heir su Salon: «[…] questo film rappresenta un traguardo tecnico impressionante e una pietra miliare cinematografica. Ma ho paura che chiunque nel Circolo Critici Cinematografici di New York abbia votato Lo Hobbit come miglior film animato avesse ragione! E così chi sospettava che tutto questo fosse una cattiva idea».
Quel che rimarrà
Rimane fuori discussione che Peter Jackson abbia creato, attraverso la trilogia del Signore degli Anelli, un maggiore interesse per l’opera di Tolkien e tale interesse non
farà che aumentare con Lo Hobbit, che il film piaccia o meno. Per chiudere l’articolo, ecco una riflessione su questo tema da The Tolkienist: «La trilogia del Signore degli Anelli ha prodotto un nuovo gruppo di fan di Tolkien […] che ha visto i film e poi ha saputo che esistevano i libri. Alcuni non li hanno ancora letti e altri nemmeno apprezzano l’autore. Questi sviluppi cresceranno in maniera esponenziale sia per quantità sia per qualità con Lo Hobbit. I fan di vecchia data dovranno adattarsi a questo stato di cose oppure sparire…».
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Altre recensioni potete leggerle qui:
– Recensione positiva dell’ArsT
– Recensione negativa dell’ArsT
– Il film di Jackson, secondo Tom Shippey
– Il film di Jackson, secondo Franco Manni
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Grazie mille per la menzione!