Negli ultimi tempi, in Francia c’è stata una vera e propria esplosione di pubblicazioni dedicate a Tolkien. Grazie a studiosi appassionati come Vincent Ferré, i lettori francofoni hanno la possibilità di leggere e apprezzare nella loro lingua, in nuove e accurate traduzioni, non solamente le opere maggiori e più conosciute, ma perfino i volumi della monumentale History of Middle-earth (la cui opera di traduzione e pubblicazione per ora è arrivata solo al quinto volume, ma prosegue). L’ultima chicca per i nostri cugini d’oltralpe è una nuova edizione riveduta e corretta di un’opera fondamentale come la raccolta delle lettere scritte da J.R.R. Tolkien a parenti, amici, editori e lettori. Pubblicato nel 1981 a cura di Humphrey Carpenter, con l’assistenza di Christopher Tolkien, questo libro è considerato fondamentale da tutti gli studiosi di Tolkien. Ancor più della pur buona Biografia, scritta sempre da Humphrey Carpenter, le Lettere permettono di gettare uno sguardo al Tolkien più privato, di cogliere un assaggio dell’uomo che sta dietro all’invenzione della Terra di Mezzo: i suoi rapporti con la moglie Edith e con i quattro figli, le sue discussioni e i suoi litigi con il grande amico C.S. Lewis, e da un certo punto in poi, il rapporto a tratti conflittuale, ma sempre rispettoso verso i lettori e quello decisamente più infuocato con i critici.
Rispondendo alle richieste e alle curiosità di appassionati che gli scrivevano da tutto il mondo, Tolkien si trovò più volte a dover giustificare l’uso di parole, o le scelte compiute da questo o da quel personaggio: rimane memorabile la sua reazione stupita e sconfortata alla lettera di un lettore appasionato secondo cui Frodo sarebbe un traditore, perché non riuscì a lanciare l’Anello nella Voragine del Fato, e anziché gli onori ricevuti sul Campo di Cormallen avrebbe meritato la pena di morte. Altre lettere degne di essere ricordate sono quella con cui Tolkien rifiutò di dichiararsi «ariano», rinunciando così a far pubblicare Lo Hobbit nella Germania nazista, tutte quelle in cui racconta le difficoltà e le incertezze nella composizione del Signore degli Anelli, e le numerose lettere che raccontano le difficoltà forse ancora maggiori che incontro nel farlo pubblicare.
Un libro importante…
In Italia, le Lettere sono state pubblicate nel 1990 nella traduzione di Cristina De Grandis, con il titolo La realtà in trasparenza, probabilmente perché l’editore di allora (Rusconi) pensò che così il libro avrebbe attirato più lettori che con un titolo come «Lettere». Nel 2000 i diritti di traduzione e pubblicazione di questo volume passarono insieme a tutto il resto del catalogo tolkieniano alla casa editrice Bompiani, che ne pubblicò una prima edizione nel 2001. Non sappiamo se ci siano state edizioni successive; quello che sappiamo è che verso il 2004 la Bompiani commissionò a Marco Respinti (giornalista, traduttore e studioso del pensiero conservatore statunitense) la revisione di alcune opere tolkieniane: dopo Le Lettere di Babbo Natale e Il Silmarillion, sarebbe stato il turno proprio della Realtà in Trasparenza. Tuttavia, per motivi che non sono mai stati chiariti del tutto, la collaborazione fra Bompiani e Respinti si chiuse, e La Realtà in Trasparenza restò senza la programmata edizione «riveduta e corretta».
… ma fuori commercio
O meglio, restò senza edizione: se oggi cercate quel libro, potete entrare in qualsiasi libreria, o visitare qualsiasi sito di vendita online, o anche il sito della stessa Bompiani, e non riuscirete a comprarne una copia: a seconda dei casi risulta «disponibilità incerta», «attualmente non disponibile», «momentaneamente non disponibile», «non disponibile», «Il titolo non è al momento disponibile presso il fornitore o l’editore». Considerato che siamo nell’anno in cui è uscito il primo dei tre film dedicato allo Hobbit da Peter Jackson, direi che la Bompiani dimostra ancora una volta in modo esemplare la scarsa considerazione in cui tiene l’opera di Tolkien. Dimostra, anche, scarsa lungimiranza: quale anno migliore per pubblicare le Lettere, magari in una traduzione riveduta e corretta (o magari, osiamo: in una nuova traduzione, dato che quella attuale fa acqua da parecchie parti)? Ma parliamo di una casa editrice che in dieci anni non è stata in grado di ripristinare venti righe mancanti da uno dei suoi best-seller, un capolavoro della letteratura mondiale come Il Signore degli Anelli: cosa possiamo pretendere?
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Complimenti a Bompiani per la cura verso le opere di Tolkien – aspettiamo sempre che reintegrino le 20 righe da iSdA
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