Talvolta anche un outsider fa meglio degli esperti. Douglas C. Kane è un avvocato statunitense specializzato nelle discriminazioni e i casi di molestie sul lavoro. Ma è anche un appassionato di J.R.R. Tolkien e delle sue opere da oltre trent’anni, ha fondato e gestisce il forum The hall of fire. Il suo primo libro, Arda Reconstructed: The Creation of the Published Silmarillion, è stato pubblicato dalla Lehigh University Press nel 2009, ed è stato inserito nel 2010 e nel 2011 nella cinquina dei finalisti della sezione saggistica dei Mythopoeic Fantasy Award, i prestigiosi premi della Mythopoeic Society, la Società tolkieniana negli Usa. Un’edizione tascabile è stata pubblicata quest’anno. Nella sua casa di Santa Cruz, in California, Kane si è letto Il Silmarillion, probabilmente un migliaio di volte. Tanto deve essere servito per analizzarlo e capire come si è arrivati alla sua pubblicazione. Proponiamo una recensione del libro firmata da Claudio Testi, riportando prima le parole di Christopher Tolkien nell’introduzione al Silmarillion: «… Mi è risultato evidente che lo sforzo inteso a presentare, in un unico volume, materiali così disparati – di offrire Il Silmarillion quale è in realtà, un atto di creazione continua, la cui evoluzione è durata oltre mezzo secolo — non avrebbe che ingenerato confusione, obnubilando quanto vi è di essenziale. Ragion per cui mi sono accinto a elaborare un testo unico, scegliendo e ordinando i materiali in modo tale da attribuire loro l’aspetto di una narrazione più coerente e priva di contraddizioni…». E poi ancora: «Il lettore non si aspetti di trovare un’assoluta coerenza (né nell’ambito del Silmarillion stesso, né tra questo e altri scritti di mio padre dati alle stampe), che del resto potrebbe essere raggiunta, semmai, soltanto a prezzo assai caro e oltretutto inutile». Christopher, quindi, era stato molto onesto fin dall’inizio circa la natura del testo. Secondo Verlyn Flieger, il libro di Kane affianca la History: mentre il secondo «ricostruisce quale versione fosse intesa risalire a quale tradizione», il primo «disseziona la storia estremamente complicata delle scritture e riscritture dell’evento da parte di Tolkien».
La recensione
CONTENUTO: Kane con questo testo si misura con un’impresa titanica: mostrare che il Silmarillion così come è stato pubblicato nel 1977 in realtà non esiste! A dispetto del titolo infatti, il libro non mostra tanto come si è arrivati alla pubblicazione del testo edito da Christopher Tolkien, ma dimostra soprattutto quanto “Il Silmarillion” in realtà sia in gran parte frutto di scelte fatte dal figlio di Tolkien.
Kane nei vari capitoli esamina
con dovizia l’intera History of Middle-earth, e per ogni “libro” del Silmarillion (in particolare: Ainiulindalë, Quenta Silmarillion, Akallabeth e Ring of Power) confronta le varie e mai definitive versioni che Tolkien ne ha redatto negli anni. Quella che ne esce ne è una “destructio” dell’opera svolta da Christopher, non so quanto voluta o meno.Una serie di tavole riassuntive e molto esplicative mostrano con un’inconfutabile evidenza i pesanti interventi svolti dal figlio che nella introduzione Kane enumera con chiarezza: tagli pesanti di personaggi (specie delle figure femminili), delle titolazioni dei capitoli, degli annali, e di intere parti che invece dovevano far parte (secondo Tolkien) del Silmarillion.
COMMENTO: siamo al cospetto di un testo a mio avviso “fondamentale” per gli studiosi dell’opera tolkieniana, che assieme a Tolkien’ Legendarium (edito da Verlyn Flieger e Carl Hostetter) e The Evolution of Tolkien’s Mithology (di Elisabeth Wittingham) risulta decisivo per capire l’evoluzione del “pensiero” di J.R.R. Tolkien rispetto al suo Legendarium. Sarebbe bello per il critico tolkieniano poter basare la sua analisi sul “piccolo” volume del Silmarillion pubblicato, ma purtroppo non è così. Kane ci mostra in maniera magistrale come, per poter anche minimamente fare un commento, ad esempio, all’Ainiulindalë, occorre tenr presente che in realtà di questo testo ne esistono almeno cinque versioni, scritte tra il 1917 e il 1953! Il testo di Kane, però, ci aiuta grandemente perché per ogni paragrafo e sezione egli cerca di “schematizzare” le variazioni testuali nel tempo tramite apposite tabelle comparative. Riteniamo quindi del tutto meritato il fatto che il volume di Kane sia stato finalista dei prestigiosi Mythopoitic Award.
PREGI: come già accennato, il testo resterà come punto di riferimento per comprendere l’evoluzione del Legendarium tolkieniano. Il volume (diversamente da quello della Wittingham) offre peraltro schemi, tabelle e elenchi estremamente chiari per orientarsi in una materia davvero ardua. Il testo ha inoltre un’ottima veste grafica (in brossura) e è corredato da dettagliati indici analitici.
LIMITI: Un limite che ho ritrovato nel testo è quello di non aver a sufficienza riconosciuto quanto Christopher Tolkien sia stato “intellettualmente onesto”. Mi riferisco al fatto che, dopo aver editato il Silmarillion, egli ha capito in realtà di aver fatto un’operazione sbagliata, tanto che si è buttato nella colossale impresa di pubblicare i 12 Volumi della History of Middle-earth. In questi a mio avviso va vista davvero una sorta di retractatio da parte del figlio di Tolkien, che ha “riparato” al suo errore mostrando a tutti quanto egli fosse stato superficiale e per certi aspetti “ingenuo”. Se Christopher non avesse pubblicato la History, non avremmo mai avuto il libro di Kane! Altro limite, comune a molti autori statunitensi, risiede nel fatto che Kane brilla in conoscenza enciclopedica, ma non ci offre nessuna profonda riflessione circa i motivi e dinamiche che hanno portato Tolkien a modificare (alle volte anche drasticamente) le sue precedenti redazioni.
Recensione a: Douglas C. Kane, Arda Reconstructed. The Creation of The Published Silmarillion, Benthelm, Lehigh University Press, Cranbury, 2009
– Vai al sito della casa
editrice Lehigh University Press
– Vai al sito (professionale) di Douglas C. Kane
– Vai al sito della Mythopoeic Society
.
Concordo con quanto scrive Claudio testi e aggiugno altre riflessioni.
Ora (Anno Domini 2013) gli editori si scannerebbero per pubblicare anche solo la ‘lista della spesa’ di Tolkien.
Perché ora Tolkien vende. Ma non era così alla metà degli anni ’70 quando Christopher inizio a scrivere il Silmarillion.
chi ci dice che un ipotetico silmarillion sulle 800/1200 pagine (o forse più) sarebbe stato accettato dagli editori?
Inoltre anche Christopher ha imparato, scoprendo il materiale. Che abbia potuto fare errori (in buona fede) ci sta tutto. Anche perché di alcuni mi pare scriva in alcune delle introduzioni dei tomi della HoME
Sull’opera di Kane posso dire che mi spiace non abbia avuto più supporto da Christopher.
Infine spero sempre che Christopher pubblichi una versione “al meglio delle sue conoscenenze” del Silmarillion. Un opera che nei miei sogni, dove rimarrà, chiamo “the greater Silmarillion”