Quasi duecento persone, ben undici nazioni presenti, rappresentanti di molte società tolkieniane, artisti, pittori e persino un nutrito gruppetto di Goblin musicanti. Sono questi i testimoni della cerimonia di apertura del Greisinger museum a Jenins, in Svizzera. Gli invitati in questo angolo del cantone dei Grigioni hanno avuto modo di visitare in anteprima assoluta il primo museo al mondo interamente dedicato alla Terra di Mezzo. È la più grande collezione di opere pittoriche, disegni, libri, armi, merchandising e tutto quel che è stato realizzato o ispirato alle opere di J.R.R. Tolkien. Dopo circa 7 anni di lavori, il Greisinger Museum è stato inaugurato e verrà aperto al pubblico il prossimo 1 ottobre 2013. C’era anche l’Arst e questo è il nostro resoconto.
La cerimonia d’apertura
«Dopo Heidi, questa è ora anche la casa di Tolkien». Così al taglio del nastro ha esordito Baseli Werth, il sindaco di Jenins e presidente della comunità montana, ricordando con orgoglio come Meienfeld sia il paese dove la scrittrice Johanna Spyri aveva la casa di vacanza dei nonni che poi è diventata la casa museo di Heidi. E l’auspicio che Jenins segua l’esempio del suo paese vicino è ben fondata, vista la partecipazione alla cerimonia. Da tutto il mondo vengono a visitare la casa di Heidi, lo stesso probabilmente accadrà per questa ricostruzione a grandezza naturale della casa di Bilbo Baggins, costruita in molti suoi dettagli, perfino nella pendenza del terreno. Prima di aprire la porta rotonda che dà accesso al museo, tutti i visitatori hanno dovuto infilare delle pattine trasparenti per proteggere il pavimento non ancora finito. L’aria di opera incompleta è stata palpabile, ma questo ha aggiunto alla visita un valore aggiunto visto che c’è ancora un mese all’apertura ufficiale e i dettagli da sistemare sono pochi. Per godere meglio della visita, i partecipanti sono stati divisi in numerosi gruppi: la comunità più numerosa (circa 30 presenze) erano proprio gli italiani, che hanno avuto due gruppi.
La visita al museo
«Il museo avrà rilevanza internazionale, non c’è nulla di simile in tutto il mondo», ha detto il fondatore Bernd Greisinger. E i numeri parlano già da soli: circa 400 metri quadrati di esposizione, oltre 600 dipinti originali di più di 100 artisti (tra cui Roger Garland, i fratelli Hildebrandt, Alan Lee, Ted Nasmith), 3000 libri, 7 anni di lavori e un costo di 2 milioni di euro. Tutto è iniziato da una semplice collezione. A un certo punto, Greisinger si è accorto che la sua passione aveva assunto proporzioni più grandi: «So che quando mi metto a raccogliere qualcosa, lo faccio in maniera completa. Poi mi sono accorto di avere oltre
400 scatole di oggetti, quadri o libri!». Così, l’ex imprenditore tedesco ha deciso di realizzare il suo sogno. «Sette anni fa, ho conosciuto Davide e Ivan, gli ho mostrato il giardino dietro casa e gli ho detto: “Qui verrà un museo per Tolkien”. Loro mi hanno guardato e mi hanno detto: “È una pazzia!”. Oggi gli posso dire che avevo ragione io!». Il direttore artistico Davide Martini e quello creativo Ivan Cavini sono state le due guide del gruppone italiano: la visita è così stata molto più ricca di dettagli, ricordi personali e curiosità sulla realizzazione. «Le prime tre stanze vogliono rappresentare una casa hobbit della Contea», racconta Cavini, «io sono subentrato dopo e ho potuto far poco qui. Ci sono ancora alcune cose da sistemare: il camino, le porte, c’è anche una cucina!». Alla quarta sala la scena cambia radicalmente: «Volevo dar l’idea che gli hobbit vivono felici, ma sono inconsapevoli del pericolo che incombe su di loro», spiega. È questa la funzione della stanza con la porta di Moria, un trono per il Re Stregone e gli Orchi che spuntano dalle rocce. Il blu e il nero spiccano nettamente, con dipinti a tema, come il famoso “quadro nero” di Angelo Montanini, che in base al tipo di illuminazione usata può far sparire dettagli o mostrarne altri. Uno stretto passaggio con gradini che scendono, porta direttamente a un ambiente ancor più cupo: nelle viscere della collina, la quinta sala è dominata dall’impressionante Balrog, che sbuca letteralmente fuori da un muro, con la frusta di fuoco e una posa plastica: «Qui vedete il Balrog al buio, ma una luce fluorescente lo colpirà. Si noterà così soltanto l’ombra e il fuoco che divampa dall’interno». Questa è la stanza di Moria e dei Nani. In un lato, le rune scolpite fanno da guida: «Si può leggere tutta la prima parte del Silmarillion. È in inglese, la lingua di Tolkien. Ci abbiamo messo due mesi per realizzarle», racconta Cavini. La sesta sala è contigua e ospita un Troll di caverna che distrugge una porta, contrastato da un guerriero dei Nani. «Avevo fatto il Troll per un progetto scolastico, ma per inserirlo abbiamo scelto una scena dinamica, con i detriti e i dettagli. Devo ancora finire il taglio dell’occhio che non mi convince». Si passa così alla settima sala: siamo a Rivendell! Una stanza molto ampia, piena di luce e di respiro: «Siamo al centro del museo, dopo le stanze buie, serviva per forza un po’ di ristoro! Non è così chiaro, ma l’idea era di avere un ambiente Galadriel e Lorien sulla destra e uno Elrond e Rivendell sulla sinistra». In effetti, la scenografia e i quadri aiutano molto a differenziare. Attraverso i due enormi Argonath e risalendo il fiume, si passa al ballatoio di Rohan, tutto dominato dal legno, da sculture di cavalli e dalle teche dei libri più importanti. Ottava sala: sempre a Rivendell, ma in un porticato pieno zeppo di quadri, con un balcone e una stretta scala che scende al piano inferiore. «A Minas Tirith il bianco domina. Le colonne a semicerchio creano una finta prospettiva per rendere l’idea che la stanza sia molto più grande». Ci sono anche due teste di leoni in pietra che vengono direttamente dal caminetto di casa Tolkien. Dietro una porta la nona sala deve essere ancora allestita. Sarà lo studio di uno stregone a Gondor: «Pensavo a quello di Pallando, di cui non si sa nulla», rivela Cavini. Tramite un cunicolo buio, lunghissimo e zeppo di
dipinti originali si arriva infine alla decima sala, quella della “wilderness” in cui tutto è sotto il controllo di un enorme e spettacolare Barbalbero. «Volevo che il pubblico potesse toccare fisicamente l’Ent e rendersi conto che è imponente. Tutto il busto è attaccato al soffitto, solo le gambe giungono fino a terra, così rimane moltissimo spazio. I rami sono dappertutto e in alcuni sono posizionate le luci». L’ultima sala è quella del cinema, ma la sala ha un elemento letteralmente fantastico. Un drago Smaug volteggia sugli spettatori, ma non tocca il soffitto. «L’ho fatto vicino casa, in un capannone per le galline. È stato il primo che ho fatto da solo: mi avevano detto che sarebbe stato impossibile non farlo in loco. Io ho creato in 11 pezzi e gli ho dato la sensazione della rotazione…»
La festa della Contea
«Spero di non essere etichettato come quello che fa i mostri giganti!», scherza Cavini. «Nel museo ci sono anche 6 o 7 opere con la mia firma. Inoltre, oltre a illustratore e scenografo, sono anche un fumettista, scultore e tanto altro», è lo sfogo. Dopo gli applausi doverosi, tutta la compagnia si è sciolta in una festa collettiva nella migliore tradizione hobbit. Tanto cibo, soprattutto gli immancabili wurst, tante bevande, un liquore al ribes, e il famoso vino locale, il Maienfelder prodotto appunto sui pendii circostanti. La serata è stata impegnata dai ringraziamenti gli annunci, i molti regali a Greisinger, i folletti mangiafuoco, la lotteria per vincere un bozzetto di Donato Giancola e gli spettacolari fuochi d’artificio che a notte fonda hanno riempito il cielo sopra le nostre teste. «Siamo una grande famiglia», ha concluso Greisinger, «ma dobbiamo essere molto più uniti. Questo museo è l’inizio e il futuro sarà riuscire a realizzare una grande International Tolkien Fellowship». Se il buongiorno si vede dal mattino…
Articoli precedenti
– Un museo in Svizzera tutto per J.R.R. Tolkien
– Aprirà a settembre il museo su Tolkien
Link
– Vai al sito ufficiale di Greisinger Museum
– Vai al sito ufficiale di Ivan Cavini
– Vai all’intervista a Ivan Cavini
– Vai al sito ufficiale di Tolkien Library
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Grazie all’ArsT per aver avuto sempre creduto in questo progetto. E’ stato la prima società in assoluto che ha intuito l’importanza del museo e che ne ha parlato nel web…