Dopo la pubblicazione della recensione scritta da Alberto Crespi, che aveva un tono entusiastico, sul secondo capitolo della trilogia cinematografica dedicata da Peter Jackson allo Hobbit, riportiamo l’equilibrio nel sito dell’Assocazione pubblicando un giudizio sul versante opposto. Vi presentiamo un editoriale del Times, firmato da Jared Olar e apparso il 29 dicembre 2013. L’autore prende una posizione netta e ci ha chiesto di pubblicarla, pur non essendo chiaramente quella dell’ArsT che in quanto tale non prende posizione sui film, ma di solito riporta le notizie e i giudizi dei soci o di studiosi, intellettuali e critici. Ci sembra giusto dare spazio a tutti, quindi con piacere riportiamo l’editoriale di Olar.
«I suoi film non mi piacciono!»
«Lo Hobbit- la Desolazione di Smaug è nei cinema, ma non l’ho ancora visto. Tra una cosa e l’altra non vado al cinema così spesso. Ma a dire la verità, non ho il desiderio di correre a vedere l’ultimo episodio dell’adattamento cinematografico di Peter Jackson del famoso e amato libro di J.R.R. Tolkien, e sono rimasto alquanto indifferente anche al primo capitolo. Lo prenderò sicuramente in Dvd tra qualche mese come ho fatto con il primo film de Lo Hobbit. È in netto contrasto con il desiderio che avevo per l’adattamento di Jackson del Signore degli Anelli nel 2001. Ero contento che qualcuno stesse finalmente tentando di trasformare lo splendido romanzo di Tolkien in una serie di grandiosi lungometraggi. Al momento in cui Il Ritorno del Re uscì nelle sale nel 2003, tuttavia, il mio entusiasmo iniziale era molto scemato, rimpiazzato dal dispiacere per l’approccio che Jackson aveva avuto alla storia di Tolkien. Il primo film, La Compagnia dell’Anello, diede un buon inizio al progetto, pensai, e comprai la versione estesa del Dvd progettando di comprare la versione estesa dei Dvd di tutti e tre i film. Poi venne la versione di Jackson de Le Due Torri, in cui Jackson e i suoi sceneggiatori riscrissero larghe sezioni della storia e continuarono a distorcere le personalità di personaggi nobili ed eroici (come Aragorn, Elrond e Barbalbero), cancellando parecchi buoni episodi dei libri di Tolkien e sostituendoli con altri
piuttosto lunghi e notevolmente inferiori inventati da loro. La seconda parte non mi piacque tanto quanto mi era invece piaciuta la prima parte, ma comprai la versione estesa dei Dvd come avevo deciso. Comprai anche la versione estesa del Dvd de Il Ritorno del Re così da avere il set completo, ma per allora avevo deciso che non ero un fan dei film di Peter Jackson. Vedere il suo remake di King Kong e guardare la prima parte del suo Hobbit hanno solo confermato la mia generale opinione negativa della sua arte cinematografica. L’arrivo del secondo capitolo de Lo Hobbit, mi ha spinto a guardare nuovamente la versione estesa dei Dvd del Signore degli Anelli e vederli di nuovo mi ha ricordato quanto siano insoddisfacenti i suoi adattamenti di Tolkien.
Le critiche al regista
Jackson è molto bravo in effetti speciali e scene d’azione impressionanti, ma come regista e montatore manca di auto-disciplina, producendo scene che sono troppo lunghe e che sacrificano il sottointeso e il sublime in favore di una esagerata e volgare esibizione (spingendosi anche su una sorta di fraternanza adolescenziale col pubblico) . Sembra che non sappia quando dire «Basta così».
Così in King Kong ha esteso il combattimento tra King Kong e il branco di T-Rex al punto in cui la sequenza collassa in evidente stupidità. Nei suoi adattamenti tolkieniani ci vuole troppo tempo alle forze di Rohan per raggiungere il Fosso di Helm, è stato pesante e laborioso nelle scene che preludono alla Battaglia del Fosso di Helm le quali dovevano far crescere la tensione e l’attesa, ha enfatizzato la bruttezza degli Orchi e ha esagerato i fantasmi delle Paludi Morte e il Sentiero dei Morti, che sembravano meno strazianti e più un qualcosa ripreso da uno degli episodi de I Pirati dei Caraibi.
È caduto nelle stessa debolezza del primo film de Lo Hobbit, nella scena della battaglia sotto le Montagne Nebbiose, che si è protratta per un tempo che a me è sembrato interminabile e assomigliava a noiose peripezie da cartone animato. Se l’intenzione di Jackson con questa scena era quella di eguagliare e migliorare l’analoga scena di battaglia nelle Miniere di Moria ne La Compagnia dell’Anello, ha fallito miseramente. In verità la mancanza di disciplina e grandiosità di Jackson è manifestata semplicemente nel fatto che ha deciso di trasformare la storia breve e semplice di “Andata e ritorno” de Lo Hobbit in una spettacolare trilogia. Il Signore degli Anelli di Tolkien è davvero pubblicato in tre parti ed è il romanzo seminale del fantasy epico, ma Lo Hobbit non è lungo nemmeno quanto una sola delle singole parti del Signore degli Anelli. Un regista che non riesce a raccontare quella storia in un solo film di due ore non è la persona giusta per adattarlo sullo schermo. Ciò non vuol dire che i suoi adattamenti di Tolkien siano completi fallimenti a livello d’intrattenimento. Siamo ben lontani da ciò. Semplicemente non sono grandi film e un grande autore come J.R.R. Tolkien ha bisogno di un regista migliore di Peter Jackson. Forse un giorno Tolkien ne avrà uno.
Di Jared Olar – Apparso sull’edizione cinese del Times il 29/12/2013
(articolo tradotto da Manuel Chiofi)
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