Il Festival Fantastika di Dozza (Bologna) si avvicina ed è bene conoscere meglio una delle guest star della manifestazione. Per i nostri lettori, ecco allora in esclusiva un’intervista a Thomas Honegger. Professore presso il dipartimento di Studi Inglesi dell’Università Friedrich Schiller di Jena, in Germania, è uno specialista nel periodo medievale. Tra i suoi interessi, si possono trovare anche le opere di J.R.R. Tolkien, su cui ha ampiamente dedicato studi e pubblicazioni. Nato a Zurigo, ma naturalizzato tedesco, è in realtà un gigante degli studi tolkieniani: è curatore di quasi tutti i volumi della collana Cormarë Series della casa editrice Walking Tree e membro del comitato scientifico di Hither Shore, rivista letteraria della Tolkien Society tedesca. Non si contano i suoi studi e saggi e le sue partecipazioni ai convegni internazionali su Tolkien ed è il “motore” dei convegni annuali su Tolkien dell’università di Jena. Insomma, dopo Tom Shippey e Verlyn Flieger, a buon diritto Honegger è uno dei maggiori studiosi al mondo di Tolkien. È, inoltre, appena divenuto neo-segretario della nascente Tolkien Society svizzera (Seryn Ennor), che ha il suo centro a Jenins, sede del Greisinger Museum, tutto dedicato alla Terra di Mezzo. Il 28 settembre a Fantastika terrà una conferenza dal titolo «I draghi nelle opere di J.R.R Tolkien».
L’intervista
Professor Honegger, cosa l’ha attratta all’inizio delle opere di Tolkien?
«Il mio approccio iniziale a Tolkien è stato quello da “collega medievalista” e molte delle mie pubblicazioni accademiche riguardano le sue fonti e ispirazioni. Tuttavia, quello che ho anche trovato è che l’opera dello scrittore inglese apre vie impreviste verso una vasta gamma di tematiche – dal viaggio nel tempo alla botanica. Così sono rimasto un po’ sorpreso quando un giornalista mi ha chiesto cosa avrei fatto in futuro dopo che avevo “fatto con Tolkien”?! Con lui non si finisce mai! La pubblicazione del suo poema allitterativo The Fall of Arthur, per esempio, terrà occupati i medievalisti per qualche tempo, per non parlare delle migliaia di pagine di note e testi accademici custoditi nella Bodleian Library di Oxford, che sono di scarso interesse per la critica letteraria, ma di grande valore per i medievalisti».
Tolkien stesso ha pubblicato numerosi saggi accademici. Lei usa queste sue opere nei seminari e nelle conferenze? Sono scritti ancora validi per i medievalisti? «Naturalmente, il tempo passa per tutti e gli orientamenti della disciplina seguono la loro strada. Ma sono ancora validissimi il suo lavoro sul Beowulf e le sue lezioni su altri argomenti (i saggi Sulle Fiabe, Inglese e gallese, Un vizio segreto). Li uso regolarmente, come uso le sue traduzioni molto accurate e leggibili di Sir Gawain and the Green Knight, Sir Orfeo e Pearl. A lezione, ho usato anche l’edizione del Sir Gawain da lui curata insieme a E.V. Gordon».
Cosa l’affascina di più dei lavori di Tolkien? Ci sono contatti tra il suo studio e la sua produzione artistica? «Bella domanda! I contatti sono talmente tanti che non posso nemmeno enumerarli. Molto del lavoro accademico del professore si è riversato nelle sue opere di fantasia. Tra le cose che preferisco di più, che sono poi due punti di contatto fondamentali, ci sono il suo stile nel Signore degli Anelli e la profondità delle sue allusioni e riferimenti intertestuali al Beowulf. Per questo, si può leggere quel che ne ha scritto Shippey…».
Lei è un professore universitario: pensa che il mondo accademico stia cominciando ad accettare questo tipo di letteratura come qualcosa che vale la pena studiare? «Studiare Tolkien è accettato o meno come studiare altri argomenti non canonici (ad esempio, i vampiri). La svolta negli studi di Tolkien è venuto con la nascita di riviste accademiche peer-reviewed e pubblicazioni di libri, in particolare i Tolkien Studies (della University of West Virginia Press) e le Cormarë Series della nostra casa editrice Walking Tree Publishers. Io (e molti altri studiosi di Tolkien) ho pubblicato anche in altre riviste accademiche o raccolte di saggi e supervisiono tesi e dottorati su argomenti correlate a Tolkien. In tal modo Tolkien è un autore “sotto i riflettori” seppur non ancora “canonico”».
Passiamo ai film di Peter Jackson. Qual è la sua opinione riguardo l’adattamento dello Hobbit? Ha mantenuto lo spirito del romanzo di Tolkien? «Ho apprezzato molto i film, la seconda volta più della prima volta. Anche se Peter Jackson rimane spesso molto vicino al testo originale, ovviamente il fatto di realizzare tre film è più vicino nello spirito alla sua trilogia sul Signore degli Anelli che alla fiaba dello Hobbit. Mi sarebbe piaciuto un film di tre ore per ragazzi che seguisse la trama e lo spirito del libro, ma sono altrettanto felice nel vedere questa trilogia epica di Jackson, che ha trasformato l’originale in qualcosa di molto diverso. Tolkien stesso aveva in programma di riscrivere Lo Hobbit, al fine di trasformarlo in un prequel del Signore degli Anelli, ma non è mai riuscito a farlo (forse è una fortuna così). Quindi, una volta accettato il fatto che Jackson non ha mantenuto lo spirito del romanzo di Tolkien (per ragioni di “compatibilità”) si possono giudicare i suoi film in maniera più equa per quello che sono: film ispirati da un testo, ma non “traduzioni” del libro in immagini».
È giusto, in ogni caso, giudicare un film per la sua fedeltà al lavoro letterario su cui si basa? «Certamente, ma non in questo caso. Dal momento che Jackson ovviamente non ha tradotto una fiaba di 280 pagine in una pellicola di 3 ore per ragazzi, si farebbe torto sia il libro che al film, indipendentemente da quello che dicono Jackson o dei suoi collaboratori. Il caso è stato un po’ diverso con Il Signore degli Anelli, dove abbiamo tre volumi epici trasformati in tre film epici. In questo caso, penso sia giusto fare il confronto. Per ulteriori approfondimenti vi consiglio l’articolo di Vincent Ferré “Tolkien, our Judge of Peter Jackson”, in cui si analizza il parere che Tolkien aveva sul cinema e sull’adattabilità del Signore degli Anelli, come espresso nelle sue lettere, quindi si confrontano i criteri e il giudizio dello scrittore con la story-line sottopostagli nel 1957-1958, con i film di Ralph Bakshi del 1978 e “La Compagnia dell’Anello” di Jackson del 2001».
Torniamo all’autore. Negli ultimi anni, sono stati pubblicati diversi nuovi libri di Tolkien non riguardano più la Terra di Mezzo. Si tratta di quella che è stata chiamata dagli studiosi la «filologia creativa» del professore di Oxford. Si tratta di La leggenda di Sigurd e Gudrùn, poema ispirato alle saghe norrene, The Fall of Arthur, ispirato al mito di Re Artù, e Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm, che approfondisce il poema in antico inglese The Battle of Maldon. Aldilà dello studio di queste opere in sé, cosa pensa possano aggiungere alla conoscenza e allo studio della Terra di Mezzo? «Queste ultime opere sono importanti per conoscere il lavoro e lo stile di Tolkien. Si può capire molto di cosa pensava su determinati temi e su come funzionava il suo processo creativo. Sicuramente, si è aperto un nuovo campo di studio, come giustamente già evidenziato da Tom Shippey nei suoi libri. Ma un riflesso di queste opere si può trovare anche nei romanzi più noti dello scrittore. Ci sono tematiche che Tolkien volle approfondire per comprendere le lingue e i poemi medievali che insegnava all’università. Molti studiosi si dedicano a nuove traduzioni per riprendere la mano con le lingue scomparse. Lui volle espandere questi poemi con la sua vena creativa, la stessa vena che poi lo portò allo Hobbit e al Signore degli Anelli. Volete un esempio? Si può cogliere l’influenza sulla sua idea di regalità. Tolkien approfondì molto questa tematica e si va ben oltre la nostalgia per la “nobiltà di sangue” proposta da alcuni meri divulgatori».
Gli studiosi più esperti hanno, infatti, già iniziato ad analizzarla: Verlyn Flieger ne ha già parlato in due occasioni. È un tema molto più ampio che tocca l’aspetto mitologico delle sue creazioni e può essere ampliato a tutta la disciplina. Lei stesso se ne è occupato in passato, ad esempio già al convegno in Francia nel 2012. «Sì, esatto. Tolkien ha detto una volta la sua risposta immediata alla lettura di una storia medievale era quello di voler scrivere una storia simile. Lui l’ha fatto. Tre volte. Oltre agli esempi citati, pensiamo anche alla Storia di Kullervo venuta dal poema finlandese Kalevala e poi confluita nel Silmarillion. Ci leggiamo queste opere nel contesto della sua particolare tradizione letteraria per esplorare come Tolkien si inserisce, altera o può estendere il materiale mitico, da Omero in poi. Il tema della regalità è anche cruciale per capire molte differenze tra i membri degli Inklings. Diversamente da C.S. Lewis e Charles Williams, in Tolkien la regalità riassume e amplia i concetti provenienti dalle fiabe, dalla storia e dall’ascendenza divina. La sua migliore descrizione si trova nelle frasi di Faramir nel momento dell’incoronazione di Aragorn (Lotr III.5, p. 967) ed è erede di una tradizione storica che dal Medioevo giunge fino ai giorni nostri. Le ultime opere su Beowulf, Sigurd e Artù non fanno che confermare la distanza da Lewis. È sufficiente leggere l’ultimo La Caduta di Artù per capire che si parla del re come un guerriero secolare che mira a restaurare l’unità dell’Impero molto lontano dal personaggio del ciclo del sacro Graal».
Il suo ruolo neo-segretario della Tolkien Society svizzera ha dato un’indirizzo professionale alle iniziative. Se non sbaglio si parla di due eventi annuali? «L’incontro che si è tenuto a inizio settembre è stato per lo più organizzativo. Per me è stata anche l’occasione per preparare la mia conferenza su draghi che terrò a Fantastika. C’erano molte persone provenienti da tutta la Svizzera e ci siamo strutturati in molti sottogruppi, le varie “famiglie locali”. Con Bernd Greisinger e gli altri soci si è deciso che i due eventi annuali al Greisinger museum saranno tematici: in aprile, ogni anno, inviteremo gli artisti per workshop e laboratori, per poi pubblicare anche un calendario; in settembre, il convegno con autori e studiosi di fama internazionale. È un progetto ambizioso, ma credo che riusciremo a realizzarlo».
Avete molti progetti in corso con la Walking Tree Publishers? «Quest’anno abbiamo già pubblicato parecchio, quattro libri di saggistica tolkieniana tra cui il “vostro” Tolkien and Philosophy. Entro la fine dell’anno volevamo dare alle stampe, però, un altro paio di volumi. Stiamo ancora definendo le date di uscita, ne saprete di più per Fantastika a Dozza. Poi, c’è il nostro Call for paper “Humour in and around the Works of J.R.R. Tolkien” che è in dirittura di arrivo, dopo che i saggi sono stati consegnati a marzo: ne sono giunti molti validi. Insomma, i progetti sono moltissimi e siamo impegnati su più fronti contemporaneamente. A ottobre ricomincerà anche l’università: e sicuramente nel mio corso Tolkien non mancherà!».
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– L’intervista a Fabio Leone
Interview de Thomas Honegger par l’équipe de Tolkiendil à l’occasion de sa conférence “Arthur – Aragorn – Ransom: Concepts of Kingship in the Works of Three Inklings” au colloque Tolkien et les Inklings à Cerisy, en juillet 2012 (c) Tolkiendil
– Tradotto in inglese “Tolkien e la Filosofia”
– Nasce la Tolkien Society svizzera (Seryn Ennor)
LINK ESTERNI
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– Vai al sito della Walking Tree Publishers
– Vai al sito ufficiale di Greisinger Museum
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