«Quante cose misteriose si sentono di questi tempi!», esclamò Sam. «Certo che si sentono, se ci si presta orecchio. Ma posso sentire fiabe, favole e storie per bambini rimanendo in casa, se voglio», ribatté Ted. «Senza dubbio», replicò Sam, «e scommetto che alcune di esse contengono più verità di quanto non si creda. Chi ha inventato tutte le storie, in ogni modo?». Ricordate le molte discussioni fatte da Sam Gamgee col suo acerrimo nemico Ted Sabbioso alla locanda del Drago Verde? Bene, ora potrete farle anche voi! Anche se ritenete infantile l’interesse di Sam per i Draghi e gli Elfi non potrete non divertirvi con Hobbit Tales, gioco da tavolo prodotto negli Stati Uniti da Cubicle 7 e portato in Italia da Giochi Riuniti. Progettato da Marco Maggi e Francesco Nepitello, Hobbit Tales è un gioco di narrazione per un numero di giocatori da due a cinque che ricrea l’atmosfera di una tipica taverna della Contea, mettendo al centro del tavolo la bellezza di raccontare le storie della Terra di Mezzo, come potevano fare solo due appassionati lettori di J.R.R. Tolkien.
L’intervista agli autori
Se il gioco viene dagli Usa, sono invece italiani i due autori, che non hanno mai fatto mistero della loro passione per le opere del Professore. Numerosi sono infatti i giochi legati al mondo di Tolkien, tra cui spicca il premiatissimo gioco di ruolo L’Unico Anello (Miglior Gioco di Ruolo 2012 a Lucca Comics & Games), ma anche La Guerra dell’Anello e l’imminente La Battaglia dei Cinque Eserciti , edito in Italia da Raven. «Abbiamo letto Il Signore degli Anelli in seconda media», racconta Napitello presentando la sua nuova creazione. «Avevamo 16 anni e la nostra passione per il genere fantastico è nata da lì. È per questo che facciamo questo lavoro: abbiamo trovato nei giochi il modo ideale per “vivere” questa passione per Tolkien. Nel 2002 è nata l’occasione di poter lavorare su un gioco basato direttamente sulle opere dello scrittore inglese. La Guerra dell’Anello si è rivelato un grande successo internazionale e da allora abbiamo continuato su questa strada, cercando di esplorare gioco dopo gioco il modo di trasferire dentro una scatola (o dentro dei libri, come nel caso dell’Unico Anello) il mondo creato dal Professore». Perché creare un gioco come Hobbit Tales che punta tutto sullo “storytelling”? Non ricorda un po’ altri giochi, come Sì, Oscuro Signore, premiato come Miglior gioco di carte al Lucca Comics & Games 2005? «Infatti, l’idea era proprio quella di mettere a disposizione degli appassionati un gioco che fosse leggero, ma divertente e ispirato al mondo di Tolkien. Questo tipo di giochi di narrazione attirano molto i giocatori occasionali, che mai si avvicineranno a un vero gioco di ruolo. L’ambientazione della taverna Hobbit, poi, ha preso il sopravvento su ogni altra considerazione. Lo stesso scrittore inglese finge che le storie contenute nelle Avventure di Tom Bombadil facciano parte del folclore della Contea. Chissà quante altre incredibili storie si raccontano gli Hobbit davanti a una pinta di birra!». Quindi, gli appassionati dei libri di Tolkien e dei film di Peter Jackson ritroveranno la Terra di Mezzo in Hobbit Tales? «Beh, noi abbiamo voluto fare un piccolo divertissement che fosse da spunto per la fantasia dei giocatori. Saranno loro a doversi calare nel mondo di Tolkien, cercando di renderlo al meglio. Più i giocatori saranno bravi nel raccontare le storie rispettando l’ambientazione, più la Terra di Mezzo sarà reale. Se si cerca un approccio serio e coerente al materiale letterario, si può giocare con La Guerra dell’Anello, molto apprezzato soprattutto per questo aspetto filologico. Se poi si vogliono rivivere le gesta narrate negli ultimi film di Jackson, per affrontare il Negromante nella fortezza di Dol Guldur oppure scappare per i sentieri della Vecchia Foresta inseguiti dai ragni giganti, c’è a disposizione il gioco di ruolo L’Unico Anello».
La dinamica di gioco
In Hobbit Tales, i giocatori si alternano nel ruolo di narratore e competono per raccontare la storia più fantasiosa. La base del racconto è improvvisata usando un mazzo di carte splendidamente illustrate, mentre pericoli e imprevisti sono introdotti giocando carte mostri e carte minaccia. Le birre sono servite, gli anelli di fumo salgono verso il soffitto, e la storia migliore sarà applaudita da tutti i presenti. «Lo scopo del gioco, infatti, è quello di narrare delle belle (e brevi) avventure ambientate nella Terra di Mezzo, utilizzando delle carte speciali (Carte Avventura) che forniscono la traccia del racconto. Poiché nessuna storia è degna di tale nome se non c’è un po’ di pepe, gli altri giocatori potranno intervenire durante la narrazione, giocando delle Carte Pericolo, che introducono elementi di “disturbo” e rendono la storia più movimentata e interessante, fino alla sua conclusione. I contenuti della confezione di Hobbit Tales comprendono appunto i due mazzi di carte. Non mancano dei tasselli per tenere traccia dei punti, un tabellone dove posizionare le carte durante il gioco e un dado a 12 facce per stabilire se i pericoli messi in gioco si devono considerare nella storia oppure no».
Il narratore pone di fronte a sé la plancia dove dovrà esporre le Carte Avventura, che sono descrizioni di luoghi o situazioni prese direttamente dalle parole di Tolkien. Alcuni simboli permetteranno agli altri giocatori di pescare le carte Pericolo per attaccarlo, tirando anche i dadi. Se il tiro ha successo possono contribuire al racconto della storia, interrompono temporaneamente la narrazione e obbligando il narratore a includere pericolosi episodi o spiacevoli incontri con creature mostruose. Le interruzioni eliminano le carte Avventura dal tavolo, questo renderà molto più difficile per il narratore raggiungere lieto fine della sua storia. A mano a mano che successi e sconfitte si susseguono la narrazione va avanti e tutti i giocatori possono vincere dei segnalini di applausi. I segnalini applauso hanno un punteggio da uno a tre e introducono un elemento casuale non indifferente. Il giocatore narrante vince un segnalino di applausi per ogni carta Avventura disposta sulla plancia e uno per l’epilogo, ma solo se finisce. Quindi per lui è importante non essere costretto al finale anticipato. Gli altri giocatori guadagnano applausi rovinando la storia del narratore. Il gioco termina quando tutti i giocatori hanno ricoperto il ruolo del narratore una volta. Nella versione a due giocatori di Hobbit Tales per la vittoria conta soltanto il punteggio finale, mentre se i giocatori sono di più, i due con il miglior punteggio partecipano a una votazione per la migliore narrazione. Vere strategie non si possono mettere in atto, perché non vi è una convenienza a non attaccare un avversario quando fa il narratore. L’elemento determinante diviene così quello di impegnarsi nel raccontare belle storie facendo del proprio meglio per ottenere il consenso degli altri giocatori, riconoscendo al tempo stesso il merito di chi ha saputo interpretare la propria storia con migliore efficacia. Nella confezione sono anche incluse regole speciali per usare Hobbit Tales giocando a L’Unico Anello, che consentono di utilizzare le carte per la risoluzione dei pericoli durante gli avventurosi viaggi nella Terra di Mezzo.
ARTICOLI PRECEDENTI
– Vai all’articolo The One Ring
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– Vai all’articolo L’Unico Anello, gdr su Tolkien a RovigoComics
LINK ESTERNI
– Vai al sito Giochi Riuniti
– Vai all’intervista a Francesco Nepitello
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Un piccolo gioiello. Come tutti i giochi degli autori ambientati nella Terra di Mezzo – oserei dire.