Un’avventura lunga tre anni. Ma in realtà è durata molto di più la ricerca e il lavoro che ha portato alla pubblicazione del nuovo volume della collana “Tolkien e Dintorni”, in uscita in questi giorni. Lo Hobbit. Un viaggio verso la maturità di William H. Green (15 euro, 184 pagine) è considerato uno tra i migliori studi dedicati al primo romanzo di J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit. Pubblichiamo qui la prefazione all’edizione italiana, che non ha potuto essere inclusa nel volume.
Scalare la Montagna Solitaria
«Sono io l’autore che sta cercando». La voce all’altro capo dell’oceano era quella di William H. Green. Professore di letteratura inglese ormai in pensione, è per tutti Banjo Bill, suonatore esperto e protagonista di una sit-com amatoriale, ma molto popolare a Fredericksburg, in Virginia (Usa). Era il 3 maggio 2014. Si concludeva così una ricerca iniziata blandamente nel 2010 e divenuta più intensa dal 2012. Lo scopo era riuscire a contattare l’autore dei diritti del libro che avete tra le mani, Lo Hobbit. Un viaggio verso la maturità. Uno studio fondamentale per comprendere appieno Tolkien, ma con una storia editoriale davvero sfortunata. Pubblicato nel 1995 dalla Twayne Publishers, il libro faceva parte della collana “Twayne’s Masterwork Studies”. Green all’epoca insegnava alla Western Kentucky University, dove concluse la sua carriera nel 1998. L’anno seguente, però, la casa editrice fallì e nel 1999 tutto il suo catalogo fu acquisito dal gruppo editoriale Thomson Gale. Da lì a poco, la società canadese (che aveva anche cambiato nome in Thomson Corporation) si fuse con la Gale, una società specializzata in editoria scolastica con sede a Farmington Hills, in Michigan, nella periferia ovest di Detroit. Nel 2007, con il riassetto delle varie società della multinazionale, Thomson Learning divenne parte della divisione Cengage Learning. I libri della Twayne Publishers finirono così archiviati nel catalogo Twayne’s Authors Online, che comprende 900 opere digitalizzate, divise in sei collezioni. All’interno di queste ultime, c’è anche la collana Twayne Masterworks Series cui appartiene il libro scritto da Green. I diritti sono così di proprietà della Cengage Gale, tanto è vero che in alcune biblioteche online si fa riferimento ad esso come di un libro edito da questo gigante dell’editoria scolastica nordamericana. Tutto questo dettagliato percorso serve a far capire come un libro del genere sia finito letteralmente nascosto sotto una fitta trama di norme editoriali difficili da districare. Inoltre, era impossibile riuscire a districare la matassa senza raggiungere l’autore, che nel frattempo aveva lasciato il Kentucky per andare a vivere in Virginia. Curiosa tradizione sembra volere che molti professori si dedichino a suonare il banjo, almeno in quella parte degli Stati Uniti. Parlando con colleghi dell’università, consultando annuali accademici e giornali locali, ho potuto risalire il filo fino a Fredericksburg e a quella mattina del 3 maggio scorso. Da lì la strada è stata ancora in salita. Solo dopo tre mesi di estenuanti trattative, la casa editrice statunitense ha accettato di cedere i diritti a patto che venisse rispettata la struttura del volume senza alcuna aggiunta. Nessuna possibilità di aggiungere la prefazione, quindi. Ad agosto si è giunti alla firma di un contratto e a metà novembre il libro è giunto nelle librerie. Nel mezzo c’è solo un lavoro «matto e disperatissimo» da parte di tutto il comitato scientifico della collana “Tolkien e Dintorni”.
Se non son miracoli questi…
Una vita di studi
Valeva la pena tutta questa ricerca e questo lavoro per un libro così poco conosciuto e datato? I lettori più attenti avranno già intuito la risposta. Il volume di William Green si è poco diffuso proprio a causa delle vicissitudini editoriali della casa editrice, ma la sua validità è attuale anche a vent’anni dalla pubblicazione. Anzi, si può dire che uno studio del genere per gli studi tolkieniani nel nostro Paese è pioneristico, al punto da poter divenire facilmente uno strumento indispensabile agli studiosi che vorranno seguire questo genere di approfondimento. Gran parte della carriera accademica di Green è stata, infatti, dedicata alla letteratura per ragazzi e d’avventura della tradizione letteraria inglese. Tra i suoi molti contributi si possono citare quelli dedicati proprio allo Hobbit di Tolkien. Saggi come The Four-Part Structure of Bilbo’s Education, “Where’s Mama?” The Construction of the Feminine in The Hobbit e King Thorin’s Mines: The Hobbit as Victorian Adventure Novel sono stati pubblicati su riviste specialistiche e hanno costituto passi importanti nello studio dell’opera tolkieniana. Proprio rielaborando tutto questo materiale, Green giunge a identificare le fonti del primo romanzo di Tolkien in fiabe, letteratura per bambini, testi anglosassoni e nordici e narrativa popolare otto-novecentesca. Se, come è noto, non mancano nello Hobbit elementi legati all’area dell’infanzia, anche la letteratura di genere (fantascienza, letteratura esotico-avventurosa) svolge un ruolo fondamentale. «Tolkien scoprì un terreno comune», scrive Green, «dove gli antichi rituali della narrazione si sovrapponevano alla narrativa popolare, un’alta collina da cui un medievista cristiano, appassionatamente non allineato con la mitologia secolare della sua epoca, poteva rivolgersi a un pubblico di milioni di persone» (p. 49). Così facendo, Green mette lo scrittore inglese in relazione, oltreché con la mitologia e l’antica letteratura nordica, con gli altri grandi autori di letteratura per ragazzi e d’avventura. Solo grazie a una solida base critica, Green può così affermare: «Benché il mito di Tolkien abbia spinto molti critici a cercarne delle fonti medievali, il miglior precedente per le avventure invisibili di Bilbo è un classico racconto di fantascienza del 1897, L’uomo invisibile», scritto da H.G. Wells (p. 121). Secondo Green, il romanzo di Le miniere di Re Salomone di H. Rider Haggard (1885) «condivide numerosissimi motivi con Lo Hobbit», mentre «Fumare la pipa, un rituale abituale come espediente per creare un legame nelle avventure maschili di Jules Verne e di Rider Haggard, apre e chiude ritualmente» Lo Hobbit (p. 64).
Un’interpretazione psicologica
Per procedere nell’analisi del primo romanzo di Tolkien, Green si avvale di alcuni strumenti di critica letteraria. Nella prima parte del volume ricostruisce il contesto storico e letterario in cui Lo Hobbit è nato, mentre la seconda è una lettura puntuale e dettagliata dell’opera. Il testo è analizzato nella sua struttura letteraria e interpretato, con l’ausilio della psicologia junghiana, come un meraviglioso percorso verso la maturità del protagonista, Bilbo Baggins. Certo, la lettura psicanalitica di un romanzo ha molti limiti concettuali, ma il discorso sugli archetipi in ambito narrativo presenta ormai una storia consolidata, proprio a partire da critici citati come Northrop Frye ed Erich Neumann. In ambito tolkieniano, questo metodo è stato inoltre portato avanti da altri studiosi, da Anne C. Petty (che segue le idee di Joseph Campbell). Esistono, certo, altri approcci basati sulle teorie di Sigmund Freud e Jacques Lacan, come ad esempio Gergely Nagy le cui teorie si sono dimostrate estremamente attraenti nei Tolkien Studies 3 del 2006.
Si può così parlare dello Hobbit come di una storia di maturazione, della conquista di una personalità completa, aperta, altruista, ben radicata nella società e nel gruppo, ma al tempo stesso sicura di sé, a partire da una situazione iniziale di stagnazione e chiusura: un vero e proprio racconto di formazione (un Bildungsroman) con una precisa funzione pedagogica. «Tolkien ha esplorato il tema tradizionale dell’eroe che va alla ricerca dell’individuazione », scrive Green, «attraverso una complessa ma elegante sintesi di accenni e decise imitazioni di epiche tradizionali, narrativa del XIX secolo e storie per l’infanzia contemporanee» (p. 140). A coronamento di tutto il discorso, Green dedica una breve appendice finale relativa agli Approaches to Teaching, cioè analizza le possibili forme di utilizzo dello Hobbit per fini didattici in ambito scolastico.
Si può ben capire, in conclusione, come un libro con una tale struttura, approccio e argomentazioni valesse una ricerca di Andata e Ritorno che ha fatto crescere anche chi lo ha curato e tradotto in Italia.
Il volume Lo Hobbit. Un viaggio verso la maturità di William H. Green (15 euro, 184 pagine) verrà presentato:
– da Roberto Arduini e Wu MIng 4, mercoledì 17 dicembre a Bologna, alle ore 19 presso la libreria Modo Infoshop, in Via Mascarella 24b
– da Roberto Arduini e Claudio Testi nell’ambito del nuovo ciclo del Realissime Finzioni. Cinema, fiaba, filosofia, promosso dall’Istituto filosofico di studi tomistici, giovedì 18 dicembre 2014 ore 21:00 presso il cinema Victoria, in via Ramelli 101, Modena (Tel. 059.454622). In entrambe le occasioni l’ingresso è gratuito.
– A gennaio, il volume verrà presentato a Roma, presso la libreria Tra Le Righe, in via Gorizia 29. Data da definire.
LINK ESTERNI
– Vai al sito Marietti 1820
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Davvero una storia affascinante, tolkieniana se posso permettermi….per l’appunto!! Grazie della informazione, spero di avere il piacere di leggerlo presto!!