«Al di sopra del Marese, della Valle dell’Acqua, dei Monti Brumosi, del Bosco d’Oro,
della Montagna Solitaria, delle nubi, dei mari, al di là del Fuoco Dorato, della Rete di Stelle
e dei confini delle Cerchie del mondo…».
«Ma quanto è antipatico quel Gandalf! Lascia sempre commenti sprezzanti sul libro degli ospiti: “Gli asciugamani puzzano di muffa, la camera è piena di spifferi”». A leggere queste note non si può fare a meno di pensare a J.R.R. Tolkien, anche se in maniera inconsueta. Il mondo universo creato dallo scrittore inglese è giustamente lodato per la sua profondità e ampiezza, ma è tuttavia privo di alcune delle pratiche più banali della vita quotidiana. Per questo sono molti i lettori del Signore degli Anelli che prendono carta e penna per colmare alcune zone d’ombra delle opere di Tolkien. E così che nascono i diari della casa di Elrond…
Rivendell nelle opere di Tolkien
La dimora di Elrond è descritta sempre in toni entusiastici nelle opere dello scrittore inglese. Regno degli Elfi in una valle nascosta tra le pendici delle Montagne Nebbiose, Rivendell è descritto come un luogo favoloso. Grazie al potere di uno dei tre anelli degli Elfi (donato da Gil-galad a Elrond) il luogo viene preservato integro dalla corruzione del tempo, oltre che dagli attacchi degli Orchi. La dimora di Elrond è uno splendido palazzo affacciato sul fiume Bruinen, che include il Salone del Fuoco in cui nel Signore degli Anelli insieme agli altri ospiti di Elrond si festeggia la guarigione di Frodo dopo il suo ferimento da parte dei Nazgul. «Frodo si trovava ora sano e salvo nell’Ultima Casa Accogliente ad est del Mare. Come Bilbo, tanto tempo addietro, aveva riferito, era una casa perfetta, sia che amiate il cibo, o il riposo, o il canto, o i racconti, o che amiate solo star seduti e riflettere, o un piacevole miscuglio di tutto.Il semplice fatto di viverci era una cura per la stanchezza, la paura e la tristezza […]». È questa la descrizione di Rivendell (Gran Burrone) nel Signore degli Anelli, mentre nello Hobbit si dice che «la casa di Elrond era perfetta, che vi piacesse il cibo, o il sonno, o il lavoro, o i racconti, o il canto, o che preferiste soltanto star seduti a pensare, o anche se amaste una piacevole combinazione di tutte queste cose. In quella valle il male non era mai penetrato. […] Tutti quanti, perfino i pony, si rinfrancarono e si rinforzarono in quei pochi giorni che vi trascorsero. Fu presa cura dei loro abiti come delle loro ammaccature, del loro umore e delle loro speranze. Le loro bisacce furono riempite di cibo e di provviste leggere da portare, ma tanto sostanziose da permetter loro di passare al di là dei passi montani. I loro piani furono migliorati da eccellenti consigli». Infine, si dice che il piccolo hobbit, Gandalf e i Nani «rimasero per un bel po’ in quella casa confortevole, almeno quattordici giorni, e trovarono duro andarsene. Bilbo sarebbe stato contentissimo di fermarsi lì in eterno…».
L’Ultimo Servitore Accogliente
Se c’è una cosa che colpisce è quindi l’accento posto su Rivendell come posto di ristoro, in cui tutti sono accolti e serviti in tutte le loro necessità. È da qui che son partiti i lettori più curiosi di Tolkien! «Sono davvero accolti tutti gli ospiti?», «Si può rimanere quanto si vuole e senza pagare?» e soprattutto «Che gestione c’è dietro una macchina così imponente? Chi è posto al servizio degli ospiti?». Una risposta a tutte queste domande l’ha data Rolf Luchs, scrittore e appassionato lettore di Tolkien che ha immaginato la vita quotidiana in questa sorta di guesthouse tolkieniana. L’Ultimo Servitore Accogliente racconta così gli eventi dello Hobbit e del Signore degli Anelli dal punto di vista interno di un “professionista del settore dell’ospitalità”, per così dire. Luchs non è il primo scrittore a decidere di scrivere un romanzo sulle zone d’ombra delle narrazioni di Tolkien. Certo, però, nessun altro riesce meglio di lui a narrare una storia sul responsabile delle lenzuola pulite sui letti della dimora del re elfico a Gran Burrone. Luchs, che si definisce con una indefinita vaghezza tattica come un «investitore» che vive in «Europa Occidentale» (lo scrittore è diffida molto dei «Cavalieri Neri della Tolkien Estate»), incornicia il suo racconto come una serie di estratti del diario di Tiron, responsabile del servizio di pulizia a Rivendell. Siccome la dimora è a corto di personale, l’elfo costituisce più o meno l’intera squadra di pulizia di Rivendell. Le parti più ironiche del diario riguardano le tante beghe di una clientela esigente. Su tutti il più indisponente è proprio Gandalf, con la sua pipa puzzolente e le note sprezzanti che lascia nel libro degli ospiti. Altrettanto divertenti sono le parti sulle provviste che servono per saziare ogni hobbit che passa da lì, così come i dettagli spassosi sul sistema fognario del palazzo. Ci sono un sacco di pettegolezzi dai piano bassi, di retroscena selle alte sfere e anche tanti esilaranti espedienti per superare la noia ci si può aspettare da qualcuno relegato a fare un lavoro monotono per molti secoli. Tiron ha anche avuto una cotta di 2.500 anni per Arwen e quindi considera Aragorn alla stregua di un illuso gaglioffo! «Ho passato un po’ di tempo nel cosiddetto “settore dell’ospitalità”», racconta Luchs, «quindi so tutto su come cambiare i letti, pulire i bagni, gestire i clienti difficili e cose simili… Tolkien ritrae Rivendell come un luogo spensierato e magico, dove si può semplicemente fare una sosta in qualsiasi momento per rimanere quanto si vuole, a quanto pare senza neanche pagare. Sembra un parco a tema elfico dove il mondo è tenuto lontano e le cose brutte non possono mai accadere. Ma, naturalmente, nessun luogo può mai essere così – non in questo mondo, nemmeno nella Terra di Mezzo. Perché Rivendell sarà sicuramente pieno di gente con tutti i soliti problemi quotidiani, con l’unica differenza che si tratta di Elfi, cioè di esseri immortali. Ma, in questo modo, anche i loro problemi possono andare avanti letteralmente per secoli». Quindi, se vi siete mai chiesti chi pulisce dopo tutti quei fastosi banchetti a Rivendell, fate attenzione. Basta fare in modo di preparare con molto anticipo i piatti delle feste!
THE LAST HOUSEKEEPER di Rolf Luchs (84 pp., in inglese)
LA FAN FICTION:
– Introduzione: Fan fiction, l’arte di seguire Tolkien
– Parte 1: Fan fiction, il canone e le sue sfide
– Parte 2: Se l’ispirazione è Tolkien
ARTICOLI PRECEDENTI:
– Fan fiction, ecco le «Appendici» dello Hobbit
– L’Ultimo portatore dell’Anello: il contrattacco di Mordor
– L’Ultimo portatore dell’Anello: parla l’autore
LINK ESTERNI:
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