La manifestazione Fantastika a Dozza, vicino Bologna, che si terrà dal 16 al 17 maggio 2015, sarà l’occasione di ammirare la personale Sotto la Montagna – Scatti dall’Olimpo di Alessio Vissani, ospitata nella Pinacoteca della splendida Rocca medievale. Noto fotografo, ha al suo attivo due libri di reportage fotografici, ha pubblicato su quotidiani nazionali (l’Unità, Avvenire, La Repubblica), è fotografo ufficiale del Greisinger museum (primo museo in Europa su Tolkien) di Jenins in Svizzera. In attesa di ammirare le sue fotografie, lo abbiamo intervistato sul suo lavoro, il suo rapporto con le opere di J.R.R. Tolkien e i molti progetti futuri in cui è impegnato.
L’intervista
Come hai conosciuto Tolkien? «Ho conosciuto Tolkien nel 1997, in Umbria a settembre ci fu una forte scossa di terremoto e per motivi di sicurezza noi studenti siamo dovuti rimanere a casa per molti giorni. I miei parenti, che abitavano in montagna, causa inagibilità e crollo del loro edificio furono spostati su un campo tenda. In quel campo tenda fu allestita una zona ricreativa con una piccola libreria e in quella libreria c’era questo librone bello massiccio di 1000 e più pagine. Lo presi e da quel momento non mi staccai dal Signore degli Anelli».
Cosa ti ha colpito di più delle sue opere? «La capacità di inventare dei mondi tanto fantasiosi ma nel contempo tanto reali. Mi hanno colpito tantissimo le tematiche che tratta soprattutto per quanto riguarda l’unione tra popoli diversi che lottano per un unico obiettivo, ci ho sempre visto tanta sensibilità e unione. E un’altra tematica che mi ha sempre affascinato è l’ingenuità, bontà e coraggio dimostrata dagli hobbit. In ultimo mi colpii un testo come Roverandom, veramente un viaggio divertente e fantastico».
Prima dei film di Peter Jackson in che modo coltivavi questa tua passione? «Ovviamente la lettura mi stimolò tantissimo la voglia di avvicinarmi al fantasy in generale e subito dopo ebbi l’occasione di iniziare ad avventurarmi nel mondo di Dungeons & Dragons, costola secondo me della Terra di Mezzo trasformata in gioco di ruolo. Quindi il fatto di interpretare in quel periodo un elfo mi spinse a leggere più approfinditamente gli scritti di Tolkien… poi arrivò il film e da lì la passione non si è proprio più fermata ma nonostante sono un amante della cinematografia sono felice di aver scoperto Tolkien prima di Jackson».
Raccontaci un po’ di te, quando hai deciso di divenire un fotografo e perché? «Mio padre mi regalò una vecchia macchina fotografica analogica (la mitica Nikon FM-2) a pellicola quando ancora facevo il liceo; già dai primi scatti capii che la fotografia sarebbe stato il mio modo di raccontare la realtà che vedevo. Poi dopo la laurea decisi di studiare fotografia a Roma facendo anche l’assistente a un professionista per più di un anno e mezzo, la vecchia gavetta per intenderci. Appena conclusi gli studi romani decisi subito di farla diventare la mia professione principale e tra alti e bassi (il digitale ci ha aiutato e ucciso nello stesso istante) ancora riesco a vivere delle mie immagini e credo che non potrei far altro nella vita. È il mio mondo, il mirino rappresenta la mia realtà».
Hai allestito mostre fotografiche prima di questa? Qualcuna di argomento tolkieniano? «Fortunatamente faccio una tipologia di lavoro che mi permette ciclicamente di organizzare mostre fotografiche su progetti personali o commissionati. Ho partecipato al carnevale di Venezia, esposto a Roma e nelle più importanti città dell’Umbria con progetti reportagistici o fantasiosi (a scopo didattico come un progetto sulle fiabe o sui miti dell’antica Grecia), ma di argomento tolkieniano diciamo sono quasi al debutto. Nel 2014 ho esposto a Viterbo sempre insieme a Ivan Cavini per la manifestazione Ludika, ma diciamo che la mostra a Fantastika rappresenta il mio vero e proprio debutto nel mondo tolkieniano. Un mondo che fotograficamente parlando rimane sempre molto difficile in quanto i film danno una connotazione precisa, purtroppo, della Terra di Mezzo, ma credo anche che ora che si è conclusa la saga sia arrivato il momento per proporre qualcosa in chiave personale ed è quello che sto facendo da un paio di mesi a questa parte. Sto studiando una mia idea sulla Terra di Mezzo da realizzare appunto in foto».
Quando e come è avvenuto l’incontro con Ivan Cavini? «L’incontro con Ivan è stato fortuito e casuale se vogliamo, anche se alla casualità non credo proprio. Il nostro lavoro ci aveva avvicinato tanti anni fa, ci conoscevamo professionalmente ma non di persona. Nel 2012 a Lucca Comics ci incontrammo in mezzo a quel marasma di folla, lui con il suo stand di illustrazioni e poi un video del lavoro che stava facendo a Jenins per il Greisinger museum mi incuriosì più del dovuto. Da lì iniziammo a videochiamarci con l’idea di iniziare a collaborare ognuno con le proprie capacità lavorative, fortunatamente questo ha portato oltre che a tante esperienze professionali a una grande e bellissima amicizia».
Hai fatto qualcosa di tolkieniano prima di iniziare a salire a Jenins? «No l’esperienza con il Greisinger Museum è stata la mia prima vera occasione di introdurre la fotografia nel mondo tolkieniano».
Come si è svolto il tuo lavoro di fotografo ufficiale del museo Greisinger? Quante volte sei salito in Svizzera? Ci puoi indicare il periodo? «Dunque l’esperienza al Greisinger è stata una bellissima esperienza sia a livello professionale che umana. All’inizio quando conobbi Bernd Greisinger si era deciso di documentare il lavoro che stava svolgendo Ivan all’interno del museo per avere una sorta di archivio sul backstage e sui lavori veri e propri. Ovviamente vivendo una settimana a contatto con Cavini la mia documentazione diveniva sempre più approfondita e da fotografo mi sono trasformato in tuttofare, l’aiutante di Ivan che impastava la calce per le colonne di Gondor, che dava il colore alle fiamme del Balrog ecc ecc… per me questo era importante perché capendo a fondo il lavoro di Ivan riuscivo senza dubbio a realizzare un reportage ancora più autentico e veritiero. In ultimo mi sono occupato delle illuminazioni principali delle stanze, diciamo il lavoro da direttore della fotografia nel cinema, colui che prende le decisioni per quanto riguarda le illuminazioni e le luci che rappresentano in un museo ambientato come il GM il vero punto di forza. In Svizzera complessivamente sarò salito una decina di volte, nelle quali il più delle volte la mia permanenza durava una settimana e il periodo nel quale ci ho lavorato è stato dall’ottobre 2012 al marzo 2014, diciamo assiduamente. Il mio ruolo di fotografo ufficiale ovviamente terminati I lavori e l’inaugurazioni è diminuito ma sono sempre a disposizione nel momento di eventi particolari».
Dopo il museo hai svolto altri lavori a tema tolkieniano? «Dato che il reportage nel museo è terminato, ho allestito anche una mostra di due parti (colori e bianco e nero) e sono uscito con il volume insieme ad Ivan tempo fa iniziai a prendere in considerazione di studiare i luoghi della nostra Italia per poter fare un viaggio geografico nella terra di mezzo utilizzando elementi della nostra nazione che si possono ricollegare agli scritti di Tolkien, un lavoro che sto iniziando a fare con l’AIST stesso, occorrerà tempo ma ci prenderemo tutto il tempo possibile per realizzare un buon progetto. In ultimo dopo le parole di Montanini sul fatto che con la chiusura della saga cinematografica forse è arrivato il momento di riprendere il testo e riinventare I personaggi sto anche io lavorando su un progetto di ritratti».
Come è nata l’idea del libro Middle Artbook, che verrà presentato sabato 16 maggio alle ore 16. Quanto vi ha coinvolto? «L’idea nacque per scherzo a Lucca Comics durante la mostra che allestì il Greisinger Museum al teatro del Giglio, eravamo con Ivan in un momento di pausa e tra una chiacchera e l’altra venì fuori una battuta: “Perché non unire il mio lavoro di fotografo al tuo di creativo e artista? Perché invece di fare il solito libro d’arte non lo facciamo uno anche fotografico che racconti le tue giornate e le tue opere attraverso le immagini?”. Da quell’idea sono passati quasi due anni e rimango più che soddisfatto del risultato».
Perché hai deciso di unirti all’ArsT? Cosa hai fatto da allora? «Ho deciso di unirmi all’ArsT (poi divenuta AisT) perché mi sono sentito a casa sin dai primi incontri, credo molto nell’empatia iniziale con le persone e far parte di un movimento con alla base una passione per uno scrittore è una cosa meravigliosa. Si possono realizzare moltissime cose ed è proprio tutto ciò che mi ha spinto ad unirmi a questo meraviglioso gruppo. Non mi ritengo un grande esparto tolkieniano, mi ritengo un grande appassionato ma il calore del gruppo mi rendono fiero di aver preso la decisione di farci parte. Da quando mi sono iscritto ho avuto la fortuna di allestire una mostra a Viterbo, partecipare ai Tolkien Day, vivere la fondazione dell’AisT in quel di Fantastika e passare delle bellissime giornate a Lucca Comics con lo stand quindi ben venga questo 2015 ricco di eventi e momenti da passare insieme».
Stai lavorando a qualche altro progetto che puoi rivelarci? «Il mio lavoro di fotografo mi porta sempre a mettermi in gioco con avventure piu o meno grandi (un po’ come Bilbo) e spero che questo 2015 sia fruttuoso. Ho un grande reportage in ballo fuori dall’Europa con il quale ci sto lavorando da un anno buono come preparazione, e anche questo lo dividerò con il mio compagno di viaggio Ivan, poi ho altri due reportage da seguire nella mia regione molto sociali quindi spero che questo seminare porti frutti ben sperati».
Per te cosa significa la Terra di Mezzo? «Significa evadere dalla quotidianetà fatta di corse e sofferenze per rifugiarsi in un mondo fantastico… un mondo raggiungibile con la sola forza della fantasia!».
Abbiamo saputo che a Fantastika quest’anno ci sarà un personaggio famoso che conosci? Sai dirci qualcosa di lui? «Si è vero, abbiamo la fortuna di assistere allo spettacolo di Nicola Pesaresi, ventriloquo semifinalista di Italia’s got Talent, un vero e proprio portento. Con lui ci collaborò su diversi progetti che impegnano anche le mie immagini e vi assicuro che abbiamo l’onore di avere uno dei migliori ventriloqui a livello nazionale che porterà senza dubbio I suoi numerosi amici per la gioia di bambini e grandi, e perché no forse avremo anche una sopresa a livello tolkieniano, chissà… vedremo!».
ARTICOLI PRECEDENTI
– Vai all’FantastikA il 16 maggio si prende tutta Dozza!
– Vai all’Novità a Fantastika: esce Middle Artbook
– Vai all’Editoriale sulle prossime attività dell’Aist
– Vai all’intervista ad Angelo Montanini
– Vai all’articolo due mostre dell’Arst a Ludika
LINK ESTERNI
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