Quando si pensa agli Elfi vengono subito in mente omini verdi con le orecchie a punta che vivono nei boschi e mangiano solo verdura. È un’immagine pervasiva che fonde nel suo insieme caratteristiche che partono dalla mitologia germanica e giungono fino a noi, passando per le opere di Shakespeare, il folclore inglese e irlandese, le creature disegnate da Walt Disney (Campanellino), le creature descritte nei libri di Harry Potter e perfino gli assistenti di Babbo Natale! Noi, però, vogliamo parlare del nobile popolo degli Eldar, i primogeniti, gli Elfi descritti nelle opere di J.R.R. Tolkien. E vogliamo sfatare qualche mito su di loro: gli Elfi di Tolkien non sono vegetariani, né tantomeno vegani. Non lo scriviamo mossi da acredine verso le filosofie vegetariana o vegana ma semplicemnte perché riteniamo che nulla nei testi del professore di Oxford sostenga questa tesi.
È opinione diffusa tra alcuni appassionati che anche gli Elfi di Tolkien siano vegetariani dal momento che sono per molti aspetti vicini alla natura e il fatto che essi preparino e mangino il lembas, “pan di via”, quando viaggiano li mostra attenti a un’alimentazione vegetariana. Inoltre, un contributo in questo senso è il fatto che Peter Jackson nei suoi film ispirati allo Hobbit faccia intendere proprio questo: nota è la scena in cui i Nani giungono a Rivendell e sono costretti a mangiare insalata! Ma gli Elfi nelle opere dello scrittore inglese sono cacciatori e analizzando le principali opere di Tolkien, Il Silmarillion, Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, risulta subito chiaro che gli Elfi non sono vegetariani.
Il Silmarillion e la History
Genericamente, nella History of the Middle-earth, si legge che gli Elfi avevano un grande controllo sui propri corpi: «Così probabilmente [gli Eldar] erano biologicamente progettati per non mangiare troppo e la loro condizione fisica sarebbe rimasta la stessa, salvo infortuni» (in HoME Vol. X, Morgoth’s Ring, “Laws and Customs among the Eldar”). Nei Lay dei Figli di Húrin, quando Túrin prese parte a una festa nelle sale di Thingol, c’era vino e… «ottime carni riempivano le tavole». C’è anche un altro esempio indiretto nel racconto “aggiornato” di Gondolin: Voronwë dice a Tuor, che ha il pan di via degli Elfi, che esso andrà risparmiato per i momenti di grande bisogno e «…senza dubbio un fuorilegge e cacciatore possa trovare altri alimenti prima che l’anno peggiori». Tuor risponde che non in tutte le terre è sicuro andare a caccia, e pure le prede non sono mai così abbondanti. Sempre in Morgoth’s Ring c’è un brano in cui si legge che i Nandor erano diventati un popolo a parte, e avevano una maggiore attenzione verso gli esseri viventi, alberi e piante, uccelli e animali, di tutti gli altri Elfi.
E in The War of the Jewels (vedere The Later Quenta Silmarillion, p. 218) c’è un brano spesso inteso come prova che gli Elfi Verdi dell’Ossiriand (i Laiquendi) fossero esplicitamente vegetariani. Essi rimasero turbati dalla venuta degli Uomini e inviarono messaggeri a Felagund, sperando che se avesse avuto potere su questi nuovi arrivati, avrebbe potuto offrigli di ritornare per le vie da cui erano venuti, o muoversi verso altre terre. Essi non desideravano stranieri e aggiunsero nel messaggio che questo popolo era composto da tagliatori di alberi e cacciatori di animali, e quindi erano considerati ostili. «Se questa gente non se ne va», dice un loro inviato a Finrod, «noi li affliggeremo in ogni modo possibile». Ma tale frase, portata solitamente a dimostrazione di come gli Elfi fossero vegetariani, può significare anche solo il fatto che i Laiquendi non volessero ulteriori cacciatori, perché ritenevano che le la fauna presente non consentisse di alimentare entrambi i gruppi, elfi e umani, oppure che non fosse rispettoso della natura ma indiscriminato il modo in cui gli uomini distruggevano quelle terre.
Ancora in Morgoth’s Ring si trovano che molti Elfi erano grandi guaritori, e come alcuni uomini, «…si astenevano dalla caccia e non entrarono in guerra finché non fosse assolutamente necessario». Ciò, a nostro avviso, può provare solo che non tutti gli elfi andassero a caccia. In ogni caso, il paragrafo successivo descrive le abitudini dei Noldorin circa la preparazione del pane, la cottura e la preparazione di «altri prodotti alimentari».
Nel Silmarillion sono numerose le occorrenze di Elfi cui piaceva la caccia o che andavano a caccia. Dei figli di Feanor è detto: «Amrod e Amras [.. ] divennero grandi cacciatori nei boschi della Terra-di-mezzo; e cacciatore fu anche Celegorm, che a Valinor era amico di Oromë e sovente seguiva la voce del corno del Vala». Mentre, tra i figli di Fingolfin: «[Aredhel la Bianca] Era più giovane, secondo il computo degli anni degli Eldar, dei suoi fratelli; e raggiunta che ebbe piena statura e bellezza, apparve alta e forte, e assai le piaceva cavalcare e cacciare nelle foreste». Ma non erano solo i nobili rampolli delle famiglie più nobili a cacciare: «Ora, come è stato narrato, la possanza di Elwë e Melian si accrebbe nella Terra di Mezzo, e tutti gli Elfi del Beleriand, dai marinai di Cirdan ai cacciatori nomadi dei Monti Azzurri di là dal Fiume Gelion, avevano Elwë per signore».
Il Silmarillion rafforza l’idea che gli Elfi possano mangiar carne visto che Feanor e i suoi figli erano conosciuti come grandi cacciatori tra le tante attività in cui eccellevano. «Ora accadde che, quando ormai i Noldor erano nel Beleriand da 310 anni, nel giorni della Lunga Pace, Felagund si inoltrò a est di Sirion e andò a caccia con Maglor e Maedros, figli di Feanor…» (in Later Quenta Silmarillion II, War of the Jewels). Finrod Felagund, annoiandosi s’era allontanato e così incontrò i primi padri degli Edain. Celegorm e Curufin incontrano Lùthien durante una caccia e la catturano: «Così egli e Curufin interruppero la caccia e rientrarono a Nargothrond, e Lùthien fu tradita; che la trattennero e le portarono via il mantello, e non le fu permesso di uscire né di parlare con chicchessia, salvo i fratelli Celegorm e Curufin». Il Lay of Leithian menziona anche Huan che va a caccia di cervi e cinghiali a Valinor.
Assodato che andavano a caccia, si potrebbe ipotizzare che cacciassero solo per sport. Ma ipotetici Elfi che uccidano animali per puro diletto, e non per cibarsene e usarne le pelli non ci sembrano assoluatamente coerenti con descrizioni degli Elfi nelle opere di Tolkien . Inoltre, sembra che il Lembas non fosse il cibo quotidiano degli Elfi. «Solo gli Eldar sapevano come fare questo alimento. Era realizzato per il comforto di coloro che avevano bisogno di andare in un lungo viaggio in mezzo alla natura, o per quei momenti di penuria in cui la vita fosse in pericolo. Solo loro erano autorizzati a usarlo. Gli Eldar non ne davano agli uomini, salvo a quei pochi che amavano, se erano in grande bisogno…» (The Peoples of Middle Earth, volume XII. Capitolo 15, Of Lembas).
Infine, bisogna concludere che solo alcuni Elfi erano vegetariani. In realtà, se si leggono attentamente il Qenya Lexicon e i primi scritti linguistici, si può vedere come una parola per “vegetale” esiste, così come una parola per «alimento a base di piante» (lausimatl). Ma esiste anche «cibo a base di animali» (koisimatl). Ci sono anche parole per i “bovini domestici”, “pecore”, “capre”, “maiali” e ancora “fienile”, “uccelli” e “polli”, quindi ha senso ipotizzare che gli Elfi mangiassero tutti questi animali. E anche “carne conservata” e “carne salata”, nel caso in cui si possa pensare che tutto il bestiame fosse allevato solo per divertimento.
Lo Hobbit
Vediamo ora cosa si dice nello Hobbit, riguardo le abitudini venatorie degli Elfi. Mentre i Nani e lo Hobbit attraversano Bosco Atro, un cervo nero li attacca, facendo cadere Bombur nel fiume: «Stavano ancora tutti sopra di lui, maledicendo la loro sfortuna e la sua goffaggine, e lamentandosi della perdita della barca che rendeva loro impossibile tornare indietro a cercare il cervo, quando si accorsero di un fioco soffiare di corni nel bosco e di un rumore come di cani che abbaiassero in lontananza. Fecero tutti silenzio; e mentre stavano seduti pareva loro di udire il rumore di una grande caccia che si svolgeva a nord del sentiero, anche se non ne videro alcun segno».
Altra citazione in cui gli Elfi Silvani vanno a caccia è la seguente, dove si descrive il popolo di Thranduil: «Gruppi di Elfi Silvani, talvolta insieme col re, andavano di quando in quando a cavalcare o a caccia o a fare qualche altra cosa nei boschi e nelle terre a oriente».
Ma più importante, per i nostri scopi, è questa descrizione dei banchetti degli Elfi: «Il profumino degli arrosti era così incantatore che, senza aspettare di consultarsi con gli altri, ciascuno di essi balzò in avanti verso il cerchio, con l’unico e solo proposito di elemosinare un po’ di cibo».
In prigione a Thorin gli Elfi danno anche carne, ulteriore segno che ne mangiavan loro stessi: «Lì nelle celle del re giaceva il povero Thorin; e dopo che ebbe superato un breve periodo di gratitudine per il pane, la carne e l’acqua, cominciò a chiedersi che cosa fosse successo ai suoi sfortunati amici». È molto improbabile che gli Elfi fossero andati a caccia in maniera specifica per nutrire un prigioniero, così la carne che viene data a Thorin deve essere lo stesso cibo che gli Elfi tenevano nelle cucine per il loro sostentamento.
Il Signore degli Anelli
Anche nel Signore degli Anelli, nel capitolo In tre si è in compagnia, tutto il cibo offerto dagli Elfi di Gildor Inglorian che più tardi gli Hobbit ricordano sono vegetariani: pane, miele e frutta, incluse le mele. Tuttavia, Gildor si scusa con loro per non poter offrire loro un pasto completo: «Ci dispiace che il pranzo sia misero e magro… ma ci troviamo nei boschi, lontani dalle nostre dimore. Quando verrete ospiti a casa nostra vi tratteremo meglio!». Inoltre, gli Elfi (o, almeno, uno di loro, Legolas) mangiano carne.
A Rivendell, gli abiti che Elrond dà alla compagnia prima di partire comprendevano le pellicce sulle spalle, e quando il gruppo raggiunge Lothlorien gli Elfi danno loro pellicce per dormire (per la notte che passano sui Talans). Anche in questo caso, se gli Elfi avessero cacciato sono per la pellicce avrebbero poi dovuto buttar via la carne tra i rifiuti, cosa decisamente poco logica.
Nel capitolo Relitti e alluvioni gli hobbit offrono come pranzo (tra le altre cose) maiale di prima qualità e pancetta ad Aragorn, Gimli e Legolas. «E non c’è alcun motivo per arricciare il naso di fronte ai cibi, Messer Gimli», vociò Merry. «Questa non è roba da Orchetti, ma mangime umano, come lo chiama Barbalbero. Preferisci vino o birra? C’è un barile di là…. passabile. E questo è maiale salato di primissima qualità; ma se preferite posso farvi alla brace qualche fetta di pancetta. Mi dispiace di non avere verdure: i rifornimenti sono stati interrotti negli ultimi giorni! Non ho altro da offrirvi, per finire, che burro e miele da spalmare sul pane. Vi basta?». «Eccome!», disse Gimli. «Il vostro debito diminuisce notevolmente». I tre compagni furono tosto intenti a mangiare, e i due Hobbit incominciarono spudoratamente un secondo pasto. «Dobbiamo tener compagnia ai nostri ospiti», dissero.
Due vegetariani
Infine, anche se non sono Elfi, vogliamo citare gli unici due personaggi, a nostra memoria, dei quali si dica esplicitamente che non mangiavan carne.
Uno è Beren figlio di Barahir. Quando era braccato da Sauron, «Per altri quattro anni Beren continuò a vagare nel Dorthonion, solitario fuorilege; divenne tuttavia amico degli uccelli e dei quadrupedi, ed essi lo aiutarono senza mai tradirlo, e da allora in poi Beren non mangiò carne né uccise essere vivente che non fosse al servizio di Morgoth».
Altro caso è Beorn; nello Hobbit, Gandalf ci descrive così le sue abitudini alimentari: «Ad ogni modo, non è soggetto a nessun potere magico tranne che al suo. Vive in un querceto e ha una grande casa di legno; e come uomo alleva bestiame e cavalli che sono meravigliosi quasi quanto lui. Essi lavorano per lui e parlano con lui. Egli non li mangia; né dà la caccia ad animali selvatici né li mangia. Tiene arnie e arnie di api grandi e fiere, e per lo più vive di panna e miele».
L’autore vuole ringraziare Roberto Arduini per il prezioso contributo, anche e soprattutto per parte riguardante le parole tratte dal Qenya Lexicon
I Saggi Hobbit sono saggi brevi così nominati per via della loro lunghezza volutamente contenuta (ma non trascurabile) e perché redatti secondo quelli che Tolkien descrive essere i gusti hobbit: nella Prefazione al Signore degli Anelli è infatti scritto che gli hobbit «si dilettavano a riempire meticolosamente libri interi di cose che già sapevano, in termini chiari e senza contraddizioni». Il proposito di questa rubrica è di fornire basi solide e affidabili su cui poter costruire altri ragionamenti e ci auguriamo che i nostri lettori vorranno aggiungere nei commenti le loro riflessioni ed opinioni.
Questo articolo è stato scritto quando i Saggi Hobbit non erano stati inventati, ma ne ha tutte le caratteristiche. Pertanto è ora annoverato tra di essi.
Gli altri saggio hobbit sono:
– Leggi l’articolo su Gli Anelli del Potere
– Leggi l’articolo su Gli Orchi
– Leggi l’articolo su La sorte di Frodo
– Leggi l’articolo su Riguardo agli Hobbit.
– Leggi l’articolo su Gli Istari e i loro bastoni
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