Sono passati solo pochi giorni da quando abbiamo festeggiato i quarant’anni del Silmarillion, ma oggi, 21 settembre, è il turno de Lo Hobbit: le avventure di Bilbo compiono ben ottant’anni, il doppio delle antiche storie elfiche! Pubblicato il 21 settembre del 1937, Lo Hobbit fu la prima opera di fantasia che Tolkien diede alle stampe.
Le 1500 copie della prima edizione, illustrata dal Professore stesso, furono esaurite in meno di due mesi.
Ci sarebbero voluti ben 36 anni perché Lo Hobbit, o, La riconquista del tesoro comparisse in Italia, nel 1973, anno in cui Tolkien ci lasciava per ricongiungersi alla sua amata Edith.
In a hole in the ground there lived a hobbit.
L’inizio delle avventure di Bilbo è alquanto peculiare: Tolkien racconta infatti che un giorno, mentre stava valutando degli esami, scrisse di getto su una pagina che uno studente aveva lasciato vuota la frase “In a hole in the ground there lived a hobbit.” (in un buco nel terreno viveva uno Hobbit). Con questa stessa frase si apre il romanzo e come questa semplice frase crebbe fino a diventare il racconto che noi conosciamo è a sua volta un aneddoto che vale la pena di ricordare: in origine una delle storie che Tolkien raccontava ai figli nelle sere d’inverno, Lo Hobbit era solo un manoscritto incompleto quando Elaine Griffiths, che era stata una delle studentesse di Tolkien, lo portò all’attenzione di Susa Dagnall della casa editrice Allen & Unwin. Dagnall incoraggiò il Professore a terminare il romanzo e una volta finito a proporlo per la pubblicazione. Quando Lo Hobbit pervenne a Stanley Unwin della Allen & Unwin, egli fece recensire il romanzo da suo figlio Rayner, di sette anni, al cui voto positivo dobbiamo la pubblicazione della storia che oggi festeggiamo.
Così fu che questo piccolo popolo, nato come un frase su un foglio bianco, crebbe e divenne caro al Professore, tanto da dichiarare nella lettera n. 213 “I am in fact a Hobbit (in all but size). I like gardens, trees and unmechanized farmlands; I smoke a pipe, and like good plain food (unrefrigerated), but detest French cooking; I like, and even dare to wear in these dull days, ornamental waistcoats. I am fond of mushrooms (out of a field); have a very simple sense of humour (which even my appreciative critics find tiresome); I go to bed late and get up late (when possible). I do not travel much”.
Tolkien non è certo l’unico amante degli hobbit e del loro stile di vita per molti aspetti bucolico: per il compleanno di Bilbo e Frodo Baggins, che cade proprio domani, sono infatti previsti festeggiamenti in tutto il mondo (ne abbiamo parlato nell’articolo dedicato all’Hobbit Day 2017).
The History of the Hobbit
Sebbene si tratti di un romanzo molto più breve del Signore degli Anelli e meno complesso del Silmarillion, anche la genesi de Lo Hobbit è stata oggetto di studio: John D. Rateliff ha intrapreso un’analisi simile a quella di Christopher Tolkien nella History of Middle-earth, pubblicandone il risultato nel 2007 per la HarperCollins. L’opera, inizialmente in due volumi (Mr. Baggins e Return to Bag End), è stata riveduta e corretta, quindi stampata come un unico volume nel 2011, sempre per la casa editrice HarperCollins, con il titolo The History of the Hobbit.
Anche Lo Hobbit, come Il Signore degli Anelli, è un romanzo che ha subito numerosi mutamenti in itinere: per fare un esempio, inizialmente Gandalf era il nome del capo della compagnia di nani (il nome Gandalf proviene infatti dalla Dvergatal, l’elenco dei nani della Völuspá, primo carme dell’Edda poetica), e lo stregone che li accompagnava aveva nome Bladorthin.
Ma per Lo Hobbit i cambiamenti continuarono anche dopo la pubblicazione: la seconda edizione, che apparve nel 1951, presentava infatti modifiche necessarie perché ci fosse coerenza tra quanto raccontato nell’opera e nel Signore degli Anelli che Tolkien stava scrivendo. Il cambiamento maggiore è probabilmente quello che riguarda il quinto capitolo, “Indovinelli nell’oscurità”. Nella versione del 1937 infatti la gara di indovinelli tra il signor Baggins e Gollum aveva in palio un premio differente: mentre se Bilbo avesse perso sarebbe stato mangiato in entrambe le versioni, se avesse vinto, secondo il testo del 1937 avrebbe ricevuto un dono. Quando alla vittoria dello hobbit Gollum va a cercare il regalo promesso e non lo trova, Bilbo tace il ritrovamento dell’anello e propone in alternativa che la creatura gli mostri l’uscita della caverna. Gollum accetta e i due personaggi si separano così in maniera assai differente rispetto alla storia che siamo soliti leggere.
Altri cambiamenti, che potrebbero apparire di minor portata, servirono ad integrare maggiormente la storia nell’universo della Terra di Mezzo.
La prima versione de Lo Hobbit è stata ristampata nel 2016, tornando così ad essere disponibile anche per i lettori più giovani interessanti a conoscere questa variante del viaggio di Bilbo.
Film, critica e tante edizioni
La fama ed il successo della trilogia di Peter Jackson tratta da Lo Hobbit sono tali che non è necessario indugiare su di essa, se non per precisare che non si tratta del primo adattamento per il grande schermo delle avventure del piccolo hobbit: l’animatore Gene Deitch assieme all’illustratore Adolf Born produsse già nel 1966 il primo vero adattamento cinematografico dello Hobbit, sebbene non venne mai distribuito (una vicenda alquanto singolare che potete scoprire per intero qui).
La critica ha privilegiato l’opera tolkieniana che avrebbe dovuto essere “il nuovo Lo Hobbit” (ovvero Il Signore degli Anelli) rispetto al predecessore, ma non mancano i testi critici interamente dedicati al viaggio di Bilbo: guardando alle edizioni italiane possiamo trovare la raccolta di saggi C’era una volta…Lo Hobbit a cura di Roberto Arduini, Alberto Ladavas e Saverio Simonelli, e Lo Hobbit. Un viaggio verso la maturità di William H. Green, pubblicati nella collana Tolkien e Dintorni della casa editrice Marietti 1820.
Sebbene la critica non sia delle più fiorenti, lo sono invece le traduzioni de Lo Hobbit: tradotto in più di 50 lingue, tra le quali il latino (col titolo Hobbitus Ille), l’esperanto (La Hobito), il bretone (An Hobbit, pe eno ha distro), il cornico (An Hobys, pò An Fordh Dy ha Tre Arta) e il faroese (Hobbin, ella, Út og heim aftur).
Anche una sola lingua può presentare molte edizioni de Lo Hobbit, come accade in Italia. Illustrata da diversi artisti, annotata o meno, se cercate l’edizione migliore per i vostri gusti, magari per celebrare l’anniversario di oggi, potete trovare qui una piccola guida alla scelta.
ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Il Silmarillion compie quarant’anni
– Leggi l’articolo Hobbit Day 2017: all’estero e in Italia
– Leggi l’articolo 75 anni dopo, Lo Hobbit come allora: la ristampa
– Leggi l’articolo Il primo vero film dello Hobbit (che non fu mai distribuito)
– Leggi l’articolo Quale edizione comprare dello Hobbit?
LINK ESTERNI:
– Vai al sito della casa editrice Marietti 1820
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