Ritornano i Saggi Hobbit!
Si tratta di saggi brevi così nominati per via della loro lunghezza volutamente contenuta (ma non trascurabile) e perché redatti secondo quelli che Tolkien descrive essere i gusti hobbit: nella Prefazione al Signore degli Anelli è infatti scritto che gli hobbit “si dilettavano a riempire meticolosamente libri interi di cose che già sapevano, in termini chiari e senza contraddizioni.”.
Il proposito di questa rubrica è di fornire basi solide e affidabili su cui poter costruire altri ragionamenti e ci auguriamo che i nostri lettori vorranno aggiungere nei commenti le loro riflessioni ed opinioni.
I tre saggi apparsi finora sono incentrati sugli Anelli del Potere, gli Orchi e la sorte di Frodo. Il saggio di oggi è dedicato proprio della Gente Piccola: un saggio Hobbit sugli Hobbit!
Descrizione fisica
Tolkien racconta che mentre correggeva delle prove d’esame trovò un elaborato con una pagina bianca su cui scrisse di getto: “In a hole in the ground there lived a Hobbit”.
Più tardi si interrogò su chi o cosa fosse un Hobbit e sul perché vivesse in un buco sottoterra, e sviluppò i dettagli della razza degli Hobbit: “anche i più alti fra loro sono più bassi dei Nani, sebbene meno tozzi e robusti. La loro statura è variabile, ed oscilla da due a quattro piedi (1). […] Per quanto riguarda gli Hobbit della Contea, […] essi erano, nei tempi di pace e di benessere, un popolo allegro; portavano vestiti di colori vivaci, preferendo il giallo ed il verde, ma calzavano raramente scarpe, essendo i loro piedi ricoperti di un pelo riccio, folto e castano come i loro capelli, e le piante dure e callose come suole. Perciò l’unica forma di artigianato che praticassero poco era la fabbricazione di calzature, benché avessero lunghe dita abilissime, capaci di creare tanti altri oggetti utili ed artistici. Più che belli, i loro visi erano generalmente gioviali, illuminati da occhi vivaci e guance colorite, con una bocca fatta per ridere, bere e mangiare. Ed era proprio ciò che facevano: mangiavano, bevevano e ridevano con tutto il cuore, amavano fare a tutte le ore semplici burle, e pranzavano sei volte al giorno, quando ne avevano la possibilità. Erano ospitali: feste e regali, che offrivano con grande generosità e accettavano con entusiasmo, costituivano il loro massimo divertimento. […] Nonostante la pace e il benessere di cui godevano, gli Hobbit erano rimasti stranamente resistenti. Era difficile impaurirli e ucciderli; e quel loro amore inesauribile per tutte le cose buone era dovuto al fatto che sapevano, se necessario, farne a meno e resistere al dolore, all’ostilità degli uomini e alle avversità della natura, tanto da destare meraviglia in coloro che non li conoscevano bene e che di loro vedevano soltanto i pancioni e i visi ben pasciuti. Benché fossero lenti al litigio e mai uccidessero per divertimento alcun essere vivente, eran coraggiosi se messi alle strette e all’occorrenza sapevano ancora adoperare le armi”(2).
Gli Hobbit erano originariamente divisi in tre razze: i Pelopiedi, gli Sturoi ed i Paloidi: “I Pelopiedi erano i più scuri, bassi e minuti; non portavano barba né scarpe; avevano mani e piedi piccoli ed agili, e a lungo abitarono ai piedi delle montagne […] [ed] erano la razza più tipica e caratteristica, e di gran lunga la più numerosa“;(3) in passato avevano avuto molti scambi con i Nani. “Gli Sturoi, al contrario, erano tozzi e ben piantati; avevano mani e piedi più grandi […] [e] vissero lungo gli argini del Grande Fiume” (4) prima di insediarsi nella Contea; talvolta indossavano stivali. “I Paloidi infine, chiari di pelle e di capelli, erano i più alti e magri; essi amavano i boschi e le foreste […] Ramo nordico degli Hobbit, erano i meno numerosi; dotati per le lingue e per il canto piuttosto che per l’artigianato, preferivano la caccia all’agricoltura” ed “erano i più spericolati ed avventurosi […][pertanto] furono spesso loro a comandare i clan dei Pelopiedi e degli Sturoi. Le grandi famiglie, quali i Tuc ed i Signori di Buck, si distinguevano, all’epoca di Bilbo, per il forte temperamento paloidiano”; avevano più familiarità con gli Elfi che gli altri hobbit (5).
Gli Hobbit sono un ramo particolare della razza umana, e non sono imparentati né con gli Elfi né con i Nani, come chiarisce Tolkien nella lettera n. 131. Sono, inoltre, molto agili e capaci di sparire rapidamente, malgrado la loro propensione a metter su pancia!
Gli Hobbit e l’erba-pipa (o Galenas)
Gli Hobbit solevano anche aspirare o inalare, con pipe di legno o di argilla, il fumo della combustione di certe foglie che chiamavano erba-pipa. Meriadoc Brandybuck nell’introduzione alla sua opera intitolata L’Erborista della Contea ci fornisce alcuni dettagli: “È questa un’arte”, sostiene, “che possiamo certo dire di aver inventata noi. Quando gli Hobbit incominciarono a fumare nessuno lo sa; tutte le leggende e storie di famiglia ne parlano come di una abitudine esistita da sempre. […] Persino i Numenoreani riconoscono che gli Hobbit furono i primi a metterla in una pipa. Prima di noi nemmeno gli Stregoni vi avevano pensato, benché uno di loro che conoscevo tanto tempo fa avesse appreso questa nostra arte e la praticasse, come tutte le altre arti che conosceva, alla perfezione.”(6).
Caratteristiche: i pregi
Nell’ultima frase Merry parla di Gandalf, che è un ammiratore degli Hobbit non solo per l’erba-pipa ma anche e soprattutto per il loro carattere; lo Stregone dice: “E poi c’era la gente della Contea. Iniziarono ad avere un posto speciale nel mio cuore durante il Lungo Inverno che nessuno di voi può ricordare. Ne furono assai duramente provati: una delle peggiori situazioni che abbiano mai dovuto affrontare, morendo di freddo, e di fame nella spaventosa carestia che seguì. Pure, fu quello il momento per vedere il loro coraggio e la pietà l’uno verso l’altro. E fu grazie a questa, oltre che al loro duro, muto coraggio, che sopravvissero.” (7). E, ancora: “Tra i Saggi sono l’unico ad interessarmi della tradizione hobbit: un campo estremamente oscuro, ma pieno di sorprese. Sono esseri dolci come il miele e resistenti come le radici degli alberi secolari. Credo che alcuni di loro saprebbero resistere agli Anelli molto più a lungo di quanto non pensino i Saggi” (8). Gli Hobbit trattano con leggerezza e humor anche le cose serie (si vedano Merry e Pipino che scherzano anche nelle grinfie degli Uruk-hai), Ben lo sa anche Aragorn, che risponde a tono a Merry, dopo averlo curato (9).
Come abbiamo visto hanno grandi virtù di coraggio, tenacia, solidarietà e letizia. Sono poco ambiziosi, non desiderano dominare, sono “piccoli” , e questo probabilmente li rende così resistenti all’Anello del Potere. Sono così “piccoli” che sfuggono all’occhio dei Grandi (e anche all’Occhio di Sauron, sembra). Dice Elrond durante il Consiglio: “Eppure, tale è spesso il corso delle azioni che muovono le ruote del mondo: le mani dei piccoli le compiono per necessità, mentre gli occhi dei grandi sono volti altrove” (10).
Caratteristiche: i difetti
Eppure, come è normale, gli Hobbit come popolo mostrano anche lati negativi. Questa loro “piccolezza”, che da una parte è un pregio, si rivela anche un grande difetto quando sfocia nella piccineria. Gli Hobbit sono provinciali, completamente disinteressati a ciò che succede al di fuori della Contea, e incapaci di rapportarsi con ciò che c’è oltre la frontiera; ma considerano “strani” perfino gli abitanti di zone diverse della Contea, per non dire degli Hobbit che dimorano altrove. Nel Decumano Est c’è il detto “Strano come una notizia da Brea” (11) contrapposto a “Sicure parole della Contea” (12). Qualcosa di analogo accade anche a Brea, dove gli abitanti della Contea sono considerati incomprensibili, come ci spiega Omorzo Cactaceo: “Ma qui da noi si usa dire che l’Est e l’Ovest non si spiegano, parlando dei Raminghi e, chiedo scusa, della gente della Contea.” (13).
Un’altra prova di piccolezza di prospettiva è il considerare la prevedibilità un pregio. “I Baggins avevano vissuto nella zona attorno alla Collina da tempi immemorabili, e la gente li considerava molto rispettabili, non solo perché in generale erano molto ricchi, ma anche perché non avevano mai avuto nessuna avventura né fatto niente di imprevedibile: si poteva presupporre l’opinione di un Baggins su un problema qualsiasi senza che ci fosse bisogno di chiedergliela.” (14) Bilbo, pur tornando molto ricco dalla sua avventura perde la rispettabilità proprio perché ha fatto cose imprevedibili. E manterrà una fama di eccentrico per tutta la sua vita. E tale limite del popolo Hobbit è sentito anche da Frodo, che dice: “Vorrei tanto salvare la Contea, se potessi farlo, benché sia stato spesso indotto a pensare che gli abitanti sono di una stupidità e di una noia incommensurabili, e che, data la situazione, un terremoto o una invasione di draghi sarebbero la cosa migliore.” (15).
Forse proprio questa piccolezza, questo provincialismo lasciano gli Hobbit sgomenti di fronte alla dittatura sarumaniana: non sanno come reagire. Saranno proprio gli Hobbit “meno rispettabili”, quelli che sono usciti dalla Contea per vedere com’è il mondo, quelli che hanno avuto avventure, quelli che si sono sprovincializzati a guidare la rivolta contro il dominio di Saruman lo Stregone decaduto e corrotto. Senza di loro i poveri Hobbit “prevedibili” non avrebbero saputo cosa fare, probabilmente anche perché sono stati segretamente ma costantemente difesi dai Raminghi, come spiega Aragorn rispondendo a Boromir durante il Consiglio di Elrond: “Pace e libertà, dici? Poco le avrebbe conosciute il Nord, se non fosse stato per noi. Sarebbero state distrutte dalla paura. Ma quando cose oscure vengono dai colli senza case, o strisciano fuori dai boschi senza sole, esse fuggono da noi. Quali strade si oserebbe percorrere, quale la sicurezza delle silenziose campagne, o delle case dei semplici uomini della notte, se i Númenoreani dormissero, o riposassero tutti nella tomba? Eppure riceviamo ancora meno ringraziamenti di voi. I viaggiatori ci guardano torvi e i contadini ci danno nomi spregiativi. ‘Grampasso’ mi chiama un uomo grasso che vive a un giorno di marcia dai nemici che gli raggelerebbero il cuore o distruggerebbero la sua cittadina, se non fosse incessantemente protetta. Non desideriamo tuttavia che le cose stiano altrimenti. Se la gente semplice non conosce preoccupazioni e paura, rimarrà tale, e noi per aiutarli dobbiamo restar segreti.” (16). Infatti Saruman ha mano libera proprio nel periodo in cui i Dunedain del Nord sono andati a Sud per combattere nella Guerra dell’Anello e non possono più vigilare l’Eriador e le frontiere della Contea.
E Aragorn, che ben conosce gli Hobbit e i loro punti deboli, li protegge con un editto: “1427: […] Re Elessar pubblica un editto che proibisce agli Uomini di entrare nella Contea, e ne fa un Paese Libero sotto la protezione dello Scettro del Nord” (17).
Come abbiamo visto sin qui sono quindi un popolo con pregi e difetti: dato l’affetto di Gandalf e Aragorn verso di loro, sicuramente i primi compensano più che abbondantemente i secondi. Uniamoci quindi al grande coro dell’esercito di Aragorn ed esclamiamo: “Lunga vita ai Mezzuomini! Onorateli con grandi onori!” (18)
Un ringraziamento a Elisabetta Marchi e Barbara Sanguineti per avermi aiutato nella stesura di questo breve saggio.
Note:
1. Che corrispondono a un’altezza dai 60 ai 120 cm. L’altezza di Ruggitoro (Bullroarer) è fissata in “four feet five” cioè 4 piedi e 5 pollci, pari a circa 135 cm. Gli unici hobbit di più alti di lui sono Meriadoc e Peregrino, ma non si sa quanto siano più alti.
2. Il Signore degli Anelli ,“Prologo”, traduzione nostra
3. Ibidem
4. ibidem
5. ibidem
6. ibidem
7. Racconti Incompiuti, III.3 “La cerca di Erebor”
8. Il Signore degli Anelli, I.2 “L’ombra del passato”
9. «Ma è nel carattere della mia gente adoperare parole leggere in momenti come questi e dire meno di quel che pensiamo. Temiamo di dire troppo. Quando uno scherzo è fuori posto ci defrauda delle parole giuste».
«Lo so bene, altrimenti non ti risponderei a tono», disse Aragorn. «Possa la Contea vivere per sempre intatta!».
Il Signore degli Anelli, V.8 “Le Case di Guarigione”
10. Il Signore degli Anelli, II.2 “Il Consiglio di Elrond”, traduzione nostra
11. Il Signore degli Anelli, I.9 “All’insegna del Puledro Impennato”
12. Il Signore degli Anelli, IV.3 “Il Cancello Nero è chiuso”
13. Il Signore degli Anelli, I.9 “All’insegna del Puledro Impennato”
14. Lo Hobbit, I “Una riunione inaspettata”
15. Il Signore degli Anelli, I.2 “L’ombra del passato”
16. Il Signore degli Anelli, II.2 “Il Consiglio di Elrond”
17. Il Signore degli Anelli, Appendice B “il Calcolo degli Anni”
18. Il Signore degli Anelli, VI.4 “Il Campo di Cormallen”
Norbert Spina
ARTICOLI PRECEDENTI: I SAGGI HOBBIT
– Leggi l’articolo su Gli Anelli del Potere
– Leggi l’articolo su Gli Orchi
– Leggi l’articolo su La sorte di Frodo
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– Leggi l’articolo su Denethor: c’è del metodo in questa follia
– Leggi l’articolo su Gli Elfi sono vegetariani? Ecco cosa dice Tolkien
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