Contenuto e commento generale
Il volume di Oronzo Cilli va a mio avviso considerato uno strumento fondamentale per poter adeguatamente comprendere la formazione culturale e la mentalità di J.R.R. Tolkien. Cilli ha infatti realizzato una cosa molto semplice a dirsi, ma estremamente impegnativa a farsi: ha raccolto in un unico testo 2.599 libri che Tolkien ha “frequentato” durante la sua vita. Cilli poi non si è limitato a elencare i testi, ma ha corredato ogni occorrenza riportando le fonti che “dimostrano” il loro nesso con J.R.R. Tolkien.
Un lavoro immane, in cui l’autore, sicuramente il massimo studioso italiano di J.R.R. Tolkien sul piano “biografico”, è stato anche aiutato dalla sua attitudine al collezionismo (lo dico senza alcun intento riduttivo), campo anche questo in cui eccelle e per il quale è richiesta pazienza, precisione, e acribia massime.
Il volume, oltre alla Tolkien’s Library, costa anche di altre parti e in particolare:
– l’elenco degli scritti pubblicati da Tolkien dal 1910 al 1972;
– l’elenco delle interviste a Tolkien delle recensioni ai suoi libri che Tolkien dimostra di aver letto;
– elenco delle tesi universitarie in cui Tolkien su supervisore o esaminatore dal 1929 al 1960;
– lista dei testi editi dalla Early English Text Society, di cui Tolkien fu membro attivo dal 1938;
– elenco delle lectures che Tolkien tenne durante la sua carriera universitaria dal 1920 al 1959
Pregi
Sul lato “materiale”, il volume è magnificamente curato e stampato dalla Luna Press, astro nascente nell’editoria anglosassone legata a questo tipo di studi: la versione cartonata è splendida sia per il disegno in copertina (di Jay Johnstone) sia per l’ottima rilegatura. Anche la versione elettronica è ben realizzata, di facile e immediata consultazione, anche grazie al dettagliato indice interno.
Sempre sul lato editoriale, non si può non essere contenti che questo testo sia stato pubblicato da una casa editrice estera: in questo senso, essendo il quinto volume curato o scritto da italiani e pubblicato da editori “anglofoni” negli ultimi cinque anni (1), segue e prosegue la recente tendenza degli studi tolkieniani nostrani ad aprirsi con maggior decisione alla “platea” internazionale, cosa questa che da sempre AIST caldeggia e promuove.
Sul piano metodologico poi, il volume ha un alto valore scientifico perché, come già anticipato, ogni occorrenza di testi è corredata dalla fonte in base a cui Cilli l’ha aggiunta al suo elenco. Egli infatti divide chiaramente le fonti in:
– Primarie: libri che Tolkien medesimo ha citato, acquistato o chiesto in prestito;
– Secondarie: riferimenti dei massimi studiosi a opere che Tolkien può aver letto;
– legate al New English Dictionary: vengono riportati i testi citati dal NED negli anni in cui Tolkien vi lavorò (1919-20) e che quindi presumibilmente conosceva
Ma il pregio più grande del testo è sicuramente la sua utilità: infatti come dice giustamente Tom Shippey nella sua prefazione (anche questa un “plus” del testo), per capire un autore è importante leggere non solo i libri che ha scritto, ma anche quelli che ha in qualche modo avuto presente.
E così chi consulterà la Tolkien’s Library non sarà forse stupito dalla mole degli studi filologici che Tolkien ha letto, ma resterà sicuramente sorpreso nell’apprendere che ha anche avuto in mano testi di Giosuè Carducci o Agatha Christie.
In quest’ottica, quest’opera di Cilli aiuterà molti studiosi a meglio orientarsi nella “mente” di J.R.R. Tolkien. Ad esempio, si è sempre sospettato che Tolkien conoscesse Leibniz (considerando la sua nozione di armonia e il ricorso al principio dell’identità degli indiscernibili in alcuni suoi scritti (2)) e grazie a questo testo, con una semplicissima ricerca (ho infatti l’edizione elettronica) in pochi secondi ho appreso che egli il 12 Maggio 1931 chiese in prestito questo volume: John Theodore Merz, Leibniz, Edinburgh, Blackwood, 1884 (3).
Limiti
Il volume nasce soprattutto come uno strumento prezioso per gli studiosi e in questo senso non ho limiti particolari da rilevare, visto l’apparato chiaro e corposo di riferimenti e indici.
Certo, se uno si aspetta di trovare dei contenuti critici legati alle opere di Tolkien, resterà probabilmente deluso, ma non era questo l’intento dell’opera e dell’enorme lavoro che ha fatto l’autore.
Io comunque spero che, magari in una seconda edizione, l’autore aggiunga qualche analisi e “interpretazione” dei dati raccolti. Sarebbe ad esempio interessante fare anche una semplice riclassificazione numerica che distingua i testi in base al tipo (filologici, filosofici, narrativi, critici, ecc..) e al periodo in cui vengono consultati: questo potrebbe essere un ulteriore arricchimento per il volume, che comunque già così porterà, dopo quelle già ricevute negli anni passati, altre soddisfazioni agli studi tolkieniani italiani nel mondo.
Note:
1. Si veda: Arduini R., Testi C.A. (eds.), The Broken Scythe, Walking Tree Publishers, Zurich and Jena, 2012; Arduini R., Testi C.A. (eds), Tolkien and Philosophy, Walking Tree Publishers, Zurich and Jena, 2014; Testi C.A., Pagan Saints in Middle-earth, Walking Tree Publishers, Zurich and Jena, 2018; Arduini R., Testi C.A., Canzonieri G. (eds.), Tolkien and the Classics, Walking Tree Publishers, Zurich and Jena, 2019.
2. Si veda ad esempio J.R.R. Tolkien, La reincarnazione degli elfi e altri scritti, Marietti 1820, Milano, 2014, pp. 82 sgg.
3. Apro una breve nota sul valore “ermeneutico” dei libri contenuti (o non contenuti) nella Tolkien’s Library in relazione all’opera di Tolkien, nota che meriterebbe un’argomentazione più ampia, ma questo esula dalla presente recensione. Il discorso è semplice: la
presenza di un testo nella libreria di Tolkien è un dato importate, ma di per se non prova che quel testo abbia influenzato Tolkien nella sue opere; inoltre l’assenza di un altro testo dalla lista non dimostra che Tolkien non abbia mai letto quel testo o che non ne sia stato influenzato. Per chiarificare continuando con il medesimo esempio, la presenza nel volume di Cilli del libro di Merz su Leibniz:
1) da un lato è un argomento in più per sostenere che quando Tolkien scriveva di armonia o identità poteva essere stato influenzato da Leibniz (e su questo piano il testo di Cilli risulta imprescindibile);
2) questa presenza però non prova con certezza assoluta una influenza sull’opera (Tolkien poteva non avere in mente Leibniz quando scriveva di armonia e identità),
3) e questa influenza potrebbe esserci stata anche se in Tolkien’s Library non fosse stato presente quel volume, dato che il testo di Cilli non ha ovviamente la pretesa di contenere tutti i volumi mai consultati da Tolkien.
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LINK ESTERNI:
– Vai al sito della casa editrice Luna Press Publishing
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Grazie Claudio
se non avessi già comprato il testo di Cilli lo avrei comprato dopo aver letto la tua recensione