Siccome molti amici mi hanno chiesto se “mi piace” la nuova traduzione de La Compagnia dell’Anello e vedendo in giro una gran confusione (sia concettuale che “sociale”) ho deciso di scrivere questo articolo per:
1 – Contribuire a chiarire quali sono i dati che abbiamo a disposizione
2 – Mostrare in base a questi la paradossalità di alcune ricorrenti affermazioni
3 – Esprimere il mio personale giudizio sulla versione di Fatica.
1. I dati a disposizione ovvero i termini della questione
1.1) Le traduzioni italiane del Signore degli Anelli (SDA) (1)
Nei dibattiti attuali l’unica alternativa sembra essere tra la versione di Fatica e la versione corrente di Vittoria Alliata di Villafranca, questo è inesatto perché nella storia editoriale di Tolkien si devono distinguere almeno cinque traduzioni italiane pubblicate:
– La Compagnia dell’Anello pubblicata dall’editrice Astrolabio nel 1967 e tradotta interamente da Vittoria Alliata di Villafranca (questa versione la indicherò con V);
– L’intero Signore degli Anelli (SDA), pubblicato da Rusconi nel 1970 con la revisione di Quirino Principe (che indicherò con VQ) il quale modificò alcuni nomi, e riscrisse completamente la poesia dell’Anello (si veda tabelle sotto);
– La versione del SDA di Rusconi del 1974 (VQR), che come variazione nel testo principale ha “elfo” al posto di “gnomo” (che però rimane nella prefazione di Zolla).
– La versione Bompiani del 2003 in cui furono apportate alcune modifiche concordate all’interno della Società Tolkieniana Italiana (e che per questo indicherò con VQRS), in cui furono corretti alcuni refusi e nomi, tra cui “orco” al posto di “orchetto”.
– Infine la versione de La Compagnia dell’Anello di Ottavio Fatica (F).
Nella tabella seguente indico la “storia” di alcuni nomi e della poesia, che mi serviranno come esempio per chiarire meglio le tesi che verrei illustrare.
Tutto ciò per dire che quando si compara la traduzione di Fatica con “la” precedente, andrebbe detto chiaramente a quale delle quattro si ci riferisce.
1.2) Il ruolo dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani (AIST) nella vicenda
Nella ritraduzione di Fatica, AIST ha avuto questi tre ruoli:
1- Ha suggerito a Bompiani di ritradurre SDA: questo suggerimento è scaturito dal desiderio di far percepire Tolkien come un vero classico della letteratura. Siccome tutti i classici della letteratura sono periodicamente ritradotti, se Tolkien lo si vuol far percepire come classico, dopo 50 anni va ritradotto.
2- Ha suggerito il nome di Fatica come traduttore, e questo in coerenza con il punto 1: per rendere onore a Tolkien come classico, andava infatti proposto un traduttore di classici professionista, e Fatica si era già impegnato, tra gli altri, su Kipling e Melville.
3- Ha svolto un ruolo di consulenza per la traduzione nella persona di Giampaolo Canzonieri, esperto in Tolkien e delle sue traduzioni.
Questo per dire che quando si attacca AIST andrebbe chiarito su quale dei tre punti si muovono le critiche. In ogni caso, non è corretto attaccarla per la versione finale, della quale è ovviamente responsabile solo Fatica.
1.3) J.R.R. Tolkien e le traduzioni italiane
Circola oggi una vera e propria fake news, ovvero che Tolkien avrebbe con certezza letto e approvato la traduzione vigente (VQRS) e che quindi quella di Fatica sarebbe illegittima.
Però, oltre a ricordi di addetti ai lavori (di sicuro in buona fede, ma che restano una prova insufficiente per un tema così rilevante), l’unico documento che mi risulta venga riportato è il seguente passaggio tratto dalla Chronology di Scull e Hammond:
“19 February 1968 Tolkien writes to Alina Dadlez. He is horrified by the cover proposed for the Italian translation of The Lord of the Rings ‘based on and even degraded from the frightful Ballantine cover’ (Tolkien-George Allen & Unwin archive, HarperCollins), but is comforted by a letter from someone he knows, and whose opinion he respects, praising the Italian translation. He sends the letter for her to see, and asks for its return.” (2)
Ora, ai fini della chiarificazione per l’attuale dibattito, va rilevato che questo testo si può ricavare quanto segue
1- il brano dimostra che Tolkien non si sta riferendo né alla versione vigente in Italia né alle due precedenti (posteriori al 1968, data della lettera): il testo si riferisce alla sola V del 1967.
2- Il brano non dimostra un’approvazione di V da parte di Tolkien: questo proprio non c’è scritto.
3- Il brano non dimostra che Tolkien ha letto V: anche questo non c’è scritto. Anzi, aggiungo che secondo me Tolkien non ha letto dettagliatamente V, perché già nel 1962 Tolkien aveva esplicitamente detto al traduttore spagnole che sarebbe stato erroneo rifarsi all’etimo di “gnomo” per tradurre “elf” tanto che gli suggerisce di ignorare le due occorrenze di “gnome” riferite agli elfi e presenti ne Lo Hobbit (Lettera n. 239), nell’edizione Ballantine del 1966 de Lo Hobbit egli, proprio per evitare definitivamente questo equivoco, addirittura elimina la parola “gnome” dal testo (3) e la stessa indicazione la darà nel 1973 per la traduzione italiana de Lo Hobbit: “ ‘gnomo’ dovrebbe essere evitato perché non è affatto una parola di origine mitologica, bensì deriva da Paracelso” (4). Dunque se avesse esaminato dettagliatamente V (o VQ) avrebbe dato la medesima indicazione su cui tanto aveva riflettuto, e si sarebbe presumibilmente arrabbiato (anziché confortato) se questa non fosse stata seguita.
Aggiungo che su un piano legale Bompiani ha evidentemente avuto il permesso da chi deteneva i diritti di ritradurre SDA: solo un folle potrebbe pensare di ritradurre questo testo a scopo commerciale senza tutte le approvazioni necessarie, e solo un ingenuo o uno in malafede può pensare che Bompiani lo abbia fatto.
2. Errori e paradossi nell’attuale dibattito sulla traduzione
Premesso che ognuno è libero di esprimere il suo parere, vorrei qui riportare alcune delle affermazioni più ricorrenti nel dibattito sulla nuova traduzione, dalle quali però, che lo si voglia o meno, seguono alcune conseguenze logiche (che numererò con C+ un numero).
A1- Esiste una sola traduzione approvata da Tolkien che non si può modificare!
Da ciò segue che:
C1. Anche se questo fosse vero, questa non è la traduzione vigente (vedi 1.3) ma solo V
C2. Anche se questo fosse vero, allora bisognerebbe muovere guerra non solo a Fatica, ma anche a Quirino Principe, Rusconi e STI (i quali hanno apportato modifiche all’intoccabile versione V: 1.1): perché dunque l’attacco è iniziato solo ora?
C3. Se questo fosse vero e se questo implicasse che non si possono fare traduzioni italiane se non approvate da Tolkien, essendo Tolkien morto vuol dire che in Italia per l’eternità potremmo avere una sola traduzione.
A2. Merry Brandaino è orribile: vanno mantenuti i nomi della versione approvata da Tolkien!
C1. Chi sostiene questa tesi dovrebbe allora battersi per ripristinare Frodo Sacconi, Samio Gamigi, Thorinio, orchetto e gnomo [si veda tabella in 1.1].
A3. Merry Brandaino, Samplicio Gamgee (traduzioni dei nomi in Fatica),, ecc.. sono orribili: vanno mantenuti i nomi della versione attuale pre Fatica!
C1. Chi sostiene questa tesi sta andando contro Vittoria Alliata di Villafranca (vedi suoi nomi in 1.1) ed eventualmente contro Tolkien stesso (nel caso si accettasse che Tolkien approvò una versione di SDA, che non può essere VQRS).
A4. La poesia dell’Anello di Fatica è orribile, meglio quella della Alliata nella versione attuale
C1. Chi afferma questo deve distinguere tra le versioni V, VQ e VQR (in cui nella poesia riportata in 1.2 “degli Elfi” sostituisce “dei Gnomi”)
C2. Se si dice che la versione pre Fatica è la migliore, si sta criticando anche la Alliata perché quella vigente è quella di Principe con la variazione di cui sopra.
A5. La versione attuale de La Compagnia dell’Anello è in tutto meglio di quella di Fatica
C1. Chi accetta questa posizione sappia che sta dicendo che sia l’Alliata che Principe hanno commesso errori gravi (si vedano le variazioni in 1.1) e che di sicuro questa versione non è quella che potrebbe aver approvato Tolkien (morto nel 1973).
A6. Samplicio è sbagliato perché non andava tradotto!
C1. Se così con eguale vigore vanno criticate tutte e quattro le versioni precedenti che hanno tradotto Samwise in Samvise.
3. Giudizio sulla versione di Fatica
Io apprezzo moltissimo la versione dell’Alliata e di Principe e andando all’estero per convegni internazionali su Tolkien (in cui peraltro ho visto ben pochi degli “esperti” che stanno in questi giorni imperversando sul web) ho sempre pubblicamente e privatamente detto che in Italia disponiamo di una buona traduzione del Lord of the Rings. Inoltre ritengo semplicemente “geniale” il lavoro fatto dalla Alliata, perché fatto da una diciasettenne e per di più in poco tempo.
Venendo alla traduzione di Fatica, ci sono principalmente tre aspetti che mi sembrano migliorabili:
1- La versione della poesia dell’Anello di Principe (ancorché integrata con la sostituzione di “Elfi”) è come poesia a mio avviso superiore a quella di Fatica (in cui la scelta di “celano” non mi convince per nulla); va però rilevato come questo risultato sia stato raggiunto con l’aggiunta di concetti e frasi che nella versione originale proprio non ci sono (cfr. Tabella 2). Peraltro altre poesie mi sembrano molto migliori, ma non è questo il luogo per esaminarle.
2- Circa la traduzione dei nomi, vi è una incoerenza: a mio avviso andavano tradotti tutti (ovviamente parlo di quelli “traducibili” in base alla Guide di Tolkien e alle Appendici del SDA): in questo senso è incoerente ad esempio non aver tradotto Baggins (en passant: a me Frodo Sacconi mi è sempre suonato bene).
3- Infine, alcune scelte di nomi di Fatica sono molto discutibili (come del resto lo erano “Samio Gamigi” e “gnomi”) e non penso sia solo un fatto di abitudine: sì signori, anche a me “Forestali” non va giù.
Ciò premesso questi sono i motivi per cui ritengo positiva e migliore la nuova traduzione di Fatica
1. C’era bisogno di una nuova traduzione
Oltre al motivo già espresso in 1.1, il dibattito attuale sta rivelando un fatto molto semplice e inevitabile: non avendo avuto ritraduzioni integrali per 50 anni, in Italia si tende scambiare la versione vigente con l’originale. Solo così si spiegano tutte le frasi del tipo “meglio quella prima che Fatica” dette senza mai fare riferimento all’originale inglese, ma al semplice “mi piace” rispetto a una precedente traduzione. Ritengo inoltre che il dibattito scaturito sia molto positivo per una miglior comprensione di Tolkien: difficile fare statistiche, ma in queste settimane in Italia è di sicuro aumentato il numero di Tolkieniani che si sono andati a leggere anche parzialmente la Guide alla traduzione scritta da Tolkien e il Lord in inglese.
Aggiungo che per me l’ideale sarebbe avere entrambe le traduzioni F e VQRS sempre disponibili, e del resto Bompiani ha offerto proprio questa possibilità, che però è stata rifiutata (cfr. Il Giornale del 16 Gennaio 2019 disponibile qui)
2. La nuova traduzione rende meglio i diversi registri linguistici.
Se si legge il Lord of the Rings in originale, di sicuro si percepirà come diversi personaggi parlano con diversi registri linguistici, tanto che alcuni risultano quasi incomprensibili nel loro gergo, sia per sgrammaticature (volute) che per toni non sempre arcaici. Questo peraltro è il limite più grande della versione dell’Alliata, la quale anche recentemente ha dichiarato che ha volutamente “usato il metodo di scrittura di Dante […] per rendere il linguaggio di Tolkien Arcaico” (5).
Sempre nella medesima conferenza ha poi criticato una lista di errori presente sul sito AIST la quale segnalava come sbagliata la traduzione della frase “Mr. Bilbo has learned him his letters” con “Il padrone gli ha anche insegnato a leggere e scrivere” (cfr. SDA, CA, c.1 Una festa a lungo attesa). Per l’AIST infatti la traduzione corretta sarebbe stata (ed è) “gli ha imparato” (6), poi così recepita da Fatica. Questo esempio è eclatante perché dimostra che la Alliata non ha né voluto, né ha reso il registro sgrammaticato degli hobbit, cose che invece Fatica ha provato a fare.
3. La nuova traduzione è più scorrevole
Questo è dovuto al fatto che l’Alliata ha volutamente usato l’espediente della doppia aggettivazione (vedi punto seguente) per rendere un linguaggio più arcaico (7), il che appesantisce (e peraltro allunga) la versione italiana. Per dimostrare questo, oltre al “piacere” che si può provare nella lettura del nuovo testo, basta ricordare che la versione VQRS della Compagnia dell’Anello (introduzioni e prologo escluse) conta 178.792 parole mentre quella di Fatica ne conta circa 5.591 di meno.
4. La nuova traduzione ha cercato di rendere in italiano il significato linguistico originale
Questo lo si vede, ad esempio, nel diverso modo in cui i due traduttori hanno reso il celebre brano sotto riportato
Dalla comparazione emerge con chiarezza non solo l’aggiunta in VQRS di periodi o aggettivi inesistenti nel testo di Tolkien (si vedano i corsivi da me enfatizzati), ma anche come Fatica ha provato (e in questo caso è brillantemente riuscito) a conservare quel decisivo e non banale gioco di parole che c’è nel testo inglese e che si perdeva in tutte e quattro le precedenti traduzioni italiane.
4. Conclusione
Ogni traduzione ha avuto e avrà sempre pregi e limiti, così vale per quelle italiane passate, presenti e future, inclusa la pur migliore versione di Fatica. Sì, perché io spero che in futuro appaiano ancora altre traduzioni del SDA e questo non solo perché ciò conviene a ogni classico [1.1], ma anche perché come ci dice Tolkien stesso “lo sforzo per tradurre o per migliorare una traduzione ha valore non tanto per la versione che produce, quanto piuttosto per la comprensione dell’originale che risveglia” (8).
Note:
1. Nella redazione di questo paragrafo mi sono avvalso della dettagliatissima ricostruzione che si trova in Cilli O., Tolkien e l’Italia, Il Cerchio, Rimini, specie pp. 163-172, 277-289.
2. Scull C. – Hammond W., Chronology, Harper Collins, London, 2006, p. 718. Parte del discorso qui sviluppato è così correttamente riassunto da Oronzo Cilli (a parte l’aggiunta non presente nel testo inglese citato): “L’Alliata […] tradusse: Thorin Oakenshield in Thorinio Ochenscudo (la Compagnia dell’Anello, 1967, p. 17); Baggins in Sacconi (Ivi 25), Sam Gamgee in Samio Gamigi (Ivi 26); Merry Brendybuck in Felice Brandibucco (Ivi 44) e Sackville-Baggins in Borsi-Sacconi (Ibid.) Scelte riconosciute, per via indiretta, e apprezzate dallo stesso Tolkien il quale, in una lettera del 19 febbraio 1968, scrisse ad Aliana Dadlez: ‘Sono confortato da una lettera ricevuta da qualcuno che conosco, e la cui opinione rispetto, il quale loda la traduzione italiana. Le invio lettera per conoscenza, chiedendole poi di restituirmela’ (Chronology, 718)” (Cilli O., Tolkien e l’Italia, p. 138).
3. Anderson D., Lo Hobbit Annotato, Bompiani, Milano 2012, pp. 239 e 104.
4. Cilli, Tolkien e l’Italia, p. 191; per il riferimento all’edizione spagnola ibid. nota 11.
5. Podcat del Raduno di San Marino 2019, minuto 1.39.07 disponibile qui.
6. Ibid. minuto 2.03.00 seguenti.
7. Ibid. minuto 1.39.07
8. J.R.R.Tolkien, Tradurre Beowulf, in Il Medioevo e il Fantastico, Luni, Miano, 2000 p. 95, enfasi mie. Testo originale: “The effort to translate, or to improve a translation, is valuable, not so much for the version it produces, as for the understanding of the original which it awakes”.
ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Ancora uno sforzo se volete essere tolkieniani
– Leggi l’articolo Esce oggi la nuova traduzione della Compagnia dell’Anello
– Leggi l’articolo Bompiani: le novità tolkieniane ottobre 2019
– Leggi l’articolo La traduzione della Compagnia a ottobre
– Leggi l’articolo Ritradurre Il Signore degli Anelli: l’intervista
LINK ESTERNI:
– Vai al sito di L’editore Bompiani: «Nessuna lettura ideologica di J.R.R. Tolkien»
.
Bell’articolo o bischeri!