Dall’alba dei tempi i gioielli sono un motivo tipico delle storie tradizionali. Un’abbondanza di pietre o metalli preziosi può dare semplicemente l’impressione di esotismo oppure rappresentare un bel tesoro, con tutte le sue implicazioni che questa ricchezza favolosa può causare, ad esempio fornendo un buon motivo per il tradimento. I gioielli possono inoltre possedere poteri speciali. Ancora oggi alcune persone comprano le pietre preziose per l’energia misteriosa che si ritiene abbiano su chi le indossa, come ad esempio la «pietra natale» portafortuna. Tutti questi elementi possono essere trovati nelle opere di Tolkien. Nelle prime raffigurazioni di Eldamar che si trovano nei Racconti Perduti, gli Elfi Noldoli (Noldor) realizzano per primi gemme dagli elementi della natura e le distribuiscono liberamente per abbellire l’ambiente circostante. Questo esempio richiama il primo tipo di fascino sopra descritto. Quando poi Earendil arriva a Tirion, i suoi piedi sono coperti dalla polvere scintillante dei diamanti lungo le strade.
I tesori son pericolosi
Più spesso, però, Tolkien sottolinea il pericolo dei tesori. I tentativi di catturare o migliorare la bellezza naturale della creazione primaria possono portare a una forma egoistica e illecita di subcreazione. Sebbene Feanor crei i Silmaril usando la luce libera disponibile dei Due Alberi, l’elfo li brama e non permette che vengano spezzati per il bene comune di tutti dopo che gli Alberi verrano distrutti. Il giuramento prestato dai figli di Feanor per riguadagnarli a tutti i costi dopo che sono stati rubati da Melkor è la base di tutte le tragedie de Il Silmarillion.
Nauglamír, la Collana dei Nani, una famosa collana in oro tempestato di gemme magnifiche di Valinor. Il gioiello fu forgiato per Finrod Felagund dai Nani di Nogrod e sembra che chiunque la indossasse apparisse ammantato da grazia e bellezza. Il conflitto si rinnova quando Thingol, ricevuto in dono la collana, decide di farvi montare sopra il Silmaril e questo portò alla fine alla morte di Thingol e Dior. Ne Lo Hobbit, c’è l’Arkenstone, il grande cristallo dal cuore della Montagna Solitaria, che è così bramato da Thorin Scudodiquercia che porta molte tensioni con Elfi e Uomini e alla fine porta alla Battaglia dei Cinque Eserciti.
Ne Il Signore degli Anelli la pietra bianca che Arwen dà a Frodo per lenire il dolore della sua perdita, invece, appartiene chiaramente al terzo gruppo, le pietre che hanno poteri benefici. La pietra verde indossata da Aragorn sulla sua fronte quando entra a Minas Tirith, porta le persone a chiamarlo con il suo nome profetizzato, Elessar, la pietra degli Elfi. È un simbolo della sua legittimità e un legame tangibile con il passato.
Le fonti medievali
Possibili fonti per alcuni dei motivi di tutti questi gioielli si possono trovare nei testi medievali in anglosassone che Tolkien studiava. L’Arkenstone può essere visto come una spiegazione creativa delle eorclanstanas in Beowulf (di solito definiti «pietre preziose»). Le gemme di Eldamar ricordano il paesaggio ingioiellato e la città di Pearl. Alcune somiglianze con i Silmaril possono essere viste nella corona del re di Faerie in Sir Orfeo, che è fatta di una singola gemma che brilla come il sole e il fatto che la sua terra sia illuminata da pietre preziose. È impossibile dire quale influenza, conscia o inconscia, questi testi abbiano avuto sul processo creativo di Tolkien. Proprio per questo inizieremo un viaggio nel mondo dei gioielli creati nella Terra di Mezzo, tra i libri di Tolkien, ma senza dimenticare tutte le opere derivate, dalle due trilogie cinematografiche, alle trasposizioni a fumenti, cartoni animati e del mondo videoludico. Ci accompagnerà un noto orafo fiorentino, Thomas Lorenzoni, che firmerà i prossimi articoli.
Redazione
(tratto da The JRR Tolkien: an Encyclopedia)
.