Eccoci alla seconda puntata della nuova rubrica Tolkien Jewels. Dopo aver parlato dei gioielli e del loro ruolo nei libri di J.R.R. Tolkien, ora passiamo alle pellicole cinematografiche di Peter Jackson, in cui i gioielli si possono anche vedere e svolgono un ruolo altrettanto importante. Uno dei numerosi meriti che possiamo attribuire al regista neozelandese è sicuramente quello di essersi avvalso della maestria di una delle eccellenze dell’oreficeria mondiale. L’Unico Anello, o meglio, gli Unici Anelli, come anche Vilya, l’anello d’aria, sono infatti usciti dalla forgia di un prestigioso orafo danese. Ecco tutta la sua storia!
Un danese tra i Kiwi
Jens Hoyer Hansen è il nome dell’orafo. Nato nel 1940 a Gram (Danimarca), aveva 12 anni quando con i suoi genitori e fratelli si era trasferito in Nuova Zelanda. La famiglia aveva trovato casa presumibilmente ad Auckland, visto che nel 1955 Hansen iniziò un apprendistato presso i gioiellieri Sweeney di quella città [1]. Era nipote di un fabbro, da cui ereditò evidentemente la passione per la lavorazione del metallo e il gusto per le geometrie. Prestò la fama della sua bravura si diffuse non solo in Nuova Zelanda, ma anche in Danimarca, dove tornò nel 1962 e per tre anni lavorò per la ditta Michelsen, responsabile per le oreficerie regali danesi e poi per la ditta Borup [2]. Si sposò nel 1965 e tornò a stabilirsi in Nuova Zelanda, dove nel 1968 aprì la sua bottega privata a Nelson, la città più antica dell’Isola del Sud e la seconda città più antica della Nuova Zelanda.
A Nelson la sua fama crebbe sempre più grazie alle opere di grande bellezza che realizzò. All’inizio degli anni ’90 iniziò anche a lavorare come artista residente presso il Politecnico di Otago a Dunedin. Durante tutta la sua vita espose in oltre 30 mostre personali e partecipò a numerose mostre collettive in Nuova Zelanda, Australia ed Europa. Dei suoi insegnamenti giovarono molti degli orafi e dei gioiellieri contemporanei della Nuova Zelanda [3]. Nella sua collezione possiamo trovare gli anelli Timeless, con un chiaro riferimento al fatto che non sono partecipi della moda e dei tempi, e i Geometric, che devono essere alcuni degli anelli più ripetuti nel tempo [4]. Nella mia bottega ho trovato modelli in piombo molto simili per forma, infatti, lasciati in eredità da vecchi orafi del passato.
Forgiare l’Unico Anello
Fu nella sua nota bottega a Nelson che, nel marzo 1999, si presentò l’intero gruppo di direzione artistica dei film de Il Signore degli Anelli che di lì a breve sarebbero stati girati proprio in quella bella terra. L’intenzione era quella di chiedere ad Hansen di realizzare un disegno che avesse il fascino e la potenza del favoloso anello della storia di John Ronald Reuel Tolkien [5].
L’Unico Anello è forse, più di tutti gli anelli da lui creati, il più “senza tempo” [6]. Il disegno è basato su come Thorkild, il figlio secondogenito di Hansen, descrisse l’Anello quando era ancora un bambino: «Una semplice e pesante banda» [7] [8]. La famiglia Hansen, infatti, era già una grande appassionata dei libri di Tolkien [9]. Il figlio primogenito Halfdan, in un’intervista, riporta gli intenti del padre di ricreare l’Unico Anello «catturando la prepotente presenza e gravità attraverso il peso dell’oro a 18 kt e la generosità della linea e della proporzione» [10]. E quale anello si presta meglio di una fede matrimoniale? L’anello che aveva in mente l’orafo danese, e che poi è stato creato, è probabilmente una via di mezzo fra una fede matrimoniale classica e una mantovana, a cui è stata limata la parte interna per essere resa “comoda”.
Nel 1999 Jens Hansen presentò dunque 15 prototipi in pesi e rifiniture diverse basandosi sulle descrizioni che ne aveva fatto Tolkien nelle sue storie, in cui era descritto come «un anello perfettamente liscio, rotondo e senza segni» [11]. Dopo la selezione tra i prototipi, insieme al figlio Thorkild forgiò più di 40 esemplari del modello scelto per i film. Dovevano adattarsi alle dita del gigantesco Sauron, a quelle di un uomo (Isildur) o di un piccolo Hobbit (Frodo) [12][13], senza dimenticare il povero Gollum. Ce n’era anche un modello maxi, diametro di quasi 20,50 cm, che nel prologo de La Compagnia dell’Anello “volava” sullo schermo e sopra le battaglie [14]. Solo per la sequenza del Consiglio di Elrond, quando diventa uno specchio che riflette le immagini, ce ne sono voluti 30 diversi. La scritta in tengwar elfiche – «che in principio era chiara come fiamma incandescente, è sparita del tutto. Un segreto che ora solo il fuoco può raccontare» – è un effetto generato e aggiunto dal computer [15]. Ogni anello forgiato dalla famiglia non è né inciso, né segnato in alcun modo. È completamente lucido, all’esterno. La maggior parte era d’acciaio, poi ricoperta d’oro, ma Jackson ne ha voluto qualcuno in oro puro. All’interno dei gioielli Hansen è visibile il marchio di Jens e della sua bottega, che è eseguito tramite un punzone di ferro impresso a freddo sul metallo con un colpo deciso di martello [16], ed è una sua versione del Chi-Rho [17], ma non compare in nessuno degli Anelli dei film, ovviamente. Il primo, storico prototipo, è nella cassaforte del negozio di oreficeria a Nelson. La copia che Frodo portava al collo è invece nell’ufficio di Elijah Wood a Los Angeles.
Gli Anelli nella prima trilogia
Nelle prime immagini de La Compagnia dell’Anello – nel Prologo, appunto – vediamo che gli Anelli del Potere sono stati creati tramite fusione dell’oro in un crogiolo a bicchiere e poi versati, tramite delle pinze, in osso di seppia [18]. Questo presenta addirittura quello che sembra un marchio, con forma dell’elmo di Sauron sovra-impresso nell’osso, sotto la gavetta di filo di ferro che regge le due parti di quest’ultimo.
Nella bottega di Hansen, invece, alla fusione in un crogiolo aperto in gesso, come si usano oggi, segue il getto del metallo fuso nella lingottiera, dove diventa solido attraverso il raffreddamento. Quindi «viene passato in una pressa manuale e viene formato un “filo” squadrato. Il filo è piegato nella forma e quindi forgiato usando dei martelli per creare la forma desiderata. È rifinito, dunque, usando lime e brunito, culminando in un processo di pulimentatura» [19]. Non viene specificato, ma è importante, che il filo, una volta piegato su se stesso per congiungersi all’altra estremità, viene saldato attraverso l’utilizzo di una fiamma e di una lega saldante che scorre lungo la parte larga del filo. In questo modo il cerchio è chiuso e si può passare alla messa in forma dell’anello, dopo un bagno nell’acido per togliere le impurità e il fondente usato per far scorrere la saldatura [20].
Il modello di base, alla fine del processo, pesa approssimativamente 17 grammi, più di ½ oncia, ha uno spessore di 2,7 mm e misura circa 7 mm di altezza, cioè poco più di ¼ di pollice, quando viene appoggiato su un lato. È fatto di oro giallo a 18 kt [21] quindi, per usare una specifica, a 750 millesimi. Quello indossato da Sauron, invece, misura quasi 2 pollici di diametro, è quasi 3 once di argento sterling 925 millesimi, ed è placcato in oro giallo a 18 kt [22].
In un’altra intervista [23] si descrive l’anello usato nella scena dove Bilbo lascia cadere a terra l’Anello uscendo di casa: «L’anello usato era di 6 pollici di diametro; era fatto d’acciaio e placcato d’oro. È stato posto un magnete sotto al pavimento cosicché quando è caduto è apparso estremamente pesante» per mostrare un peso metaforico che l’Anello avrebbe avuto sul suo portatore.
Un altro grande anello è stato realizzato per una scena sulle Montagne Nebbiose, subito prima di giungere al Caradhras. Nel film, Frodo perde la collana con l’Anello e Boromir la recupera. Nel primo piano possiamo vedere un altro anello che «aveva di nuovo 6 pollici. La catena era d’argento e fatta a mano qui in bottega, ed era lunga circa un metro!», come ha spiegato Thorkild in un’intervista. Sono di forgia di Jens Hansen anche la catena d’argento, indossata da Frodo, e Vilya, portata da Elrond. La catena indossata nel film era di 65 cm, cioè 25.5 pollici [24].
Vilya, l’anello di Elrond
Per quanto riguarda Vilya sono riuscito ad ottenere meno informazioni, purtroppo. Si tratta di uno dei Tre Anelli degli Elfi (gli altri due sono Nenya e Narya), ed era stato custodito da Gil-Galad, che poi lo diede a Elrond. Fu disegnato da Thorkild Hansen durante le riprese e, come l’Unico, è stato creato basandosi sulla descrizione fatta nei libri: «Un anello in oro con una grande pietra blu» [25] e per questo veniva anche chiamato nei libri l’Anello blu o l’Anello di zaffiro. Questo particolare anello è stato creato in oro giallo 750 millesimi in cui è stato incastonato uno Zaffiro naturale di Ceylon ovale, a taglio sfaccettato di 8×6 mm. Ha un gambo affusolato che parte da 9,5 mm, nella parte superiore, con dettagli in rilievo e una finitura, interna a questi ultimi, ossidata.
Si può ammirare quest’anello all’inizio de La Compagnia dell’Anello, quando vengono mostrati i tre anelli elfici nella mano di ciascun portatore, e ne Il Ritorno del Re sulla mano di Elrond (Hugo Weaving) prima di salire a bordo della nave ai Porti Grigi. Appare anche nel terzo capitolo della seconda trilogia, Lo Hobbit: La Battaglia dei Cinque Eserciti, quando di nuovo è infilato al dito di Elrond dopo che il Sire Elfico ha combattuto con gli Spettri dell’Anello [26].
Il creatore di simili opere d’arte però non riuscì a vedere i suoi anelli sul grande schermo. Nello stesso anno in cui incontrò Jackson e la sua troupe – il 1999 – gli fu diagnosticato un cancro e morì ad agosto, dopo appena 4 mesi di inteso lavoro. La sua eredità vive grazie ai suoi due figli che portano avanti la bottega, oggi ingrandita e resa adatta a sempre nuove iniziative ed eventi in sua memoria. Sono creatori per la Weta, il merchandise più accurato dell’Unico Anello, sotto licenza della Warner Bros. Su youtube si trova il video «How much does a One Ring weigh?» (“Quanto pesa l’originale rispetto alle copie”) e «Making rings at Jens Hansen», un video per immagini sulle modalità di creazione degli anelli da parte di Jens Hansen.
Thomas Lorenzoni
NOTE AL TESTO
[1] da www.jenshansen.com
[2] Telford, Helen. Suter Art Gallery Magazine, 7 April – 7 May 2000. “The Jeweller’s Mark: The Jens Hansen Workshop Story”
[3] da www.jenshansen.com
[4] Sia i Timeless che i Geometric si possono vedere sul sito www.jenshansen.com
[5] Phillips, Hazel. Idealog, 2009 (19), p. 22. “More true rings”, ripreso da Wayback Machine del 1 marzo 2014
[6] da www.jenshansen.com
[7] da www.jenshansen.com
[8] da The creation of the One Ring: an interview with Thorkild Hansen, su www.lunchip.com
[9] da The creation of the One Ring: an interview with Thorkild Hansen, su www.lunchip.com
[10] Intervista di Lily Milos del 9 Ottobre 2012, Forging the One Ring: an interview with Halfdan Hansen, su www.middleearthsnews.com
[11] Intervista di Lily Milos del 9 Ottobre 2012, Forging the One Ring: an interview with Halfdan Hansen, su www.middleearthsnews.com
[12] da The creation of the One Ring: an interview with Thorkild Hansen, su www.lunchip.com
[13] da www.jenshansen.com
[14] da www.jenshansen.com. Sul sito, nella descrizione, viene riportata la misura del diametro interno dell’anello in inches: «Jens and his son, goldsmith Thorkild Hansen, made more than 40 variations of the Movie Ring* for the films. These were scaled for different scenes and sized to suit its various owners – from smaller solid gold versions that perfectly fit Hobbit’s fingers, to the 8-inch ring seen in The Lord of the Rings‘ prologue spinning and turning through the air».
[15] Intervista di Lily Milos del 9 Ottobre 2012, Forging the One Ring: an interview with Halfdan Hansen, su www.middleearthsnews.com
[16] Per le specifiche, rimando al testo che ho utilizzato per le informazioni storico-tecnologiche: Oreficeria Moderna di Luigi Vitiello, V edizione (Hoepli 2005), pgg: 182 e 580
[17] da www.jenshansen.com
[18] Informazioni su “crogiolo”, “pinze”, “leghe saldanti” e “osso di seppia” in Oreficeria Moderna di Luigi Vitiello, (Hoepli 2005), pgg: 263, 264, 290-304, 389 e 390
[19] da The creation of the One Ring: an interview with Thorkild Hansen, su www.lunchip.com
[20] Informazioni su “Imbianchimento e disossidatura” e “saldatura” in Oreficeria Moderna di Luigi Vitiello, (Hoepli 2005), pgg: 258-260, 284-304
[21] Per un’accurata distinzione delle scale concernenti le quantità di peso di metallo in una lega rimando a Oreficeria Moderna di Luigi Vitiello, (Hoepli 2005), pgg: 14, 15. Dico solo che quando si usa il termine “carati” si usa una scala ventiquattresimale. La scala attualmente usata, almeno in Italia, è quella millesimale. Si può fare un parallelo fra le due, così avremo ad esempio 20 grammi di oro a 750 millesimi, che sarà lo stesso che dire 20 grammi di oro a 18 carati espresso con il simbolo “kt” o “ct”.
[22] da www.jenshansen.com
[23] da The creation of the One Ring: an interview with Thorkild Hansen, su www.lunchip.com
[24] da www.jenshansen.com
[25] Intervista di Lily Milos del 9 Ottobre 2012, Forging the One Ring: an interview with Halfdan Hansen, su www.middleearthsnews.com
[26] da www.jenshansen.com
ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo
LINK ESTERNI:
– Vai al sito web di Jens Hansen
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