Sesta puntata della storia dell’illustrazione tolkieniana a cura di Sergio Lombardi, grande esperto e collezionista dei Tolkien Calendars, che raccoglie da oltre 30 anni. Nelle prime cinque puntate (qui la prima, qui la seconda, qui la terza, qui la quarta e qui la quinta puntata), Lombardi ha descritto i primi passi di una delle pubblicazioni di maggior successo nel mondo tolkieniano, i Calendari di Tolkien, la loro Prima Era (1973-1983) e Seconda Era (1984-1989).
Prima ancora del film di Ralph Bakshi e di quelli di Peter Jackson, i calendari di Tolkien sono stati l’espressione visuale della Terra di Mezzo e la bottega dell’arte dei grandi illustratori, facendo sognare milioni di appassionati e diventando in breve un oggetto di culto molto collezionato, di cui raccoglie l’eredità oggi anche il Lords for the Ring – 2021 Art Calendar. Nella precedente puntata abbiamo assistito alla nascita della Compagnia del Calendario, formata dai tre artisti riconosciuti oggi come i migliori illustratori di Tolkien di tutti i tempi: Alan Lee, John Howe e Ted Nasmith, abbinati nel calendario 1987 a Roger Garland. Finora, ogni puntata della storia dei calendari è stata dedicata a più artisti, tranne la terza, dedicata a J.R.R. Tolkien come illustratore. Il portfolio di opere tolkieniane di Alan Lee è così imponente, da dedicare a lui questa puntata.
Sesta puntata: Il viaggio inaspettato di Alan Lee
La storia personale di Alan Lee, oltre a essere legata a Tolkien, prima con le illustrazioni dei Calendars, poi dei libri e poi con il lavoro nei film di Peter Jackson, ha varie affinità con il mondo tolkieniano. Anche Alan Lee, come Bilbo Baggins, era radicato nella sua Contea (il Devonshire), un ambiente verdissimo, ideale e remoto, e la sua vita si svolgeva nella quiete della sua residenza di campagna, un vero “buco hobbit” con ogni confort, in contemplazione della natura e del confortevole piccolo mondo circostante, lontano dalle grandi città e da ogni stress. Come Bilbo, anche Alan Lee disegnatore non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe percorso 20mila chilometri per vivere la sua avventura sui set cinematografici del Nuovissimo Mondo, per diventare così Alan Lee Lead Concept Artist e trovare il suo tesoro (l’Oscar).
Prima di volare in Nuova Zelanda per la prima volta nel 1998, Alan Lee era riuscito a creare un ambiente familiare e lavorativo ideale a livello artistico: si era trasferito insieme al collega illustratore Brian Froud e alle loro famiglie a Dartmoor, territorio del Devon dai paesaggi evocativi e misteriosi (non lontano dalla Cornovaglia dove l’altro calendarista Roger Garland viveva, traendo ispirazione da quella terra arturiana, come raccontato nella quarta puntata).
A Dartmoor, i Lee e i Froud hanno costituito una piccola e sorprendente comunità artistica: Marja Lee Kruÿt, moglie di Alan Lee, è una pittrice di successo, e anche la loro figlia Virginia Lee è una designer e scultrice molto dotata, tanto da aver partecipato alla trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli, realizzando sui set dei film architetture, oggetti e decorazioni basate sui disegni del team di creativi diretto da Alan Lee e John Howe (nella quinta puntata maggiori informazioni sulla loro collaborazione nei calendari e nei film). Virginia produce anche merchandising tolkieniano per la Weta Workshop.
Anche la famiglia Froud ha una elevatissima concentrazione artistica, con Brian Froud, massimo esperto dell’iconografia e della tradizione di fate e folletti, e sua moglie Wendy Midener Froud, scultrice statunitense conosciuta per la realizzazione di manufatti, bambole e pupazzi tra i quali il più famoso è Yoda di Star Wars. Entrambi hanno fatto parte del team creativo di Jim Henson e contribuito alla realizzazione di capolavori dell’animazione come il Muppet Show, Labyrinth e Dark Crystal. Anche loro figlio Tob Froud, che ha esordito nel cinema già da neonato interpretando il bambino rapito dal Re dei Goblin in Labyrinth, è un famoso esperto di animazioni ed effetti speciali, avendo lavorato anche al primo film della serie delle Cronache di Narnia. Tutta la famiglia Froud ha lavorato sulla nuova serie Netflix Dark Crystal: Age of Resistance.
Fu proprio con Brian Froud che Alan Lee ha esordito nel 1978 con Faeries, compendio illustrato di folklore fiabesco, ispirato dall’editore Ian Ballantine, che voleva replicare il successo del libro olandese Gnomes, riuscendo abbondantemente a superarlo, con oltre cinque milioni di copie fino al 2003 e un cortometraggio di animazione dallo stesso titolo uscito nel 1981. Del volume è stata pubblicata un’edizione speciale per il 25º anniversario, che ha riscosso a sua volta un grande successo.
Alan Lee lesse per la prima volta Il Signore degli Anelli nel 1965 ed è sempre stato il suo libro preferito tra le opere di Tolkien: «Ho incontrato per la prima volta Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli quando avevo diciotto anni», ricorda. «Era come se Tolkien avesse preso tutti gli elementi che avrei mai voluto in una storia e li avesse intrecciati in un’unica enorme narrazione senza soluzione di continuità. E, cosa ancora più importante per me, aveva creato un luogo: un vasto, bellissimo, fantastico paesaggio – che è rimasto nella mente molto tempo dopo che i protagonisti avevano terminato le loro battaglie e si erano separati». Come abbiamo raccontato nella puntata precedente, Alan Lee entrò con la sua arte nella Terra di Mezzo con il Tolkien Calendar 1987, illustrandolo insieme a un incredibile team di artisti visuali, di cui fecero parte anche Ted Nasmith, John Howe e Roger Garland. Lee divenne celebre nel 1991 quando, per celebrare il centesimo anniversario della nascita di Tolkien, la HarperCollins gli chiese di realizzare 50 dipinti per illustrare Il Signore degli Anelli. L’artista si è immerso in questo lavoro per due anni, ottenendo illustrazioni così perfette, e così universalmente acclamate, che sono ora ineluttabilmente legate alla grande storia di Tolkien per i lettori di tutto il mondo. La ricca edizione speciale rilegata del Signore degli Anelli chiamata Centenary Edition ha avuto nove ristampe in inglese ed è stata poi usata per le edizioni deluxe in italiano anche da Bompiani. Successivamente ha illustrato Tolkien’s Ring di David Day e l’edizione del 1997 di Lo Hobbit, le copertine dei volumi dal VI al IX della History of Middle Earth e numerose altre opere di Tolkien. L’artista, infatti, è sempre riuscito anche a tenere uno stretto legame con il mondo del libro, illustrando le pubblicazioni postume di Tolkien: I Figli di Húrin, Beren e Lúthien, La Caduta di Gondolin e la nuovissima edizione de I Racconti Incompiuti (2020), nonché Shapeshifters: Tales from Ovid’s Metamorphoses (raccontato di Adrian Mitchell) e The Wanderer (una splendida edizione della Folio Society di poesie in inglese antico). Nel 1998 ha vinto il Premio World Fantasy come miglior artista. La tecnica pittorica utilizzata da Alan Lee è da sempre l’acquerello, ma sono celebri suoi schizzi a matita, come quelli nei meravigliosi sketchbook dello Hobbit e del Signore degli Anelli. In una recente intervista, l’illustratore inglese ha detto di amare la tecnica con gli acquerelli: «Mi piace l’imprevedibilità di un materiale influenzato da umidità, gravità e tanti altri fattori. Con l’acquerello non hai sotto controllo la pittura, ma ci sei in relazione. È come un dialogo: dipingendo, tu rispondi alle reazioni dell’acquerello, che risponde alle tue azioni. Questa tecnica consente all’artista risposte intuitive e una spontaneità che consente alla magia di realizzarsi nell’opera». «Penso di essere sempre stato ispirato dalle situazioni del momento; le descrizioni che Tolkien faceva dei paesaggi, specialmente di boschi e foreste, erano così evocative che ho sentito la necessità di ricrearle nelle mie illustrazioni».
I calendari dal 1993 al 2021
In totale, ad oggi sono dieci i calendari di Tolkien disegnati da Alan Lee, di cui tre collettivi (1987, 2013 e 2021) e sette con sole sue opere (1993, 1999, 2007, 2008, 2018, 2019 e 2020). Due diverse copertine furono realizzate per il Tolkien Calendar 1993: su quella britannica Orcs on the road su sfondo rosso, mentre su quella statunitense Frodo and Gandalf su uno sfondo intarsiato ligneo. Il calendario presenta immagini tratte dalla versione illustrata del Signore degli Anelli del 1991, quella del Centenario appunto.
Il Tolkien Calendar 1999 sfruttava le immagini realizzate da Lee per la versione illustrata de Lo Hobbit del 1997. Fra le varie illustrazioni, colpisce quella di ottobre 1999: The Goblins, in cui Lee è stato probabilmente ispirato dai quadri di Hieronymus Bosch, ma anche dai lavori di Brian e Wendy Froud sui folletti in Labyrinth e Dark Crystal. A sua volta, quest’opera di Lee ha sicuramente influenzato il creative team della trilogia cinematografica de Lo Hobbit per la scena di Goblin Town col Grande Goblin. Nel libro il suo aspetto è descritto come «un Goblin orrendo e dalla testa enorme» e che sedeva su un trono, una pietra larga e piatta. Malvagio e crudele, ma anche intelligente e astuto, il Grande Goblin appare nel capitolo in cui cattura sulle Montagne Nebbiose la compagnia di Thorin Scudodiquercia diretta verso Erebor. Il Grande Goblin è anche chiamato Re dei Goblin o Malevolenza da un suo stesso soldato-goblin. Interroga personalmente il gruppo. Quando scopre in possesso dei Nani alcune delle spade che, in epoche passate, avevano abbattuto molti della sua specie, il Grande Goblin decide di punire il gruppo, ma proprio in quel momento interviene Gandalf che lo uccide e libera i Nani.
Nel Tolkien Calendar 2007 le immagini sono tratte dal The Lord of the Rings Sketchbook del 2005. Maestosa appare l’illustrazione di giugno 2007, Orthanc, che è fra quelle che hanno convinto Peter Jackson a inserire Alan Lee nel suo progetto cinematografico. Lee spiega: «Sono continuamente ispirato da Rembrandt e Breughel e mi sono spesso chiesto se la sua brillante “Torre di Babele” abbia ispirato la descrizione di Minas Tirith di Tolkien». La tavola è anche stata usata come copertina de Il Signore degli Anelli deluxe illustrato, nella versione della nuova traduzione di Ottavio Fatica in volume unico pubblicata da Bompiani lo scorso autunno.
Per il Tolkien Calendar 2008 le immagini sono tratte da quelle realizzate da Lee dal volume The Children of Húrin (2007). Notevole per il suo pathos l’illustrazione di marzo 2008 dal titolo The Words of Húrin and Morgoth, in cui appare in primo piano Húrin sul trono di pietra sul Thangorodrim a cui rimase incatenato dalla maledizione di Morgoth per ventotto anni. La tensione sul volto di Húrin e la lava sullo sfondo caratterizzano l’opera. La sua storia è centrale nelle vicende de Il Silmarillion: il fratello Huor muore nella Nírnaeth Arnoediad, l’ultima delle cinque grandi battaglie delle Guerre del Beleriand e che si conclude con una disastrosa sconfitta per elfi e uomini. Húrin, invece, fu catturato vivo perché l’unico a conoscere l’ubicazione di Gondolin. Quando il guerriero si rifiutò di rivelargliela, Morgoth gettò su di lui una micidiale maledizione «[…] una sorta di tenebra e dolore […]» su tutta la casata di Húrin. La vicende è all’origine de I Figli di Húrin, appunto.
Il Tolkien Calendar 2013 è un calendario collettivo, con disegni di Alan Lee e John Howe che firmano sei tavole a testa. Le immagini di Alan Lee sono tratte ancora una volta dalla sua versione illustrata de Lo Hobbit pubblicata da HarperCollins nel 1997. Degna di nota è l’illustrazione di agosto 2013 Riddles in the dark, con un Bilbo paralizzato dal terrore alle prese con Gollum e i suoi indovinelli. È una scena iconica: la povera creatura è segnata dalla vita innaturale che gli ha donato l’Unico Anello, ben 500 anni. Gollum sfida il suo ospite a una gara di indovinelli, in cui la posta è la vita di Bilbo: in questo si vede l’influenza della mitologia norrena su Tolkien che riprende questo espediente da molte saghe in cui l’eroe rischia la vita in maniera simile. Sia Bilbo sia Gollum si rivelano molto bravi in questo gioco e la spiegazione è semplice: sono entrambi Hobbit cresciuti nella medesima cultura, anche se in periodi diversi.
Il Tolkien Calendar 2018 sfrutta le immagini realizzate da Lee per la pubblicazione di Beren e Lúthien (2017): anche questa è una delle Tre Grandi Storie de Il Silmarillion. Abbiamo selezionato per l’articolo l’immagine di Lúthien che danza al cospetto di Morgoth, intonando un canto magico che addormenta l’Oscuro Signore e tutti i suoi servitori. La scena è particolare perché il testo di Tolkien recita: «[Lúthien] gettò il mantello sugli occhi di Morgoth, mise in lui un sonno, oscuro come il Vuoto Esterno dove un tempo s’aggirava da solo. E all’improvviso Morgoth cadde come una collina che frani e, piombando con un suon di tuono dal suo seggio, giacque bocconi sui pavimenti dell’inferno». Nell’illustrazione di Lee, invece, l’elfa si libra nell’aria avendo anche un aspetto un po’ troppo diafano, quasi fosse un fantasma.
Per il Tolkien Calendar 2019 la casa editrice HarperCollins fa una selezione dalle illustrazione con cui Alan Lee aveva completato il volume La Caduta di Gondolin (2018). L’immagine selezionata è quella di dicembre 2019: Glorfindel and the Balrog, che mostra il combattimento dell’eroe Noldor a Gondolin contro il suo terribile nemico: un Balrog dell’armata di Morgoth. È un altro dei momenti più epici de Il Silmarillion. L’assedio della città ha portato ormai gli Elfi a cedere le mura per tentare un’ultima disperata difesa nella città. Nello scontro tra il principe Elfo e il Signore dei Balrog, Glorfindel riesce ad avere la meglio, ma ormai ferito si sacrifica accompagnandolo nell’abisso e morendo con lui.
Le illustrazioni del Tolkien Calendar 2020 sono tratte da The Hobbit Sketchbook (2019). Essendo il volume pieno di schizzi in bianco e nero e immagini a colori dedicate a Lo Hobbit, l’immagine selezionata non poteva che essere quella che mostra l’antagonista principale del romanzo per il mese di novembre 2020: Smaug the Magnificent. L’illustrazione era già stata utilizzata anche per la copertina dell’edizione illustrata de Lo Hobbit nel lontano 1997. Nel libro, Smaug viene descritto come un drago enorme color oro rosso, con ali raccolte come un incommensurabile pipistrello e con il ventre incrostato di gemme e di frammenti d’oro a causa dei molti anni passati giacendo sul tesoro dei Nani. Tolkien descrive Smaug come una creatura «puramente intelligente», l’incarnazione del peccato, della superbia e dell’avarizia. L’illustrazione di Alan Lee rende bene tutte queste caratteristiche al punto che è divenuta l’immagine più comunemente associata al romanzo dello scrittore inglese.
Per il Tolkien Calendar 2021 la casa editrice ha scelto di tornare alla formula collettiva, prendendo le immagini dalla recente edizione deluxe de I Racconti Incompiuti (2020). Gli artisti Alan Lee, John Howe e Ted Nasmith hanno realizzato per l’occasione 6 illustrazioni a testa e di queste 18 immagini complessive del volume, il calendario ne comprende 12. L’immagine selezionata per Lee in questo caso è quella del mese di novembre 2021, Glaurung Departs Nargothrond. Il drago Glaurung è uno dei nemici degli ELfi più potenti e pericolosi della Prima Era, grande alleato di Morgoth, ha un ruolo fondamentale nel saccheggio della città di Nargothrond. Il drago ne fece la sua dimora, ponendosi a guardia dei tesori rimasti. Nella scena illustrata, viene mostrato Glaurung mentre lascia la città verso quello che poi sarà il suo destino.
Digressione 1: La notte degli Oscar
Il 29 febbraio 2004, al Kodak Theatre di Los Angeles, si tenne la cerimonia di premiazione degli Academy Awards (Oscar) 2003, con il trionfo de Il Ritorno del Re, che si aggiudicò 11 statuette, eguagliando il record di Ben-Hur e Titanic, ma stabilendo un nuovo record, vincendone 11 su 11 nomination ricevute. Per il terzo episodio della trilogia cinematografica, Alan Lee ha ricevuto l’Oscar per la migliore scenografia, insieme a Grant Major (Art Direction) e a Dan Hennah (Set Decoration come Alan Lee). Il premio gli è stato consegnato da Angelina Jolie, e Alan ricorda così quel momento: «La categoria Migliore Scenografia fu la prima ad essere premiata quell’anno, quindi non sapevamo nemmeno chi avrebbe annunciato il vincitore. Esce fuori Angelina Jolie a presentare, mi sono emozionato (sono un suo fan) e ho sentito che quello poteva essere il mio momento. Angelina annuncia i vincitori e sono piombato in uno stato di choc, sono saltato dalla poltrona, corso sul palco e dopo nel backstage abbiamo fatto le foto con lei». Il momento della cerimonia in cui è stato premiato Alan Lee si può rivedere qui. Il suo discorso nel ricevere l’Oscar è stato brevissimo: «Voglio ringraziare il vero mago che ci ha guidato in questo viaggio meraviglioso, ispirandoci con la sua energia, la sua visione e la sua tempra. Peter Jackson, grazie tantissimo per averci portato qui».
Digressione 2: tanti paesaggisti nei Tolkien Calendar
La pittura paesaggistica è un genere che ha come soggetto ambienti all’aperto, dipinti dal vero, o inventati, o idealmente ricostruiti. Il ritratto è in generale ogni rappresentazione di una persona e delle sue fattezze e sembianze. Nel mondo dei calendari di Tolkien, la maggior parte degli illustratori può essere considerata prevalentemente fra i paesaggisti, compreso Alan Lee. Fra i ritrattisti tolkieniani, possiamo classificare sicuramente i fratelli Hildebrandt, i cui dipinti hanno frequentemente come soggetto i personaggi. Soprattutto agli inizi, le opere di Ted Nasmith ed Alan Lee sono incentrate soprattutto sui paesaggi ed architetture della Terra di Mezzo, piuttosto che sulle figure individuali. Per Nasmith, con il passare degli anni, è evidente nelle sue opere la sua crescita stilistica nel disegnare i volti dei personaggi. Per Lee, invece, si trattava di una precisa scelta artistica: «Ogni artista lavora in modo diverso, ovviamente, ma il mio approccio a Il Signore degli Anelli è stato quello di consentire ai paesaggi di predominare. In alcune delle mie scene, i personaggi sono così piccoli che sono appena distinguibili. Questo mi ha aiutato a evitare, per quanto possibile, di non interferire con le immagini nella mente del lettore, che tendono a concentrarsi sui personaggi e sulle loro interrelazioni. Il mio compito consisteva nel seguire gli eroi mentre viaggiavano nella loro epica ricerca – spesso mostrando qualcosa da lontano, arrivando più vicino solo nei momenti di maggiore emozione, piuttosto che semplicemente ricreare i momenti drammatici della storia». I soliti GoodKnight e DiSante della Tolkien Society USA, contestarono la scelta paesaggistica di Alan Lee nelle loro recensioni dell’edizione illustrata sul fan magazine Mythlore, scrivendo che i personaggi sono “minuscoli” o in molti casi «out for lunch».
Per lo Hobbit, invece, Alan Lee decise di “zoomare” sui protagonisti della storia, anche perché convinto che fino ad allora (1997), non c’erano in giro ritratti convincenti degli Hobbit. «Quando ho illustrato Lo Hobbit, non sembrava più opportuno tenersi a una tale distanza, in particolare dall’eroe stesso. Non credo di aver mai visto un disegno di uno hobbit che mi convinca abbastanza – e non so se io stesso mi sono avvicinato alla visione di Tolkien con la mia rappresentazione di Bilbo. Sono abbastanza contento della mia illustrazione di lui in piedi fuori da casa sua, Bag End, prima che Gandalf arrivi e sconvolga il suo mondo – ma sono giunto alla conclusione che uno dei motivi per cui gli Hobbit sono così silenziosi e sfuggenti è per evitare gli occhi indiscreti degli illustratori».Tra un libro e un film, lo si poteva vedere spesso vagare per la brughiera o disegnare alberi nei boschi locali: rendere la terra che amava di più in dipinti, disegni e incisioni. La natura di paesaggista di Alan Lee è poi ritornata forte in lavori più recenti, come I Figli di Hurin, da lui illustrato nel 2007 e nel calendario 2008. In una intervista, Lee chiarisce che i soggetti delle illustrazioni sono prevalentemente paesaggi, ai quali è più sensibile e ispirato, e che in generale predilige dipingere paesaggi, come molti dei suoi artisti preferiti, fra cui William Turner. Lo scopo di Lee è di rendere il paesaggio uno dei protagonisti della storia, coerentemente con l’attenzione (e lo spazio) che Tolkien dedica nelle sue opere alla natura e alle descrizioni degli incantevoli scenari di Arda: «È importante non mettersi fra il lettore e il testo, mi piace piuttosto creare degli scenari che il lettore può utilizzare per costruire il suo mondo di Tolkien».
Lee ha avuto rapporto personale con Christopher Tolkien, con cui discuteva durante il processo creativo di illustrazione del Signore degli Anelli. Il figlio del Professore non voleva assolutamente che Lee disegnasse Morgoth, e in generale, preferiva che il suo lavoro pittorico si concentrasse sui luoghi, più che sui personaggi. «La cosa più bella che Christopher ha detto circa le mie interpretazioni è stata che esse non cambiavano la visione di suo padre della Terra di Mezzo, ma la ingrandivano», ricorda Lee.
Sergio Lombardi
LA SERIE SUI CALENDARI DI TOLKIEN CONTINUA CON UN ALTRO ARTICOLO
CHE VERRÀ PUBBLICATO FRA DUE SETTIMANE
GUARDA LA FOTOGALLERY
ALLE ORIGINI DEL TOLKIEN CALENDAR
– Vai alla prima puntata: Alle origini dei Tolkien Calendar: la Prima Era (1)
– Vai alla seconda puntata: Alle origini dei Tolkien Calendar: la Prima Era (2)
– Vai alla terza puntata: Tolkien Calendar, ritorno ad Oxford (3)
– Vai alla quarta puntata: Alle origini dei Tolkien Calendar: La Seconda Era (1)
– Vai alla quinta puntata: 1987: ecco la Compagnia del Tolkien Calendar (2)
IMMAGINI COMPLETA DEI CALENDARI:
– Vai al sito dei Tolkien Calendars
ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo 2021, ecco il calendario Lords for the Ring!
LINK ESTERNI:
– Vai alle opere di Alan Lee
– Vai alla pagina facebook Lords for the Ring – Tolkien Art Calendar
– Vai alla pagina facebook di Eterea Edizioni
.