L’8 luglio 2021 il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma ha archiviato la querela per diffamazione presentata da Vittoria Alliata nei confronti di Ottavio Fatica, Loredana Lipperini e dell’allora direttore di Repubblica Mario Calabresi per un’intervista apparsa sul supplemento domenicale Robinson nell’aprile 2018 (qui si può leggere l’intervista nella sua versione più lunga).
Due anni di polemiche
Tutto inizia con la decisione della casa editrice Bompiani, «nello spirito di una manutenzione accurata del catalogo» come riportato da Beatrice Masini, di realizzare una nuova traduzione del capolavoro di Tolkien. Il progetto prevede il lavoro di Ottavio Fatica, noto e affermato traduttore esperto di letteratura inglese, con la consulenza dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani (nella persona di Giampaolo Canzonieri). L’avvio dei lavori viene reso noto, il 29 aprile 2018, con un’intervista su un quotidiano nazionale, e poi approfondita in un incontro, il 12 maggio 2018, al Salone Internazionale del Libro di Torino. Nel luglio 2018, la traduttrice storica del Signore degli Anelli, Alliata ha scoperto che il suo contratto con Bompiani era scaduto e ha preso provvedimenti legali, contemporaneamente querelando anche il traduttore, la giornalista e il direttore del quotidiano, sembra soprattutto per l’espressione iperbolica «cinquecento errori a pagina per millecinquecento pagine» usata da Fatica nell’intervista del 29 aprile. Da questo momento, la vicenda è corsa su due binari paralleli: l’iter processuale della querela e le trattative per il rinnovo dei diritti di pubblicazione. Proprio il contenzioso sulla vecchia traduzione è andato avanti per un anno e mezzo (dal luglio 2018 fino alla fine del 2019), con incontri tra gli avvocati delle due parti. In questo periodo Vittoria Alliata di Villafranca ha avuto modo di partecipare a diversi incontri a Roma, Ascoli Piceno, Giardini Naxos, San Marino e Macerata, in cui ha esposto le sue ragioni, dei quali il più noto è stato il convegno intitolato «La Guerra di Tolkien», tenutosi in Senato a Roma il 17 gennaio 2019 e introdotto dal senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia, ex-AN ed ex-MSI, che ha ricordato i tempi in cui la sua generazione frequentava i Campi Hobbit.
A gennaio 2019 Beatrice Masini ha fatto sapere che Bompiani aveva offerto ad Alliata la possibilità di rinnovare il contratto e di mantenere viva anche la vecchia traduzione, continuando a pubblicarla. «Abbiamo annunciato la nuova traduzione, invece che agire in silenzio, proprio perché questo non escludeva e non esclude il mantenimento della traduzione storica in catalogo. Abbiamo proposto a Vittoria Alliata non solo di rinnovare il contratto di traduzione (scaduto di recente e per una svista non immediatamente rinnovato) ma anche di rivedere il suo lavoro, com’è giusto fare dopo tanti anni, in vista di una nuova edizione, e non abbiamo ottenuto alcuna risposta certa da parte dei suoi legali; un confronto diretto non è mai avvenuto perché non è mai stato accettato».
A fine dicembre 2019, infine, è giunta la lettera aperta di Vittoria Alliata che ha messo fine alla questione sul fronte editoriale. La traduttrice ha annunciato di avere rifiutato l’offerta della casa editrice, che prevedeva di sanare il periodo 2016-19 e rinnovare il contratto per 10 anni, a una cifra annua di 880 euro, con l’opportunità di revisionare la sua traduzione. Nella lettera aperta Alliata ha concluso: «In questa situazione, è evidente che la mia traduzione, proprio perché voluta dall’Autore e da coloro che lo amano davvero, non può rimanere sugli scaffali accomunata a chi la gestisce come un fustino di detersivo». In ottemperanza a questa decisione della traduttrice, la casa editrice Bompiani ha così dovuto ritirare dal commercio tutte le copie della vecchia traduzione.
L’archiviazione della querela
Se il contenzioso sul rinnovo del contratto è stato lungo, anche di più si è dovuto attendere per il decorso della querela presentata da Vittoria Alliata. Ci sono voluti quasi tre anni – dal 19 luglio 2018 all’8 luglio 2021 – perché il giudice riuscisse a chiudere un procedimento che è sempre rimasto nella fase preliminare. Questa enorme lentezza è stata anche causata dall’emergenza sanitaria per il covid19 che ha rallentato l’attività dei tribunali. Una richiesta di archiviazione era già stata formulata dal pubblico ministero il 16 ottobre 2019, ma gli avvocati di Alliata avevano fatto opposizione il 15 marzo 2021. Così, il giudice il 30 giugno 2021 ha letto l’atto presentato, ha rigettato l’opposizione e disposto l’archiviazione della querela. Infine, l’8 luglio 2021 sono uscite le motivazioni. Il giudice ha riconosciuto che si è trattato del mero esercizio del diritto di critica. «In realtà, come si evince dall’articolo in questione – recita la sentenza – Fatica Ottavio riconosceva l’impegno ed il valore del lavoro svolto dalla Alliata che, appena diciassettenne all’epoca dei fatti, si accingeva a tradurre un’opera di grande spessore e complessità quali Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien». Anche il giudice, quindi, ha riconosciuto che la vecchia traduttrice era stata elogiata nell’intervista in questione. Ma c’è di più: anche le critiche sono solo un’iperbole e non una diffamazione: «Ebbene le espressioni utilizzate dal Fatica non appaiono volutamente diffamatorie in quanto si collocano nell’esercizio del diritto di critica. Per giurisprudenza consolidata si ritiene che il diritto di critica si differenzia da quello di cronaca in quanto non si concretizza nella narrazione di fatti bensì nell’espressione di un giudizio o di un’opinione». La distinzione è qui resa necessaria dal fatto che il diritto di cronaca è stato usato per l’archiviazione delle querele contro il lavoro svolto da Loredana Lipperini e dal direttore del suo quotidiano. Gli atti sono stati così restituiti al pubblico ministero per l’archiviazione definitiva.
Si conclude così anche la parte giudiziaria di una vicenda che per quasi quattro anni ha scosso l’ambiente tolkieniano italiano (con diversi tentativi di “esportare” la polemica all’estero, tutti caduti nel vuoto). Spiace constatare che se le scelte fossero state diverse oggi avremmo in libreria due traduzioni del Signore degli Anelli: quella recente e quella storica finalmente emendata dai molti errori che conteneva. Chi ha preferito lo scontro frontale ha senz’altro ottenuto il suo momento di gloria, ma trascorso quello, si ritrova oggi con una traduzione in meno e neanche una statua a Maldon. Nel frattempo, per fortuna e così come dev’essere, la storia dell’opera di Tolkien nel nostro paese è andata avanti imperterrita, con convegni, conferenze, iniziative, e presto – col volano della serie Tv Amazon prossima ventura – subirà senz’altro un’accelerazione anche sul piano editoriale. Chi vivrà vedrà.
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LINK ESTERNI:
– Vai al sito di L’editore Bompiani: «Nessuna lettura ideologica di J.R.R. Tolkien»
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Ognuno ha il diritto di fare quello che vuole del proprio lavoro. Se crede di aver subito un danno, agirà di conseguenza.
Ma Bompiani ha dimostrato una mancanza di “tatto” e di “comunicazione”, verso un collaboratore, non da poco. Alliata ha di fatto saputo delle nuova traduzione da terze parti, non certo dall’Editore, che se n’è fregato di avvisarla, anche solo per correttezza.
Già questo ha indispettito Alliata che da quel momento non ha certo voluto passare dalla parte delle “tradutrice sprovveduta”.
“Spiace constatare che se le scelte fossero state diverse oggi avremmo in libreria due traduzioni del Signore degli Anelli”.
Spiace di più che Bompiani di fatto non si è interessato al prodotto in sé. Ha semplicemente voluto avere un altro prodotto da vendere. Spinto da chi reputava la traduzione di Alliata vecchia e piena di “errori”. Per la traduzione abbiamo avuto un risultato con picchi di “ottimo” e parti di “buon livello”.
Ma per come si presenta il prodotto è veramente scarso.
La scelta di mettere Marte in copertina; di perdurare nell’usare la stessa immagine sui tascabili, rendendo disomogeneo il risultato finale, di mettere in commercio le ristampe del primo e terzo volume corrette, mentre del secondo bisognava andare a cercare con il lanternino libreria per libreria il secondo volume rivisto in una ristampa successiva. La versione illeggibile (per peso) dell’edizioni rilegata.
Come lo si giri, lo di giri: la “confezione” con cui è stato venduta la nuova traduzione, merito un lungo e massicci lavoro, è veramente di scarso livello. Sarebbe da dire che abbiano venduto gioielli in carta di giornale.
Adesso (di nuovo) i lettori aspetteranno la versione di riferimento da qui e per “sempre”: il volume unico in edizione economia. Quello più venduto. Quello che si compa per non dover portarsi entro 3 volumi in viaggio, o in vacanza. Quello che si legge tre, quarto, dieci volte.
Se dovessero mettere di nuovo Marte in Copertina sarebbe veramente la “Morte” di un capolavoro della narrativa. Le persone amano i loro libri, li collezionano anche e vorrebbero edizioni che rendano merito dell’opera. Mettere il suolo sabbioso di Marte no ha senso. Fare una edizione chiedendo a qualche famoso illustrare di crearlo ad Hoc, come successe per la Rusconi, sembra una pratica morta 40 anni fa.