Gli Anelli del Potere: i Sette Anelli dei Nani

Canzone dei NaniNuovo capitolo degli approfondimenti dedicati ai gioielli nelle opere di J.R.R. Tolkien. L’articolo fa parte della rubrica «Tolkien’s Jewels» curata da Thomas Lorenzoni, orafo fiorentino ed esperto tolkieniano. Inquadrando l’argomento da un punto di vista storico e tecnico, oltre che letterario, sono stati pubblicati i seguenti articoli: Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo e L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter JacksonLa creazione dell’Unico Anello (prima parte) e (seconda parte), gli Anelli del Potere (prima parte), prima dandone una panoramica, poi trattando nel dettaglio i Tre anelli elfici: Vilya l’Anello d’Aria, Nenya l’Anello d’Acqua e Narya, l’Anello di Fuoco. Ora è la volta dei sette Anelli, quelli dei Nani.

Gli Anelli del Potere, i Sette

Alan Lee: I nani nello HobbitEntriamo ora in un campo dove la strada è ricoperta di frasche. Se per l’Anello Sovrano e i Tre Anelli Elfici avevamo a disposizione molte informazioni e riferimenti all’interno dei libri del Professor Tolkien, per quanto riguarda i Sette Anelli dei Nani dobbiamo cercare di desumere, nel senso migliore del termine, e intelligere il più possibile. Per comprendere meglio il tipo di anello di cui stiamo parlando, presupponendo senza base alcuna che il tipo di pietra usato per tutti e sette sia la stessa, possiamo avvalerci di alcune fonti riguardanti gli anelli: fonti antiche, rinascimentali e tardo ottocentesche, da cui Tolkien può aver tratto la filosofia di fondo. Sappiamo però che gli anelli dei Nani sono stati fra i primi ad essere stati creati con l’aiuto di Annatar, cioè Sauron, che pervertì gli anelli. Aveva infatti contribuito alla loro creazione, erano maledetti e infine tradirono chiunque li usò (1). Al tempo in cui la guerra stava devastando l’Eregion e le porte di Moria venivano serrate, il creatore dell’Unico Anello stava appropriandosi di tutti gli altri Anelli di Potere. Li distribuì allora agli altri popoli della Terra di Mezzo e fu così che i Nani entrarono in possesso dei loro (2). I Nani resistettero però al dominio dell’Anello, infatti «mal sopportavano il dominio di altri, e i pensieri dei loro cuori sono difficili da sondare e non potevano essere «stravolti in ombre» (3), come invece accadde per gli Uomini. «Si servivano degli anelli solo per ottenere ricchezze» (4).
Ira e bramosia d’oro s’accesero nei loro cuori. «Si dice che il fondamento di ciascuno dei Sette Tesori dei Re dei Nani di Ere passate fosse un anello d’oro; ma già molto tempo fa, tutti quei peculii sono stati saccheggiati, i Draghi li hanno divorati e, dei Sette Anelli, alcuni sono stati consumati dal fuoco, altri recuperati da Sauron» (5). Questo “consumati dal fuoco” credo che si possa intendere come “rifusi”. È purtroppo anche la fine della maggior parte degli anelli, dei bracciali, e delle opere di oreficeria non sacra della Storia. Trattandosi di manufatti in metalli preziosi, quali oro e argento perlopiù, all’occorrenza dovuta a fattori di tipo economico, prevalentemente, ma anche al variare dei gusti e degli stili della società, la triste sorte è quella della fusione, distruggendo così irrimediabilmente opere di pregio, livellandone il valore artistico e artigianale a quello di altri di minor qualità, almeno dal punto di vista storico.
Dunque ogni anello in possesso dei Nani era un anello d’oro. A quanto pare questo metallo scatenava in questo popolo gli istinti ritenuti universalmente più bassi. In effetti l’oro non era considerato da tutti un bene in età antica, perché comprometteva la cultura attraverso usi impropri, troppo fasto. Plinio il Vecchio espresse un giudizio negativo, arrivando ad affermare anche che l’oro è «pestis vitae; ad perniciem vitae repertum» (6). Vi erano anche coloro però che dicevano che l’oro, l’argento e le gemme «ipsa per se mala non sunt…», spiegando che è l’uso che se ne fa che ne determina la buona o cattiva funzione (7). «…l’aurum e l’argentum, frutti della terra e non del Cielo, sono anche pesi che trascinano l’anima verso l’angoscia, dove l’aspetta il Diavolo» (8), «ma dalla loro lavorazione possono derivare splendidi monilia… così come dal lapis si estrae la gemma» (9). Fu così per la Nauglafring, la bellissima collana creata dallo Gnomo Ufedhin e dai Nani Nauglath per Re Tinwelint (10), e per l’Arkengemma, il Cuore della Montagna (11). Una dualità interessante che ben rispecchia quella dei Nani.
Banner dei Nani di Lo Hobbit di Peter JacksonNon conosciamo il tipo di oro di cui erano fatti i Sette. Se possiamo accostare questi anelli allo stesso oro con cui venne creata la Nauglafring possiamo allora pensare che siano stati fatti di oro rosso (12), quindi di una lega ricca di rame, che ne determina il colore. Tuttavia possiamo farlo solo per un espediente letterario, dalle mie ricerche non sono infatti riuscito a trovare di che tipo sia questo oro.
Dovremmo ora approfondire il motivo di tale dualità da parte dei Nani, forti e resistenti da una parte, ma legati alle cose terrene dall’altra. È un tema che emerse già dai primordi della loro creazione. Fu il Vala Aulë a creare i Nani. Colui che plasmò tutte le terre (13). Vedremo in altra sede a chi ci riporta questa figura, per il momento ci atterremo alle cause della indole delle sue creature. Nel Silmarillion «si narra che i Nani furono inizialmente creati da Aulë nell’oscurità della Terra-di-Mezzo» (14). Per primi Aulë creò i Sette Padri dei Nani, da cui discesero tutti gli altri della loro specie. «Poiché erano destinati ad apparire nei giorni del potere di Melkor, Aulë rese i Nani forti e resistenti» (15). I Nani dunque resistettero al potere degli Anelli in virtù del fatto che erano stati generati per resistere a un potere anche più grande di quello di Sauron.
Da Yavanna (16), la sposa di Aulë, apprendiamo la seconda parte: «Poiché mi hai tenuto celato il tuo pensiero fino alla sua attuazione (17), i tuoi figli nutriranno scarso affetto per le cose del mio amore. Ameranno soprattutto le cose prodotte dalle loro mani, come del resto fa il loro padre. Scaveranno la terra, noncuranti delle cose che crescono e vivono sopra la terra» (18). Furono legati dunque alle cose terrene e a tutto ciò che vi proviene: metalli e pietre preziose (19).

La pietra dei Nani

SmeraldoIo ritengo, senza certezza alcuna, poiché le fonti non ce lo riportano, che la pietra di ognuno dei Sette Anelli dei Nani sia stata uno smeraldo. Abbiamo visto come Tolkien fosse fedele alla teoria dei quattro elementi e all’accostamento delle quattro pietre preziose principali. Riprendendo in mano I Trattati dell’Oreficeria e della Scultura di Benvenuto Cellini possiamo leggere: «Ora cominceremo a ragionare del gioiellare, e di quello che s’appartiene alla diversità delle gioie: le qual gioie non son altre che quattro, le quali son fatte per i quattro elementi, cioè il rubino è fatto per il fuoco, il zaffiro si vede veramente esser fatto per l’aria, lo smeraldo per la terra , e il diamante per l’acqua: et al suo luogo diremo alcune delle virtù loro» (20).
Lo smeraldo fa parte della famiglia del Berillo. È composto da silicato di alluminio e berillio, dove il colore è dato dal cromo per la maggior parte, dal ferro e dal vanadio. «E tanto è diletteuole il suo colore, che certo niun’altra Gemma ristora piu et allegra la uista» (21); «La forma de gli Smeraldi, accioche i suoi difetti non istiano nascosi, è piana nella superficie, accioche il colore egualmente risplenda, e le imagini ui s’imprimano» (22); «La uista affaticata ristora, e la fa più efficace» (23); lo smeraldo, a cui erano attribuite proprietà curative in diverse malattie oculari (24). Lo smeraldo per purificare i pensieri (25).
SmeraldoNel Liber Lapidarii, qui alias dicitur Practica Lapidum pretiosorum, et de compositione lapidis mineralis per principia Raymundi Lullii Maioricani, un testo alchemico che «si professa tradotto da un’opera catalana di Lullo» (26), cioè di Raimondo Lullo, viene detto che «prescrisse il suo uso (dello smeraldo) per Re Robert, quando fu turbato da un impeto di follia violenta, poiché “la pietra di smeraldo dona a chi la porti un grande sollievo, e nel corpo dell’uomo annienta l’impazienza e va contro al diavolo, che non potrà fare del male per mezzo di una tentazione malefica”» (27)… Quindi lo smeraldo, una gemma, si contrapponeva alla malvagità dell’oro corrotto, un metallo, su cui Sauron poteva imprimere il suo controllo.
A lungo i Nani, sin dal principio (28), sono rimasti nell’oscurità delle loro grotte, vivevano sotto le montagne, pertanto l’accostamento di una pietra che ristori loro la vista e la renda più efficace.

SmeraldoVi sono numerose storie riguardanti anelli che portano questa pietra. Vi era un anello particolare, quello di Policrate di Samo, che aveva incastonato uno smeraldo. Era stato gettato da Policrate nel mare al fine di scongiurare l’invidia degli dèi perdendo ciò che aveva di più caro, poiché era straordinariamente fortunato. Era un anello d’oro realizzato da un grande artigiano, Teodoro figlio di Telecle dell’isola di Samo (29). Era un anello con sigillo, dunque segno di regalità. In tempi antichi «i testamenti muniebantur (30) cogli annuli signatorii di sette testimoni» (31). Questo anello fa parte di quegli anelli che vengono ritrovati all’interno di pesci (32) ed Erodoto ci dice (33) che quando venne portato a Policrate in dono perché era stato ritrovato in un pesce che lo aveva mangiato, «il re comprese che è impossibile a un uomo sottrarre un altro uomo alla sorte che incombe su di lui…» (34). Era stato infatti Amasi, re d’Egitto a consigliare Policrate di gettare l’anello nel mare. Gandalf non poté salvare Thrain dal suo destino seppur in un contesto diverso.
«Policrate è ambivalente: tiene molto al suo anello con sigillo, ragion per cui vuole e non vuole riaverlo indietro, benché l’emozione dominante sia la paura dell’anello» (35). Ricorda un po’ l’atteggiamento di Gollum, anche se al contrario, a pensarci bene. Al Magdalen College di Oxford vi è un trattato (36) di Alberto Magno, il De mineralibus et rebus metallicis libri quinque, dove all’inizio vengono definite le gemme come pietre nelle quali predomina l’elemento acquoso su quello terroso, dando dunque un certo grado di translucidità (37). Nella seconda parte del primo libro vengono classificate le gemme in base al colore: «Le pietre verdi provengono tutte dalla stessa causa, la loro generazione da acqua limpida e da terra bruciata, e dall’intensità di questa varia l’intensità del colore» (38).
SmeraldoPer quanto riguarda l’importanza e la simbologia di questo colore una storia importante è quella di Sir Gawain e Il Cavaliere Verde. Il colore verde ricopre il ruolo di tramite, o di passaggio, per tutto l’arco dell’opera. Verde era la fascia che la dama diede a Sir Gawain ed è «il segno del fatto che egli ha in qualche modo e per qualche tempo infranto i confini tra vita e morte… La fascia verde è pur sempre un “dono dell’Altro Mondo” e costituisce un legame obiettivo con esso» (39). Un po’ come per i Nani: i loro Anelli sono i primi, o fra i primi, fra quelli che Sauron abbia donato. I Nani erano creature di Äule, quindi di una divinità creatrice e benigna, ma furono irretiti da una divinità creatrice, sempre, che operava nella direzione opposta. Sauron infatti li voleva soggiogare attraverso un inganno. Il mondo di Sauron è nella Storia di Tolkien l’“Altro Mondo”, anche se più corrotto e deturpato. La Cappella Verde del racconto, dove il Cavaliere Verde diede appuntamento sul finire dell’anno a Sir Gawain è «non una cappella, ma qualcosa come un tumulo o una grotta dallo squallido aspetto» (40).
È il colore associato alla Natura. Yavanna, la sposa di Aulë, quando era in forma di donna era alta e vestita di verde (41). È il colore della Natura «che si risveglia e si presenta nel massimo del suo rigoglioso vigore, ma altresì di quella della marcescenza, della decomposizione» (42).
Fiorire e splendere all’inizio per poi corrompersi. Basti vedere il declino dei Nani, e della sorte funesta della stirpe di Durin (43), per colpa dell’oro. “«L’unico potere che l’Anello esercitava su di essi era di infiammare i loro cuori rendendoli avidi d’oro e di oggetti preziosi, a tal punto che se non ne possedevano, ogni altra cosa pareva loro inutile e venivano colti dal furore e dal desiderio di vendetta» (44).
Il verde è anche il colore della Sapienza. Sappiamo che come allievo di Äule (45), Sauron aveva una profonda conoscenza dei metalli, ché insegnò anche agli Elfi dell’Eregion (46).
Il colore verde in certi contesti è indicato, nel mondo medioevale, come colore diabolico, cioè mortale e infero (47). Divenne colore ereticale, colore del diavolo, che tenta le creature.
«Nel II quarto del Duecento, il verde era stato il colore preferito degli abiti dell’imperatore Federico II, che lo mutuava forse dal costume trobadorico ma più probabilmente dalle vesti del suo sport preferito, la caccia col falcone. La propaganda ecclesiastica era però riuscita a presentare Federico come un eretico: e da allora l’abito verde ebbe un che di sospetto, pressoché di diabolico. Era verde il drago artigliato dall’aquila rossa nelle insegne del partito guelfo; ed era spesso verde appunto il grüne Teufel, il diavolo del folklore tedesco» (48).
Vi è insomma una dualità in questo colore, come nell’oro da quel che abbiamo visto, che ben rappresenta quella dei Nani nella Storia tolkieniana, come si può anche vedere dai due brani riportati qui sotto.

 

 

Pag. 324: Nel 1695 della Seconda Era Sauron invase l’Eregion e si impadronì della Casa della Mírdain. Celebrimbor tentò di difenderla, ma fu catturato e torturato. Rivelò dunque dov’erano i Sette anelli dei Nani, ritenendo che né i Sette, né i Nove fossero al pari dei tre anelli elfici.
Pag. 324/325: Nell’appendice A (III) del Signore degli Anelli, si legge che i Nani del popolo di Durin nutrivano la credenza che l’Anello di Durin III, Re di Khazad-dûm, gli fosse stato dato dai fabbri elfici in persona, non già da Sauron; ma dal testo in esame, nulla si apprende, sul modo con cui i Sette Anelli giunsero in possesso dei Nani.
Pag. 425: Thrór fece ritorno a Moria, dopo aver consegnato a Thráin l’ultimo dei Sette Anelli dei Nani in seguito all’assalto del drago Smaug alla Montagna Solitaria. Nel 2841 della Seconda Era Thráin partì per ritornare a Erebor, però nella parte a est dell’Anduin venne fatto prigioniero e portato a Dol Guldur. Lì gli venne preso l’Anello. Nel 2850 Gandalf arrivò a Dol Guldur e si imbatté in Thráin prima che morisse.
Pag. 429: Il via alla spedizione dello Hobbit. “Mi ricordai di un mio pericoloso viaggio, compiuto novantun anni prima, quand’ero entrato a Dol Guldur sotto mentite spoglie e ci avevo trovato un povero Nano morente nei pozzi. Non avevo la minima idea di chi fosse. Aveva una mappa che era appartenuta alla gente di Durin a Moria, e una chiave che sembrava fare il paio con la mappa, sebbene il Nano fosse ormai troppo fuori di sé per spiegarlo. E mi disse di essere stato in possesso di un grande Anello. Quasi tutti i suoi vaneggiamenti erano di questo tono. L’ultimo dei Sette, continuava a ripetere.
Pag. 429/430: …mi sembrò evidente che avevo raccolto le ultime parole di Thráin Secondo, sebbene non avesse detto il proprio nome né quello di suo figlio; e Thorin, com’è ovvio, ignorava che cosa ne fosse stato di suo padre, e mai gli capitava di parlare dell’ “ultimo dei Sette Anelli”.

[Da Racconti incompiuti, di J.R.R.Tolkien, La Storia di Galadriel e Celeborn
e di Amroth Re del Lórien, III edizione Bompiani marzo 2002]

 

Anni dopo Thrór, ormai vecchio, povero e disperato, diede al figlio Thráin l’unico grande tesoro ancora in suo possesso, l’ultimo dei Sette Anelli… A proposito dell’Anello, al momento del commiato disse a Thráin: «Questo potrebbe essere per te la base di una nuova fortuna, anche se pare poco probabile. Ma occorre oro per generare oro». Thrór partì con un suo vecchio compagno, Nár, per andare a vedere cosa potesse trovare e si recò a Azanulbizar, Moria, lasciando a suo figlio Thráin la vendetta contro Smaug.
L’Anello stava probabilmente diventando malefico, poiché il padrone si era risvegliato e lo spingeva verso la follia e la distruzione.
«Dell’Anello in questione possiamo dir qualcosa, a questo punto. I Nani del Popolo di Durin lo credevano il primo dei Sette a essere forgiato; e sostengono che al Re di Khazad-dûm, Durin III, lo diedero gli stessi fabbri Elfi e non Sauron, anche se era senz’altro impregnato del suo potere malefico, dato che egli aveva partecipato alla forgiatura di tutti e Sette. Ma i possessori dell’Anello non lo mostravano e non ne parlavano, e per lo più se ne separavano solo in punto di morte, talché gli altri non sapevano per certo dove fosse finito. Qualcuno pensava che fosse rimasto a Khazad-dûm, nelle tombe segrete dei re, a meno che non le avessero scoperte e saccheggiate; ma fra i congiunti dell’Erede di Durin si credeva (a torto) che Thrór lo portasse quando aveva commesso l’imprudenza di tornare lì. Che cosa ne fosse poi stato, non sapevano. Sul corpo di Azog non fu ritrovato.
Nondimeno è possibile che, come adesso credono i Nani, Sauron con le sue arti avesse scoperto chi aveva quell’Anello, l’ultimo rimasto libero, e che le singolari sventure degli eredi di Durin fossero in gran parte dovute alla sua malvagità. Perché i Nani si erano dimostrati indomabili con quel mezzo. L’unico potere che gli Anelli esercitavano su di loro era d’attizzare in cuore la cupidigia d’oro e di oggetti preziosi talché, in mancanza di questi, ogni altro bene sembrava senza valore, e venivano presi dalla rabbia e dal desiderio di vendetta contro tutti quelli che glieli sottraevano. Ma fin dall’inizio erano fatti di una tempra pervicacemente resistente a ogni tentativo di dominazione. Ucciderli era possibile, o spezzarli, non ridurli però a ombre sottomesse alla volontà altrui; e per lo stesso motivo nessun Anello poteva incidere sulla loro vita, né accorciandola né allungandola. Vieppiù Sauron li odiava in quanto possessori e desiderava espropriarli.
Pertanto fu forse in parte a causa dell’influsso malefico dell’Anello che, dopo qualche anno, Thráin divenne insofferente e insoddisfatto. La bramosia dell’oro era un’ossessione. Alla fine, incapace di sopportarla più a lungo, indirizzò i pensieri su Erebor e decise di tornarci. Non disse niente a Thorin di ciò che aveva in animo; ma assieme a Balin, Dwalin e pochi altri, si alzò, si accomiatò e partì».
Il testo continua… Thráin fu catturato e portato a Dol Guldur, come si seppe in seguito. Gli presero così l’Anello, l’ultimo dei Sette Anelli, nel 2845 della Terza Era. Morì a Dol Guldur 5 anni dopo, dopo aver dato a Gandalf la chiave di Erebor.
«Balin non troverà a Moria alcun anello»; «Thror lo diede a suo figlio Thráin, ma Thráin non lo diede a Thorin. Esso fu preso a Thráin con la tortura nelle prigioni sotterranee di Dol Guldur. Io arrivai troppo tardi», spiega Gandalf.

[Il Signore degli Anelli, Appendice A – sezione Il Popolo di Durin]

 

Thomas Lorenzoni

Note

  1. Da Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag: 364, Gli Anelli di Potere e la Terza Età, in cui questi racconti giungono alla loro conclusione, Superpocket, Bompiani, 2002
  2. Ivi, pag. 363
  3. Ivi, pag. 364
  4. Ibidem
  5. Ibidem
  6. Da “Racconti d’oro”: le testimonianze letterarie ed epigrafiche, di Daniela Rigato, pag: 75, in Oro Sacro. Aspetti religiosi ed economici da Atene a Bisanzio, a cura di Isabella Baldini, Anna Lina Morelli, Collana Ornamenta, 5, Ante Quem, Bologna, 2014. La frase in latino significa «piaga della vita; trovato per rovinare la vita»
  7. Si tratta di Pietro Crisologo, vescovo di Ravenna nella prima metà del V secolo, che ne parla nei suoi sermoni. La frase latina significa «non sono malvagi in sé stessi». Da Nuovi simboli di ricchezza nell’Emilia Romagna paleocristiana attraverso le fonti letterarie, di Giovanni Assorati, pag:106, in Oreficeria in Emilia Romagna. Archeologia e storia tra età romana e medioevo, a cura di Anna Lina Morelli, Isabella Baldini Lippolis, Collana Ornamenta, 2, Ante Quem soc. coop., Bologna, 2010
  8. Da Nuovi simboli di ricchezza nell’Emilia Romagna paleocristiana attraverso le fonti letterarie, di Giovanni Assorati, pag:107, in Oreficeria in Emilia Romagna. Archeologia e storia tra età romana e medioevo, a cura di Anna Lina Morelli, Isabella Baldini Lippolis, Collana Ornamenta, 2, Ante Quem soc. coop., Bologna, 2010
  9. Da Nuovi simboli di ricchezza nell’Emilia Romagna paleocristiana attraverso le fonti letterarie, di Giovanni Assorati, pag:107, in Oreficeria in Emilia Romagna. Archeologia e storia tra età romana e medioevo, a cura di Anna Lina Morelli, Isabella Baldini Lippolis, Collana Ornamenta, 2, Ante Quem soc. coop., Bologna, 2010
  10. Vedi La Nauglafring: la Collana dei Nani, in Racconti Perduti, di J.R.R. Tolkien, pag: 270-307, IV edizione Bompiani febbraio 2002
  11. Vedi Il Popolo di Durin, in Appendici, III, ne Il Signore degli Anelli, di J.R.R. Tolkien, Posizione 26211, I edizione digitale 2011 da I edizione Bompiani Vintage: ottobre 2011
  12. Lo si desume dalle pagg: 273-274 di La Nauglafring: la Collana dei Nani, in Racconti Perduti, di J.R.R. Tolkien, IV edizione Bompiani febbraio 2002
  13. Da Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag: 25, Valaquenta, Novero dei Valar, Superpocket, Bompiani, 2002
  14. Ivi, pag: 45, Capitolo II, Aulë e Yavanna
  15. Ivi, pag. 47
  16. La Dispensatrice di Frutti, colei che ama tutte le cose che crescono sulla terra. Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag: 26, Valaquenta, Novero dei Valar, Superpocket, Bompiani, 2002
  17. Cioè la creazione dei Nani da parte di Aulë
  18. Da Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag: 47, Capitolo II, Aulë e Yavanna, Superpocket, Bompiani, 2002
  19. Per una maggiore comprensione rimando a Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pagg: 25, 26, Valaquenta, Novero dei Valar, Superpocket, Bompiani, 2002
  20. Da I trattati dell’oreficeria e della scultura, capitolo IV, Gioiellare, di Benvenuto Cellini, pag: 37, a cura di Carlo Milanesi, Felice Le Monnier, Firenze, 1857 in https://archive.org/details/bub_gb_Le_zqe4rIlsC/page/n103/mode/2up?view=theater
  21. Da LIBRI TRE, DI M> LODOVICO DOLCE; NEI QUALI SI TRATTA delle diuerse sorti delle Gemme, che produce la Natura, DELLA QUALITÀ, grandezza, bellezza et virtù loro, pag: 60, Giovanni Battista, Marchio Sessa, et fratelli, Venezia, 1565, in https://archive.org/details/LibriTreDiM.LodovicoDolceNeIQvaliSiTrattaDelleDiuerseSortiDelle/leonardi-c-libri-1565-RTL002831-LowRes/page/n3/mode/2up?view=theater 
  22. Da LIBRI TRE, DI M> LODOVICO DOLCE; NEI QUALI SI TRATTA delle diuerse sorti delle Gemme, che produce la Natura, DELLA QUALITÀ, grandezza, bellezza et virtù loro, pag: 71 (ma è un errore tipografico, si tratta della 61), Giovanni Battista, Marchio Sessa, et fratelli, Venezia, 1565, in https://archive.org/details/LibriTreDiM.LodovicoDolceNeIQvaliSiTrattaDelleDiuerseSortiDelle/leonardi-c-libri-1565-RTL002831-LowRes/page/n3/mode/2up?view=theater 
  23. Ibidem
  24. Da Un prodigio d’alchimia: il vetro nei monili del mondo antico, di Anna Maria Capoferro Cencetti, pag: 300, in Oreficeria in Emilia Romagna. Archeologia e storia tra età romana e medioevo, a cura di Anna Lina Morelli, Isabella Baldini Lippolis, Collana Ornamenta, 2, Ante Quem soc. coop., Bologna, 2010
  25. Da Jewellery, di Cyril Davenport, pag: 129, Methuen & Co. LTD, 36 Essex Street W.C., London, 1913. II edizione, in https://archive.org/details/JewelleryDavenport/davenport-c-jewellery-1913-RTL002345-LowRes/page/n7/mode/2up?view=theater 
  26. Da Magical Jewels of the Middle Ages and the Reneissance particularly in England, di Joan Evans, bibliotecaria del St. Hugh’s College di Oxford, pag: 88, Oxford at the Clarendon Press, 1922 in https://archive.org/details/MagicalJewelsOfTheMiddleAgesAndTheRenaissanceParticularlyInEngland/evans-j-magical-1922-RTL009513/page/n7/mode/2up
  27. “lapis smaragdinus donat portanti illum magnam mitigationem, et in corpore hominis destruit impatientiam, et obviat Diabolo tantum, quod non poterit facere malum per tentationem nociuam….”. Da Magical Jewels of the Middle Ages and the Reneissance particularly in England, di Joan Evans, bibliotecaria del St. Hugh’s College di Oxford, pag: 88, Oxford at the Clarendon Press, 1922 in https://archive.org/details/MagicalJewelsOfTheMiddleAgesAndTheRenaissanceParticularlyInEngland/evans-j-magical-1922-RTL009513/page/n7/mode/2up
  28. Vedi Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Aulë e Yavanna, Superpocket, Bompiani, 2002
  29. Da http://www.poesialatina.it/_ns/Greek/tt2/Erodoto/Policrate.html 
  30. Cioè «erano rafforzati»
  31. Da Di un anello e di un cammeo. Dissertazione epistolare di Monsignore Marino Marini prelato domestico di N.S. Protonotario Apostolico, Prefettto degli Archivi Vaticani, pagg: 6,7, Roma, Tipografia Salviucci, 1832 in https://archive.org/details/bub_gb_adjhg60NBLUC/page/n3/mode/2up?view=theater 
  32. Ho parlato un po’ di queste storie nella prima parte di La creazione dell’Unico Anello. Potete trovare queste storie in L’anello della verità, di Wendy Doniger, pagg 55-92, Adelphi, 2019.
  33. Erodoto, Le Storie, III, 40-43; anche Plinio narra la vicenda, Storia naturale, XXX-VII,2,4. Preso dalla nota 1 a pag: 62 di L’anello della verità, di Wendy Doniger, Adelphi, 2019
  34. Da L’anello della verità, di Wendy Doniger, pagg: 61 e 62, Adelphi, 2019
  35. Ivi, pag. 61
  36. Da Magical Jewels of the Middle Ages and the Reneissance particularly in England, di Joan Evans, bibliotecaria del St. Hugh’s College di Oxford, Oxford at the Clarendon Press, 1922, in nota 1 a pag: 84 in https://archive.org/details/MagicalJewelsOfTheMiddleAgesAndTheRenaissanceParticularlyInEngland/evans-j-magical-1922-RTL009513/page/n7/mode/2up
  37. La proprietà di far passare la luce attraverso il corpo e di mostrare gli oggetti al di là di questo
  38. Da Magical Jewels of the Middle Ages and the Reneissance particularly in England, di Joan Evans, bibliotecaria del St. Hugh’s College di Oxford, pag: 85, Oxford at the Clarendon Press, 1922 in https://archive.org/details/MagicalJewelsOfTheMiddleAgesAndTheRenaissanceParticularlyInEngland/evans-j-magical-1922-RTL009513/page/n7/mode/2up
  39. Dalla postfazione di Franco Cardini di Sir Gawain e il Cavaliere Verde, J.R.R. Tolkien, a cura di Christopher Tolkien, pag: 168, Edizioni Mediterranee, Roma, ottobre 2009
  40. Dalla postfazione di Franco Cardini di Sir Gawain e il Cavaliere Verde, J.R.R. Tolkien, a cura di Christopher Tolkien, pag: 166, Edizioni Mediterranee, Roma, ottobre 2009. Molto interessante è anche la nota 18 del Professor Cardini, che dice che il panorama sembra rimandare alla terra dei Tumulilande del Signore degli Anelli
  41. Da Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag: 26, Valaquenta, Novero dei Valar, Superpocket, Bompiani, 2002
  42. Dalla postfazione di Franco Cardini di Sir Gawain e il Cavaliere Verde, J.R.R. Tolkien, a cura di Christopher Tolkien, pag: 172, Edizioni Mediterranee, Roma, ottobre 2009
  43. Per la storia riguardante l’unico dei Sette di cui si abbia notizia appartenuto alla stirpe di Durin, rimando a: Il Popolo di Durin, in Appendici, III, ne Il Signore degli Anelli, di J.R.R. Tolkien e Racconti incompiuti, di J.R.R.Tolkien, La Storia di Galadriel e Celeborn e di Amroth Re del Lórien, oltre a Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, Gli Anelli di Potere e la Terza Età, in cui questi racconti giungono alla loro conclusione per quanto riguarda i Sette in generale
  44. Da Il Popolo di Durin, in Appendici, III, ne Il Signore degli Anelli, di J.R.R. Tolkien, I edizione digitale 2011 da I edizione Bompiani Vintage: ottobre 2011
  45. Ho preso in considerazione la nota 7 delle pagg: 344, 345 di Racconti Incompiuti, di J.R.R. Tolkien, Circa Galadriel e Celeborn, a pag: 323 di La Storia di Galadriel e Celeborn e di Amroth Re del Lórien, Capitolo IV, III edizione Bompiani, marzo 2002
  46. Da Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag: 362, Gli Anelli di Potere e la Terza Età, in cui questi racconti giungono alla loro conclusione, Superpocket, Bompiani, 2002
  47. Dalla postfazione di Franco Cardini di Sir Gawain e il Cavaliere Verde, J.R.R. Tolkien, a cura di Christopher Tolkien, pag: 169, Edizioni Mediterranee, Roma, ottobre 2009.
  48. Dalla postfazione di Franco Cardini di Sir Gawain e il Cavaliere Verde, J.R.R. Tolkien, a cura di Christopher Tolkien, pag: 175, Edizioni Mediterranee, Roma, ottobre 2009

 

RUBRICA TOLKIEN’S JEWELS:
– 1) Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo
– 2) L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter Jackson
– 3) La creazione dell’Unico Anello (parte 1)
– 4) La creazione dell’Unico Anello (parte 2)
– 5) Gli Anelli del Potere (parte 1)
– 6) Gli Anelli del Potere (parte 2): Vilya l’Anello d’Aria
– 7) Gli Anelli del Potere (parte 3): Nenya l’Anello d’Acqua
– 8) Gli Anelli del Potere (parte 4): Narya, l’Anello di Fuoco

– Leggi anche il Saggio Hobbit: gli Anelli del Potere di Norbert Spina

 

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