Amazon e gli attori: no ai commenti razzisti

Cop Rings of PowerDalla messa in onda dei primi due episodi di questa serie, Il Signore degli Anelli: Gli anelli del Potere , su cui Amazon ha scommesso più di un miliardo di dollari per almeno cinque stagioni, i social network pullulano di proteste da parte degli utenti di internet parlano di una presunta “diversità forzata” nella scelta dei personaggi e di un tradimento dell’opera originale e di J.R.R. Tolkien, perché diversi ruoli vengono assegnati a persone di colore o ispaniche. È il caso della principessa nana Disa, interpretata da Sophia Nomvete o dell’elfo silvano, interpretato da Ismael Cruz Còrdova. Altri utenti di internet lo vedono invece come uno sviluppo gradito.

Amazon e gli attori 

Cast vs razzismoLa scelta è stata difesa anche da Amazon tramite un tweet dall’account ufficiale della serie trasmessa sulla piattaforma Prime Video del gruppo. «J.R.R. Tolkien ha creato un mondo che, per definizione, è multiculturale. Un mondo in cui persone libere di razze e culture diverse si uniscono in fratellanza per sconfiggere le forze del male. Ciò si riflette in The Rings of Power », ha commentato il cast mercoledì sera sull’account Twitter dello show. «Non ci sono solo i bianchi nel nostro mondo, non ci sono solo i bianchi nella ‘ fantasia ‘, non ci sono solo i bianchi nella Terra di Mezzo».
Il cast de Gli Anelli del Potere ha inoltre rilasciato un comunicato sull’account Twitter della serie con l’hashtag #YouAreAllWelcomeHere (#SieteTuttiBenvenutiQui), in cui si dice: «Il cast de Gli Anelli del Potere si unisce in solidarietà contro il continuo razzismo, le minacce, le molestie e gli abusi che alcuni dei nostri colleghi di colore stanno subendo quotidianamente. Ci rifiutiamo di ignorarli o di tollerarli. J.R.R. Tolkien ha creato un mondo multiculturale. Un mondo in cui persone libere di diverse razze e diverse culture si uniscono per sconfiggere le forze del male. Gli Anelli del Potere vuole riflettere questo. Il nostro mondo non è mai stato tutto bianco, il fantasy non è mai stato tutto bianco, la Terra di Mezzo non è tutta bianca. Le persone nere, indigene e di colore appartengono alla Terra di Mezzo e ci rimarranno».
Sean AstinA supporto del cast de Gli Anelli del Potere e contro questi commenti razzisti sono intervenuti gli attori della trilogia Il Signore degli Anelli diretta da Peter Jackson. Elijah Wood, Sean Astin, Dominic Monaghan e Billy Boyd – interpreti di Frodo, Sam, Merry e Pipino nella trilogia Il Signore degli Anelli – hanno infatti mostrato il loro supporto agli attori de Gli Anelli del Potere. Wood, Monaghan e Boyd indossano una maglietta con la scritta in elfico che significa «Siete tutti benvenuti qui» e un design che mostra orecchie di diversi personaggi – umani, elfi, nani, hobbit – di tonalità di pelle diverse. Astin indossa un cappello con lo stesso design. Le magliette e i capelli sono stati realizzati da Don Marshall, un utente di TikTok con più di 590.000 seguaci che condivide “fatti oscuri su Il Signore degli Anelli”.

 

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LINK ESTERNI:
– Vai alla pagina facebook Lords for the Ring on Prime
– Leggi il comunicato di Amazon

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28 Comments to “Amazon e gli attori: no ai commenti razzisti”

  1. Matteo ha detto:

    Non è che forse si sta andando, in nome di un “Politicamente Corretto” e di “Un pari opportunità”, nel senso opposto? Tanto da scatenare le ire dei Fans?
    E’ uscito, ad esempio, la serie di Sandman; ebbene la sorella di SOGNO, DEATH, condivide con lui una carnagione chiara, quasi albina e capelli corvini lisci. E hanno preso una attrice di colore con capelli crespi, per interpretarla. Non stiamo parlando di interpretazioni di un libro, dove magari non si descrive a fondo un personaggio o c’è spazio per potere decidere come rappresentarla. E’ proprio un Fumetto. E se la produzione si è imposta, e Gaiman ne ha la supervisione, dovendo accettare tale scelta non può che schierarsi, come ha fatto, dalla parte di chi ha scelto l’attrice di colore: sono quelli che gli hanno sganciato i milioni in fondo. Se fanno una serie e non mettono un personaggio di colore, nascerebbero tutte una serie di diatribe sul perché un attore di colore non possa avere pari opportunità. Il giorno che faranno un Film o una serie, sulle Gang di Colore del Bronx o di Harlem, e metteranno un attore bianco, senza che nessuno dica nulla… allora forse nessuno avrà nulla da dire sulle altre scelte. Che poi vorrei capire: perché mai gli asiatici? Perché Death non poteva essere asiatica? Perché non ci posso essere Elfi con tratti asiatici? Perché siamo in USA, dove la lotta tra Bianchi e Neri è più viva che mai.

    • Wu Ming 4 ha detto:

      «Perché siamo in USA, dove la lotta tra Bianchi e Neri è più viva che mai.»
      Esatto, Matteo. E comunque se noti, nelle serie tv stanno arrivando anche gli asiatici e le altre minoranze…
      Gli Stati Uniti sono un paese nato sul genocidio della popolazione non bianca nativa e sulla deportazione di massa di popolazione non bianca dall’Africa per avere manodopera schiavile. La Conquista del West e la Guerra di Secessione sono i loro momenti fondativi, assai più che la Guerra d’Indipendenza dalla Gran Bretagna.
      La cattiva coscienza e il senso di colpa trasudano da ogni poro dell’America.

      Ogni prodotto artistico nasce in un determinato contesto storico e sociale. Vale per i libri di Tolkien, per i fumetti di Gaiman, e vale per le opere derivate da questi su altri supporti, cioè l’audiovisivo. Lamentarsi di questo è più o meno come lamentarsi del fatto che d’estate fa caldo. Uno potrebbe dire: ma quest’estate fa davvero troppo caldo. Ok, ci sta, ma questo non cambia il dato di fatto che il caldo è ineludibile.

  2. Drona ha detto:

    Quindi uno non dovrebbe lamentarsi che Tolkien viene violentato?
    Ripeto quello che ho scritto altrove: quando si tratta di “strappare” Tolkien alla destra italiana, colpevole di averne travisato il messaggio, si fa una battaglia culturale, quando negli USA fanno del legendarium tolkeniano un icona della cultura Woke bisogna accettarlo supinamente perchè “cosi va il mondo”?
    Forse come Denethor hai passato troppo tempo ad osservare il Palantir volgendoti verso Mordor?

    • Wu Ming 4 ha detto:

      Non saprei… Ha senso lamentarsi se il prodotto artistico di un altro paese risponde alla cattiva coscienza di quel paese? Dobbiamo giudicare da qua i casini degli altri? Una volta che lo si è fatto notare, rimane che il cast multietnico dà problemi solo a chi ha problemi con un cast multietnico, e certo non “violenta” Tolkien.
      Gli Elfi di the Rings of Powers sono immortali – a meno che non vengano uccisi -, hanno le orecchie a punta, sono ottimi arcieri e spadaccini, nutrono una certa diffidenza snob nei confronti degli Uomini, e hanno un grande rispetto per gli alberi. Direi che corrispondono al popolo raccontato da Tolkien nelle sue storie. Anche i proto-Hobbit e i Nani mi paiono corrispondenti all’originale come caratteristiche antropologiche. I volubili Uomini di Numenor pure. Insomma, Elfi, Hobbit, Nani e Uomini interpretati da attori o attrici dalla pelle scura non tolgono niente agli Elfi, Hobbit, Nani e Uomini di Tolkien, se le caratteristiche di cui ciascuno di quei popoli è portatore vengono rispettate.
      Il problema non è filologico, non riguarda la realtà secondaria; il problema è politico, riguarda la realtà primaria. Per chi lo vede come un problema, ovviamente.

      La “violenza” su Tolkien nella serie mi pare invece di tutt’altro genere, e riguarda proprio il mondo secondario. Possiamo lamentarci del fatto che un personaggio come Galadriel, che nell’originale è un’opportunista che sfrutta la ribellione dei Noldor per guadagnare l’autonomia nella TdM, sia stata trasformata in una Wonder She-Elf votata alla caccia a Sauron. O del fatto che ai Nani – come già era toccato per mano di Jackson – tocchino sempre i siparietti comici, quando in Tolkien non sono comici proprio per niente (a parte un po’ all’inizio dello Hobbit). O ancora del fatto che – e questa è davvero grossa – il re degli Elfi nella TdM premi i propri guerrieri spedendoli a Valinor… scavalcando l’autorità dei Valar, senza la quale quella via dovrebbe essere impraticabile. E possiamo pure far notare che – a mo’ di ciliegina sulla torta – il comizio pseudo-leghista contro gli Elfi che ci rubano il lavoro è semplicemente ridicolo. Eccetera.
      Questi sono stravolgimenti che vanno a intaccare la costruzione tolkieniana. Altro che il colore della pelle di un attore o di un’attrice, il cui impatto sulla vicenda è zero.

      Il fatto è che ha ragione RF, noi appassionati non siamo il target di questa serie… ma a tratti anche sì. Cioè gli autori non hanno saputo decidersi se strizzare l’occhio a noi o fregarsene del nostro occhio. Hanno fatto un po’ e un po’. E il patchwork è servito.

  3. Drona ha detto:

    Debbo dire che hai toccato alcuni punti da me anticipati nel thread parallelo:
    Ti do ragione: In questa serie vi sono cose ben peggiori che le fantasie multi-etniche del casting, ma è indubbio che questi travisamenti siano tutti legati dallo stesso filo sottile.
    Per prima cosa Tolkien mette grande cura nelle descrizioni delle razze di Arda, un elfo nero non rispetta le caratteristiche proprie di questa razza, ed è indegno come lo sarebbe un Feanor dai capelli biondi o una Galadriel bruna, e come lo è una Regina di Numenor nera, per giunta figlia di un bianco, come lo sono i marinai numenoriani asiatici:
    Sono semplicemente fuori posto; ora qualsiasi creazione è frutto di un compromesso, non avrei nulla in contrario se un grande attore di colore fosse stato scritturato per una parte che non gli calza alla perfezione per l’aspetto fisico.
    Anche se nel cinema e in tv l’aspetto conta, eccome se conta: altrimenti avremmo avuto attori alti un metro e 90 che interpretavano gli Hobbit o Christoper Lee sarebbe stato accontentato nel suo capriccio e avrebbe interpretato Gandalf invece di Saruman, e penso che Christopher Lee fosse un attore piu’ degno di qualche sacrificio che non Ismael Cruz Córdova.
    Il problema è un altro, gli obiettivi della seria sembrano quelli di dissacrare un mostro sacro della letteratura fantastica per piegarlo ad un agenda ideologica.. e al diavolo tutto il resto.
    Ed è proprio questo che forse inficia la qualità generale del prodotto, quando sei occupato a raggiungere certuni obiettivi, altri diventano secondari e sfuggono di mano.
    Quando assumi un attore esclusivamente per il colore della sua pelle, ed è quello che è stato fatto per Ismael Cruz Cordova (che è stato scrutinato per “un ruolo simile ad Aragorn” in quanto attore di colore), compi una selezione non in base a criteri qualitativi o di necessità, ma fai una scelta, restrittiva e incapacitante.
    Se fossero stati in buona fede avrebbero potuto dare spazio agli Esterlings raccontanto quello che volevano, o delle 7 tribu’ di nani della Terra di Mezzo avrebbero potuto farne una nera, era poco probabile ma non avrebbe creato complicanze di nessun tipo. Ma non erano questi gli obiettivi: si voleva promuovere la società multietnica in un mondo dove questa non è mai esistita.
    Ed è per questo che l’elfo nero ha una storia d’amore con un esterling sorprendentemente bianca, sarebbe stato assai piu’ semplice e meno invasivo avere un elfo bianco e una donna scura,ma cosi’ facendo il “dissacramento” non sarebbe stato forte abbastanza.
    Poi servivano protagoniste donne, Galadriel completamente snaturata e (la cosa non puo’ che peggiorare negli episodi e nelle stagioni a seguire, Elrond sposa la figlia di Galadriel e Celeborn, mi chiedo come questa realtà sia compatibile con la piega che ha preso la serie, come non vedo possibile un continuum presentabile tra Sauron che riesce ad ingannare prima gli elfi dell Eregion e poi corrompe gli abitanti di Numenor. Sono eventi che avvengono a 1500 anni di distanza gli dagli altri, e sarebbero ridicoli se accorpati nell’ arco di vita di un essere umano, benchè logevo.
    Quindi no, le quote di genere e di razza non sono accessorie nello sfacelo che è questa serie.
    Debbo dire che il ruolo di Disa è stato sorprendentemente il meno impattante in senso negativo, forse ero un poco prevenuta visto il modo in cui l’attrice si era posta nelle interviste alla vigilia della serie.
    un altro punto che meriterebbe una discussione a parte: non posso fare a meno di ricordare come nei film di Peter Jackson attori di grande caratura si accostassero alla serie con profonda umiltà.
    Non fraintendermi, neanche i film di Jackson mi sono piaciuti; ma non ho percepito secondi fini nella realizzazione di quella trilogia. Ognuno ha fatto del suo meglio nel cercare di trasporre il Signore degli Anelli.
    Sono state prese scorciatoie e sono state fatte concessioni, anche importanti, ma non vi era un agenda politica segreta nella creazione della serie.

    • Wu Ming 4 ha detto:

      Capisco cosa vuoi dire, ma mi pare che attribuisci troppa strategia ai markettari amazzonici. O meglio, troppa strategia politica, mentre la strategia che capiscono meglio è quella monetaria.

      Certamente l’immagine che le serie fantastiche anglosassoni di ultima generazione vogliono restituire è quella di un’umanità post-etnica: quindi qui le razze sono quelle immaginate da Tolkien, perché così vuole il racconto della TdM, ma le etnie della realtà primaria sono mescolate. E questo è il messaggio politico, ok. Uno può apprezzarlo oppure no, a seconda di come vede il mondo, ma tant’è.

      Quello su cui non concordo è che sia questa preoccupazione a inficiare il lavoro di sceneggiatura. Voglio dire: un conto è il casting, un altro la scrittura.
      Ho avuto una sola occasione nella mia carriera di partecipare alla scrittura di un copione cinematografico e posso dire che su un intero cast, mi è capitato con un solo ruolo di dire “questa parte la sto scrivendo proprio per quell’attore”. Il restante 99% del cast non era cosa che potesse riguardare gli scrittori della sceneggiatura e dei dialoghi.
      Secondo me un cast con le “quote” è una cosa stabilita a tavolino, che segue la scrittura, non la precede e non la accompagna, quindi non la condiziona. La nobile missione di cui Amazon vuole ammantare il proprio lavoro non è sufficiente a motivare certe disattenzioni di sceneggiatura. Voglio dire: è la serie più costosa della storia, non possono avere pensato di cavarsela parandosi dietro il cast multicolor (soprattutto perché non è manco più una novità).

      Io penso che questa serie di tolkieniano abbia l’ambientazione, la nomenclatura, la cornice. E secondo me questo è anche il punto forte della serie, bisogna dare a Cesare quello che è di Cesare (o a Jeff quello che è di Jeff). Non vedi spesso serie girate così, con un respiro così ampio e una capacità immaginativa di quel tipo.
      Dentro la cornice si muovono personaggi e si svolgono vicende che sono completamente reinventate e che con le storie di Tolkien c’entrano sì e no (più no che sì). Un problema grosso è non avere avuto i diritti per fare il Silmarillion e dover fare spesso riferimento a eventi capitali della Prima Era (Morgoth, Silmaril, Feanor, Earendil, ecc.), senza poterli raccontare. Mancando il prequel, questa seconda era poggia su niente e consente la reinvenzione più spregiudicata.
      Ma anche questo di per sé non sarebbe chissà quale reato di lesa maestà, se il tradimento fosse fatto bene. Potrei citarne svariati di tradimenti ben fatti nella storia delle trasposizioni, alcuni perfino meglio degli originali letterari. Uno su tutti, celeberrimo: “Blade Runner”. O, in tutt’altra direzione: “Rosenkranz e Guilderstein sono morti”, ribaltamento prospettico dell’Amleto che mi lasciò a bocca aperta quando lo vidi.

      Il punto è come scrivi le scene, i personaggi e i dialoghi. Parlo per vizio professionale? Può darsi, ma alla fine alla base della serie tv c’è quello.
      Galadriel poteva essere un personaggio complesso, la materia prima letteraria c’era e con ampio margine di speculazione. Invece ne hanno fatto un’eroina volitiva monodimensionale della Marvel. E perché la vita domestica dei Nani deve essere rappresentata come una sit-com americana? Divertente, per carità, è il momento di alleggerimento, ma poi cosa mi resta?
      E invece, Adar, “il padre degli Orchi”, che a occhio e croce mi parrebbe un elfo scuro, buca lo schermo. Ecco un tradimento che funziona, accidenti. Quando sopprime l’orco ferito con le lacrime agli occhi e poi parla con Arondir e gli dice che tutto quello che sa è falso, e che c’è un mondo nuovo da fondare, ecc. allude a una profondità che nessuno degli altri personaggi per ora manifesta minimamente (a parte forse l’uomo piovuto dal cielo). E Adar è veramente Kurtz, l’uomo-dio in mezzo ai selvaggi, che filosofeggia con il prigioniero Willard nel cuore di tenebra della TdM (ecco, giusto a proposito, “Apocalypse Now”, trasposizione traditrice di “Cuore di tenebra” di Conrad e capolavoro assoluto). Se uno sa scrivere una scena così, e una citazione così, perché poi risolve alla bell’e meglio l’evasione di Galadriel con uno stacco di camera, facendole chiudere tre armigeri corazzati dentro una cella come fossero dei bambocci presi a calci in culo da Black Widow? Cos’è successo: quello bravo e volenteroso della squadra di scrittori era andato in ferie ed erano rimasti quelli svogliati? Ma poi quella scena a cosa serve nell’economia del racconto? A niente.
      Poi quello bravo è tornato dalle ferie e ha scritto il dialogo tra Durin e suo padre (dopo essersi riletto Freud…e Tolkien)? E quando è andato in bagno, il suo collega svogliato ha buttato giù la scena del comizio leghista nella piazza del mercato a Numenor?
      Alti e bassi. Aspettativa e delusione. Montagne russe.

      Per farla breve, secondo me non ha alcun senso farsi il sangue amaro. È meglio guardare gli episodi come si stesse vedendo una storia del tutto nuova, senza aspettative, godendosi quello che c’è di buono – perché comunque c’è, siamo onesti, la serie si lascia vedere, tant’è che la stiamo vedendo tutti, e alcune rjprese e scenari sono davvero spettacolari, degni della TdM come l’aveva immaginata Tolkien – e sorridendo per tutto il resto.
      Mio modesto consiglio.

  4. Drona ha detto:

    Adar è un personaggio interessante, ma la paura e che porti ad ulteriori stravolgimenti è tanta: che ci si ritrovi in uno scenario del tipo “anche gli orchi in fondo in fondo sono buoni”.
    L’uomo disceso dal cielo invece sa tanto di Gandalf che arriva nella Terra di Mezzo tutto solo, 1000 e passa anni in anticipo.
    Ora sappiamo bene che le dinamiche dell’arrivo di Gandalf assieme agli altri Istari
    e la modalità di scelta di questi messaggeri dei Valar sono importanti, vederne fare tabula rasa fa male al cuore.
    Che forse non si tratti di Gandalf ma che so’ di un altro stregone o addirittura di Sauron come qualcuno suggerisce? peggio mi sento.

    Un ultima nota quando dici “mentre la strategia che capiscono meglio è quella monetaria.” Qui debbo dissentire.
    Io credo che , in ultima istanza, le idee vengano prima del denaro e del profitto, anche nelle menti e nei cuori dei piu’ avidi.
    I Soros, i Bezos, gli Zuckenberg della terra rispondono anche loro a pulsioni, desideri, ideali per quanto sbagliati, folli o mostruosi possano essere e probabilmente sono disposti per alcuni di questi a sacrificare e investire anche molto.

  5. Wu Ming 4 ha detto:

    Speriamo bene che la linea narrativa di Adar nella serie tv non finisca nel “anche gli orchi in fondo in fondo sono buoni”. Però confesso che un’approfondimento della società orchesca non mi dispiacerebbe. Sarebbe anzi uno di quei coni d’ombra, o di vaghezza, lasciati da Tolkien, che potrebbero essere riempiti con ipotesi creative interessanti.

    Ricordo che anni fa giocando con i miei figli a “L’Ombra di Mordor” (PS4) la linea narrativa portava il protagonista, un Ranger dell’Ithilien, se non ricordo male, ad allearsi temporaneamente con un orco. Si trattava di una mera convergenza di interessi, non è che l’orco fosse buono, ma raccontava un’articolazione interessante della società orchesca, nonché una possibilità d’interazione tra uomo e orco che non suonava implausibile.

    Del resto, nel SdA, ci sono dei passaggi bellissimi in cui i dialoghi tra orchi dimostrano quanto questi soggetti siano complessi, riottosi rispetto all’essere irregimentati, diffidenti verso i superiori che stanno a contatto con Sauron e che li usano come carne da macello, tant’è che alcuni alla prima occasione disertano. Non per niente Tolkien li fa parlare con il gergo della soldataglia di trincea.

    Qualche anno fa, lo scrittore Richard K. Morgan ha rilasciato un’intervista in cui sosteneva che per lui quei dialoghi tra orchi sono stati l’intuizione abortita di Tolkien. Ossia: in quei dialoghi c’è l’allusione a un’intera società, ferale e anarcoide, ma non per questo piatta o amorfa, bensì reattiva. Ma Tolkien, secondo Morgan, non ha avuto il coraggio o la voglia di seguire fino in fondo quell’intuizione, perché gli avrebbe causato delle rogne.

    Quali rogne? La risposta la si trova nella lettera 269, cioè nella replica alla domanda di Auden sull’ereticità dell’idea degli Orchi come creature irredimibili. Concepire una creatura predestinata alla dannazione non è granché cristiano-cattolico, faceva notare Auden. E Tolkien rispondeva: «Non sento alcun obbligo di rendere la mia storia compatibile con la teologia cristiana formale, anche se in realtà ho voluto renderla compatibile con il pensiero e la fede cristiani, e la cosa viene affermata da qualche parte, libro cinque, pag. 986-7, dove Frodo asserisce che all’origine gli orchi non erano malvagi. Noi lo crediamo, suppongo, di tutti i tipi e le razze di esseri umani, anche se alcuni, sia come individui sia come gruppi, possono sembrarci irredimibili».
    Quel “noi” ritengo vada inteso come “noi cristiani”. In sostanza Tolkien dice: anche nella nostra realtà primaria conosciamo esseri umani che “possono sembrarci” irredimibili, e ciò nonostante non lo sono sulla base delle nostre credenze teologico-religiose.
    Mi sembra una risposta interessante riferita agli Orchi. Si potrebbe parafrasare così: “Io non ho mai visto/raccontato un orco redento, quindi ci sarebbe ragione di dubitare che possa mai esserci, ma in linea teorica non posso escludere che ciò sia possibile”.

    Sappiamo che nel corso del tempo, Tolkien è tornato a riflettere sulla natura degli Orchi, a dimostrazione che la questione di compatibilità teologica sollevata da Auden non era poi così peregrina. Nei Myths Transformed (HoMe X), compare un’ipotesi controfattuale messa tra parentesi: “but Eru would not sanction the work of Melkor so as to allow the independence of the Orcs. (Not unless Orcs were ultimately remediable, or could be amended and ‘saved’?), dopo la quale Tolkien passa a scandagliare una serie di possibili soluzioni dell’origine e della natura di questa razza “derivata”, per così dire, e teologicamente così scomoda, finché la soluzione che è costretto a trovare è quella di degradare gli Orchi al rango di bestie. «The Orcs were beasts of humanized shape», cioè sono privi di anima razionale. E a dimostrazione di questo dice che il loro modo di parlare è solo un riflesso di quello di Melkor, un po’ come i pappagalli ripetono le parole che sentono dal padrone, o come i cani che abbaiano per riprodurne la parlata, e possono pure ribellarsi per istinto, ma non per questo esercitano il libero arbitrio.

    Ecco, il problema è che se uno legge il SdA non ha affatto questa percezione, come spiegavo all’inizio. Al contrario, i discorsi degli Orchi hanno un senso eccome, e per niente in linea con quello del loro Signore (Sauron, in quel caso). A un certo punto c’è perfino un Orco che commenta il fatto che Frodo sia stato abbandonato dal compagno, che lui ritiene essere un Elfo, con la battuta: “Lo ha lasciato lì per terra: tipico scherzetto da Elfo” (“regular Elvish trick”). E questo, piaccia o no – lo faceva già notare Tom Shippey vent’anni fa – è un giudizio morale, ancorché espresso con sarcasmo e da una pulpito molto al di sotto della predica.

    Un mio studente, nella sua tesi di laurea sulle manifestazioni del male nel legendarium tolkieniano, si è chiesto a cosa si riferisse quella battuta dell’orco, cioè quale fosse il sottotesto implicito. Perché per un orco lasciarsi dietro un compagno sarebbe qualcosa di tipicamente elfico?
    La risposta che si è dato Fabio Perinelli – il suddetto studente – è piuttosto interessante. Vale a dire che c’è eccome nella storia di Arda un terribile e memorabile “Elvish Trick” di questo tipo: è quando Fëanor abbandona suo fratello Fingolfin durante la Fuga dei Noldor, cioè quando dopo averlo coinvolto nel fratricidio di Alqualondë, lo molla insieme alla sua schiera sulle sponde di Aman, mentre lui si imbarca con le navi dei Teleri per la TdM. Bruciatosi con i Valar e tradito dal fratello, Fingolfin dovrà raccattare i suoi e attraversare il mare a nord, passando sui ghiacci, dove molti di loro moriranno come le mosche. Proprio un bello “Scherzetto da Elfo”.
    Un orco probabilmente farebbe anche di peggio – nel SdA proprio la rivalità e l’ostilità aperta tra orchi è la chiave narrativa in almeno un paio di snodi importanti – e tuttavia con quella battuta l’orco Gorbag sembra dire: “Gli Elfi si credono tanto superiori a noi, ma quando vogliono sanno essere delle vere merde”. E il punto è che ha ragione.

    Insomma gli orchi sono potenzialmente molto più complessi di come sono stati rappresentati finora sullo schermo. Ecco perché spererei che questa potenzialità venisse esplorata dai superpagati autori amazonici. Pia illusione? Forse. Ma Adar mi lascia aperto uno spiraglio…

    Va be’, chiedo venia. Restare a casa tutto il giorno con la gamba gigia mi lascia troppo tempo per elucubrare, mi pare evidente, e divento prolisso. Forse dovrei comprarmi un binocolo e spiare i vicini… Vuoi mai che risolvessi un uxoricidio.

    • Claudio A. Testi ha detto:

      Ciao Federico aka WM4, leggo solo ora tutti questi dibattiti sul sito, molto interessanti. Qui scrivi “Speriamo bene che la linea narrativa di Adar nella serie tv non finisca nel “anche gli orchi in fondo in fondo sono buoni”. “. Questo però è imho proprio successo con Adar, che considera gli orchi fratelli e addrittura Figli dell’Uno. E’ imho una ulteriore prova della tendenza all’appiattimento che tu ha rilevato nel tuo commento all serie. Si tende nella sostanza a eliminare le distinzioni troppo nette, anche nelle fiction, e appiattarle tutte su un modello oggi accettabile (non si sa poi da chi).

      • Wu Ming 4 ha detto:

        A me Adar non è apparso affatto un appiattimento, anzi, è il personaggio più complesso della serie, il meno inquadrabile. Al suo confronto i “buoni” mi paiono quasi delle macchiette.

        Proviamo a ragionare a partire da quello che abbiamo.
        Se l’unico creatore è Eru Iluvatar, allora gli Orchi non sono stati creati da Melkor, bensì corrotti da lui. Quindi prima cos’erano? Elfi, si dice nel Silmarillion, Figli di Iluvatar, tramutati in versioni corrotte di se stessi e schiavizzati tramite le arti malvagie dell’Oscuro signore:
        «Tutti gli Elfi che caddero nelle mani di Melkor furono imprigionati in Utumno prima che esso fosse distrutto e per mezzo di lente arti crudeli vennero corrotti e resi schiavi; e così Melkor generò l’orrenda razza degli Orchi che sono un atto d’invidia e di scherno verso gli Elfi, dei quali in seguito furono i nemici più irriducibili.»

        Come rilevavo nel mio commento qui sopra questo assunto iniziale genera il dilemma tolkieniano sulla reale natura degli orchi e sulla loro teorica redimibilità. Dilemma dal quale Tolkien non è riuscito a districarsi, se non in maniera semplicistica, degradando gli Orchi al rango di bestie, negli appunti successivi raccolti nella HoME. Appunti che, se assunti, entrerebbero in contraddizione con quanto scritto nel Silmarillion (lo tenesse a mente chi crede che l’opera di Tolkien sia inquadrabile in un tutto perfettamente coerente in se stesso).

        Se si prende per buono Il Silmarillion, allora gli Orchi sono una razza derivata da quella elfica e divenuta indipendente, cioè possono riprodursi. E a rigor di logica lo fanno in maniera sessuata, come tutte le creature animali. Ne consegue che devono esistere anche le orchesse. Giusto quindi che Adar nel suo discorso prima dell’attacco alla rocca degli Uomini si rivolga ai suoi dicendo “brothers and sisters” (questo lascerebbe intendere che alcuni di quegli Orchi con le torce in mano sono femmine).
        Lui stesso è un elfo-orco, ancora in fase di transizione, si direbbe, perché può restare sotto la luce del sole, ma di fatto rappresenta precisamente il passaggio di cui si parla nel Silmarillion (a prescindere da come lo rileggono gli autori della serie).
        Questo suo carattere meticcio, per così dire, lo porta a stare dalla parte della razza reietta, i brutti sporchi e cattivi Orchi, ai quali offre una visione politica, un ideale di riscatto: trovare un proprio posto nel mondo, una propria terra. Ovviamente togliendola ad altri con la violenza, perché sono pur sempre Orchi, mica brave persone. Affinché ciò sia possibile, è necessario “accendere” l’Orodruin con il manufatto sauroniano, affinché la nube vulcanica oscuri il sole e consenta agli Orchi di popolare Mordor potendo muoversi anche di giorno.

        Abbiamo quindi visto il conflitto tra due visioni contrapposte degli Orchi:
        1) Gli Orchi sono irredimibili e quindi devono essere spazzati via dalla faccia della terra, sterminati tutti, come una piaga nefasta (questo afferma Galadriel nella serie);
        2) Gli Orchi – irredimibili o no che siano – sono creature senzienti, pensanti e parlanti, che hanno diritto a esistere in un loro spazio (questo afferma Adar).
        Nel conflitto tra queste due visioni intravedo l’unico vero contrasto filosofico manifestatosi nella serie. Purtroppo solo a chiacchiere, e non nei fatti, dato che la lama di Galadriel è stata fermata dall’intervento di Halbrand, dunque il più volte ribadito motto tramandato da Finrod a Galadriel «Sometimes to find the light, we must first touch the darkness» finora è rimasto flatus vocis.

        Resta il fatto che Adar rappresenta forse l’unico vero elemento di complessità di questa prima stagione, purtroppo poco sviluppato.

        • Drona ha detto:

          Io non credo Adar sia un “orco in transizione”, ma che il suo aspetto sfigurato sia dovuto alle torture subite da Melkor per piegarlo ai suoi voleri.

          La mia impressione per quanto riguarda il problema degli Orchi e che Tolkien in una fase successiva avesse riconsiderato la possibilità che gli Elfi potessero venire corrotti da Melkor e che quindi preferisse pensare gli Orchi come il risultato del degrado degli Uomini, naturalmente questa è solo una mia ipotesi non suffragata da nulla di concreto.
          Ma effettivamente non abbiamo esempi di Elfi servitori diretti di Melkor o di Sauron poi.
          Alcuni vengono ingannati e raggirati, ma non vi è mai una vera alleanza di alcun tipo e neanche una vera fiducia reciproca, ragion per cui la vera esistenza di Adar è problematica: si puo’ ben immaginare un elfo all’inizio del processo di corruzione della schiatta degli Orchi, ma un elfo scientemente coinvolto con il prodotto finale di questo perverso piano? forse no.

          • Wu Ming 4 ha detto:

            Eh, però in base a quanto abbiamo visto non è detto che Adar sia alleato di Sauron. Anzi, sostiene di averlo ucciso. Se Sauron fosse colui che vuole gli Orchi schiavi, e Adar il loro Padre-Liberatore, allora avremmo una dialettica interna al fronte dei cattivi. Così almeno parrebbe, al momento.
            Il mio socio Claudio Testi forse allude a questa possibilità, cioè al fatto che la serie tv possa offrirci una visione alternativa degli Orchi, mostrarcene un aspetto “politico” più compatibile con la visione problematizzante e buonista contemporanea: gli Orchi non erano solo dei servitori mostruosi, avevano un sogno di liberazione anche loro, ma erano vittime della loro stessa natura perversa, poor freaks…
            Resta il fatto che – proprio perché stiamo parlando di uno degli aspetti irrisolti dell’universo tolkieniano – ben vengano i tentativi di sviluppare gli spunti lasciati in sospeso dall’autore e ben venga indagarne la complessità.
            Quale sarà il risultato, staremo a vedere.

        • Claudio A. Testi ha detto:

          WM4 più sotto scrivi “Il mio socio Claudio Testi forse allude a questa possibilità, cioè al fatto che la serie tv possa offrirci una visione alternativa degli Orchi, mostrarcene un aspetto “politico” più compatibile con la visione problematizzante e buonista contemporane”. Esatto, io intendevo questo appiattimento, per cui oggi è inaccettabile che in una fiction ci siano razze forse irredimibili o totalmente bianche.

          Ok sulla complessità degli orchi.
          Su questo una mia riflessione. Noi quando “vediamo” gli orchi imho inconsciamente pensiamo die essere tra i popoli liberi. E se invece Tolkien ci volesse dire che siamo piuttisto NOI gli orchi? Se si guarda a come stiamo riducendo il pianeta sarebbe molto più coerente. E forse anche più istruttivo per noi. Sicurametne molto di più che provare a rendere gli orchi “buoni” circa come gli uomini.

          Ok poi quel che scrivi su Adar, un personaggio potenzialmente interessantissimo (e paraltro imho anche l’attore migliore al momento).

          • Drona ha detto:

            Noi siamo “anche” gli Orchi, nel senso che Tolkien attribuisce alla razza degli Yomini ogni possibilità: la massima gloria e la massima decadenza; per questo umanizzare gli Orchi, sfumarli nel grigio è un po’ un contro senso; gli Orchi sono tali perchè sono decaduti al livello piu’ basso della vita senziente, anzi, secondo gli ultimi appunti di Tolkien, avrebbero perfino superato quella linea.
            Certo ci sarebbero tanti spunti interessanti da approfondire, ma voi pensate veramente che questa produzione abbia la sensibilità necessaria per navigare acque cosi difficili? la grossolanità e l’imperizia con cui hanno affrontato questa prima stagione non lascia presagire nulla di buono.

          • Claudio A. Testi ha detto:

            Drona concordo con la tua ultima precisazione a cui non so perchè non riesco a rispondere direttamente.

          • Wu Ming 4 ha detto:

            Per rispondere alla domanda: in base a quanto visto finora non credo che gli autori di questa serie tv ci riserveranno chissà quale indagine filosofica sugli Orchi o su altro. Si spera sempre di essere piacevolmente stupiti, ma la mia impressione è che a questi due scrittori novellini manchi il physique du rôle per trattare la materia tolkieniana in maniera narrativamente convincente. (A costo di passare da presuntuoso, ammetto che l’altro giorno un amico, tanto per parlare mi ha chiesto se secondo me io avrei saputo fare di meglio con il materiale a disposizione, e la mia risposta è stata: “Credo proprio di sì, fare di meglio non sarebbe stato poi troppo difficile”).

            Tuttavia è innegabile che – volenti o nolenti – gli autori della serie abbiano offerto certi spunti sul problema degli Orchi, come nemmeno Jackson si era minimamente sognato di fare. Come risolveranno la cosa, appunto, è da vedere, se avremo voglia di vederlo. Ma già adesso ci hanno riportati a discutere sul suddetto problema lasciato irrisolto da Tolkien.
            E discutendo si arriva a riflettere sul fatto che tutti vogliono riconoscersi nei Popoli Liberi, ma è assai più facile che l’umanità attuale sia assimilabile agli Orchi, visto come sta distruggendo le condizioni di vita sul pianeta.
            Gli Orchi siamo noi.
            Affermazione suggestiva quanto impegnativa, che paradossalmente ci riporta proprio sul terreno di Payne e MacKay, quelli che “sfumano nel grigio” gli Orchi e li rendono “buoni circa come gli uomini”, o meglio detto, “cattivi circa come gli uomini”.

            Se gli Orchi siamo noi, allora siamo irredimibili? O un barlume di speranza c’è per tutti, anche per le creature più corrotte della Terra (di Mezzo)? Il problema del come e del perché quelle creature sono ridotte così è giusto porselo, e di conseguenza anche quello di “sterminarle” (Galadriel) o invece “trovare un angolo di mondo anche per loro” (Adar)?
            O forse noi siamo proprio Adar, mezzi Elfi e mezzi Orchi, con un sogno di riscatto per i reietti realizzabile con i mezzi più spietati?

            Porsi il problema degli Orchi è esattamente porsi il problema dell’umanità, del nostro presente, del sistema “orchesco” in cui viviamo, nessuno escluso e di cosa possiamo/dobbiamo fare. Accettare l’estinzione, perché in fondo – come diceva Mr Smith – “l’umanità è un virus”? O continuare testardamente a pensare che, al di là della necessità di combattere l’orrore e le creature corrotte dal sistema, debba esistere una via d’uscita diversa alla “soluzione finale” per gli Orchi? Ha ragione Galadriel o Adar?

            Concludo dicendo che per quanto deludente ho trovato questa prima stagione degli Anelli del Potere, altrettanto interessante ho trovato quello che essa ha prodotto di riflesso, in quanto prodotto mainstream. Sia come specchio delle tendenze che attraversano la società e lo show business, sia come cartina al tornasole degli atteggiamenti virtuosi e viziosi del fandom, sia come calderone di elementi di riflessione sull’opera di Tolkien.

  6. Drona ha detto:

    Il problema degli Orchi è indubbiamente spinoso:
    Sappiamo che non sono stati creati dal nulla da Melkor in quanto Melkor non è in grado di creare vita senziente, e lo sappiamo perchè in una stesura iniziale cio’ effettivamente avveniva, finchè Tolkien si penti di questa scelta, e giustamente, visto che anche gli altri Valar necessitarono dell’intervento finale di Iluvatar per completare le loro creazioni (Nani,Ent etc).
    Quindi gli orchi sono figli di Iluvatar involuti ad uno stato bestiale.
    Sono elfi? sono uomini? entrambi? sarei propenso per la terza soluzione, ma credo che Tolkien si stesse muovendo dalla prima alla seconda.
    Tolkien teneva molto al concetto di incorruttibilità degli elfi, ed è forse una delle differenze piu’ importanti tra le due razze.
    Nessun elfo ha mai servito Morgoth o Sauron e credo che nell’intero Legendarium ci sia un solo caso di un elfo che abbia fatto un “favore” a Morgoth e mi riferisco all’episodio di Maeglin.
    Ma anche qui Maeglin perseguiva uno scopo ben preciso e rivelare a Morgoth dove sorgeva Gondolin era prettamente funzionale ai suoi fini.
    Ci sono elfi che sono stati ingannati da Morgoth e Sauron ma questo è ben diverso, perfino i Valar lo furono.
    Insomma non avrebbe senso che gli elfi si riducano allo stato di orchi; di umani piegati al volere del male, sia nella mente che nel corpo, invece abbiamo svariati esempi: I Nazghul sono forse i piu’ celebri.
    Alla luce di cio’ la figura di Adar risulta essere problematica: Adar ha l’aspetto di un elfo e sembra cosciente e senziente; faccio notare che per Tolkien avere il dono della parola non è sufficente ad esserlo, infatti i Nani impararono a parlare da Aule prima che Iluvatar li elevasse al rango di elfi e uomini.
    Quindi a meno che Adar sia qualcosa di diverso e scelga di avere fattezze elfiche (come fecero Sauron e Morgoth piu’ volte), si rischia di dover assistere ad un’altra dissacrazione.
    Altro punto interessante che mai è stato sufficentemente approfondito è il diverso rapporto che Morgoth e Sauron avevano con gli Orchi.
    Sauron è sembrato sempre tenere agli orchi di piu’ del primo.
    Forse che essere stato un Maia di Aule lo rende piu’ possessivo verso cose e creature che gli sono affini, mentre Melkor, tranne che verso i Silmarilli dai quali fu letteralmente ammaliato, ha sempre e solo dimostrato disprezzo per ogni cosa o creatura di Arda?
    Se Sauron fosse Adar forse, per una volta, avrebbero azzeccato qualcosa e starebbero effettivamente sviluppando una linea originale ma compatibile con il Lore tolkeniano.

  7. Drona ha detto:

    Va bene mi arrendo..
    direi che alla luce di quest’ultimo episodio sia diventato vano cercare di far quadrare i contenuti della serie con il Lore Tolkeniano.
    A questo punto pero’ mi chiedo.. perchè Tolkien? quando hai puntato ad un prodotto volto inesorabilmente ad alienarne la fan base ed hai pagato 250 milioni di dollari per farlo.
    Io credo che ci sia del metodo in questa follia.. tutto qua.

  8. Wu Ming 4 ha detto:

    Io non credo alle agende politiche segrete. Credo alle agende politiche manifeste. Credo che una volta pagato il dazio alla politica “d’inclusività” di cui potersi vantare, l’obiettivo di ogni superproduzione audiovisiva come questa sia avere successo di pubblico.

    Questo bisogna capire. Quanti la stanno guardando sta serie? A me pare tanti. Perfino chi la guarda con il naso storto, perfino chi la guarda per fare le pulci a ogni fotogramma non corrispondente al sacro testo tolkieniano… comunque la guarda. E non è già una vittoria per chi ha investito i suddetti $250? Mi sa tanto di sì. E allora inizio a non essere più tanto sicuro che questi non abbiano inquadrato il target di riferimento. Cominciano a venirmi dei seri dubbi. E se invece la pensata fosse proprio quella che per noi è la storta? Non lo so, le vie del marketing sono infinite e anche molto perverse…

    Guardiamo al dato di fatto: al momento ci sono milioni di fan tolkieniani nel mondo che ogni settimana guardano la nuova puntata della serie cercando (disperatamente) i riferimenti al mondo che conoscono e sottolineando tutte le licenze poetiche e le riscritture operate. Ed è molto probabile che guarderanno fino all’ultima puntata dell’ultima stagione, per fare esattamente la stessa cosa, anno dopo anno. Cioè questa: guarda qua che semplificazione di trama hanno fatto… questa scelta invece l’hanno azzeccata… e questo personaggio da dove salta fuori?…Be’, questo attore è abbastanza credibile per il personaggio… No, l’elfo nero proprio non si può vedere…Ma questa sottotrama come gli è saltata in mente?… Eccetera.

    I fan guardano la serie con la penna rossa, assiduamente. Il meccanismo psicologico è in fondo rassicurante: ci conferma di quanto ne sappiamo e ci garantisce di giudicare con snobberia questi gretti yankee senza rispetto per l’Opus, mentre raccogliamo certosinamente le prove dell’eterodossia del prodotto per emettere la sentenza di respingimento. Non si è mai visto un target più attento e attivo di così.

    Ecco perché mi chiedo: non sarà che siamo una quota parte non piccola del target preventivato? Non sarà che i profiler amazonici ci hanno messo nel conto fin dall’inizio e quindi quello che qualcuno giudica un “disastro” in realtà è precisamente un successo?

    • Wu Ming 4 ha detto:

      P.S. Intanto, mentre i perfidi plutocrati “wokisti” tessono le loro trame globaliste… Aragorn è in campagna elettorale:
      https://youtu.be/fQQjXRQXabQ
      😉

      • RF ha detto:

        La politica italiana ormai e’ caduta cosi’ in basso che ora sta iniziando a scavare. Trovo disgustoso da entrambi le parti, destra e sinistra, usare questi stratagemmi. Anche se in Italia succede quasi esclusivamente con la destra per fortuna.

    • Drona ha detto:

      Io credo invece che la serie non stia avendo il pubblico sperato, altrimenti Amazon non falsificherebbe i dati di ascolto (come sembra essere, leggendo in giro), non farebbe un opera intensiva di censura dei commenti e dei voti negativi sulle sue piattaforme (come è sicuramente in essere e viene documentato pressochè giornalmente dai fan), non avrebbe assunto influencers per fare proseliti, persone che spesso (sempre documentato dai fans di cui sopra) si sono rivelati essere assai poco interessati non dico a Tolkien ma perfino alla serie.

      Onestamente non ricordo nulla del genere per i film di Peter Jackson, certo internet era piu’ giovane all’epoca ma già sufficientemente ramificata.

      Quello di ieri è per me l’ultimo episodio e credo che questo gioco della matita rossa possa funzionare con un film di 2 anche 3 ore, non con una serie che mira a protrarsi per varie stagioni.
      Io personalmente mi ero già stancata dopo 3 episodi.

  9. Wu Ming 4 ha detto:

    Ho trovato una recensione del quinto episodio e della serie che mi sembra centrare il punto:
    https://movieplayer.it/articoli/il-signore-degli-anelli-gli-anelli-del-potere-1×05-recensione_27751/?amp

    • RF ha detto:

      Trovo che movieplayer abbia dato una recensione molto bilanciata. Forse il voto di 3/5 e’ troppo generoso. Come fan-fiction forse 2,5/5 e’ un voto onesto, ma come fan di tolkien probabilmente il voto scenderebbe sotto il 2/5.

      Ho appena finito di vedere il quinto episodio e sinceramente mi sono letteralmente cadute le braccia con la storia del Mithril che se non erro veniva anche estratto a Numenor quando regnava Tar-Telemmaitë.

      La mia previsione e’ che gli anelli del potere si vedranno forse nella seconda stagione. Probabilmente ci sara’ la rivelazione (che purtroppo credo di aver intuito) di chi e’ Sauron alla fine di questa stagione. Io capisco che vogliono fare una serie “slow-burn” ma cosi’ e’ troppo sono passate piu’ di 5 ore ed e’ successo molto poco. Dopo 5 ore nella trilogia di Jackson c’era gia’ la guerra di Helm’s Deep e Frodo stava gia’ ai cancelli di Mordor.

      Se avessere esplorato bene le tematiche e le civilta’ meno conosciute di Tolkien gli elfi di colore sarebbero stati non solo ben accetti ma probabilmente avrebbero arricchito di molto la serie. Come ho detto gia’ detto nell’altro thread mi pare che il cast multietnico viene solo usato come scudo per non accettare critiche.

      Ad ogni modo non capisco perche’ debbano per forza introdurre temi politici strettamente anglosassoni in ogni singola serie e film moderno. Capisco che gli USA si sentono in colpa per la loro storia ma non e’ sempre necessario forzarle in ogni dove. Certe vole gli spettatori vorrebbero anche vedere film o serie senza prediche morali.

  10. Drona ha detto:

    Si il Mithril esisteva anche su Numenor e se non ricordo male perfino su Aman.
    Ormai le libertà che si sta prendendo questa serie rendono futile qualunque analisi e comparazione con il Lore tolkeniano.
    L’immortalità degli elfi, non è piu’ un dono di Iluvatar e la storia dei Silmarilli è stata stravolta; gli elfi hanno bisogno di “bagni nella luce” degli alberi per evitare il deperimento.. ma con l’aiuto di Durin costruiranno dei solarium per risolvere il problema!
    Purtroppo non badano molto neanche a mantenere una coerenza interna alla loro deriva: perchè la loro storiella stia in piedi anche gli elfi di Aman dovrebbero deperire per assenza della luce dei due Alberi.
    E poi cosa c’entra il deperimento degli elfi con quello degli alberi del Lindon? boh.. inutile cercare un barlume di ragione in quello che sempre piu’ sembra una farsa.

    P.s.
    no.. non c’è uno scenario giustificabile dove puoi inserire degli elfi neri senza fare un torto al Legendarium tolkeniano , nani neri ? forse, in fondo si sa ben poco delle altre 6 tribu’ naniche.
    Degli elfi e del loro risveglio tutto sappiamo, perfino il loro numero iniziale (144). Sappiamo chi si risveglio’ per primo e cosa successe nel loro viaggio verso Aman.

    Quello che vogliono gli spettatori è irrilevante: è in corso un opera di sostituzione culturale, Tolkien non è stato scelto per caso.. andava dissacrato, se potessero editare i libri, farebbero anche quello.

    • RF ha detto:

      Sono scettico sul fatto che “non esistono scenari giustificabili dove inserire elfi di colore”. Ma queste sono piu’ opinioni personali suppongo.

      Ad ogni modo la trama ha poco o niente di Tolkien, e’ lenta, goffa e a tratti contraddittoria, e avere o no elfi di colore a questo punto e’ completamente irrilevante.

  11. Drona ha detto:

    Bè Tolkien parla in grande dettaglio del risveglio degli Elfi: ci dice quanti erano e chi si desto’ per primo; ce li descrive anche dettagliatamente nel loro aspetto.
    La nascita degli elfi è circoscritta, non avrebbe senso una “tribu’ perduta” di elfi.
    Per quanto riguarda i Nani la natura di 6 dei 7 padri è alquanto oscura.
    Sappiamo anche che vennero “posti” anche a grandi distanze tra loro nella terra di mezzo e che i rispettivi gruppi rimasero isolati anche a lungo.
    Insomma vi era ampio spazio per una tribu’ di nani neri se questa fosse stata l’intenzione. Ma l’obiettivo non era dare spazio alle minoranze etniche del nostro mondo per ritagliargli un ruolo nella Terra di Mezzo ma negare le nostre differenze all’interno dell’Universo Tolkeniano e perfino cercare di sfumare queste differenze nel mondo secondario: vedi la natura multi-etnica degli Harfoots che sarebbero una comunità e non una razza.
    Come detto in un post precedente non avrei nulla in contrario ad un attore di colore, scelto per ragioni valoriali e non in base a ridicole quote etniche o di genere (che sono in tutto e per tutto forme di discriminazione rovesciata), ma qua siamo di fronte a ben altro.

    Ci mancano solo gli ibridi tra gli Elfi e i Nani e abbiamo davvero visto tutto..

  12. Wu Ming 4 ha detto:

    Ecco, quest’ultimo commento così nitido ed essenziale (detto con una punta di invidia) ci riporta al punto da cui era cominciato questo nostro ménage-à-trois, prima ancora che la serie uscisse, qualche mese fa. È perfetto per chiudere il cerchio.

    Il problema, prima ancora che l’ipocrisia o la cattiva coscienza manifestate attraverso una rappresentazione post-etnica in un cast, è la post-etnicità in sé. La filologia c’entra davvero poco. Nessuno si è mai inalberato perché, fin dai tempi del film di Ralph Bakshi (1978), passando per Jackson e arrivando alla serie Amazon, sullo schermo gli Hobbit vengono rappresentati con i piedoni, anche se Tolkien non ha mai scritto che li avessero grandi, ma solo ricoperti di peli. Gli Hobbit macropodi non sono percepiti come un problema, gli Hobbit multietnici sì. È una questione squisitamente politica.

    Come viene detto perfettamente nel commento di Drona, se gli showrunner e gli addetti al casting avessero rispettato le differenze etniche – e specificamente epidermiche – trovando nelle opere di Tolkien una qualche giustificazione a Elfi, Nani o Hobbit neri, la cosa sarebbe stata accettata. Perché questo avrebbe rispettato le identità etniche, appunto. Il problema individuato è proprio «negare le nostre differenze all’interno dell’Universo Tolkeniano», cioè negare le differenze etniche nella realtà primaria, giacché nella realtà secondaria sono invece rispettate (non ci sono dubbi, dicevamo, che Elfi, Hobbit, Uomini, Orchi, ecc. della serie siano quelli tolkieniani).

    Questo è il “fare politica sfruttando Tolkien” che viene stigmatizzato. È la post-etnicità il problema vero che sta alla base della critica, cioè il tentativo – senz’altro bacchettonesco e ipocrita da parte degli yankee liberal, lo sappiamo – di superare lo sguardo “razzializzante” e quindi le identità etniche. E non è una questione da poco, nel mondo odierno, anzi, è una di quelle che potenzialmente ne tangono molte altre, per non dire tutte.

    Ecco che forse riesco a spiegare meglio quello che dicevo in un altro commento, a proposito della pretesa – per me ingenua – di mantenere le opere di Tolkien, o di qualunque altro autore, avulse dalle problematiche e dai confitti del mondo (in quel commento mi riferivo alla cattiva coscienza americana, ma vale per tutti). L’immaginario è il luogo in cui i conflitti materiali si rappresentano, ed è inevitabile che più un’opera entra a far parte dell’immaginario collettivo, com’è capitato a Tolkien negli ultimi vent’anni, più viene coinvolta in quella rappresentazione e in quei conflitti. In fondo, come veniva fatto giustamente notare, è stato così anche negli anni Settanta in Italia, benché su scala minore.

    Anche su questo, ovviamente, come per la questione “identità etnica vs post-etnicità”, ci saranno due letture contrapposte. Qualcuno deprecherà la contaminazione mondana dell’opus tolkieniano, qualcun altro l’accetterà come del tutto inevitabile, e magari ci vedrà perfino una dimostrazione di quanto essa possa essere ancora “viva”.

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