Premessa
Con questo breve contributo vorrei attirare l’attenzione su una nuova prospettiva negli studi tolkieniani, che si potrebbe qualificare come queer approach. Lo farò senza pretesa di esaustività, ma solo ripercorrendo alcuni momenti rilevanti di questa recente tendenza [paragrafo 1] e analizzando un articolo particolarmente emblematico [paragrafo 2].
Breve cronologia
2017: esce il Volume “Tolkien and Alterity” curato da C. Vaccaro e Y. Kisor al cui interno compaiono saggi dal titolo “Queer Tolkien: a Bibliographical essay on Tolkien and alterity” (di Y. Kisor), “Sauman’s Sodomitic Resonances” (di C. Vaccaro).
2018: alla Popular Culture Association National Conference vi sono sessioni di studio titolate:
- “Bending Over with Naked Blade”: The Threat of Male-Male Penetration and Homoeroticism in J.R.R. Tolkien’s Works
- Frodo, Sam, and Gollum: Jealousy between Men in a Homosocial Setting
- Among Men of War: Destabilization of Gender in The Lord of the Rings’ Faramir and Éowyn
- The End is Queer! Voyeurism and Apocalyptic Anxiety in Tolkien
- An Incomplete Fellowship: The Exclusion of Queer Women in Tolkien Studies
“and stooping he raised Beleg and kissed his mouth”: Architextuality and Queer Fandom Spaces.
2019: la Tolkien Society assegna il premio di miglior articolo dell’anno a Dimitra Fimi per il suo “Was Tolkien really racist?” (qui per la traduzione italiana). L’intervento inizia chiedendosi “Demonizzando gli Orchi, gli orribili e mostruosi nemici degli Elfi, Tolkien lascia forse trasparire la convinzione che “alcune razze sono peggiori di altre?”. L’autrice risponde che “anche se Tolkien aveva condannato le teorie “razziali”, rifiutando di dichiarare la propria origine ariana per permettere la pubblicazione tedesca del Lo Hobbit, e si era scagliato contro la Germania nazista, ciò non significa che alcuni pregiudizi tramandati dalla sua educazione tardo-vittoriana/edoardiana non si siano insinuati nella visione del mondo che si palesa nella Terra di Mezzo”. (enfasi aggiunte)
2020: su Mallorn (rivista della Tolkien Society) viene ripubblicato l’articolo di David Craig “Queer Lodgings: Gender and Sexuality in The Lord of the Rings” del 1999, il primo saggio cha tematizza il tema del gender e dell’omosessualità nelle opere di Tolkien, riferendosi tra l’altro a “unintentional meanings present in the text” che rimandano a quell’amore “which dare not speak its name” (pp. 20-28). La ripubblicazione è accompagnata da una nota di di Robin Anne Ried titolata “Celebrating ‘Queer Lodgings’ ” (Mallorn n. 61 Winter 2020 pp. 20-29, 30-31) che esalta l’importanza di questo saggio per i suoi impliciti riferimenti.
2021: il seminario della Tolkien Society è promosso tramite un call for papers che come argomenti indica anche:
- Representation in Tolkien’s works (race, gender, sexuality, disability, class, religion, age etc.)
- Diversity and representation in Tolkien academia and readership
Tra le relazioni compariranno, tra le altre:
- Cordeliah Logsdon – Gondor in Transition: A Brief Introduction to Transgender Realities in The Lord of the Rings
- Christopher Vaccaro – Pardoning Saruman?: The Queer in Tolkien’s The Lord of the Rings
- Robin Reid – Queer Atheists, Agnostics, and Animists, Oh, My!
- Danna Petersen-Deeprose – “Something Mighty Queer”: Destabilizing Cishetero Amatonormativity in the Works of Tolkien
2022: sul numero di Amon Hen appare un articolo di Molly Ostertag titolato “On Love”, che sostiene il carattere omosessuale della relazione Sam-Frodo.
Analisi dell’articolo “On Love” di Molly Ostertag
Il saggio si apre ricordando come all’inizio del XXI secolo in America il clima per i gay fosse molto difficile, essendo molto diffuse violenze e ironie sullo status di queste persone. Per questo quando l’autrice vide nei cinema Il Ritorno del Re col bacio finale di Frodo a Sam ai Porti Grigi rimase molto colpita. Ostertag poi specifica che nel Signore degli Anelli vi son molte relazioni amorose platoniche e tante amicizie tra uomini, ma quella tra Sam e Frodo è di un genuino amore romantico (non solo platonico) e di carattere omoerotico.
Di seguito cercherò di ricostruire nel modo più fedele possibile le principali argomentazioni usate a supporto della tesi, e ne valuterò la consistenza.
Argomento 1) Sam e l’attendente omosessuale:
La relazione tra Sam e Frodo è modellata su quella tra attendente (“batman”) e ufficiale e c’è un racconto (Look in Mercy, di William Baxter, pubblicato nel 1951) che narra di una relazione con espliciti atti omosessuali tra un attendente e un ufficiale: per cui anche quella tra Sam e Frodo potrebbe essere di questo tipo.
Critica: è vero che la relazione tra Sam è Frodo è modellata su quella attendente-ufficiale, ma che qualche relazione di questo tipo sia omosessuale, non implica che lo sia anche quella tra Sam e Frodo.
Argomento 2) Baci tra Hobbit:
“They [Sam e Frodo] kiss at least four times; another time, it’s specified that they don’t kiss” (p. 11) e hanno atteggiamenti intimi (tenersi per mano o dormire uno sul petto dell’altro), per cui la loro è una relazione omosessuale.
Critica: gli atteggiamenti intimi indicati non sono atti omosessuali. Quanto ai baci tra Frodo e Sam, è bene ricordare nel dettaglio i testi del Signore degli Anelli in merito alla questione:
- Tolkien scrive che Sam non bacia la mano di Frodo nelle Dead Marshes
- Sam bacia Frodo sulla fronte, quando lo crede morto dopo la ferita subita da Shelob
- Sam torna a baciare Frodo mentre dorme nella torre di Cirith Ungol
- Sam bacia due volte le mano di Frodo durante la salita a Mount Doom
- Infine Frodo, dopo aver baciato Merry e Pipino, bacia anche Sam prima di partire dai Porti Grigi
Ora, questi baci (che sono 5 e non 4) o non baci (1-) non dimostrano certo una relazione omosessuale. Inoltre in nessun momento i due “si baciano” (“they kiss” scrive l’autrice) perché c’è sempre un solo hobbit che bacia un altro (e non viceversa) e in due situazioni il baciato è addirittura incosciente.
Argomento 3) Leggere tra le righe le verità nascoste non scritte:
Sempre in merito ai baci tra hobbit l’autrice poi cita Sean Austin (il bravissimo Sam nella trilogia di Jackson) il quale afferma: “I think Sam and Frodo should have kissed […] how do you know they didn’t?” (p.15).
Aggiunge poi che il Signore degli Anelli è presentato come una traduzione del Libro Rosso dei Confini Occidentali: con questo espediente Tolkien, pur obbedendo alle convenzioni del suo tempo, ci invita anche a “guardare tra le righe e cercare la verità nascosta” che parla di “relazioni tra lo stesso sesso”:
“When a book is presented as a primary source rather than a work of fiction, it’s an authorial invitation to look between the lines and search for hidden truths. The narrator becomes part of the fiction — history, after all, is recorded by specific people with their own motives — something that Tolkien, as one of the world’s foremost Beowulf scholars, would have intimately understood. It was a conscious choice on the part of “Frodo” and “Sam” to include the many moments when they express love for each other, and it reads much in the same way people from the past delicately referred to their same-sex relationships: wanting to acknowledge their truth while obeying the conventions of the time. (p. 12, enfasi aggiunte)
Critica: l’inferenza che dall’espediente della traduzione deduce la verità nascosta di relazioni omosessuali è veramente debolissima. E sopratuttto, se si accetta il principio per cui “qualcosa non negato può essere affermato” (cfr. Sean Austin) e si ammettono “hidden truths” o contenuti “betweeen lines” che non sono scritti nel testo, stiamo pur certi che ognuno troverà ciò che vuole trovare. Si noti tra l’altro che già Craig parlava di significati “non intenzionali” e di un amore “che non può essere nominato” (par. 1, anno 2020). Su questo tema comunque tornerò anche nella conclusione (par. 3)
Argomento 4) Tolkien, Auden e Renault:
A supporto del significato omosessuale della relazione Sam-Frodo, Ostertag ricorda che Tolkien (diversamente da C.S.Lewis) non ha mai espresso giudizi negativi sugli omosessuali e che anzi egli era amico di omosessuali (Auden) o apprezzava narrazioni che avevano anche relazioni omossessuali tra donne (Mary Renault, che era lei stessa lesbica) (p.14).
Critica: avere amici omosessuali o apprezzare storie in cui ci sono relazioni omosessuali, non implica che Tolkien approvasse la pratica dell’omosessualità né tantomeno che ne scrivesse come una “verità nascosta” nelle sue narrazioni.
Argomento 5) Gli Hobbit “Queer”:
La Ostertag ricorda che Bilbo e Frodo non solo non si sono mai sposati, ma spesso vengono indicati come “queer”, aggettivo che secondo l’autrice “had a strong connotation of homosexuality by the late 1800s” (p. 14).
Critica: non è vero che “queer” ha una “strong connotation of homosexuality by the late 1800s”: Semplicemente nell’OED la connotazione omosessuale è uno dei tre possibili significati dell’aggettivo, il primo dei quali è “eccentrico, strano”. E, visto che negli scritti di Tolkien non si descrive la pratica di atti omosessuali da parte di Frodo, Bilbo e Sam, il significato più fondato alla luce dei testi è il primo.
Argomento 6) Frodo, Sam, Tolkien e il loro amore diverso:
Alla possibile obiezione “Tolkien was a Catholic born in the Victorian era! He never would have written about gay people!”, l’autrice risponde dicendo che Tolkien non lo ha fatto esplicitamente perché a quei tempi la cosa era anche penalmente pericolosa (vengono citati tristissimi casi di Alan Turing e Edward Brittian, condannati dalle leggi vigenti per comportamenti omosessuali: pp. 13-14).
Spiegato così il silenzio di Tolkien circa i espliciti riferimenti all’omosessualità, l’autrice poi, nelle ultime pagine del saggio, avanza una lunga argomentazione che, se non ho frainteso, si può riassumere in questo ragionamento allusivo: come Sam nutriva un amore omosessuale per Frodo, ma nonostante questo sposò Rosie, così forse Tolkien nutriva un tale amore verso G.B.Smith (omosessuale, al dire della Ostertag: p. 16) e nonostante questo sposò Edith. È anche per questo che Tolkien introduce nel Signore degli Anelli la relazione Sam-Frodo:
Tolkien had his beloved wife Edith. Sam had his Rose. But there is room, I think, for another kind of love, specific to both the real and invented worlds that Tolkien inhabited. A love that grew in extraordinary hardship, and ultimately could not survive outside of it; but that was deeply meaningful all the same. A love that deserves to be seen for what it was, and to have its story told. (p. 16, enfasi aggiunte)
Il saggio si chiude ipotizzando che Sam incontrerà Frodo nelle terre imperiture e lì i due amanti si comporteranno come Beren e Luthien (p. 16).
Critica: Questa allusione a una latente omosessualità di Tolkien, la quale viene raccontato nella storia tra Frodo e Sam, mi pare abbia come unico fondamento la volontà di trovare conferme ai propri presupposti.
Qui però vorrei aggiungere una refutazione “per assurdo” della tesi della Ostertag, che vale per ogni tesi simile e che si potrebbe riassumere così: se la relazione tra Sam e Frodo è omosessuale, vuol dire che Tolkien è un pavido come Frodo e Sam, ma Tolkien Frodo e Sam non sono pavidi quindi la loro relazione non è omosessuale. Più analiticamente:
- Ipotizziamo che la relazione tra Sam e Frodo sia di tipo omosessuale e che Tolkien (il quale forse ha vissuto una simile relazione) non l’abbia scritto esplicitamente.
- Ebbene, se così fosse, cosa diventerebbe il Signore degli Anelli? Diventerebbe una storia di un amore omosessuale in cui uno dei due protagonisti si sposa e costruisce una famiglia “non queer” principalmente per paura di non rispettare le convinzioni sociali della Contea o dell’Inghilterra tardo vittoriana. Quindi i suoi protagonisti, da eroi umili, diventerebbero dei codardi che, come J.R.R.Tolkien, non hanno avuto il coraggio di dire e fare ciò che pensavano e desideravano.
- Ma Frodo, Sam (e Tolkien) non sono dei pavidi,
- Allora occorre rifiutare l’ipotesi di partenza per cui il loro non è un amore omosessuale.
Conclusione
Tolkien non è mai banale, ed è indubbiamente vero che la relazione tra Sam e Frodo è molto particolare. Oso dire che, testi alla mano, ciò che fa Sam per Frodo nel Lord dimostra una amore più grande di quello mostrato verso. Per questo anche Rosie potrebbe dire “Magari un giorno [Sam] amerà così anche me”, proprio come disse Carla nei riguardi del marito Turk e del suo amico J.D. nella serie televisiva Scrubs (Stagione 4 episodio 1). Certamente quindi il rapporto tra i due hobbit deve essere ancora capito a fondo, tuttavia il queer approach non sembra essere in grado di farci fare grandi passi avanti vero la comprensione di questo tema.
Si è infatti visto come nel suo emblematico articolo Molly Ostertag, per supportare le proprie idee socio-politiche, propone argomentazioni prive di rigore [par. 2., argomenti 1,4], testualmente infondate [argomenti 2, 5] e logicamente assurde [argomento 6], fino a ricorrere all’espediente delle verità non scritte nascoste tra le righe [argomento 3)], già accennato da Craig nel suo articolo del 1999, poi celebrato da Robin Anne Reid nel 2020 [par. 1. anno 2020].
Per concludere torno a precisare che questo mio contributo non ha ovviamente la pretesa di essere esaustivo circa il queer approach, che fino ad ora ha prodotto saggi anche molto diversi tra loro (di grande interesse è ad esempio l’articolo di Vaccaro citato al paragrafo 1-anno 2017), ma vuole piuttosto essere un inizio di analisi di questa nuova prospettiva negli studi tolkieniani.
Queste mie brevi note tuttavia sembrano già mostrare ancora una volta che in generale tutti gli approcci (simbolico-Tradizionalisti, cristiano-proselitisti o queer che siano) che vogliono leggere ciò che è scritto tra le righe, non aiutano più di tanto a comprendere il profondo contenuto delle righe scritte da Tolkien.
ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Santi Pagani e i critici: recensioni e risposta
– Leggi l’articolo Dimitra Fimi: Tolkien era davvero razzista?
LINK ESTERNI:
– Vai al sito della Popular Culture Association National Conference
– Vai al sito del seminario della Tolkien Society
– Vai al sito web di Dimitra Fimi
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L’errore d’approccio di Ostertag, a quanto si legge nel post, pare essere quello di confondere il piano biografico e quello narrativo. E questo va a discapito della stessa tesi che vorrebbe sostenere.
Vale a dire che – come capita anche per altri approcci – ci si accanisce a cercare l’autore nel testo. Come se il testo narrativo fosse una sorta di specchio del pensiero, del carattere e dell’inconscio dell’autore, ovvero una sorta di prisma psicologico del medesimo.
Ora, questo può anche essere vero (ancorché riduttivo), ma il punto è che una volta che il testo è liquidato e sopravvissuto al suo autore, vive di vita propria, e come tale andrebbe considerato, a meno di non volerlo appunto leggere come un manifesto politico, ideologico, teologico, ecc., implicito o esplicito.
È col testo narrativo che occorre confrontarsi, non con l’autore, che non c’è più, non può più ribattere, precisare o sdraiarsi sul lettino dell’analista.
Da questo punto di vista non ha alcun senso cercare un sottotesto omosessuale nel Signore degli Anelli citando a conforto le esperienze di vita di Tolkien. Il campo andrebbe innanzitutto sgomberato da questa metodologia errata e tautologica, che – come dice l’articolo di Claudio Testi – trova sempre quello che cerca.
Molto più interessante – sempre come dice l’articolo – è l’indagine sul rapporto “amoroso” tra Sam e Frodo, quello più importante e impattante sulla storia. Perché, al netto di cosa ci si voglia leggere, è in effetti complesso e nient’affatto scontato. Talmente complesso che appunto non ha nemmeno senso chiedersi se sia di natura latentemente omosessuale o no, perché non è certo quello che ne modifica la profondità. Intendo dire che determinare una cosa del genere può importare soltanto a chi volesse affermare quell’omosessualità o al contrario volesse negarla, in entrambi i casi per motivi implicitamente ideologici. Per tutti gli altri lettori la questione non può che prescindere da questo.
Tolkien, lo sappiamo, non insisteva molto sulla psicologia dei suoi personaggi, lasciava che fossero la vicenda e le scelte a parlare per loro. Il suo stile era, in questo senso, “comportamentista”, nonché incentrato sull’integrazione tra personaggio e ambiente (su questo rimando al testo della bellissima conferenza di Colin Manlove sul n. 3 dei “Quaderni di Arda”). Ciò che leggiamo, dunque, è un comportamento senza dubbio “amoroso”, nel senso che “l’amore per il padrone” è dichiaratamente uno dei motori dell’agire di Sam. Questo amore sembra composto da una miscela di vari elementi.
C’è senz’altro la devozione del sottoposto verso il superiore, ovvero quel rapporto figliale/paterno che legava certi servitori domestici ai propri padroni, che li spingeva a prendersi cura di loro giorno e notte venendone ricambiati con benevolenza. E c’è anche l’amicizia, un sentimento che invece è paritario, cioè esercitato tra pari, e non ci sono dubbi che alla fine della storia i due hobbit lo siano, anche socialmente, al punto che Sam compie un balzo di status, ereditando Bag End e diventando sindaco. Tra i due c’è perfino un legame intellettuale, nonostante la differenza nel livello d’istruzione, perché i due hobbit, durante il lungo viaggio, discutono di tante cose, molte delle quali filosoficamente ed eticamente impegnative. Tra loro c’è anche contatto fisico e tenerezza in alcune occasioni, ma non si può determinare se questo allude a un’attrazione omoerotica o no (e, appunto, chissenefrega… per dirla in francese).
Ecco, questa complessità di relazione, nelle società patriarcali della Terra di Mezzo, proprio come nella società britannica della prima metà del Novecento, poteva svilupparsi assai più facilmente tra due uomini che tra un uomo e una donna. Vale a dire che i rapporti tra sessi diversi nelle società rigidamente patriarcali sono più rigidamente normati e coscritti, perché i maschi si riservano un margine di libertà e interscambio maggiore quando stanno tra loro. Questo, ad esempio nei college britannici dell’epoca di Tolkien, poteva facilmente sfociare in amore omosessuale – implicito o esplicito – e la cosa era talmente diffusa che, di contro, l’omofobia divenne uno dei tratti sistemici dell’età vittoriana, edoardiana e giorgiana.
Tornando al testo narrativo, e al post, non ci sono dubbi che l’omofilia tra Frodo e Sam – intesa qui nel senso etimologico di “amore di uomo per un altro uomo”, di qualunque natura esso sia – superi di gran lunga, sulla pagina, l’amore tra Sam e Rosie. Lo stesso si potrebbe dire dell’amicizia tra Gimli e Legolas, o tra Merry e Pippin, che hanno una parte rilevante nella storia. A guardare bene, l’unico rapporto d’amore uomo-donna sviluppato nel romanzo è quello che riguarda Éowyn, la quale prima si innamora di Aragorn – o piuttosto della sua immagine – non venendo corrisposta, poi accetta l’amore di Faramir, in una delle scene di corteggiamento più bislacche e intricate che si siano mai lette, come già fu fatto notare a Tolkien stesso.
Insomma, è fuori di dubbio che l’omofilia – sempre intesa come forte amicizia virile – sia un sentimento centrale nel Signore degli Anelli, uno dei più sviluppati narrativamente, a prescindere da quali implicazioni omoerotiche ci si vogliano leggere, magari inseguendole fin nei meandri della biografia dell’autore.
In effetti è questo il dato incontrovertibile al quale andrebbe dato spazio e dedicato studio.
Perché sicuramente più che l’inconscio di Tolkien sembrerebbe rilevare l’inconscio della Terra di Mezzo (come specchio del mondo), come già faceva notare Fimi a proposito delle razze. Ma questo, bisogna dire, è ancora un altro paio di maniche.