Il 10 maggio uscirà per la casa editrice Bompiani La Formazione della Terra di Mezzo, il quarto volume della History of Middle-earth. Si tratta di un nuovo inedito, mai pubblicato prima in italiano. Dopo Il Libro dei Racconti Perduti – volume 1 e volume 2 – e I Lai del Beleriand, la casa editrice milanese compirà un altro tassello nella traduzione completa di The History of Middle-earth. Gli argomenti contenuti nel nuovo volume sono molto interessanti: si potrà finalmente capire la lenta transizione che da I Racconti Perduti ha portato Il Silmarillion, con una serie di nuovi scritti nei quali si può leggere per la prima volta alcuni dei nomi e degli eventi che avranno in seguito forma più compiuta.
I contenuti del volume
Con il quarto volume della Storia della Terra di Mezzo si giunge a qualcosa che appare, sia nella forma che nel contenuto, molto più vicino al Silmarillion pubblicato. Nei primi due volumi erano presentate le prime bozze dei racconti di Tolkien che sarebbero (sebbene in un modo spesso molto trasformato) alla fine divenute le storie principali della Prima Era della Terra di Mezzo, tutte unite insieme da una presunta cornice narrativa che le legava alla storia del nostro mondo (un elemento che in realtà non ha mai lasciato i racconti, ma che è diventato molto meno evidente con il passare del tempo). Poi Tolkien nei Lai del Beleriand era passato alla scrittura di diversi importanti poemi epici narrativi che affrontavano alcuni dei racconti che si sarebbero rivelati i suoi preferiti (che in questa veste poetica venivano, se non completati, almeno abbastanza ben arricchiti), insieme a molti frammenti poetici di altri racconti che, come purtroppo è un caso comune con Tolkien, non sono mai andati molto lontano nella loro composizione. Ora in questo volume, La Formazione della Terra di Mezzo (The Shaping of Middle-earth in originale), si può vedere l’autore cambiare di nuovo, ripartire da capo e ancora una volta comporre diversi testi in prosa, sebbene in un formato completamente inedito.
A parte i frammenti in prosa che sono legati direttamente ai Racconti Perduti, il primo di questi testi è quello che Christopher Tolkien chiama The Sketch of the Mythology che è veramente un riassunto essenziale della storia della Prima Era progettato come accompagnamento al lungo poema Lay of the Children of Húrin del precedente volume. Tolkien apparentemente sperava che il poema fosse preso in considerazione per la pubblicazione e inviato insieme allo schizzo per riempire i dettagli necessari del contesto del poema e dare una spiegazione minima a un potenziale lettore editoriale dei molti eventi e persone del poema. I lettori del Silmarillion pubblicato possono già riconoscere qui qualcosa di familiare, anche se con molto meno talento letterario: una panoramica delle molte avventure, popoli ed eventi che si sono verificati in quella che sarebbe diventata la Prima Era della Terra di Mezzo.
La sezione successiva, chiamata The Quenta (Quenta Noldorinwa), sembra essere scaturita quasi direttamente dallo Sketch, sebbene rappresenti un testo molto più completo e letterario degli stessi eventi. Invece di fornire semplicemente fatti essenziali, Tolkien concede al suo lato poetico molta più libertà e lo arricchisce di dettagli fino al punto in cui il testo passa ad essere da un semplice riassunto a qualcosa di simile a un racconto. Alcuni elementi chiave che emergono nel tardo Silmarillion sembrano avere la loro origine proprio qui nel Quenta: Beren e Lúthien ottengono il loro lieto fine con l’elfa che abbraccia pienamente la strada della mortalità (per condividere poi la successiva sorte di Beren oltre i Circoli del mondo); Gondolin passa dall’essere un faro di speranza e un luogo di rifugio finale per gli Elfi in fuga dall’ira di Morgoth a una comunità isolazionista che sparge i semi della propria distruzione; ed Eärendil sembra finalmente essere all’altezza del suo destino e diventa un messaggero dei Valar per conto dei popoli assediati della Terra di Mezzo. È nel Quenta quindi che vediamo l’analogo più vicino nei primi scritti di Tolkien a ciò che divenne il Silmarillion pubblicato.
Segue una serie di mappe e testi di accompagnamento chiamati Ambarkanta (con (una riproduzione della prima mappa del Beleriand) che tentano di delineare non solo gli elementi geografici della Terra di Mezzo, ma anche molti dei suoi elementi cosmologici. Si deve ammettere che alcune parti sono un po’ confuse, in particolare la sezione sui vari tipi di “mari” che sembrano circondare e comprendere Arda (il mondo creato da Tolkien nel suo insieme) e i loro vari ruoli nella cosmologia basati sulla loro composizione elementare. Tolkien ovviamente amava i dettagli sia geografici che cosmologici e poteva apparentemente perdersi all’infinito nelle loro implicazioni e nel loro sviluppo, qualcosa che era però un’arma a doppio taglio: gli permetteva di tornare a testi e idee precedenti e di perfezionarli fino a un punto in cui la realtà della sua sub-creazione è divenuta davvero impressionante (è un uomo che è stato in grado di creare un corpus completo di storie, miti e leggende equivalente alle credenze mitologiche di un intero popolo); ma ha anche distolto la sua attenzione dallo scrivere effettivamente le sue storie intrappolato com’era in infiniti dettagli e nella necessità di perfezionare costantemente ed elaborare completamente tutte le implicazioni di una data idea o concetto.
Infine ci sono le due serie di annali: gli Annali di Valinor e gli Annali del Beleriand, che forniscono ciascuno un altro riassunto dei principali eventi accaduti rispettivamente a Valinor e nei successivi regni elfici del Beleriand in formato anno per anno.
Il collegamento con la realtà
Un altro aspetto intrigante di questo volume è l’inclusione di diverse traduzioni in anglosassone di alcuni di questi testi, un cenno al fatto che l’idea generale delle prime storie elfiche come fonte di una vera “mitologia inglese” trasmessa fino a noi da un marinaio anglosassone (Ælfwine) era ancora una parte importante della visione d’insieme di Tolkien sulla sua opera. Queste non sono storie che avvennero in “un altro mondo”, ma sono le storie più antiche e dimenticate del nostro mondo. Queste traduzioni mostrano anche che, lungi dall’essere un diversivo dalla sua vita professionale di filologo e studioso di anglosassone, gli scritti di Tolkien sulla Terra di Mezzo erano intimamente connessi ai suoi studi professionali e sembra probabile che entrambi gli aspetti della sua vita a si siano influenzati a vicenda. È indiscutibilmente vero che il suo amore per il linguaggio era la prima fonte dei suoi numerosi racconti e, almeno in un certo senso, la sua affermazione che questi ultimi esistessero “solo” per dare alle sue lingue inventate una ragione per esistere e alle persone per parlarle è non senza fondamento.
ARTICOLI PRECEDENTI:
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LINK ESTERNI:
– Vai al sito di Bompiani
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Non sono un esperto né uno che ha letto il 100% di quanto pubblicato fino ad oggi di Tolkien. Ho già da tempo delle perplessità su tutte queste uscite in pochi anni e così particolari. Per decenni non usciva quasi niente. La cosa non mi torna e mi chiedo se queste cose che stanno uscendo pre e post covid tanto per dare un periodo temporale siano davvero state scritte da Tolkien. Sinceramente mi pare eccessivo questa svalangata una dietro l’altro di volumi che pubblicano parziali, versioni in prosa o meno etc etc. Non si tratta di pensare alla malafede della Bompiani sulla quale ho qualche perplessità comunque – vedi versione Fatica – VS – Alliata. Le versioni come questa o Bompiani copertine nere sono comunque vendute a prezzi troppo alti rispetto alla qualità cartacea e direi di lettura (impaginate male). Rimango al momento ripeto molto perplesso