E così anche re Théoden ci ha lasciati. Nel 2020 era toccato a Sir Ian Holm, l’interprete di Bilbo nella trilogia del Signore degli Anelli; pochi giorni fa è scomparso Bernard Hill, attore iconico di due di quei film, che tutti i tolkieniani ricordano nei panni del re dei Rohirrim mentre arringa i suoi cavalieri prima dell’ultima carica di cavalleria.
Ci sono attori che diventano talmente famosi da sopravvivere a qualunque personaggio possano avere interpretato in carriera. Hill non era tra questi, aveva recitato in molti film importanti, ma mai da protagonista e il suo viso è associato a quello di alcuni celebri ruoli.
La carriera
Prima di impersonare Théoden il suo ruolo più noto era stato quello del capitano Edward Smith del Titanic nell’omonimo film di James Cameron (1997); ancora un comprimario, per quanto importante. Ma nella sua lunga carriera aveva recitato in Gandhi, di Richard Attenborough (1982), nel ruolo di un sergente britannico, o ne Le Montagne della luna, di Bob Rafelson (1990), con un cameo in cui interpretava il celebre esploratore David Livingstone, e in altre pellicole ad alto budget come Il re scorpione di Chuck Russell (2002), prima di entrare nel cast del Signore degli Anelli. Successivamente aveva partecipato a molti altri film, ma nessuno l’aveva reso famoso come quelli di Peter Jackson.
Classe 1944, Hill aveva iniziato a recitare per la BBC negli anni Settanta, ottenendo ruoli in diverse produzioni televisive, ma quella che lo aveva lanciato era la parte di Jimmy “Yosser” Hughes, prima nel film per la tv The Black Stuff (1980) poi nel seguito, la miniserie in cinque episodi della BBC Boys from the Blackstuff, di Alan Bleasdale (1982). Per interpretare un operaio di Liverpool, neodisoccupato in seguito alla crisi industriale, Hill aveva attinto alle proprie origini mancuniane e working class (veniva da una famiglia di minatori di Manchester) per dare vita a un personaggio che entrò nell’immaginario collettivo degli anni Ottanta britannici. Soprattutto il suo tormentone in slang “gizza job”, cioè “give us a job”, divenne una citazione comune durante i primi anni del governo Thatcher, quando la disoccupazione nel Regno Unito salì alle stelle, sopratutto nel settore industriale.
La scena iconica
Possiamo star certi che saranno senz’altro i panni di re Théoden quelli per cui Bernard Hill verrà ricordato nella storia del cinema. Un personaggio secondario ma importantissimo, al quale la sceneggiatura assegna alcuni monologhi di grande livello. Oltre al già citato discorso agli Eorlingas davanti a Minas Tirith, bisogna ricordare anche la scena della vestizione del re prima della battaglia del Fosso di Helm. Hill tocca lì un apice interpretativo, con la telecamera a una spanna dal viso e la luce alle spalle, mentre dialoga con il fido Gamling, ma in realtà con se stesso, assalito dai dubbi sull’essere all’altezza del proprio ruolo e sulla decadenza del proprio popolo:
– Who am I, Gamling?
– You are our king, Sire.
– And do you trust your king?
– Your men, my lord, will follow you to whatever end.
– To whatever end… Where is the horse and the rider? Where is the horn that was blowing? They have passed like rain on the mountains. Like wind in the meadow. The days have gone down in the West. Behind the hills, into shadow. How did it come to this?
Un personaggio la cui fine eroica – ancorché stigmatizzata nel romanzo, ma non nel film – regala un altro momento di grande pathos, quello in cui Théoden accomiatandosi per l’ultima volta da Éowyn, pronuncia la celebre frase: «I go to my fathers, in whose mighty company I shall not now be ashamed».
Tuttavia il contributo creativo di Hill al film di Jackson è un altro, vale a dire la celeberrima scena in cui Théoden tocca con la spada le lance dei Rohirrim prima di guidarli alla carica. Un’idea di Hill stesso, che il regista assecondò volentieri. Un piccolo colpo di genio – come se la spada del re potesse infondere forza alla lancia di ogni cavaliere – che dimostra quanto Hill fosse entrato nel personaggio e avesse saputo leggerlo e farlo proprio.
RIP.
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