Va in stampa in questi giorni il quarto numero dei «Quaderni di Arda – Rivista di studi tolkieniani e mondi fantastici», che quest’anno ha il suo focus nelle trasposizioni dell’opera di Tolkien sui mass media (Eterea Edizioni, €25, p. 403).
Quando sul finire degli anni Dieci, l’AIST immaginò di dare vita a una rivista di studi sull’opera di J.R.R. Tolkien e le sue molte influenze e diramazioni, non fu certo per competere con le più illustri riviste internazionali del settore, bensì per avere un punto di raccolta del lavoro svolto e dare a questo una periodicità. Quanto più è ampia l’accezione della parola “studi” che compare nel nome dell’associazione tanto più concreto deve essere l’approccio e possibilmente sedimentare qualcosa per chi verrà dopo di noi. Nell’epoca dei volatilissimi social media, dove è emigrata una gran parte del discorso d’occasione su Tolkien, fondare e portare avanti una rivista nel corso degli anni è un segnale in controtendenza e decisamente vintage. Scripta manent. E ogni nuovo numero non scaccia quello precedente, ma si somma allo stesso, dando conto, anno dopo anno, del nostro percorso di studi e andando a comporre una serie di prestigio. Questo è il modo di lavorare che predilige l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, e vale più di qualunque biglietto da visita o tirata autocelebrativa. In particolare nelle pagine della rivista si cerca di far dialogare tra loro studiosi e studiose di professione con chi invece Tolkien lo studia soprattutto per diletto, facendo collidere creativamente – anziché confliggere – cultura accademica e fandom.
I numeri precedenti
Il primo numero dei «Quaderni di Arda», uscito per il biennio 2019-2020, portava il sottotitolo “Tolkien e la letteratura della Quarta Era”, e trattava appunto della relazione tra Tolkien e i suoi contemporanei ed epigoni, raccogliendo gli atti di un convegno su questo tema tenutosi all’Università di Trento:
«L’auspicio è che studi come quelli qui raccolti aiutino il dibattito italiano ad andare oltre il frusto santino di un Tolkien estraneo al proprio tempo, sorta di eremita intento a rimpiangere un Medioevo ideale, in esclusivo dialogo con le fonti letterarie a lui care. Ormai da oltre un decennio il dibattito internazionale su questo autore è giunto a riconoscere che il dialogo di Tolkien era anche con la letteratura, l’arte e la cultura contemporanea, benché questo non rispondesse all’esigenza di essere engagé o fare parte di un qualche Parnaso letterario. Più si approfondisce l’indagine più si scoprono similitudini, minimi gradi di separazione, attriti e al tempo stesso reciproco interesse tra Tolkien e i modernisti, all’insegna di un comune riuso del mito, anche se con modalità molto diverse, o perfino contrapposte. Tolkien va molto oltre Tolkien, sia perché lui stesso era assai meno avulso dal mondo di quanto si potrebbe pensare, sia perché la sua produzione narrativa ha influenzato e contaminato la letteratura della seconda metà del Novecento e continua a essere un punto di riferimento per gli autori di genere e non solo, oltre a essere oggetto di sempre ulteriori riletture». (QdA#1, editoriale)
Anche il secondo numero, pubblicato nel 2021, conteneva gli atti di un convegno nella medesima università e il tema era “Tolkien e la traduzione”, dove si coglieva l’occasione della nuova traduzione del Signore degli Anelli per fare una ricerca e una riflessione ad ampio raggio sia sul modo in cui Tolkien è stato tradotto nelle varie lingue, sia sulla sua attività di traduttore e poeta “New Old English”:
«Dopo avere letto le sezioni Focus e Off, la conclusione può apparire evidente: ogni traduzione è una rilettura, il traduttore è il co-autore invisibile che in questi ultimi anni la critica sta valorizzando, con una propria voce ben riconoscibile. Avere una traduzione da parte di un altro autore è risvegliare il potenziale infinito che è in ogni testo classico. Del resto è proprio quello che scriveva Tolkien: “Lo sforzo per tradurre o per migliorare una traduzione ha valore non tanto per la versione che produce, quanto piuttosto per la comprensione dell’originale che risveglia”. È questa la chiave di tutto. Ed è questa l’intenzione dei Quaderni di Arda: guardare da una nuova prospettiva le opere di Tolkien, con attenzione maggiore verso il suo stile così particolare, che ha nel Signore degli Anelli il suo vertice massimo; inaugurare una nuova fase della critica letteraria sull’opera dello scrittore inglese, come accaduto nei Paesi anglosassoni per altri importanti autori». (QdA#2, editoriale)
Il terzo numero della rivista, uscito per il biennio 2022-2023 si intitolava “Beowulf a Oxford: lo stile di Tolkien” ed è forse il più vasto – se non l’unico – studio monografico italiano sull’argomento, che tentava appunto di approcciare l’opera di Tolkien dal punto di vista stilistico:
«Tanto più raro è questo approccio di lettura tra gli studiosi italiani, che si sono per lo più disinteressati allo stile di Tolkien. Basti dire che qui da noi per aprire un dibattito – per altro parecchio inquinato da pregiudizi e idiosincrasie – sullo stile del Signore degli Anelli è stato necessario che venisse pubblicata una seconda traduzione del romanzo, dopo che per mezzo secolo lo stile dell’unica traduzione italiana era stato scambiato per quello di Tolkien. Proprio il caso del Signore degli Anelli fornisce la cartina al tornasole di questa disattenzione. Per decenni siamo rimasti ancorati a quanto l’autore ha scritto sopra il proprio lavoro, dimenticando che anche quella dell’autore è una percezione soggettiva e parziale. In buona sostanza a forza di ripeterci che la subcreazione tolkieniana muove dalle lingue immaginarie di sua invenzione, abbiamo finito per non considerare a sufficienza in quale lingua ha scritto tutte le sue storie, cioè l’inglese moderno». (QdA#3, editoriale)
Ognuno di questi numeri contiene inoltre recensioni e articoli “fuori tema” per i quali è prevista l’apposita sezione Extra, che può essere più o meno nutrita, a seconda dei casi.
Il quarto volume
“Oltre il testo: Tolkien al cinema, alla radio, in tv”. Questo il titolo del quarto numero dei «Quaderni di Arda» che verrà presentato a Fantastika, biennale d’arte fantastica, a Dozza (BO), il prossimo 21 settembre. Si tratta forse del numero più partecipato di tutti, con ben quindici articoli di soci e socie AIST, e altri quattro di contributori esterni. Il tema è particolarmente pop, perché appunto viene ripercorsa tutta la storia dei vari tentativi, realizzati o abortiti, di trasporre l’opera di Tolkien sui mass media e attraverso la settima arte. Ne esce una cavalcata sontuosa attraverso la seconda metà del Novecento e i primi vent’anni del XXI secolo, e attraverso lo sviluppo delle tecnologie e i vari approcci artistici, dove spesso anche Tolkien dice la sua in prima persona. Pubblichiamo qui in anteprima l’indice e la copertina completa, per dare un’idea di cosa ci sarà all’interno:
QdA#4: Indice
EDITORIALE
Roberto Arduini, Ieri, oggi e domani: la lunga storia delle trasposizioni tolkieniane
FOCUS
Fiammetta Comelli, Tolkien radiofonico: la BBC e la trasposizione del Signore degli Anelli
Eleonora Amato, “Incantesimi, luci azzurre e qualche magia irrilevante”: la sceneggiatura di Zimmerman e Ackerman per Il Signore degli Anelli (1957-1958)
Paolo Nardi, Il Tolkien psichedelico: il progetto di adattamento dei Beatles
Paolo Pizzimento, «Frodo Lives!». Sull’irrealizzato Signore degli Anelli di John Boorman
Fabio Perinelli, The Hobbit e The Return of the King della Rankin/Bass
Roberto Arduini, L’incompiuto di Ralph Bakshi
Alena Afanasyeva, Adattamenti sovietici di Tolkien per il teatro e la televisione
Alberto Crespi, Mescolare un mazzo di carte: Le Due Torri e il buon uso della licenza poetica
Alessio Vissani, Tolkien anno zero: la trilogia spartiacque di Peter Jackson
Nicola Nannerini, Un adattamento inaspettato: Lo Hobbit di Peter Jackson e i processi di rielaborazione transmediale nella postmodernità
Roberto Paura, La vera creazione richiede sacrificio: sulla prima stagione degli Anelli del Potere
Wu Ming 4, Il dito nella piaga del fantasy: Gli Anelli del Potere tra fallimento narrativo e successo polemico
Corrado Mallia, I fan film tolkieniani: se la passione diventa tributo
OFF
Tania Todeschi, Il conforto delle cose antiche: bellezza e assenza in Tolkien, il film
Marika Michelazzi, Le creature fantastiche, il pubblico e il ruolo delle personagge
Dawn Walls-Thumma, Diventare un Libroverso: i film di Jackson come punto d’inizio per il fandom dei libri di Tolkien
EXTRA
Francesca Titolo, Il Tolkien ri-scrittore oscuro: Il Lai di Aotrou e Itroun
Luca Manini, Tradurre l’ordine: Sir Gawain, Perla, Sir Orfeo
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LINK ESTERNI:
– Vai al sito di Eterea Edizioni
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