Dopo esser passato nella seconda parte di Dicembre nel resto del mondo, ottenendo invero buoni incassi, Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim arriva finalmente al cinema anche da noi. È approdato infatti in sala il 1° gennaio 2025, dopo una lunghissima attesa più che giustificata, dato che il film diretto da Kenji Kamiyama si porta dietro alcune interessanti e inedite premesse. Innanzitutto, si tratta di un’opera in stile anime, una tecnica finora mai utilizzata per un adattamento del Legendarium, ma, ancora più importante, è il fatto che il film rappresenta un prequel della trilogia di Peter Jackson, diventando così un capitolo ufficiale della saga del Signore degli Anelli, iniziata 25 anni fa e continuata qualche decennio successivo con Lo Hobbit.
Di cosa tratta il film?
La trama si concentra sulla storia di Helm Mandimartello e dell’assedio di Borgocorno, quel forte che verrà poi denominato Fosso di Helm dopo che il leggendario re di Rohan perì nel tentativo di difenderlo da un attacco dei Dunlandiani durante il Lungo Inverno. La fonte è la stessa che Prime Video ha sfruttato per le due attuali stagioni de Gli Anelli del Potere, ovvero le fantomatiche Appendici del Signore degli Anelli delle quali, anche in questo caso, viene sfruttata la sintesi per ampliare storie a volte appena abbozzate da Tolkien. Infatti, la vera novità che introduce il film, e che invece le appendici non specificano, è il personaggio di Hèra, l’unica figlia di Helm che il Professore ha nominato solo una volta senza indicarne il nome né raccontarne la storia. La Guerra dei Rohirrim è appunto raccontata proprio dal punto di vista di Hèra, valorosa guerriera della Casa di Eorl, eroina del film in salsa éowyniana, il tutto condito però da un’ambientazione, da musiche e in generale da un’atmosfera che rimanda direttamente ai film di Jackson. Alla produzione e alla sceneggiatura c’è non a caso quella stessa Philippa Boyens che già adattò Il Signore degli Anelli insieme alla coppia Jackson-Walsh.
Tuttavia, sebbene non ci siano dubbi sul talento di Boyens, ciò non basta per rendere The War of the Rohirrim, un concentrato inventivo che ha le stesse premesse de Gli Anelli del Potere, un buon prodotto. Il risultato è difatti una grande operazione nostalgia in cui ad essere valorizzato è più l’intento commerciale che quello narrativo. Se c’è una cosa che viene spesso accreditata al team di Jackson è aver reso “pop” e accessibile il mondo di Tolkien anche a chi non lo ha mai letto (e non è intenzionato a farlo). La trilogia filmica del Signore degli Anelli assolve, tra le altre tantissime cose, anche a questo scopo, e lo fa proponendo film che “semplificano” l’epopea poetica, concentrando l’essenza del romanzo e allo stesso tempo offrendo lo show a quelle bocche affamate di battaglie in stile low fantasy. La Guerra dei Rohirrim intende riportare quindi quegli ormai gioiosi trentenni nell’epica visiva della Terra di Mezzo, con uno stile nuovo, più adatto ai tempi (e soprattutto alle mode), ma allo stesso tempo con ambizioni tecniche e narrative mai viste, e purtroppo nemmeno troppo rispettate, con il grande schermo che riesce a mostrare più i difetti che l’efficacia visiva dell’animazione. Questo fa da contorno a una storia che di per sé è fin troppo citazionista, riciclata in certi casi, uno scatolone nostalgico dove poter inserire veri e propri pezzi ripresi dalla trilogia. Per citarne alcuni: l’assedio del Fosso di Helm, con la cavalcata eucatastrofica di Gandalf nel finale delle Due Torri, e i continui riferimenti, come già detto, a Éowyn (che fa pure una comparsata). Tutto è buttato sostanzialmente nel calderone di una storia epica che sa però più di minestra riscaldata al microonde, di cui certamente non ci verrà la tentazione di scoprire gli ossi con cui è stata preparata.
Conclusioni
Se però c’è una cosa che ci insegna La guerra dei Rohirrim, al di là degli azzardi registici e ambizioni nipponiche di casa Warner Bros, resta tuttavia quell’estetica, tipicamente jacksoniana, che dimostra ancora una volta di più quanto sia impossibile staccarsi da quell’immaginario. Oggi, a 25 anni dalla Trilogia, siamo ancora inondati da un immaginario del quale è impossibile scollarsi. Viene veramente da chiedersi: si riuscirà mai a creare qualcosa di innovativo? Ma può essere anche una pretesa egoistica, se non addirittura utopica, pensare che un mondo così vasto come il Legendarium possa assumere nuove forme artistiche dopo Jackson. L’opera è una sola, così in letteratura come al cinema, riportarla fedelmente non è un reato.
ARTICOLI PRECEDENTI
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LINK ESTERNI
-Vai al sito di Warner Bros sul film
-Vedi il trailer italiano su Youtube