«Pazienza e fiducia». È questo quello che chiede ai suoi fan George R.R. Martin, l’autore della saga di culto Cronache del ghiaccio e del fuoco trasposta nella seguitissima serie tv Games of Thrones. Nella settimana in cui inizia la quarta stagione (domenica negli Usa e Gran Bretagna, domani 9 aprile in Italia su Sky Atlantic alle 23:00) della serie campione d’ascolti targata Hbo, è stato lo stesso scrittore statunitense, da molti definito il «Tolkien americano» a rispondere alle tantissime domande sul sesto libro della serie dal titolo The Winds of Winter. «Ci sto lavorando – ha detto Martin -. Non faccio previsioni su quando finirò effettivamente di scriverlo, ma sono davvero ottimista sulla conclusione in tempi brevi. Sarà finito quando è finito. Nessuno vuole questo libro finito più di me». Martin ha speso alcune parole anche sulla serie televisiva della Hbo, i cui appassionati sono in trepida attesa per capire gli sviluppi delle lotte di potere attorno al desideratissimo trono di spade: «L’adattamento della Hbo è stato fedele – ammette Martin -. Sì, ci sono dei cambiamenti, ma sono necessari, abbiamo solo dieci ore per raccontare la storia di ogni stagione».
The Winds of Winter
A sorpresa, George Martin ha deciso di rendere pubblico il primo capitolo del sesto libro, The Winds of Winter (letteralmente «I venti d’inverno»), intitolato Mercy («Pietà»). Il volume sarà il sesto romanzo della serie Cronache del ghiaccio e del fuoco. I cinque tomi finora pubblicati nelle edizioni anglosassoni sono stati divisi in 12 libri in italiano, resi più snelli e pubblicati a partire dal 1999. Nel mese di gennaio 2014 la sua editor inglese, Jane Johnson, in un tweet aveva affermato che il sesto romanzo della saga non sarà pubblicato nel corso di quest’anno, mentre rimane ancora aperta l’ipotesi di una pubblicazione nel 2015. «Ho intenzione di iniziare il racconto con le due grandi battaglie di cui avevo messo le basi ne La danza dei draghi – ha spiegato lo scrittore – quella di Grande Inverno e quella a Meereen, cioè la battaglia della Baia degli Schiavi. E poi continuare da quel punto». Un capitolo dal punto di vista di Victarion avrà luogo subito dopo la fine del romanzo precedente, appunto, poco prima dell’attacco a sorpresa sulle città della Baia degli Schiavi. Un capitolo dal punto di vista di Arianne, che è stato pubblicato sul sito web di Martin, vede lei stessa intenzionata a vedere il ragazzo che chiama se stesso Aegon. Martin ha detto nel
marzo 2012 che gli ultimi due romanzi porteranno i lettori molto più a nord rispetto ai libri precedenti, e che gli Estranei faranno la loro comparsa: ma gli indizi portavano già in questa direzione, visto che alla fine del precedente capitolo l’inverno era giunto e che questo sesto libro si chiama «I venti d’inverno». Non bisogna dimenticare che per la serie tv A Game of Thrones Martin sta scrivendo una sceneggiatura a stagione. Martin ha in più occasioni fatto sapere che il suo obiettivo è quello di non farsi raggiungere dalla serie televisiva in modo che i lettori possano conoscere la conclusione della storia direttamente da lui e non tramite la televisione.
La quarta stagione
Nessuno vuole perdersi la pioggia di colpi di scena del kolossal della Hbo, quell’impasto di sangue, sesso e intrighi che crea dipendenza pure al pubblico italiano: gli appassionati devono attendere mercoledì notte alle 23, in lingua originale e in contemporanea con gli Usa ogni settimana, i nuovi episodi su Sky Atlantic, rete appena nata e consacrata alle serie tv. Poi dal 18 aprile, ogni venerdì, ci sarà la stessa puntata doppiata in italiano. La quarta stagione si preannuncia scoppiettante e ricca di storyline, basti pensare all’aumento di location – soprattutto croate; tra le guest star previste, i Sigur Ros. Chi non riesce ad attendere grazie al trailer può scoprire che re Joffrey Barathion (Jack Gleeson) si sta preparando alle nozze, che Tyrion Lannister (Peter Dinklage) è in catene ad Approdo del Re, che Sansa Stark (Sophie Turner) è piena di speranze e inizia anche lei a tramare che Jaime Lannister (Nikolaj Coster-Waldau) è rasato e in versione «ripulita». l’esercito che si vede nele trailer è invece quello di Daenerys (Emilia Clarke). Ci sono anche due new entry: Oberyn Martell e Ellaria Sand. Lui è il fratello minore del Principe di Dorne Doran Martell, ed è soprannominato Vipera Rossa. Provate a indovinare il motivo… Quello che colpisce riguarda la scelta (anche coraggiosa e inedita) di raccontare i vizi, le debolezze e i sotterfugi dei personaggi, che sono certo buoni e potenti, ma anche malvagi, furbi e pronti a tutto per ottenere ciò che desiderano. Quindi pare che per conquistare il Trono di spade ogni mezzo sia lecito. Un fantasy che si presenta come atipico, in cui i confini tra il bene e il male vengono sconvolti, presentando delle sfumature di grigio piuttosto della classica contrapposizione tra il bianco e il nero. Non è raro, infatti, scorgere delle qualità in personaggi considerati odiosi, e viceversa dei difetti in quelli più amati. Come se non bastasse nessun eroe della serie è immune alla morte o alla sfortuna. Dopotutto «al gioco del trono, o si vince o si muore», come ricorda Cersei Lannister, uno dei personaggi più odiati ma anche più riusciti della saga, quindi anche per questa stagione il pubblico deve aspettarsi colpi di scena, morti improvvise e lontanamente immaginabili. In fondo, per dirla alla Game of thrones, Valar morghulis, ovvero «tutti gli uomini devono morire…».
George Martin e Tolkien
«Sono un fan accanito di Tolkien», ha detto Martin in un’intervista. «Ho letto i suoi libri da ragazzo, mentre frequentavo la scuola media e poi le superiori. Le sue opere hanno avuto un’influenza profonda su di me. Avevo letto altra letteratura fantasy prima e ne ho letta anche dopo. Ma non ho amato nessun altro romanzo come quelli di Tolkien. Certo, non ero il solo. Il successo dei libri di Tolkien ha ridefinito la Fantasy moderna. In quegli anni, Tolkien era visto come una sorta di alieno. La sua era considerata una di quelle rare opere che appaiono una volta ogni tanto e hanno un successo enorme per ragioni che nessuno comprende. Nessuno si sognava però di pubblicare altri libri di questo genere. Solo negli anni ’70 furono pubblicati Le Cronache di Thomas Covenant di Stephen R. Donaldson e de La spada di Shannara di Terry Brooks, che sono stati i primi tentativi reali di seguire le orme di Tolkien… entrambi con successo. E che aprirono la strada a molti altri “imitatori di Tolkien”». Anche Il Trono di Spade è legato al Signore degli Anelli. «Da appassionato di Tolkien, ho preso molto spunto da lui», ha rivelato Martin. «Ha avuto un’influenza enorme su di me. Il Signore degli Anelli ha modellato tutta la Fantasy moderna. Ci sono alcune sue scelte che ormai fanno parte del canone: il concetto dell’Oscuro Signore, la battaglia tra Bene e Male, l’influenza penetrante di quest’ultimo a tutti i livelli. Sono tutti elementi che Tolkien ha gestito brillantemente, ma che nelle mani dei suoi innumerevoli imitatori hanno prodotto una sorta di cartone animato! Non c’è più bisogno di un Oscuro Signore, né di altri elementi così radicali. Ho veramente odiato alcune delle opere scritte dopo Tolkien. Mi sembra che alcuni imitatori abbiano copiato l’autore inglese senza capirlo, prendendo le cose peggiori di lui. Amo Tolkien e la mia è stata una reazione. Volevo scrivere qualcosa che fosse una risposta a quel poco di Tolkien che non mi piaceva, ma sopratutto ai suoi imitatori, che si sono ispirati solo a quel poco».
ARTICOLI PRECEDENTI
– È George R.R. Martin il “Tolkien americano”?
– George R.R. Martin parla di J.R.R. Tolkien
– George R.R. Martin e Il Trono di Spade
– George R.R. Martin e Il Trono di Spade di Giampaolo Canzonieri
– George R.R. Martin tra Games of Thrones e J.R.R. Tolkien
LINK
ESTERNI
– Vai al sito ufficiale di George R.R. Martin
– Vai al sito di Sky Cinema
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Beh, le parole di Martin parlano da sé, dice: reazione a quel poco di Tolkien che non gli piaceva??
Ma ha letteralmente stravolto la poetica e la mitopoietica di Tolkien!
Come ho già avuto occasione di notare, Trono di Spade, semplicemente non è Fantasy secondo quanto Tolkien spiega acutamente e diffusamente nel Saggio sulle Fiabe, aderendovi poi perfettamente nella propria opera narrativa.
Quindi, la si chiami pure Fantasy, ma secondo una mitopoiesi del tutto differente.