Il nostro sito web è inondato spesso dalle domande degli appassionati di J.R.R. Tolkien che vorrebbero saper tutto sul loro autore preferito. Molto spesso è sufficiente consultare le Lettere scritte da Humphrey Carpenter oppure le Appendici del Signore degli Anelli, altre è addirittura più semplice: basta leggere il libro! Prendendo spunto da un articolo di What Culture, eccovi le 20 cose che non sapevate sul capolavoro di Tolkien. E se le sapevate già, è sempre un bene ripassarle!
20. Frodo aspetta 17 anni prima di cominciare il suo viaggio
Per i fan del film, sembra che passino solo poche settimane fra il momento in cui l’Anello finisce nelle mani di Frodo e l’inizio del suo epico viaggio verso il Monte Fato all’inizio della Compagnia dell’Anello. Nel libro, invece, le cose non si muovono così velocemente, e quando Frodo parte con l’Anello sono passati 17 anni dal centoundicesimo compleanno di Bilbo. Cosa succede in quasi due decenni? Non molto: Gandalf ha visitato periodicamente Casa Baggins fino alla fatidica notte di primavera in cui è arrivato con l’informazione sull’Anello. Anche così, Frodo ha aspettato fino a settembre per partire: evidentemente, la conquista della Terra di Mezzo da parte dell’Oscuro Signore non è così pressante come lo fanno sembrare i film. Il libro, proprio come gli hobbit che ne sono i protagonisti, preferisce prendere le cose con calma.
19. Nessuno conosce il colore dei capelli di Legolas
Una delle caratteristiche di Legolas, oltre alla sua propensione filmica per affermare ovvietà, è la sua bellezza elfica (grazie, Orlando!) che include quelle deliziose treccine biondo platino per cui è immediatamente riconoscibile. L’unico problema è che, nel libro, la cosa non è scritta da nessuna parte. È vero, suo padre Thranduil ha splendidi capelli dorati come viene specificato nel Legendarium e come è (per una volta) fedelmente riportato nel film, ma stranamente questo particolare di Legolas, uno dei nove personaggi principali del Signore degli Anelli, rimane non menzionato, cosa che ha fatto sollevare molte questioni fra i fan. In vari volumi e appendici del Legendarium gli elfi Sindarin sono descritti con capelli generalmente scuri. Questo è ulteriormente corroborato per Legolas da questa dubbia descrizione nella Compagnia dell’Anello: Frodo levò lo sguardo sull’elfo che lo sovrastava, alto, con gli occhi fissi nel buio, alla ricerca di un bersaglio da colpire. Scura era la sua testa, e cinta da una corona di stelle bianche che luccicavano nei neri stagni del cielo dietro di lui. In quasi 1200 pagine, comunque, nemmeno una volta l’elfo che tutti preferiamo viene descritto con sicurezza, il che ci lascia finire con questa conclusione: a causa di alcuni incidenti genetici recessivi, Legolas aveva i capelli rossi.
18. Le montagne su una luna di Saturno prendono nome dall’opera di Tolkien
Titano, la maggiore fra le lune di Saturno, è molto simile a un pianeta: ha un clima stagionale che provoca caratteristiche della superficie simili a quelle della Terra, compresi laghi, fiumi e, naturalmente, montagne. Forse proprio perché è così simile alla Terra, gli astronomi hanno deciso di realizzare le nostre fantasie dando a molte emergenze di Titano nomi di esseri mitologici e fantastici: i crateri hanno nomi di dee della saggezza, i labirinti hanno il nome dei pianeti di Dune. Ma soprattutto, le catene montuose hanno i nomi delle catene montuose della Terra di Mezzo, seguendo una convenzione del Gruppo di Lavoro per il Sistema di Nomenclatura Planetaria dell’IAU. Gli esempi più notevoli sono il monte Erebor, le Montagne Nebbiose, i Monti Mithrim, i monti Mindolluin e, naturalmente, il Monte Fato, appropriatamente quello che si ritiene essere il picco più alto di tutta la luna.
17. Sean Connery ha rifiutato il ruolo di Gandalf
Non c’è nessun dubbio che Sir Ian McKellen sia nato per fare il ruolo del geniale e potente stregone Gandalf nei film del Signore degli Anelli e dello Hobbit. Tuttavia, per quanto possa sembrare bizzarro, egli non fu la prima scelta. No, il ruolo di Gandalf fu prima offerto all’ex James Bond, Sean Connery, che dopo un’offerta iniziale di 30 milioni di dollari lo rifiutò. Gli fu allora offerto il 15% dei profitti totali del film, ma rifiutò ancora. Anche se non c’era alcuna certezza che quei film avrebbero avuto il successo che poi hanno avuto nel 2001, la sua si rivelò una scelta monumentalmente sbagliata, poiché significa che la trilogia gli avrebbe fatto guadagnare 450 milioni di euro. Ci si potrebbe chiedere perché mai Connery abbia rifiutato il brillante ruolo dell’eccentrico stregone: messa semplicemente, egli ha dichiarato di non aver capito la parte o la trama del copione. Anche dopo aver letto il libro, il copione e dopo aver visto i film. Chiaro?
16. Balrog e stregoni sono della stessa «razza»
Se si fa un’analogia fra il Silmarillion e la mitologia, i Maiar sarebbero simili ad «angeli» della Terra di Mezzo, superati in potere solo dai Valar. I Maiar sono di origine divina, e per questo possono mutare forma e possono vagare invisibili se desiderano. Prima di quanto raccontato nel Signore degli Anelli, Melkor, il Vala malvagio, corruppe alcuni Maiar, uno dei quali era Sauron, e altri che divennero i Balrog di Morgoth, altrimenti noti come «curiosi demoni ombra infuocati del fato». Ora, quando l’allievo prese il posto del maestro e il male di Sauron iniziò a diffondersi, i Valar inviarono vari Maiar sotto forma di eccentrici vecchietti per aiutare a contrastare Sauron: questi furono chiamati Istari, o stregoni, e fra loro c’erano Gandalf, Saruman, Radagast e due stregoni blu. Così, quando Gandalf combatte contro il Balrog nella Compagnia dell’Anello, tecnicamente stava combattendo contro uno dei suoi fratelli: a noi sembra una tipica riunione di famiglia!
15. Il Signore degli Anelli non è un’allegoria!
Nel corso degli anni il Signore degli Anelli è stato studiato, analizzato ed esaminato da molti studiosi, professori e appassionati. L’idea di un potere troppo grande per l’Uomo ha attirato molte riflessioni, e l’Unico Anello è stato visto, per esempio, come metafora delle armi nucleari. Ciononostante, Tolkien fu adamantino nel negare che Il Signore degli Anelli avesse significati allegorici, compreso qualsiasi riferimento a eventi politici come la Guerra Fredda. L’esatta frase sull’allegoria del Professore è: «Detesto cordialmente l’allegoria in tutte le sue manifestazioni, e l’ho sempre detestata da quando sono diventato abbastanza vecchio e attento da scoprirne la presenza. Preferisco di gran lunga la storia, vera o finta che sia, con la sua svariata applicabilità al pensiero e all’esperienza dei lettori». Quindi Tolkien ammette che il racconto possa essere applicabile a eventi storici, ma la decisione di interpretarlo in questo modo è del lettore e non è nelle intenzioni dell’autore.
14. Aragorn e Arwen sono cugini (più o meno)
La più dolce storia d’amore della Terra di Mezzo assume un risvolto sfortunatamente incestuoso se si prende in considerazione la genealogia di Aragorn e Arwen. Per fortuna, a causa della diversa lunghezza della vita nella linea di Aragorn e in quella di Arwen, essi sono imparentati molto, molto, molto, molto, molto alla lontana (sono cugini di sessantatreesimo grado!), quindi va tutto bene. Come tutti sanno, Aragorn è il legittimo erede al trono di Gondor, ma ciò che è meno noto è che Elros, il primo Alto Re di Numenor e bis-bis-bis-nonno (con sessantuno bis) di Aragorn, era fratello gemello di Elrond. Poiché Arwen è figlia di Elrond, non deve meravigliarci che Elrond fosse così contrario alla sua unione con il suo lontano nipote, anche se un nipote che deve recuperare 6500 anni di storia familiare. Più seriamente, questo è un modo interessante per vedere in prospettiva l’enorme differenza fra Elfi e Uomini: 65 generazioni separano Aragorn da Earendil (il padre di Elrond), mentre Arwen è a solamente due.
13. Il Signore degli Anelli non è una trilogia
Anche se è stata pubblicata in tre volumi, ed è stata adattata in tre film, l’opera era pensata come un singolo racconto, separato in sei libri, e riferircisi come alla «trilogia» è un errore. Secondo Tolkien, i tre volumi in cui l’opera è stata divisa non dovrebbero essere considerati autonomi, un concetto che avrebbe contribuito a un senso di «informità» dell’opera. In particolare, nelle Due Torri, il terzo e il quarto libro non hanno molto a che fare uno con l’altro, contribuendo a separare in due la narrazione in quel volume. Ci si potrebbe chiedere perché allora sia stato pubblicato in tre volumi anziché in uno. La ragione ci sembra ridicola oggi che il Signore degli Anelli si è solidamente impiantato nell’inconscio collettivo, diventando un capolavoro della cultura popolare contemporanea, eppure è perché l’editore pensava che, essendo troppo oscuro per piacere ai lettori dello Hobbit, non avrebbe venduto abbastanza da ripagare i costi di stampa. A causa della carenza di carta subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’editore separò in tre parti in modo da non perdere troppo se le vendite non fossero state sufficienti: inutile a dire, questa precauzione si rivelò tutt’altro che necessaria.
12. Tolkien iniziò l’opera sul quaderno di uno studente
Negli anni ’20 o ’30 Tolkien aveva già iniziato a lavorare al suo Legendarium, ma la sua occupazione principale era ancora quella di professore a Oxford e un giorno, mentre correggeva dei compiti di esame come “lavoretto estivo” per guadagnare qualcosa fra un semestre e l’altro, Tolkien trovò una pagina lasciata bianca. Tolkien trovava la correzione un lavoro di “infinita noia”, quindi scoprire un foglio lasciato vuoto deve averlo deliziato, così tanto che, su quella pagina, scrisse una frase che, a quel punto, egli stesso riusciva a malapena a capire, una frase che ora è impressa nei nostri cuori: «In un buco nella terra viveva uno hobbit». La parola «hobbit», che egli non aveva mai usato prima, intrigò il professore e lo spinse a esplorare la storia e il concetto nella sua testa. Da uno studente svogliato, quindi, nacque il seme che infine divenne Il Signore degli Anelli.
11. Il Ritorno del Re è il film con il maggior numero di morti
L’adattamento cinematografico del Ritorno del Re ha superato molti record: per nominarne solo due, rimane fino a oggi uno dei tre film che ha vinto il maggior numero di premi Oscar (undici, insieme a Ben-Hur e Titanic) ed è il primo ed unico film fantasy ad aver mai vinto Miglior Film e Miglior Regista. Ciò che molti non sanno, però, è che il Ritorno del Re può anche vantarsi del maggior numero di morti mai rappresentati sullo schermo di un film. Con tutte le battaglie epiche che amiamo, con Orchi e uomini uccisi di qua e di là, il conteggio dei morti arriva a esattamente 836 (in realtà dipende se il Mumakil ucciso da Legolas conta come uno solo). In pratica, sono tre morti al minuto (nella versione estesa).
10. Il Signore degli Anelli di Stanley Kubrik, con i Beatles
Non importa come la pensiate dei suoi adattamenti cinematografici, la passione e la dedizione di Peter Jackson per l’abbondanza di materiale tratto dalle fonti è evidente, specialmente se si considera che Stanley Kubrick definì il Signore degli Anelli immenso e «infilmabile». Kubrick fece questa dichiarazione per colpa dei Beatles che, all’epoca, lo consultarono per adattare Il Signore degli Anelli, in cui avrebbero voluto recitare. Apparentemente John Lennon era quello che spingeva il progetto negli anni ’60, e stranamente voleva recitare il ruolo di Gollum. Il resto del cast sarebbe consistito in Paul MacCartney come Frodo, Ringo Starr come Sam e George Harrison come Gandalf. Tolkien era interessato a un adattamento cinematografico, almeno quanto era interessato ai diritti d’autore, ma fu lui a uccidere il progetto poiché non gli andava che lo facessero i Beatles. Oggi, un Gollum recitato da John Lennon ci pare completamente assurdo, ma non dobbiamo essere troppo lesti nel ringraziare il professore per il suo buon giudizio: Stanley Kubrik, i Fab Four e Tolkien… sarebbe stato uno schianto di film, nel bene o nel male.
9. Sauron non forgiò i Tre anelli degli Elfi
Tecnicamente, Sauron non forgiò nessuno degli Anelli del Potere tranne l’Unico. A un certo punto della Seconda Era, Sauron si rivolse ai fabbri elfici dell’Eregion, guidati da Celebrimbor, e insegnò loro come forgiare anelli magici. Gli elfi si esercitarono con molti anelli minori, ma infine con l’aiuto di Sauron Celebrimbor e i fabbri forgiarono i Sette dati ai Signori dei nani e i Nove per gli uomini mortali. I Tre sono tutta un’altra storia: chiamati Narya (anello di fuoco), Nenya (anello d’acqua) e Vilya (anello d’aria), i tre anelli furono tenuti nascosti a Sauron e vennero forgiati in segreto da Celebrimbor, mai toccati dall’Oscuro Signore. È per questo che i Tre non caddero sotto il controllo dell’Uno, né i loro portatori (fra cui Gil-Galad, Galadriel e Gandalf) furono corrotti da Sauron. Così, dopo che Sauron perse l’Unico, i Tre furono usati per preservare i reami degli Elfi: Lothlorien, Granburrone e Lindon.
8. La distruzione di Isengard da parte degli Ent si basa sul Macbeth di William Shakespeare
Beh’, più o meno. Quelli che conoscono il Macbeth di Shakespeare ricordano la famosa profezia sulla morte di Macbeth, che comprende questi versi:
fino a quando di Birnam la foresta
non moverà verso il colle di Dùnsinane
contro di lui
Nel Macbeth ciò che accade è che un esercito di uomini, non di alberi, si mimetizza con rami per far sembrare che il bosco di Birnam si muova verso Dunsinane (SPOILER: Macbeth viene effettivamente sconfitto). Tolkien, leggendo il Macbeth, si scoprì «amaramente insoddisfatto» da questa soluzione, lui che sperava di vedere un vero esercito di alberi marciare fino al colle di Dunsinane. Egli pensò che con tali premesse il risultato fosse uno spreco, e decise di rendere giustizia all’idea certamente impressionante di un esercito di alberi. Rende giustizia sia al temperamento sia alla dedizione di Tolkien il fatto che egli abbia infine creato un’ambientazione e un’intera razza per poter finalmente vedere gli alberi che marciano in guerra, come abbiamo tutti visto, e gioito, quando Ent e Ucorni assediano Isengard. Così Tolkien, secondo lui, aveva finalmente scritto la scena in modo giusto: perché, dopo tutto, cose ne poteva sapere il vecchio William?
7. «Gandalf» è preso dall’antica poesia norrena
La Terra di Mezzo è piena di esseri con nomi piuttosto peculiari secondo i nostri standard, quindi non ci deve sorprendere che il Professor Tolkien non abbia tirato fuori dal nulla parole con suoni appropriati per dare i nomi ai suoi personaggi. È ben noto che Tolkien fu grandemente influenzato dalla mitologia nordica, in cui molte delle razze e dei personaggi hanno le loro origini. Per esempio, nel Dvergatal (che significa «Catalogo dei nani»), una sezione dell’Edda Poetica, c’è l’origine della maggior parte dei nomi di nani usati da Tolkien, nonché del nome di un amato stregone. Nella mitologia norrena Gandalf è un Dverg, o nano, ovvero uno spirito protettivo e magico. Tolkien ha anche fatto cenno alla relazione fra Gandalf e il dio norreno Odino, il «Vagabondo», un vecchio con una barba bianca e un bastone che diffonde conoscenza e verità. Altri personaggi che traggono nome dal Dvergatal includono: Durin, Thorin, Thrain, Thror e nove altri nani della Compagnia di Thorin.
6. Sauron era un gatto
Beh’, in un certo senso sì! Nei primi scritti di Tolkien, il principale servitore di Morgoth (una posizione in seguito appartenuta a Sauron) era un grosso, feroce e potente gatto chiamato Tevildo, Signore di Gatti. Nella prima versione della storia di Beren e Luthien, Tevildo ha il ruolo che in seguito fu dato a Sauron, mentre Tevildo fu cancellato dalla storia della Terra di Mezzo. Un po’ dopo, ma ancora abbastanza presto nello sviluppo del Legendarium, Tevildo si trasformò in Thu, il Negromante e «Signore dei Lupi». Dopo qualche altro cambiamento di nome, ma mantenendo sempre lo stesso ruolo e la stessa idea di massima, il suo nome diventò finalmente Sauron, e così nacque l’Oscuro Signore.
5. La Guerra dell’Anello non è fantasy, è storia
Secondo Tolkien Arda, chiamata Terra di Mezzo nella serie, non è una terra fantastica: collegata linguisticamente alla parola germanica per «terra», Arda dovrebbe essere la nostra Terra, e il Legendarium documenterebbe un periodo della preistoria anziché eventi fantastici in un altro mondo. L’opera di Tolkien si sviluppa in tre periodi, e per l’ultimo di questi, gli Anni del Sole, egli dettaglia tre «ere». Il Signore degli Anelli si svolge nella Terza Era, lunga 3021 anni, che finisce proprio con il ritorno del re. Secondo questa linea temporale di Arda, i «tempi moderni» (il XX secolo) corrisponderebbero alla Sesta o Settima Era del Sole. La linea temporale diventa poco chiara intorno alla Quarta Era, per cui non ci sono corrispondenze esatte fra le date, sebbene molti concordino che la fine della Sesta Era corrisponda alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Tutto questo, in realtà, ci porta a un consenso generale su due cose: (1) siamo tutti nati in ritardo di quattro ere; e poi (2) perché non insegnano questo tipo di Storia a scuola?
4. Aragorn era uno hobbit con problemi ortopedici
Come si addice a uno dei personaggi più importanti dell’opera, Aragorn ha subito una varietà di cambiamenti prima di diventare l’aspro Ramingo-diventato-Re che conosciamo e amiamo. Iniziando la sua esistenza come hobbit, poi come elfo, poi infine come uomo, la sua importanza nella storia in quanto erede di Isildur si realizzò solo molto più tardi. All’inizio, il suo soprannome non era Grampasso (Strider), ma «Trotter» (Trottatore), che era accettabile per ciò che egli era: un peculiare hobbit con zoccoli di legno, che in seguito si scoprono nascondere qualche tipo di innominata tortura inflittagli dall’Oscuro Signore mentre era alla ricerca di Gollum; Tolkien scrive anche in una nota che si sarebbe rivelato che Trotter aveva piedi di legno. Possiamo considerarci fortunati se questo spunto non fu sviluppato ulteriormente. Interessante che la prima possibile identità di «Trotter» fosse quella di Peregrino Boffin (da non confondere con il Tuc dallo stesso nome), un nipote da tempo perduto di Bilbo. Tuttavia dopo essere diventato Aragorn (chiamato così dopo molte revisioni) il suo soprannome fu inspiegabilmente, ma appropriatamente, cambiato in Grampasso.
3. Le lingue vengono prima della storia
Non sarebbe un azzardo pensare che Tolkien, un filologo professionista, abbia usato le sue conoscenze dopo aver deciso di scrivere un racconto fantasy per dare corpo a un mondo attribuendo lingue uniche e complesse ad alcune delle razze della Terra di Mezzo. In realtà però non è in quest’ordine che sono avvenute le cose. Piuttosto Tolkien, un incredibile appassionato di lingue e dell’invenzione delle lingue, scrisse la «storia» della Terra di Mezzo come scenario per le varie lingue che aveva già creato, fra le altre le lingue elfiche Sindarin e Quenya (influenzate da gallese e finnico), il Linguaggio Nero di Sauron e il Khuzdul nanico. Tolkien stesso ha detto: «Alla base c’è l’invenzione dei linguaggi. Le storie furono create per fornire un mondo ai linguaggi e non il contrario. Per me, prima viene il nome e poi la storia». Da allora lo studio delle lingue di Tolkien, soprattutto dei dialetti elfici, è stato intrapreso da appassionati casuali e da seri studiosi, alcuni dei quali prendono molto seriamente le regole, mentre altri vorrebbero solamente sapere come dire in Sindarin «vai a baciare un orco» (si dice «mibo orch», prego).
2. J.R.R. Tolkien ha inventato i «nani»
Ovviamente, i nani mitici erano in circolazione secoli prima che Tolkien fosse concepito, ma la parola inglese «dwarves» (nani) è stata, se non proprio inventata, almeno grandemente popolarizzata dall’opera del Professore. Prima dello Hobbit e del Signore degli Anelli, e anche oggi, il plurale normale della parola «dwarf» è «dwarfs». Oggi, «dwarves» viene solitamente usato in un contesto fantasy, mentre «dwarfs» è usato per elementi più tecnici, per esempio parlando di “nane bianche” in astronomia. Al tempo di Tolkien, l’unico plurale accettato era «dwarfs», che Tolkien non voleva usare per i suoi nani. Questo perché non voleva che i suoi nani, un popolo orgoglioso e potente, fossero associati a “sciocche storie” in cui sono diminuiti come “banali figure divertenti”. Così, per conservare la dignità dei nani. Tolkien usò «dwarves» per indicarli, sebbene in seguito abbia ammesso che «dwarrows», una forma obsoleta, sarebbe stata ancora meglio.
1. Lo Hobbit è stato cambiato per adattarlo al Signore degli Anelli
Nello Hobbit, Bilbo Baggins acquisisce a sua insaputa l’Unico Anello dopo una gara di indovinelli con Gollum, che nella versione che tutti conosciamo detesta perderlo, essendo completamente dominato dal potere dell’Anello. Le cose però non sono sempre state così. Nella prima edizione dello Hobbit, Gollum stesso mette in palio l’anello come premio per la gara di indovinelli, il che non ha senso ora che conosciamo l’influsso corruttore dell’Unico; quindi, nella seconda edizione, la cosa fu cambiata per corrispondere al Signore degli Anelli. Nella prima edizione, la personalità di Gollum è molto meno aggressiva e contorta rispetto alla versione successiva, dopo che Tolkien ha rilavorato il libro per allinearlo con Il Signore degli Anelli, aggiungendo l’ossessione e la furia di Gollum come sintomi del potere dell’Anello. Un altra piccola modifica è il cambio del nome di una razza: gli Alti Elfi nella prima edizione si chiamavano Gnomi, dal greco «conoscenza», ma fu cambiato per evitare associazioni con gli gnomi da giardino. Bella mossa, John!
Meraviglioso articolo Claudia.
Grazie continua pure così!!