Dopo l’incontro dello scorso mese su J.R.R. Tolkien e Dostoevskij, in cui era sviscerato il rapporto fra i due pilastri della letteratura, questa settimana è stata la volta del confronto con Il Milione di Marco Polo. Il tutto si è svolto sempre nel contesto del Laboratorio tolkieniano permanente, un’iniziativa promossa dall’AisT e dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici di Modena: si tratta di un seminario di approfondimento in cui gli appassionati degli scritti di Tolkien hanno la possibilità di scoprire e approfondire temi fondamentali e innovativi riguardo alle opere del professore inglese. Complice l’uscita di Tolkien e i Classici (Effatà editore), gli incontri di questo 2015 del Tolkien Lab si concentrano su alcuni dei contributi inseriti nel volume, con l’invito agli scrittori a presentare i temi dei loro articoli ed a discuterne con il pubblico.
Storie di viaggi e meraviglie
La presentazione del saggio Storie di viaggi e meraviglie. Lo Hobbit e il Milione di Marco Polo è stata aperta da una breve premessa inerente la scelta del classico con cui confrontare il romanzo tolkieniano e la tipologia di rapporto esistente tra di essi. Tale rapporto è caratterizzato dalla presenza di numerose similitudini che si possono riscontrare all’interno dei due testi senza che sia stata trovata prova di un’influenza diretta dell’opera poliana su quella del professore oxoniense, sebbene il volume The History of the Hobbit, part one: Mr. Baggins di John D. Rateliff, che analizza le varie stesure e l’evoluzione del racconto di Bilbo, mostri come nei primi stadi de Lo Hobbit apparissero alcuni riferimenti geografici reali, legati all’Oriente.
Una volta dimostrata l’importanza e la ricorrenza del tema del viaggio all’interno dell’intera produzione tolkieniana si è approdati alla tematica centrale del saggio stesso, affrontando le tre categorie di somiglianze che sono state individuate: tra i due protagonisti, tra le meraviglie che essi incontrano una volta lasciata la propria terra d’origine e tra le connotazioni dei testi in esame.
Marco Polo e Bilbo Baggins risultano essere accomunati dal proprio ruolo al servizio di un sovrano, dal possedere una vasta cultura e dall’essere membri di popoli che risultano essi stessi motivo di stupore per le genti con le quali entrano in contatto.
Il paragone tra le meraviglie viene ulteriormente articolato in due distinte forme a seconda dell’origine: vi sono le meraviglie naturali e quelle artificiali, legate alle varie popolazioni.
L’aspetto naturale viene confrontato facendo ricorso alla terminologia che espone Tzvetan Todorov nel suo La letteratura fantastica, classificando le meraviglie del viaggio poliano come appartenenti al fantastico strano e quelle in cui si imbatte Bilbo come riconducibili al meraviglioso puro. Dei popoli nei quali i protagonisti si imbattono stupiscono soprattutto le differenti lingue e le costruzioni, in particolare i palazzi regi.
Infine, emergono come elementi condivisi le espressioni dirette rivolte al lettore, l’origine del racconto nato da memorie del protagonista (in quanto è stato supposto che prima della stesura del Milione Marco Polo possa aver vergato degli appunti personali dei quali si sarebbe servito Rustichello da Pisa) e l’escapismo offerto da entrambe le opere. L’intervento si è concluso sottolineando, alla luce di quanto esposto, come Lo Hobbit sia un testo assai più complesso di quanto una prima lettura potrebbe lasciar trapelare ed auspicando che in futuro gli siano riservati, in ogni ambiente, un’attenzione maggiore ed un più alto giudizio.
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– A Modena il 10 marzo ecco Tolkien e Chaucer
– Il 10 aprile tocca a Tolkien e Dostoevskij
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