«Quando infatti vediamo qualche effetto manifesto la cui causa ci è nascosta, allora ne ammiriamo la causa. E poiché fu la meraviglia la causa che originò la filosofia, si ha che il filosofo e’ in qualche modo amante dei miti (philomythos), ovvero delle favole, il che è proprio dei poeti […] Il motivo per cui il filosofo è paragonato al poeta sta proprio nel fatto che hanno a che fare con le cose meravigliose. Infatti, le favole composte dai poeti sono fatte di cose meravigliose. E i filosofi sono mossi alla filosofia dalla meraviglia». La citazione di san Tommaso d’Aquino è quanto mai appropriata ed efficace per accostare l’Aquinate e J.R.R. Tolkien, il creatore della Terra di Mezzo e dei suoi fantastici abitanti.
E il confronto non poteva che giungere da Claudio Antonio Testi, socio fondatore e vicepresidente della nostra Associazione. Ma Testi è soprattutto presidente dell’Istituto Filosofico di Studi Tomistici di Modena, direttore della collana Tolkien e dintorni della casa editrice Marietti e autore del recente Santi Pagani nella Terra di Mezzo (Edizioni Studio Domenicano). Proprio sul confronto tra i due grandi autori Claudio Testi terrà mercoledì 7 ottobre 2015 una conferenza, che sarà anche l’occasione per presentare il volume Tolkien e i Classici. L’intervento si terrà alle ore 20.45, presso l’Istituto Filosofico di Studi Tomistici, Strada San Cataldo 97, a Modena. L’ingresso è libero.
Il filosofo medievale e lo scrittore inglese
Il tutto nasce dal cercare di coniugare le due grandi passioni di Claudio Testi, ossia San Tommaso d’Aquino e J.R.R. Tolkien. Durante l’incontro verrà esposta una Summa Theologica appartenuta a Tolkien, contenente le sue firme autografe e numerose annotazioni, probabilmente fatte di suo pugno. Lo scrittore inglese conosceva necessariamente alcune idee filosofiche. Ci sono dati oggettivi della sua biografia che lo sostengono. Tolkien, inoltre, usava idee filosofiche ma non le dichiarava. Nelle sue opere, ci sono evidenti passaggi in cui si può vedere come lo scrittore conoscesse i filosofi antichi e medievali. Nel caso specifico, ci sono molti concetti espressi da San Tommaso e ripresi dall’autore del Signore degli Anelli. Un esempio esplicito sono i due concetti di speranza presentati dall’Aquinate e presenti nel romanzo principale di Tolkien. Quanto detto vale anche per il dialogo tra Éomer e Aragorn nel terzo libro, capitolo secondo, del Signore degli Anelli, nel quale viene tematizzato il conflitto tra legge positiva e legge morale. Anche in questo caso, secondo Testi, la presenza di una conflittualità non negherebbe l’armonia di fondo, perché – come già sostenuto da Tommaso d’Aquino – l’applicazione delle leggi morali alle circostanze contingenti presuppone sempre l’attività della ragione e della coscienza, che di volta in volta deve scegliere come tradurre nello specifico un principio generale, cercando appunto l’armonia tra generale e particolare. Questa riflessione però non allevia di un grammo il peso della scelta dei due personaggi, che ha come posta la vita stessa. Violare la legge morale per rispettare la legge positiva o, viceversa, violare la legge positiva per rispettare la legge morale, significa affrontare una contraddizione concreta, che troverà soluzione soltanto nella storia, intesa come intreccio e come dramma.
Per la tematica del Potere, si vede chiaramente che chiunque entra in possesso dell’Unico Anello ne viene corrotto e finisce per diventarne dipendente. È evidente nello sdoppiamento di personalità Gollum: Smeagol, che incarna l’umanità di questa creatura, non viene distrutto, ma Gollum prende gradualmente il sopravvento e questo si esteriorizza anche nel suo aspetto fisico; anche così, però, Smeagol continua ad esistere e ci si chiede cosa può voler dire questo. Testi riprende San Tommaso e si domanda se la virtù della Saggezza può essere distrutta dal vizio. La risposta che dà l’Aquinate è no: la Saggezza è come una fonte di luce, come il sole; tra noi ed essa possono esserci pochi oppure molti ostacoli (i vizi), eppure tali ostacoli non distruggono la fonte di luce, la rendono solamente più difficile da raggiungere.
Sia Tolkien che Tommaso, inoltre, distinguono nettamente il piano naturale da quello soprannaturale, che vengono però pensati in una relazione armonica. Ancor meno nota, almeno al pubblico italiano, è l’esistenza di uno scritto esplicitamente dedicato al tema della morte, che può considerasi un vero e proprio trattato di “teologia naturale” e che contiene un rigoroso ragionamento logico: si tratta del dibattito tra il principe elfico Finrod e la saggia Andreth (Athrabeth Finrod ah Andreth, pubblicato nel volume Morgoth’s Ring, edito da Christopher Tolkien, Harper Collins, London 2002). Il dialogo è ambientato nelle Terra di mezzo, ma molti secoli prima delle vicende del Signore degli Anelli, e i due protagonisti Andreth e Finrod, rappresentano il punto di vista umano e elfico sul tema della morte. Altro punto, sebbene marginale, in cui si vede un parallelo tra Tolkien e San Tommaso è un accenno all’assunzione originaria cui erano destinati gli Uomini, i quali, se non avessero peccato, non avrebbero conosciuto la separazione tra anima e corpo ma sarebbero stati portati direttamente fuori dalle Cerchie di Arda (il primo) o nei Cieli (il secondo).
L’analisi di Testi sui due autori è molto più approfondita e toccherà anche episodio inediti della vita e delle opere dello scrittore inglese. Al confronto, il filosofo modenese ha dedicato un saggio contenuti nella raccolta Tolkien e i Classici, che sarà a disposizione del pubblico.
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TOLKIEN E I CLASSICI
Curatori: Roberto Arduini, Cecilia Barella, Giampaolo Canzonieri, Claudio A. Testi
Copertina: “Garthol nella terra dell’Arco e dell’Elmo”
(Ivan Cavini)
Effatà Editrice (marzo 2015)
Prezzo: ebook 6,99 euro – volume cartaceo 15,00
(a 12,75 con sconto sugli store online).
Sul sito dell’editore, libro + ebook (gratuito) a 15,00 euro
ISBN: 9788869290428
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LINK ESTERNI:
– Vai al sito dello Istituto Filosofico di Studi Tomistici
– Vai al sito del Tolkienlab
– vai al sito della casa editrice Marietti 1820