Il Tolkien Lab di Modena, lo spazio tolkieniano modenese gestito dall’Associazione italiana studi Tolkieniani e dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici, ha deciso di ospitare a partire dal prossimo 30 Marzo un corso di Lingue Elfiche, ideato all’interno di una collaborazione tra Eldalië e lo smial degli
Overhill di Bologna e che verrà organizzato anche in altre date e località (il sito del corso è ancora in preparazione e sarà diffuso appena pronto). Gianluca Comastri, presidente di Eldalië e uno dei massimi esperti italiani di lingue elfiche e che già era stato inviato a Modena per tenere alcune lezioni sui linguaggi (ne abbiamo parlato qui e qui) sarà quindi il docente principale in questo corso dedicato al Quenya, che sarà introdotta dal presidente dell’AisT Roberto Arduini sul vasto modo della linguistica tolkieniana. L’Associazione nasce per approfondire e diffondere la conoscenza di Tolkien, e da sempre siamo persuasi che la dimensione linguistica, ben lungi dall’essere un ozioso gioco o vizio di J.R.R.Tolkien, sia essenziale per comprendere tutta la profondità dell’opera del professore di Oxford. Per questo non abbiamo esitato a contattare Gianluca per proporgli questa importante attività anche nel territorio modenese. Il corso di Lingue Elfiche si terrà per sei mercoledì tra il 30 marzo e il 4 maggio alle ore 20.45, con ingresso a pagamento presso la sede dell’istituto, in via San Cataldo 97, a Modena.
L’intervista a Gianluca Comastri
Gianluca, come nasce il tuo amore per Tolkien e, in particolare, per le sue lingue?
«Sembra difficile crederlo, ma nasce “per sbaglio”… Tra le prime ricerche che feci appena attivai il mio primo accesso a Internet (e parliamo di fine anni ’90 del secolo scorso!) ci fu quella di materiali di approfondimento sulle opere tolkieniane, dato che allora nelle librerie non vi era che un’ombra della disponibilità attuale di testi a riguardo. Cercando informazioni sulla storia degli elfi mi imbattei nel sito Ardalambion, parola che come gli allievi del corso impareranno ben presto signfica proprio “delle lingue di Arda”: scoprii, con somma irritazione, che la storia dei popoli era talmente intrecciata con quella delle loro lingue da non poter considerare separatamente i due aspetti. Così finii per tradurmelo a scopo di studio individuale – e da lì, per gentile concessione dell’autore, nacque il mirror italiano – e imparai a mie spese che per avvicinarmi al cuore della poetica tolkieniana dovevo necessariamente intraprendere un percorso di filologia linguistica, sobbarcandomi quindi i relativi studi (ecco il perché dell’irritazione…) di cui all’epoca ero completamente a digiuno o quasi».
In passato sei stato ospite del Tolkien Lab e hai tenuto innumerevoli interventi sui linguaggi elfici: puoi dirci come in genre i partecipanti reagiscono quando entrano in contatto con questa “incredibile” dimensione lingustica dell’opera tolkieniana?
«In genere, chi si presenta a un appuntamento del genere è rimasto colpito già di suo dal fascino particolare di questo tema, per cui la reazione tipica è simile a quella di Tolkien quando a sua volta aprì la porta della cantina e vi trovò ogni ben di Dio. C’è da dire che solitamente anche in interventi di altro respiro, quando si introducono concetti relativi all’etimologia delle parole e ai riferimenti correlati, la concentrazione e l’interesse del pubblico hanno un’impennata. Ma, in tutto questo, gli “impallinati” con la linguistica tolkieniana restano una minoranza che talvolta fatica a trovare comprensione anche fra gli “altri” appassionati che non hanno subìto lo stesso fascino, sebbene sia una minoranza che al momento mi pare in continuo incremento».
Senza anticipare nulla del corso, puoi consigliarci alcune letture su queste tematiche?
«I saggisti e commentatori che hanno introdotto con più efficacia l’approccio filologico/linguistico sono, manco a dirlo, Shippey con “La via per la Terra di Mezzo” e Flieger con “Schegge di luce”, ma eccelle anche John Garth nel suo “Tolkien e la Grande Guerra” in cui narra per l’appunto di come lingue e leggende nacquero in stretta connessione in quegli anni densi e difficili della vita del Professore. Chi vuole un’idea più precisa del metodo compositivo tolkieniano non dovrà farsi mancare “La trasmissione del pensiero e la numerazione degli Elfi”, volume realizzato proprio a partire dalle note originali di lavoro di Tolkien. Recentemente un altro studioso, Francesco Scarlata, è uscito con due ebook introduttivi molto utili per chi si avvicina alle lingue da neofita, disponibili su tutte le principali piattaforme di distribuzione».
Programma completo del corso di aprile 2016
Il corso, di 5 lezioni, si svolgerà secondo il seguente programma:
– 30 Marzo 2016: Il vizio segreto di J.R.R. Tolkien: le lingue elfiche
– 6 Aprile 2016: Introduzione al Quenya: cenni di storia interna ed esterna, fonologia e pronunzia, varie parti del discorso, desinenze pronominali
– 13 Aprile 2016: I meccanismi del Quenya: i casi e le loro desinenze, pronomi indipendenti, il verbo “essere”, casi particolari (prefissi e suffissi, variazioni, dubbi interpretativi)
– 27 Aprile 2016: Introduzione al Sindarin: cenni di storia interna ed esterna, fonologia e pronunzia, varie parti del discorso, modelli di plurale
– 4 Maggio 2016: I meccanismi del Sindarin: mutazioni consonantiche, aggettivi e verbi, formazione della frase, casi particolari, la questione del “Sindarin Standard”
Il costo è di 10 euro a lezione, e il corso si terrà se si raggiungeranno 10 iscritti.
ARTICOLI PRECEDENTI:
– Scrivere in elfico
– Le lingue elfiche al corso di Modena
– Tolkien a San Marino: un omaggio allo Hobbit
– Lingue elfiche: il primo seminario anche in Italia
LINK ESTERNI:
– Vai al sito dell’associazione tolkieniana Eldalie
– Vai al sito di Ardalambion
– Vai al Blog dei Sopracolle
– Vai alla Pagina Facebook dei Sopracolle
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