Si avvicina l’evento più atteso dell’anno da parte degli appassionati di J.R.R. Tolkien in Italia, la Hobbiton XVIII, la manifestazione organizzata dalla Società Tolkieniana Italiana che quest’anno si terrà a Palombara Sabina, vicino Roma (ne abbiamo qui e qui) dal 2 al 4 settembre 2011. Alla sua vigilia, per invogliare i lettori a partecipare, possiamo anticipare le tematiche che saranno affrontate sabato 3, giornata dedicata alle conferenze. Tra gli ospiti ci saranno Dario Giansanti e Andrea Monda, studiosi già conosciuti nel piccolo mondo dei tolkieniani, che hanno all’attivo pubblicazioni, saggi e articoli dedicati alla Terra di Mezzo. Ad essi si aggiungono i consueti e sempre affollati laboratori sulla calligrafia Tengwar e sulle lingue elfiche tenuti da Gianluca Comastri e Roberto Fontana di Eldalie. Monda coglierà l’occasione per presentare anche alla Hobbiton la sua ultima fatica, L’arazzo rovesciato. L’enigma del male, scritto in collaborazione col gesuita Giovanni Cucci. Dal canto suo, Giansanti era già stato nel 2008 alla Hobbiton di Bassano del Grappa, dove aveva tenuto un intervento dal titolo Il Kalevala: Poema della magia e della parola creatrice, successivamente pubblicato sulla rivista Minas Tirith. Questa volta si dedicherà a un’altra delle sue passioni, la mitologia nordica.
Il progetto Bifröst
Nato a Viterbo nel 1967, Dario Giansanti è l’ideatore e il direttore del progetto Bifröst. Per l’occasione ci ha concesso un’intervista, che ci permette di conoscere meglio il suo lavoro, il suo metodo e ci permette anche di inaugurare una nuova sezione, “Cinque domande a”, dedicata alla presentazione degli studiosi italiani più seri su J.R.R. Tolkien e alle loro pubblicazioni.
1) Dario, cos’è Bifröst?
«Bifröst, è il sito che curo ormai da otto anni. Il suo nome deriva dal ponte che, nella mitologia nordica, univa la Terra al Cielo, ovvero, il nostro mondo a quello degli dèi. Da sempre appassionato di miti e leggende, fondai quel sito nel lontano 2003 per condividere la mia passione con chi nutre gli stessi interessi. Volevo offrire agli appassionati una serie di storie poco conosciute, tratte da testi allora irreperibili; mettere a frutto quei lunghi pomeriggi trascorsi a frugare nelle biblioteche, a cercare nelle librerie, a spulciare nelle bancarelle; dare un senso a quelle meditazioni, quei sogni, quelle suggestioni in cui mi piaceva fuggire allora come oggi».
2) Quindi, come nasce il progetto?
«Il sito e il progetto sono nati dalla costatazione che mancava, nella rete italiana, un sito approfondito, esaustivo e rigoroso, che potesse diventare un punto di riferimento per altri appassionati. Decisi così di diffondere parte del
materiale che nel corso degli anni si era accumulato negli nei miei archivi. Altri appassionati si sono poi uniti al progetto, costituendo una piccola ma validissima redazione. È soprattutto grazie a loro che Bifröst è cresciuto, è diventato un cult-site e si è conquistato una piccola fetta di pubblico».
3) Quali criteri di selezione e ricerca adottate?
«Vi sono essenzialmente due modi per trattare temi mitologici, a seconda che si voglia dare al lavoro un impianto narrativo o saggistico. Nel primo caso si creerà una dilettevole antologia di storie antiche, e si potrà decidere se riportare direttamente i testi originali nella loro nudità filologica o se elaborarli in forma letteraria, ovvero se privilegiare l’informazione o l’affabulazione. Nel secondo caso gli articoli potranno essere più o meno dettagliati a seconda del pubblico a cui ci si rivolge; si possono riferire semplicemente le conclusioni di altri autori (lavoro di compilazione) oppure portare avanti uno studio personale (lavoro di ricerca). In Bifröst abbiamo deciso di fare un po’ entrambe le cose: riportare sia il racconto, per chi desidera appassionarsi alle vicende degli dèi e degli eroi, sia gli approfondimenti saggistici, per chi giustamente vuole saperne di più. Anche se l’intento è divulgativo, abbiamo stabilito di introdurre diversi livelli di approfondimento. Riteniamo non si debba impedire a chi lo desidera di accedere a un livello un po’ più specialistico».
4) A quali fonti vi rivolgete? E che approccio avete con la saggistica?
«Nostre fonti sono sempre i testi originali o loro accurate traduzioni. Abbiamo stabilito di non prendere in considerazione, a meno che non sia proprio necessario, riscritture o riassunti. Le fonti secondarie, quando consultate, vengono sempre trattate con estrema cautela. In nessun caso vengono riportate storie e racconti di cui non siano citate fonti sicure e verificabili.
Per quanto riguarda la saggistica, abbiamo cercato di presentare quadri quanto più accurati dei personaggi mitici e delle storie che li riguardano, documentando le ricorrenze nelle fonti ed esaminandone le varianti attestate. Ci siamo prefissi lo scopo di offrire ai lettori gli strumenti necessari per farsi un’idea precisa di ciò che sappiamo su un mito o un personaggio. Ci siamo attenuti preferibilmente alle fonti specialistiche, facendo attenzione a distinguere quanto è interpretazione, congettura o invenzione dei vari studiosi. Riteniamo il senso critico uno strumento preziosissimo e imprescindibile, perché non tutto quello che si legge nei libri – anche in quelli più seri – è attendibile. Anzi, desta meraviglia quante interpretazioni sorpassate, superficiali o inaffidabili vengano perpetuate da divulgatori disattenti».
5) Ci sono molti contatti tra mito e le opere di Tolkien?
«Miti e leggende sono presentissimi nelle opere del Professore di Oxford e, anzi, offrono una guida preziosissima per orientarsi nella Terra-di-Mezzo! Non c’è bisogno di aprire soltanto Il Silmarillion per accorgersene. Anche nel Signore degli Anelli sono presenti. Ancor di più, lo sono le opere meno conosciute come Fabbro di Wotton Major, Il Cacciatore di Draghi e “Foglia”, di Niggle. Per non parlare degli studi accademici, su tutti il saggio Sulle Fiabe. È proprio quello che cercherò di trattare nel mio intervento del 3 settembre alla Hobbiton».
I Nani, l’industrioso popolo del sottosuolo
Ecco, allora, l’intervento di Giansanti descrive la natura e la fisionomia dei nani nella mitologia germanica, così come traspare dalle fonti medievali in lingua norrena e analizza il ruolo ad essi attribuito nelle leggende e nei racconti tradizionali: impareggiabili artigiani, guardiani di tesori, custodi degli accessi all’altro mondo. Dopo un rapido accenno alla loro sopravvivenza nelle ballate e nelle fiabe, si cerca di evidenziare i punti di contatto e le differenze tra i nani della tradizione e quelli recuperati dalla fantasy moderna, con particolare riferimento alle scelte letterarie operate da J.R.R. Tolkien nei suoi romanzi.
– Scarica qui il programma definitivo della Hobbiton XVIII
– Vai al sito del progetto Bifröst
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Sembra proprio interessante.
La seguirò molto volentieri