Claudio Antonio Testi, vicepresidente AIST, ha recensito per noi l’ultimo libro di Verlyn Flieger, rinomata studiosa tolkieniana d’oltreoceano: There Would Always Be a Fairy-tale. More Essays on Tolkien, pubblicato dalla Kent State University Press (2017).
Contenuto e commento generale
Dopo Green Suns and Faëry: Essays on Tolkien, Verlyn Flieger ci propone una seconda raccolta di saggi e conferenze (per lo più già edite in altri volumi) qui suddivise in quattro parti:
Part One: “A Perilous Land”: Defining Faërie
– “There Would Always Be a ‘Fairy-tale’”: J. R. R. Tolkien and the Folklore Controversy. Splendido saggio, una vera e propria difesa della fiaba in chiave tolkienana: le fairy-tale non sono da considerarsi rocce antiche da indagare, ma racconti attuali anche e soprattutto per il lettore contemporaneo. Il lettore italiano puà torvare già tradotto l’articolo nel volume promosso dall’AIST C’era una volta lo Hobbit (Marietti 1820, Milano, pp. 35-50)
– But What Did He Really Mean? Saggio che, da quando lo lessi per la prima volta sui Tolkien Studies XI del 2014, tutt’ora mi inquieta almeno in certe parti. La Flieger illustra qui alcune posizioni paradossali in Tolkien: il rapporto tra paganesimo e cristianesimo, l’esistenza degli elfi e il senso del Faërian Drama (il Teatro Elfico). Mentre il primo paradosso non mi fa problema (avendolo studiato anche troppo in Santi Pagani nella Terra di Mezzo), gli altri due sono almeno per me un problema aperto e che prima o poi dovrò affrontare seriamente;
– Re-creating Reality. Profonde riflessioni sulla parola “fairy” (che come “slavery” viene e indicare sia la pratica che la condizione di un elemento) e di come Lo Hobbit e il Signore degli Anelli realizzino o meno il concetto di fiaba elaborato nel saggio On Fairy-Stories;
– War, Death, and Fairy Stories in the Work of J. R. R. Tolkien: densa riflessione in cui vengono analizzate le emblematiche morti di Theoden, Denethor, Aragorn. La conclusione è che in Tolkien il tema della morte è problematico non solo alla luce della contrapposizione Morte / Immortalità ma anche per la diversità tra singole morti.
– Eucatastrophe and the Dark: si dimostra in maniera inequivocabile come sia nella saggistica (On Fairy Stories vs Beowulf the Monster and the critics), sia nella fiction sono compresenti in Tolkien non solo la dimensione eucatastrofica ma anche quella tragica. Basti pensare al Signore degli Anelli in cui all’eucatastrofe della distruzione dell’anello segue il lungo decorso della malattia di Frodo che lo costringe a lasciare la Terra di Mezzo.
Part Two: “Faërie Begins”: The Nuts and Bolts of Sub-creation
– Words and World-making: The Particle Physics of Middle-earth. Si applica il principio di indeterminazione di Heiseberg al Legendarium, per mostrare come il conoscente condiziona sempre il conosciuto. Ne è un esempio Gimli nel Signore degli Anelli quando, usando diversi nomi per gli stessi monti ne produce una diversa percezione e dunque un diversa realtà.
– Myth, History, and Time-travel: The Lost Road and The Notion Club Papers. Si esamina il complesso intreccio tra The Notion Club Papers e The Lost Road, che aiuta anche a capire il senso tolkieniano della “Mythology for England”
– Politically Incorrect Tolkien. Il contenuto di questo saggio l’ho sentito già nel 2010 in una mitica convention Tolkienana in Galles. Flieger fa vedere che alcuni importanti personaggio (i primis gli Hobbit, ma anche gli orchi) sono a ben vedere politicamente scorretti.
– The Jewels, the Stone, the Ring, and the Making of Meaning. Saggio che avevo già letto in una raccolta dedicata Shippey. L’autrice mostra a mio avviso giustamente come l’Anello (inteso come oggetto di potere e di desiderio) è molto più coerente (sul piano della fiction) dei Silmarilli o dell’Archengemma.
– Making Choices: Moral Ambiguity in Tolkien’s Major Fiction. Profondo esame di sette situazioni complesse (Boromir, Éomer quando incontra Aragorn, Frodo alla Piscina proibita, Faramir con Frodo, Sam a Cirith Ungol, Aragorn e Gandalf al Cancello Nero) in cui dei codici certi di comportamento sembrano completamente saltare, avvalorando così la complessità morale dell’universo tolkieniano.
Part Three: “Arresting Strangeness”: Making It Different
– The Forests and the Trees: Sal and Ian in Faërie. Bel saggio che avevo già letto nella raccolta The Forest and the City, che esamina la “dialettica” tra razionale e fantastico (e/o Cristiano e Pagano) nell’opera di Tolkien fino a Il Fabbro di Wootton Major.
– How Trees Behave—Or Do They? Flieger dimostra come l’idea di alberi coscienti si sviluppa in Tolkien dal 1938 fino al 1943, in cui la mutazione di Barbalbero da gigante a Ent si intreccia con in vari manoscritti di On Fairy Stories
– Myth and Truth in Tolkien’s Legendarium. Conferenza che Verlyn tenne a Modena nel 2012 e che pubblicammo come AIST sul nostro sito in anteprima mondiale. Si illustra il tema del mito e della sua verità anche alla luce dei diversi punti di vista presenti nel Legendarium.
– Fays, Corrigans, Elves, and More: Tolkien’s Dark Ladies. Esame di cinque dark ladies in Tolkien (da La Storia di Kullervo fino al Signore degli Anelli) al temine del quale si conclude che Tolkien vedeva anche il lato pericoloso e scuro della bellezza.
Part Four: Boiling Bones; Serving Soup
– Tolkien, Kalevala, and Middle-earth: la sezione sulle fonti di Tolkien si apre con questo saggio sul Kalevala.
– Tolkien’s Celtic Connection: viene sfatato il mito secondo cui Tolkien non fu per nulla influenzato dalle leggende celtiche.
– Tolkien’s French Connection: i nessi con la tradizione francese sono più presenti di quanto possa apparire. Ce lo spiegò Verlyn sempre a Modena in un seminario ristretto organizzato dall’AIST, in cui spiegò i medesimi contenuti.
– Drowned Lands: Numenor non è solo ispirata all’Atlantide di Platone, ma anche a tradizioni nordiche e celtiche
– Voyaging About: Tolkien and Celtic Navigatio. L’Imram contenuto nei The Notion Club Papers è un esempio di quanto i racconti di navigazione medievali, a partire da quello di San Brandano, hanno influenzato Tolkien.
Pregi
Leggendo di seguito i saggi, emerge con chiarezza l’importanza dell’interpretazione (durata una vita) che Verlyn ha dato di Tolkien. Nessuno come lei ha mostrato con indubitabile competenza quanto la narrazione tolkieniana, ben lungi dall’essere una semplicistica contrapposizione tra bene/male, luce/ombra o giusto/sbagliato, abbia al suo interno temi e episodi complessi un cui i due poli si intrecciano in maniera inaspettata e apparentemente inestricabile. Questo vale sia per gli aspetti morali, che per quelli narrativi.
In questo senso resteranno a mio avviso fondamentali i saggi – But What Did He Really Mean? e Eucatastrophe and the Dark.
Nel volume ha inoltre largo spazio l’analisi dei racconti incompiuti The Lost Road e The Notion Club Papers, che secondo la Flieger (come disse sempre in Galles nel 2010) sono un settore ancora non del tutto esplorato negli studi tolkieniani: al proposito si vedano gli articoli Voyaging About: Tolkien and Celtic Navigatio e Myth, History, and Time-travel: The Lost Road and The Notion Club Papers.
Limiti
Sul piano critico, praticamente nessuno. Su quello filosofico, pur con l’infinita ammirazione che nutro verso la Flieger, devo segnalare che l’autrice alle volte rileva conflitti tra elementi del Legendarium e fede cattolica che non ci sono, come ad esempio: la morte come dono (p. 53, che invece è proprio un’idea cattolica (1)), la morte di Aragorn come eutanasia (p. 55, a proposito del quale non rimarca che questa sua peculiarità è proprio un dono particolare dei soli numenoreani), la complessità delle scelte di alcuni personaggi in cui non seguono un codice fisso (p. 123, che sono invece inquadrabili in un contesto morale cattolico nel quale le singole scelte non possono mai venire ridotte a una legge generale o a una casistica completa (2)).
Note:
1. Testi Claudio A., Logica e teologia nella tanatologia tolkieniana, in Arduini Roberto- Testi Claudio A., La Falce Spezzata, Marietti 1820, Milano 2009, pp. 219-237.
2. Testi Claudio A., Santi Pagani della Terra di mezzo di Tolkien, ESD, Bologna, 2014 pp. 91-92.
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LINK ESTERNI:
– Vai al sito di Verlyn Flieger
– Vai al sito della casa editrice Marietti 1820
– Vai al sito della West Virginia University Press
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