Al liceo classico Virgilio, Chiara Codecà, esperta di letteratura fantasy, e Wu Ming 4 (Federico Guglielmi), autore di “Difendere la Terra di Mezzo”, “L’Eroe Imperfetto” e altri saggi di studio sull’immaginario di tolkieniano, hanno dedicato un lungo dibattito alla ormai leggendaria figura di J. R. R. Tolkien, padre del Signore degli Anelli e di una vastissima letteratura che ha fondato le basi per un intero universo di genere. La premessa dell’incontro, una lettura più approfondita di quell’epistolario del maestro, curato e selezionato dal figlio Christopher e dal suo biografo Humphrey Carpenter.
Le Lettere del Professore
In molte centinaia di lettere – per lo più indirizzate ad amici, familiari e appassionati lettori del tempo – Tolkien soleva rispondere a tutte le domande che gli venivano quotidianamente recapitate a casa, che spiegano, interpretano e analizzano il mondo a cui Tolkien ha dato anima in una vita di studi, bozze e scritti. Poche lettere private sono state incluse nell’epistolario, per evitare «feticismi di genere» e anche per non condizionare la linea guida del libro con riflessioni del professore condizionate dal dialogo con destinatari intimi, che rischiano di peccare di soggettivismo. Dall’epistolario si dirama un’attenta riflessione sulle critiche che Tolkien ha ricevuto, negli anni, da parti che cercavano di interpretare le sue opere in chiave politica o religiosa. «Inizialmente, Tolkien ha sempre negato ci potesse essere una matrice cattolico religiosa nei suoi racconti – ha spiegato la Codecà – ma più avanti negli anni ha lui stesso ammesso come la sua formazione cristiana abbia condizionato la genesi dei suoi personaggi. Altri hanno avuto modo di paragonare l’esercito di Mordor e gli orchi a una sorta rappresentazione del comunismo sovietico, interpretazione che il professore ha sempre negato e che è stata progressivamente abbandonata».
Nell’incontro, un momento è stato dedicato anche alla trasposizione cinematografica firmata Peter Jackson. «Un lavoro di riproduzione filmica che ha dato modo di arricchire il mondo immaginato da Tolkien, di ampliare i livelli semantici di lettura, sdoganando il genere fantasy come lettura anche per adulti». Jackson è così riuscito a imporre, col film, l’immaginario visivo dominante legato alla storia della Terra di Mezzo. Non altrettanto efficace è stata la trasposizione de Lo Hobbit che, secondo i relatori, avrebbe assunto più valore se il film non fosse stato suddiviso in un’altra trilogia. Altro ostacolo, il riuscire a distaccarsi dal suddetto immaginario epico del Signore degli Anelli imposto dalla prima trilogia cinematografica per ritornare a una dimensione più favolistica, più consona a Lo Hobbit. L’incontro si è concluso con riflessioni su altre opere fantasy destinate al cinema, come Le Cronache di Narnia, libri che, nonostante l’amicizia con l’autore C.S. Lewis, Tolkien ha sempre criticato per la troppa carica morale e pedagogica e per l’ingiustificato uso di alcuni escamotage letterari, «una sorta di deus ex machina», come ha spiegato Wu Ming 4.
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