Mercoledì 3 marzo, alle 18.15, si svolgerà l’incontro Tolkien, fantasy e immaginario politico, organizzato dell’Area Cultura&Formazione del Partito della Rifondazione Comunista. Dmitrij Palagi, responsabile cultura e formazione Partito della Rifondazione Comunista – SE, introdurrà e coordinerà gli interventi dialogando con l’antropologa Eleonora D’Agostino, il politico Paolo Ferrero, vicepresidente Sinistra Europea, e il noto storico e accademico italiano Alessandro Portelli.
È il primo evento di questo genere organizzato su J.R.R. Tolkien da Rifondazione Comunista ed è inserito in Immaginare il futuro la piattaforma su Youtube in cui si vuole riflettere sul futuro attraverso tematiche come «immaginario, futura umanità, progresso, fantascienza, studio e soprattutto vita! Questi sono i viaggi (spesso mentali, ma non disperiamo) tramite incontri, eventi, iniziative, riflessioni e discussioni. L’evento è gratuito e fruibile online e si potrà vedere in diretta sul canale YouTube Immaginare il Futuro e sulla pagina Facebook del Partito della Rifondazione Comunista.
Tra musica, canti e storia orale
Alessandro Portelli è uno studioso, critico musicale, considerato uno dei fondatori della storia orale, ha insegnato Letteratura angloamericana all’Università «La Sapienza» di Roma. Ha studiato, insegnato e diffuso la cultura musicale dell’America profonda – quella di Woody Guthrie, Pete Seeger, Bob Dylan, Bruce Springsteen, di Malcolm X; Martin Luther King, Cindy Sheehan; Mark Twain, Don DeLillo, Spike Lee, Woody Allen. Ha raccolto le canzoni popolari e politiche e la memoria storica orale di Roma e del Lazio, collaborando con il Canzoniere del Lazio, Giovanna Marini, Sara Modigliani, Piero Brega, Ascanio Celestini.
Notazioni importanti di Alessandro Portelli sulle letture di destra de Il Signore degli Anelli negli anni Settanta si possono leggere in: 1) “Tradizione e meta-tradizione: appunti su ‘Il Signore degli Anelli’”, pubblicato in Fascismo oggi, Cuneo, Istituto Storico della Resistenza, pp. 287-310 (1983), che sono gli Atti di un convegno del 19-20-21 novembre 1982; 2) Appunti su Tolkien e Il Signore degli Anelli, nel n.18 della rivista Primo Maggio, Associazione Culturale Primo Maggio (1983); 3) Il mito dell’ambiguità e Un anello per ghermirli ne l’Unità, pag. 17 (2 gennaio 1992). Nel primo contributo, Portelli già nel 1982 denunciava «l’appropriazione, senza fondamento, da parte della destra italiana» dell’opera di Tolkien e scriveva: «La verità effettiva che la controcultura legge nella letteratura fantastica è […] una realtà extratestuale, di stampo mitico; ma è una realtà che si colloca a posteriori rispetto al testo, anziché a priori: che il testo non riproduce, ma produce». Portelli cita la Prefazione di Tolkien all’edizione del 1966, in cui lo scrittore afferma chiaramente: «Detesto cordialmente l’allegoria in tutte le sue forme […] Preferisco di gran lunga la storia, vera o fittizia, con la sua multiforme applicabilità al pensiero ed all’esperienza dei lettori. Credo che molti confondano “applicabilità” con “allegoria”; ma la prima risiede nella libertà del lettore, e l’altra nel voluto dominio dell’autore». Marco Tarchi, riflettendo sull’esperienza dei Campi Hobbit, di cui fu uno dei protagonisti, non aveva difficoltà, già nel ’78, a specificare che il libro di Tolkien «coinvolge ed investe, non perché è allegorico, ma bensì perché è applicabile: ovvero, riproponibile al lettore nella propria, personale ed irripetibile, condizione». Per questo Portelli parla di “meta-tradizione”, cioè di «una tradizione inventata per affermare un valore ideologico senza confrontarsi con l’oggetto storico, con le culture tradizionali realmente esistenti. Una tradizione sintetica offerta in cambio di una tradizione cancellata».
Un futile progresso
In un articolo pubblicato su Alias del settembre 2007, Alessandro Portelli risale ancora più indietro nel tempo, agli anni dell’arrivo in Italia de Il Signore degli Anelli: «All’inizio degli anni ’70, in una conversazione con una compagna americana qualcuno menzionò Il Signore degli Anelli e ci accorgemmo con reciproco stupore che quello da noi era allora un libro di culto della destra fascista era stato negli Stati Uniti un testo fondamentale dei movimenti alternativi, pacifisti, controculturali. Fu questa sorpresa a indurmi a leggerlo per la prima volta; e questa lettura ad aprirmi uno spiraglio sulle differenze profonde fra l’America e noi… Il Signore degli Anelli era fra le tante cose anche un duro manifesto contro lo sfruttamento tecnologico: l’uso che Saruman si prepara a fare dell’Anello prefigura come minimo la bomba atomica; e lo sgomento con cui Frodo ritrova la sua Contea avvolta nei fumi di un’industrializzazione distruttiva è solo il momento più evidente di questa polemica. Non a caso, Il Signore degli Anelli ha smesso di essere patrimonio esclusivo dei fascisti attorno al 1973, alla prima scoperta dei limiti dello sviluppo, dell’emergenza ambientale, della crisi energetica – insomma, nel momento in cui ci siamo accorti che il progresso non era un tutto inscindibile e un bene assoluto».
ARTICOLI PRECEDENTI
– Tolkien e la politica all’Università Salesiana
– Call for papers DTG 2019: il potere in JRR Tolkien
LINK ESTERNI
– Vai al blog di Alessandro Portelli
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