«Fa parte dei ricordi più belli del collezionista il momento in cui comprò un libro, al quale in vita sua mai aveva dedicato un pensiero e ancor meno un desiderio, soltanto perché lo vide solo e abbandonato a se stesso in balia del mercato e come nelle fiabe delle Mille e una notte il principe fa con una bella schiava, lo acquistò per donargli la libertà. Per il bibliomane, infatti, la libertà di tutti i libri consiste nello stare da qualche parte sui suoi scaffali». Così scriveva Walter Benjamin – egli stesso appassionato collezionista – in un felice saggio che del collezionismo forniva una definizione, per così dire, nobile. Sono affermazioni che immancabilmente fanno ragionare su come il collezionismo stesso si sia evoluto nel tempo: in gran parte dei casi, le grandi collezioni – quelle milionarie – più che una passione costituiscono ormai una forma d’investimento che sempre meno ha a che vedere con l’amore per gli oggetti da raccogliere e salvare dall’oblio. Per certi versi, esse parrebbero ricordare in negativo gli Elfi di Lórien: «Imbalsamatori» (Lettere, 154) del tempo più che conservatori del passato.
Collezionare Tolkien
Il mercato del collezionismo, comunque, è particolarmente vitale nel settore tolkieniano e proprio in questo periodo si sono assommate diverse novità al riguardo che attirano gli investitori e fanno sognare i comuni mortali. La prima notizia riguarda un’asta, appena conclusasi presso Heritage Auctions, per una prima edizione dello Hobbit. Si tratta, in particolare, di una rara copia di presentazione del volume con tanto di dedica dell’autore: «Charles & Dorothy Moore / from. / J.R.R.T / with love / September 1937». Dorothy Moore era un’amica di Edith, e lo stesso Tolkien considerava i Moore degli amici di famiglia. A quanto si apprende dall’annuncio, il volume è in condizioni eccellenti: la copertina presenta un lievissimo scolorimento e la sovraccoperta mostra segni di usura del tutto trascurabili. Nel contropiatto anteriore e nella controguardia posteriore sono presenti i segni di piccole riparazioni, effettuate comunque con perizia. Il volume è stato battuto il 27 giugno scorso per la cifra monstre di 375.000 sterline.
Il secondo oggetto, proposto nientemeno che da Christie’s, è un manoscritto autografo di 4 pagine (240 x 184 mm) che documenta le lezioni tenute dal Professore sulle glosse al Vespasian Psalter – la più antica traduzione in Old English di materiale proveniente dalla Bibbia, risalente al IX secolo. Il manoscritto presenta dei diagrammi sullo sviluppo della vocale ‘a’ nel West Mercian, nel Kentish e nel West-Saxon. Il Professore era solito confezionare e distribuire note di questo genere ai suoi tutor di Old e Middle English, consentendo loro di conservarle. Il testo in questione, datato 1942, è offerto proprio dai discendenti di uno degli studenti del Professore. L’asta si aprirà il 10 luglio e Christie’s stima un prezzo di vendita del manoscritto tra le 6.000 e le 10.000 sterline.
La terza notizia – assai più interessante per gli studiosi – riguarda un’asta di Sotheby’s comprendente due preziose calligrafie manoscritte delle poesie Namárië e A Elbereth Gilthoniel, accompagnate rispettivamente da 7 e 6 pagine di commento storico e linguistico su 10 fogli di carta in quarto (254 x 201 mm) e ben 21 lettere (15 a mano e 6 dattiloscritte) inviate da Tolkien al compositore Donald Swann dal 1965 al 1973, che includono un’ampia discussione su The Road Goes Ever On, il ciclo di canzoni (uscito nel 1967 sia come spartito sia come disco) che musicavano le principali poesie del Signore degli Anelli. Ci sono molti estratti interessanti: la storia di Galadriel («… Fu l’ultima sopravvissuta dei principi e delle regine che avevano condotto i ribelli Noldor all’esilio nella Terra di Mezzo. Dopo la caduta di Morgoth alla fine della Prima Era, fu imposto un divieto al suo ritorno, e lei rispose orgogliosamente che non desiderava farlo…»), il metro del poema, la pronuncia, anche con un glossario («Varda: “l’Esaltata”, la più grande delle regine dei Valar…»; «Laurë è tradotta “oro”, ma non era una parola metallica. Era applicata a quelle cose che spesso chiamiamo ‘dorate’ anche se non assomigliano molto all’oro metallico…»). «…Come persona “divina”, si potrebbe dire che Varda/Elboreth “guarda lontano dal cielo” (come nell’invocazione di Sam); da qui l’uso di un participio presente. Spesso si pensava, o si raffigurava, che si ergesse su una grande altezza guardando verso la Terra di Mezzo, con occhi che penetravano le ombre e ascoltava le grida di aiuto degli Elfi (e degli Uomini) in pericolo o nel dolore. Sia Frodo (I 208) che Sam la invocano nei momenti di estremo pericolo. Gli Elfi cantano inni a lei. Si dice che non ci sia religione in The LR ., ma se questa non è “religione”, cos’è?…». A Elbereth Gilthoniel è in Sindarin, scritto in caratteri Tengwar con inchiostro nero con il titolo in rosso, comprendente titolo, sottotitolo e cinque righe di testo, su 1 pagina; con 6 pagine di commento su 3 fogli di carta, con altre due pagine mancanti ma fornite in fotocopia, che discutono la pronuncia e la lingua Sindarin (questa sezione è in parte in fotocopia), fornendo note esplicative e un glossario. Particolare interessante: la calligrafia di Namárië adesso all’asta è proprio quella scelta come immagine di copertina per il libro-disco di Swann. Sotheby’s aprirà l’asta l’11 luglio prossimo, con una puntata iniziale di 120.000 sterline e un prezzo di vendita finale previsto intorno alle 150.000-200.000 sterline. Lo stesso giorno verrà battuto anche il lotto 248, contenente una lettera autografa di Tolkien e indirizzata ad Arthur Humphry House, del 16 maggio 1952, con invito manoscritto di Tolkien e FJP Wilson a «Mr. e Mrs. House». Mentre stava cercando un editore per il suo capolavoro, Tolkien era anche alle prese con la rigidità delle norme universitarie e impegnato nell’idea di modernizzare il programma di studi. Come rivela questa lettera, in quel momento Tolkien era anche nel mezzo di una lotta parallela per convincere i suoi colleghi a sostenere le riforme dei programmi accademici. Indirizzata ad Arthur Humphry House (1908-1955), Senior Research Fellow al Wadham College, la lettera risponde a una recente cancellazione da parte di Tolkien di un “FM” (Faculty Meeting) dopo un periodo di «seria riflessione». Egli nota che «entro la data fissata (3/5/52) meno di un terzo dei docenti della Facoltà si era preoccupato di inviare proposte di lezioni», rendendogli impossibile «presentare… un elenco ordinato di proposte». Lettera e invito avranno un prezzo di partenza di tremila euro e la stima di vendita è tra le 3.000 e le 5.000 sterline, vale a dire tra i 3500 e i 6000 euro.
L’ultimo oggetto di questa carrellata non è messo all’asta, ma merita comunque attenzione. La Folger Shakespeare Library di Washington, infatti, ha inaugurato il 25 giugno la sua nuova galleria, esponendo alcune opere della collezione Mimi and Stuart Rose. Tra un Libro dei Morti dell’Antico Egitto risalente al I secolo AC, una prima edizione del De revolutionibus di Copernico e una di Winnie-the-Pooh con dedica di A.A. Milne al figlio, compare un’interessantissima bozze di stampa del 1953, 1954, 1955 della prima edizione del Signore degli Anelli con le correzioni a mano di Tolkien. Ogni volume contiene annotazioni scritte dagli editori di Tolkien, insieme ad alcune correzioni apportate dallo stesso scrittore. Tolkien stava lottando con i correttori e gli editor su moltissime questioni editoriali: ci sono domande sulla rappresentazione delle rune, domande su come descrivere creature che non esistono. Alcune delle modifiche di Tolkien hanno portato alla creazione di frasi che risuonano come iconiche oggi, come le prime righe de La Compagnia dell’Anello , che cambiano in queste correzioni da «…and in the shadows bind them» a «and in the darkness bind them», come si può vedere nell’immagine qui accanto.
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LINK ESTERNI:
– Vai al sito della casa d’aste Tennants Auctioneers
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