La Tolkien Society inglese lo stava preparando a ben quattro anni. L’occasione da cogliere era celebrare i 75 anni dall’uscita dello Hobbit. Il 2012 sarà però anche l’anno in cui uscirà il primo degli ormai certi tre film sul libro, diretti da Peter Jackson. Sono così stati all’altezza i 5 giorni (16-20 agosto) del “Return of the Ring”, evento che si è svolto presso l’Università di Loughborough, tra Nottingham e Birmingham in Inghilterra. Ecco il resoconto dei membri dell’Associazione romana studi Tolkieniana.
Il programma
Nel programmarlo, gli organizzatori si proponevano di riunire insieme gli studi accademici su Tolkien, le attività di fan e appassionati, quelle ludiche e quelle artistiche, oltre ai vari adattamenti delle opere del “Professore”, a partire da quella di Brian Sibley, presente anch’egli alla manifestazione. Con ben sette diverse aree separate e le attività in concorrenza tra loro in alcune fasce orarie, c’è stato sempre qualcosa per tutti i vari interessi e chi partecipava doveva sempre fare decisioni difficili su cosa seguire e cosa perdere. Così, le conferenze degli studiosi si sono svolte mentre si tenevano laboratori e lezioni dedicate alle lingue, alle Tengwar, ai costumi e ad altre discipline artistiche della Terra-di-mezzo. Non poteva mancare un gruppo di ospiti: il gruppo francese della Compagnie du Dragon Vert (La Compagnia del Drago Verde). Questi giovani hanno piantato le loro tende bianche proprio fuori uno dei due edifici principali in cui l’evento si teneva e hanno seguito lo stile di vita del periodo medievale, rivivendo mestieri, costumi armi, armature e cibo. Ogni giorno c’erano dimostrazioni di tiro con l’arco, cucina medievale, combattimenti con la spada e intrattenimenti con la musica. C’era anche un’area dedicata al ricamo e alla preparazione delle candele di cera d’api.
Il video di Peter Jackson
La cerimonia d’apertura si è tenuta il primo giorno nel grande atrio dedicato soprattutto alle mostre artistiche imponente vista dall’alto (con opere di Cor Blok, Ted Nasmith, Ruth Lacon, e altri). Questa zona ospitava anche venditori di libri, gioielli, costumi e banchetti con ogni sorta di oggetti relativi all’autore e ai film. Durante la cerimonia sono intervenuti alcuni eminenti studiosi presenti, tra cui Tom Shippey che ha voluto tenere un breve ricordo di Harry Harrison, autore con lui di una saga romanzata degli Dei di Asgard (Shippey usava lo pseudonimo di John Holm). Un piacere del tutto inaspettato è stato un
messaggio video di Peter Jackson, John Howe e Alan Lee, proiettato su un muro e accolto con entusiasmo (vedi sotto).
Le conferenze
Il primo giorno il convegno si è aperto con un bel duo di interventi. Lo studioso italiano più importante e più conosciuto all’estero, Franco Manni, attivo negli studi tolkieniani da oltre 20 anni, ha discusso in Tolkien versus the History of Philosophy di come fosse una sorta di “abitudine” da parte di Tolkien quella di non nominare i filosofi a cui faceva riferimento, pur usando spesso i loro concetti. Altro momento importante è stata la tavola rotonda dedicata alla critica delle fonti, moderata da Verlyn Flieger, una delle studiose più note al mondo. Gli interventi di Tom Shippey, Mark Atherton, Renée Vink, Alex Lewis, tutti professori e studiosi tolkieniani di lunga data, sono stati stranamente pacati, pur nei loro rispettivi punti di vista, nel sottolineare come molte volte conoscere le fonti sia utile a conoscere meglio molti aspetti delle opere dell’autore. Nel pomeriggio si è anche tenuto l’intervento di Martin Barker, professore dell’Università di Aberystwyth (Galles) noto a molti lettori per aver coordinato nel 2003-2004 un vasto e importante progetto di ricerca internazionale (oltre 25mila interviste) sulla ricezione del Signore degli Anelli (qui potete trovare dettagli sulla sezione italiana). Barker ha presentato un interessante sondaggio sui modi persistenti in cui è stato fatto riferimento al personaggio di Gollum nei discorsi pubblici negli anni successivi all’uscita dei film di Peter Jackson. In seguito, ha parlato Kristin Thompson, Ph.D. in cinematografia all’università di Wisconsin-Madison e autrice di The Frodo Franchise: The Lord of the Rings and Modern Hollywood. Il tema è stato Very Creative Anachronism, gli anacronismi nello Hobbit e nel Signore degli Anelli, in cui si è discusso del fatto che la Contea contiene molti oggetti e riferimenti non appropriati per una regione rurale di un’epoca tardo-vittoriana.
Venerdì mattina la sessione è iniziata con una tripla conferenza di Bob Blackham che ha illustrato, nell’ordine Tolkien a Birmingham, Tolkien a Oxford e Tolkien: gli anni della guerra. Blackham ha in pratica fatto un vivace riassunto dei suoi libri: “Tolkien’s Birmingham, “Tolkien’s Oxford” e “Tolkien and the Peril of War”. Appassionato collezionista di vecchie cartoline e fotografie, Blackham ha riportato in vita l’epoca della giovinezza di Tolkien e ha mostrato fotografie di quei luoghi che ancora sopravvivono. Interessante, anche se forse troppo segnato dall’emozione, l’intervento di Christopher Kreuzer (membro della Tolkien Society che tiene su Amon Hen la rubrichetta dedicata alle notizie di cinema, “Christopher’s Clippings”) intitolato I colori in Tolkien, uno sguardo d’insieme al tema di vasta portata in cui i colori sono legati ai protagonisti e alle diverse situazioni che si trovano ad affrontare.
Dopo il pranzo, Charlie Ross ha presentato il suo One Man Lord of the Rings, praticamente uno spettacolo in cui, attraverso la mimica,
l’attore ha impersonato tutti i protagonisti del volume. Altro punto saliente della giornata è stato l’intervento di Cor Blok, l’artista la cui opera ha abbellito gli ultimi due calendari di Tolkien, così come un libro veramente interessante, l’Arazzo di Tolkien, pubblicato anche in Italia. Tolkien stesso comprò due dei dipinti di Blok. Tom Shippey ha parlato subito dopo Blok, affascinando il numerosissimo pubblico presente e “come sempre” la sua discussione è stata piena di sottili giochi di parole e battute, ma il tema meritava davvero: La leadership nel Legendarium. Ne è uscito fuori che il leader ottimale è quello leale e visibile, esemplificato dal generale William Slim, compagno di scuola di Tolkien e capo dell’esercito inglese in Birmania durante la Seconda Guerra Mondiale (ferito 5 volte in combattimento, 2 dopo essere divenuto generale), ma nelle opere è poco presente.
Sabato è stato un giorno pieno di interventi. La mattina è stata dedicata all’Italia. Davanti a una sala piena in ogni ordine e grado Roberto Arduini e Lorenzo Gammarelli con Death and Immortality in the Works of J.R.R. Tolkien hanno presentato il lavoro del Gruppo di Studio, coordinato dall’Arst e dall’Istituto filosofico di studi tomistici di Modena, che ha portato alla pubblicazione del volume La Falce Spezzata – Morte e immortalità nelle opere di J.R.R. Tolkien per l’editore Marietti 1820, tradotto da poco in inglese dalla Walking Tree come The Broken Scythe: Death and Immortality in the Works of J.R.R. Tolkien. Subito dopo Claudio Testi, segretario dell’Istituto tomistico e direttore della collana Tolkien e dintorni per la Marietti 1820, con Tolkien: Christian or Pagan? A proposal for a new critical approach, ha tenuto il pubblico impegnato su un tema difficile, ma molto partecipato: le domande finali e la presenza ai due interventi di ben sette degli studiosi più impegnati (Nils Ivar Agøy, Mark Atherton, Janet Brennan Croft, Verlyn Flieger, Peter Gilliver, Thomas Honegger e Tom Shippey), è stato il miglior premio possibile per un’attività di studio che impegna l’ArsT dalla sua fondazione. Il successo della “signing session” del volume, tenutasi la domenica, e l’esaurimento pressoché totale delle copie disponibili alla vendita, hanno infine confermato il valore del primo studio di critica italiana tradotto all’estero.
Una tavola rotonda relativa agli adattamenti cinematografici, radiofonici e teatrali di alcune opere di Tolkien ha riunito i responsabili di tre fan film: Kate Madison, direttore di Born of Hope, Chris Bouchard, regista di The Hunt for Gollum, e Michal Kára della Repubblica Ceca, il cui breve “video musicale” su Niënor Níniel è stato mostrato durante la discussione. Sono stati raggiunti da Costanza G. Wagner, che ha lavorato alla versione londinese del musical del Signore degli Anelli e da Brian Sibley, noto per la sua trasposizione radiofonica alla Bbc negli anni Sessanta. Tra le rivelazioni c’è stato il fatto che a Madison e Bouchard erano stati inviati le diffide legali da parte della società di Saul Zaentz Tolkien Enterprises (ribattezzata nel 2010 Middle-earth Enterprises) e si è conclusa con la firma di accordi che hanno permesso loro di continuare a diffondere i due fan film, ma con la proibizione di fare altri!
Michael Tolkien, nipote di J.R.R. Tolkien, ha presentato una relazione su Fantasy: delirio di saggezza. Poeta, traduttore e scrittore di racconti per bambini, ha illustrato di Sulle fiabe di suo nonno e letto alcuni dei suoi versi. La somiglianza di famiglia era evidente e Michael è stato gentile nel rispondere alle numerosissime domande del pubblico. Nel tardo pomeriggio, Verlyn Flieger ha tenuto la conferenza sulle “influenze francesi” su Tolkien. È stata come sempre una folgorazione: Flieger ha iniziato citando il passo della Biografia di Humphrey Carter in cui si sostiene che Tolkien era un “gallo-fobico”, procedendo poi con la sua consueta precisione e chiarezza nel dimostrare che l’antipatia che lo scrittore poteva avere per la Francia non ne ha precluso un’influenza indiretta della cultura. Soprattutto, Flieger ha indicato come l’uso del termine “aventure” nel saggio Sulle fiabe sia volutamente riferito ai romance medievali francesi e bretone e ha dichiarato, dimostrandolo con numerosi esempi, che Lo Hobbit appartiene alla tradizione dei romance francesi. Tra l’altro, la studiosa aveva già anticipato queste sue riflessioni proprio nel Tolkien Seminar italiano, tenutosi a Modena nel novembre scorso.
Domenica, mentre un bel gruppo partiva in pullman per un tour a Oxford, ci sono stati un bel po’ di interventi degli studiosi più quotati. Hanno parlato, nell’ordine: John Garth (Robert Quilter Gilson, TCBS: A brief life in letters), Angie Gardner (The Tolkien Brothers), Thomas Honegger (Riddles, enigmas, brain-teasers and puzzles), Mark Atherton (The Heart of the Mountain: Some key concepts and ideas in The Hobbit) e Janet Brennan Croft (Tolkien’s Faerian Drama: Origins and Valedictions). Superato il tour de force, ci sono state due tavole rotonde dedicate allo stato attuale della pubblicazione e della ricerca sulle opere di Tolkien, con la partecipazione di Andrew Moglestue in rappresentanza della casa editrice Walking Trees Publisher, Thomas Honegger per l’università di Jena e i Tolkien Seminar tedeschi,
Marcel Bülles per la Società Tolkieniana Tedesca, Renée Vink per quella Olandese e la casa editrice che pubblica Tolkien nei Paesi Bassi, Nils Ivar Agøy per la casa editrice e la Società della Norvegia, Janet Brennan Croft per la Mythopoeic Society e la rivista Mythlore, Verlyn Flieger per gli importantissimi Tolkien Studies e Claudio Testi per la collana Tolkien e dintorni della Marietti 1820. Sono stati entrambi estremamente proficui e pieni di spunti, con la certezza che la comunità scientifica internazionale degli studi tolkieniani sia ora ben consapevole della situazione italiana e la sensazione di essere stati ben accolti e inseriti in un gruppo di persone che sono mosse dalla passione per Tolkien, con la quale si superano tutti gli ostacoli. Sicuramente, i contatti ottenuti saranno molto utili in futuro, come i progetti avviati e le proposte ricevute in questa occasione.
Le due sere del fine settimana sono state molto divertenti e dedicate alla sfilata in costume, ai balli bretoni, irlandesi e celtici, alla cena medievale e pure ad un’asta molto combattuta (potete riviverla qui sotto). Il lunedi è stato invece una mezza giornata, in cui si è parlato soprattutto di educazione. Come insegnare Tolkien, se sia utile farlo più dal vivo od online, è stato il centro della tavola rotonda moderata da Corey Olsen, con la presenza di Dimitra Fimi. Quest’ultima ha poi tenuto una conferenza su Elves, Goblins and Other ‘Fairy’ Things in The Hobbit: Tolkien’s Victorian and Edwardian Inspiration, in cui la nota studiosa ha illustrato il suo lavoro e molti argomenti presenti nel libro Tolkien, Race and Cultural History: From Fairies to Hobbits, che ha vinto nel 2010 il Premio della Mythopoeic Society. La cerimonia di chiusura ha visto lode e premi molto meritati per i volontari che hanno organizzato la manifestazione. La Tolkien Society gestisce normalmente il suo evento annuale, la Oxonmoot, ma eventi più grandi come il “Return of the Ring” sono previsti solo in anni particolari (in questo caso, come detto, era il 75 ° anniversario della pubblicazione dello Hobbit). I partecipanti hanno brindato più volte “al Professore”, mentre fin da ora inizia l’attesa per il prossimo incontro!
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Io ancora mi devo riprendere, ma sono contenta di aver potuto partecipare a questo incontro internazionale e ancor più contenta del riconoscimento a livello accademico (e sempre a livello internazionale) della squadra italiana. Vedere persone del calibro di Shippey o della Flieger scegliere di passare i loro momenti liberi a “ciarlare” anche con noi italiani, sia su temi impegnativi che un po’ più “leggeri”, mi ha fatto veramente piacere e, soprattutto, ha reso ancor più chiaro che l’impegno profuso in questi anni dai membri dell’Arst sta dando i suoi frutti in maniera tangibile.
Bravi ragazzi, complimenti a tutti voi!