Nella mia vita di nerd appassionato di giochi di ruolo, miniature e videogiochi, c’era ancora un capitolo mancante. Mai, prima di oggi, mi ero cimentato nei giochi di carte, presagendo l’ennesimo tunnel da cui sarebbe stato impossibile (e dispendioso) trarsi in salvo. Magic, Yu-gi-oh e compagnia cantante, poi, mi erano sempre sembrati giochi per adolescenti, con meccanismi astrusi per un ‘vecchio’ ruolista come il sottoscritto. E c’era anche un altro problema: alla soglia dei quaranta, trovare compagni di gioco è sempre più difficile, e sedermi allo stesso tavolo con ragazzini agguerriti che ridacchiano e mi danno del lei è un affronto che non potrei sopportare.
Questo fino a oggi. Perché il mio spacciatore di giochi mi ha proposto Il Signore degli Anelli – The living card game e non ho saputo dire di no. Un po’ per l’ambientazione (se mi offrissero una dose di eroina con sopra il volto di Aragorn, probabilmente accetterei), un po’ per curiosità, un po’ per quell’alibi auto fornito grazie a questa comunità («lo faccio solo per recensire il gioco», che ipocrisia!), eccomi a casa a scartare la scatola con vorace avidità.
La scatola di gioco
All’interno scopro una serie di carte, in tutto 226, una marea di segnalini e un paio di segnapunti, oltre naturalmente al regolamento di gioco. Una prima scorsa alle carte mi trova piacevolmente colpito. Puramente dal lato estetico, sono molto ben fatte. Finalmente un gioco che non tiene conto dei film di Jackson (di cui evidentemente non ha i diritti), cosa che si traduce in disegni molto belli e «vecchia maniera», tutti accompagnati da citazioni de Lo Hobbit, del Signore degli Anelli e del Silmarillion. Il gioco è interamente localizzato in italiano, ed è una fortuna perché, soprattutto per i neofiti come il sottoscritto, il meccanismo non è intuitivo. La caratteristica unica del Signore degli Anelli, che me l’ha reso particolarmente appetibile per ragioni di cui sopra, è che si può giocare anche da solo. A differenza di Magic che mette in scena scontri tra due o più giocatori, qui la partita la si fa contro il gioco. I giocatori, collaborando tra loro, devono superare una serie di scenari costruiti dagli sviluppatori, ma non è necessario essere in tanti (anche se di certo è più divertente): può diventare anche un gigantesco quanto cervellotico solitario.
Grosso modo, funziona così. Ogni giocatore sceglie un mazzo di almeno 50 carte tra quelle a sua disposizione, e un massimo di 3 eroi. Le carte sono contraddistinte da quattro sfere di potere. Si può giocare il mazzo di una sola sfera (consigliato per gli esordienti) oppure un mix delle varie sfere. Al centro del tavolo vanno collocate le carte scenario e il mazzo incontri, da cui usciranno i nemici e i luoghi da esplorare. Grazie alle descrizioni delle carte, ogni scenario diventa così una vera e propria avventura. Lo scopo del gioco è
arrivare all’ultima carta scenario. Detto così sembra facile, ma vincere una partita richiede una dose di strategia notevole, soprattutto se il grado di sfida è alto.
Il set base permette di giocare quattro scenari, cosa che combinata alle tantissime carte presenti permette un’esperienza di gioco abbastanza lunga. E poi ci sono le espansioni. A quanto mi è dato di capire, nei giochi di carte come Magic, ogni giocatore si costruisce il proprio mazzo acquistando buste simili a quelle delle figurine, e dunque dal contenuto ignoto, oppure andando a pescare nel mercato delle «singles», le carte più figherrime e potenti. Le quali arrivano a costare anche svariati soldini, a seconda della loro rarità e del loro effetto sul gioco. La differenza sta nel fatto che i living card game sono meno impostati sul collezionismo puro. Questo perché le espansioni successive al set base non ti costringono a una terrificante caccia al tesoro: i mazzi che tutti possono acquistare contengono già tutte le nuove carte, e nuovi scenari da giocare. Dunque, niente mercato dell’usato, niente «singles», niente trattative o scambi. Solo tanto scervellamento per decidere il proprio mazzo, in base alle esigenze e allo stile di gioco.
Un giudizio
Il gioco è molto ben fatto, curato quasi fino all’esasperazione. Dopo le prime partite di prova, si procede abbastanza spediti, con colpi di scena e combattimenti. Inoltre, ha un paio di pregi da non sottovalutare: si può giocare da soli, e una partita non dura più di due ore. Insomma, dopo lo spaesamento iniziale, giocare è piacevole e molto vario, soprattutto se si coinvolge un amico. Chiudo con una confessione. Raramente una cosa mi aveva dato tanto godimento quanto la pratica dell’imbustare le carte nelle bustine trasparenti anti-usura. Una nuova perversione che aggiungerò alle tante altre, alcune nominabili e altre meno. Far scorrere le dita sulla plastica lasciva della bustina equivale più o meno a schiacciare i pallini della carta da imballaggio. Sono già nel tunnel. Potrei passarci delle ore. Aiutatemi.
– Il sito ufficiale del gioco Il Signore degli Anelli – The living card game
– Il sito ufficiale del gioco in edizione italiana (Giochi Uniti – Stratelibri)
– Scarica le Faq per Il Signore degli Anelli LCG
– Scarica il Regolamento Il Signore degli Anelli LCG: Il Gioco di Carte
– Scarica la carta Guardiano Alato
– Scarica la carta Discordia
– Scarica la carta I Migliori del Riddermark
– Un ottimo videotutorial in italiano: Parte 1, parte 2, parte 3 e parte 4
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Grazie mille, e complimenti, per la presentazione di questo interessante gioco. Una domanda (che potrei trovare in qualche FAQ su internet, ma da che ci sono…): il gioco a più giocatori è collaborativo (cosa rara, tipica, però, sappiamo tutti, dei giochi di ruolo) o è un tutti contro tutti (compresi attacchi diretti reciproci)?