Sul sito TheOneRing.net è apparso un intervento di un collaboratore, Maedhros, statunitense di Grand Rapids (Michigan), appassionato lettore di di J.R.R. Tolkien e amante dei film di Peter Jackson. Vista la validità dell’articolo, abbiamo voluto pubblicarlo anche sul nostro sito, nella traduzione in italiano fatta a tempo di record da Erin, che ringraziamo calorosamente. Naturalmente, tutto ciò che è scritto riflette soltanto l’opinione dell’autore e non necessariamente quella dell’Associazione romana studi Tolkieniani. Per le altre recensioni sui film, si può seguire i link in fondo al testo.
Molti di noi si sono fatti questa domanda, ma nessuno è riuscito a dare una risposta: «che cosa avrebbe pensato J.R.R. Tolkien della versione cinematografica de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson?». Dato che ho letto molto ed anche molto ponderato su Tolkien e il suo mondo inventato e mi sono trovato coinvolto in dibattiti circa la qualità e l’accuratezza dei film, mi sono sentito in grado di dire: «Beh! Ci sono parti dei film che avrebbe amato e altre che avrebbe odiato». Ma questo non è Tolkien. Sono io. L’autore morì molto tempo prima che girassero La Compagnia dell’Anello nel 2001, quindi non potrò mai sapere quale reazione avrebbe avuto ai film di Jackson, e nessun altro potrà mai saperlo.
Padre e figlio
La valutazione più vicina a quella di Tolkien potrebbe essere quella di suo figlio, Christopher Tolkien, che non ha fatto una critica proprio positiva ai film di Jackson: «Hanno smembrato il libro facendolo diventare un action-movie per ragazzi tra i 15 ed i 25 anni», ha detto Christopher al quotidiano francese Le Monde nel luglio 2012. C’è una buona possibilità che il padre di Christopher potesse essere concorde con la valutazione (secondo me talvolta ingiusta) del figlio. È ben noto che, tra i quattro figli di Tolkien, Christopher fosse quello più attratto dalla creazione del padre. «Sembra strano ma, sono cresciuto nel mondo da lui creato», ha detto Christopher (88 anni) a Le Monde e «per me, le città de Il Silmarillion sono molto più reali di Babilonia». Da bambino Christopher, «si accoccolava per scaldarsi vicino la stufa dello studio, ascoltando immobile le storie che gli raccontava il padre dal suo mondo immaginario», racconta Humphrey Carpenter nella sua biografia di Tolkien. Durante la sua adolescenza ed i suoi vent’anni Christopher fu «profondamente coinvolto nella stesura del Signore degli Anelli». Carpenter scrisse ne Gli Inklings che «lui lesse il manoscritto del primo capitolo del libro, disegnò mappe e fece molteplici copie del testo per suo padre». Quando Christopher, probabilmente, si unì agli Inklings (il gruppo letterario che includeva Tolkien e C.S. Lewis), Carpenter scrisse che «crebbe la consuetudine che, piuttosto del padre, dovesse essere lui a leggere ad alta voce i nuovi capitoli
del Signore degli Anelli per il gruppo, in quanto convennero nel dire che fosse meglio di quanto fatto da Tolkien». Chiaramente, Christopher, conosce Il Signore degli Anelli e l’opinione del padre più intimamente di qualsiasi altra persona vivente. Preso atto di questo, possiamo asserire tranquillamente che il punto di vista di Tolkien era sulla stessa linea di quello di Christopher e che, perciò, il Professore avrebbe odiato i film di Jackson.
I due Tolkien e gli adattamenti
D’altronde, padre e figlio non sembra condividessero la stessa opinione sul trasformare o meno il libro in un film – qualsiasi tipo di film. A quanto pare Christopher è dell’idea che Il Signore degli Anelli sia così stratificato e complesso da non permettere a nessun film di rendergli giustizia. «La mia posizione è che Il Signore degli Anelli è peculiarmente inadatto a essere trasposto in una drammatizzazione visiva», disse Christopher nel dicembre 2001, poco prima l’uscita nei cinema del primo film di Jackson. Suo padre, tuttavia, era favorevole a vedere il suo libro trasformato in un film. Infatti, secondo Le Monde, vendette i diritti del suo capolavoro (insieme a quelli dello Hobbit) alla United Artists nel 1969. Secondo la biografia di Carpenter, Tolkien fu avvicinato per un film su Il Signore degli Anelli per la prima volta nel 1957, quando tre uomini d’affari americani gli proposero una versione animata del libro. Tolkien scrisse quell’anno a uno dei suoi editori (lettera n. 198): «Dovrei accogliere favorevolmente l’idea di un film animato, con tutti i rischi di una sua banalizzazione, e che al di là del luccichio del denaro e del fatto che sono alla vigilia della pensione, credo che non sarebbe un’opportunità spiacevole». Secondo Carpenter, per quanto riguarda la vendita dei diritti per il film, Tolkien e i suoi editori scelsero una linea di condotta comune: «O soldi od onori». Lo dice lo stesso scrittore nella lettera citata. Tolkien la mise in questa maniera: «I termini sono molto redditizi; se si mantiene, però, il veto assoluto dell’autore su eventuali variazioni o modifiche discutibili» (lettera n. 202). Tolkien scrisse anche (202) che la proposta del 1957 includeva «dei disegni incredibilmente belli (fatti in stile Rackman più quello Disney) e delle straordinarie foto a colori. Hanno, a quanto pare, girato gli Stati Uniti e fotografato panorami di montagne e deserti che sembravano essere adatti alla storia». Ma lo scrittore scrisse anche che la sinossi del film che gli diedero era «di basso livello. In realtà brutta». Carpenter riassume così i problemi: «Alcuni nomi vennero sostanzialmente scritti scorrettamente (Boromir divenne Borimor), praticamente tutti i percorsi a piedi vennero tagliati dalla storia, la Compagnia dell’Anello veniva trasportata ovunque sul dorso delle aquile e il pan di via (il lembas) degli elfi era descritto come «un cibo concentrato». Il problema generale di Tolkien con la sceneggiatura era che si trattava «di un condensato, con conseguente sovraffollamento e confusione, con un offuscamento dei punti salienti e un degrado generale: praticamente una ritirata verso “fiabe” di tipo più convenzionale. I personaggi saltano in groppa alle aquile alla minima provocazione, Lorien diventa un castello delle fiabe con “minareti delicati” e tutto quel genere di cose» (lettera n. 201). Ma, nonostante tutto, era ancora disposto a «mettersi in gioco, qualora fossero stati aperti ai consigli». (201).
Una proposta del 1957
In queste lettere (pubblicate nel libro La Realtà in Trasparenza – Le lettere di J.R.R. Tolkien) abbiamo la rara occasione di vedere un Tolkien uomo d’affari (sorprendentemente scaltro). La raccolta fornisce anche estratti dei commenti di Tolkien sulla sinossi della pellicola del 1957 (lettera n. 210). La sinossi non è inclusa nel libro, ma i commenti di Tolkien ce ne fanno intravedere il contenuto – commenti che probabilmente ci forniscono una visione più vicina al pensiero di Tolkien su come il film su Il Signore degli Anelli avrebbe dovuto essere girato. Inoltre, i commenti alla sinossi propongono una visione indiretta di cosa Tolkien avrebbe potuto pensare dei film di Jackson.
La critica di Tolkien alla sinossi del 1957 si soffermava su una scena in particolare de La compagnia dell’Anello, lo scontro a Collevento tra Aragorn, i quattro Hobbit e i Cavalieri Neri: «Ho perso un po’ di tempo su questo passaggio», scrisse Tolkien «e questo, scopro, è un esempio di cosa possa darmi “piacere o soddisfazione”: la deliberata alterazione della storia, nei fatti e nel significato, senza alcun senso pratico o artistico». Fece degli esempi di cosa non gli piacesse.
«Granpasso non estrae una spada nel libro. No, naturalmente: la sua spada era spezzata… perché poi farglielo fare proprio in un contesto in cui non bisognerebbe combattere con le armi?».
«I Cavalieri Neri non urlano, ma mantengono un silenzio terrificante. Aragorn non impallidisce. I cavalieri si avvicinano lentamente delineando i loro passi nell’oscurità e non in modo precipitoso. Non c’è alcuno scontro. Sam non affonda la sua lama nella coscia dello Spettro dell’Anello, né il suo affondo salva la vita a Frodo».
«Una scena tenebrosa rischiarata solo da un piccolo fuoco rosso, con gli Spettri che lentamente si avvicinano come ombre scure, fino al momento in cui Frodo non indossa l’Anello e il Re degli Spettri gli si rivela frontalmente, questo mi sembra molto più impressionante di una scena con urla e fendenti senza senso».
Potrei perdere molto tempo a mettere a nudo le similitudini e le differenze tra le versioni della scena di Collevento del 1957 e quella del 2001, ma probabilmente ora state ripensando alla scena della versione di Jackson e non avete bisogno del mio aiuto per vederle. Però posso dire questo: Aragorn, nella versione di Jackson di questa scena, fa troppo il “fusto”: agita la sua grande spada e getta le torce accese sui Cavalieri Neri, che scappano via come bambini urlanti. Ma sono d’accordo con Jackson su un punto: era un po’ strano per Aragorn portarsi dietro una spada spezzata, come invece fece a quel punto del libro. Oltre a essere un inestimabile cimelio, la Spada che fu Spezzata sarebbe stata piuttosto inutile in un combattimento (fatto riconosciuto anche da Aragorn). Perché non lasciarla a Granburrone fino a quando non sarebbe stata riforgiata e, nel frattempo, portarsi una spada più utile?Tolkien affrontò anche l’uso eccessivo delle aquile nella versione del 1957: «Sento che questa è una manomissione del racconto totalmente inaccettabile», scrisse «erano nove “camminatori” (N.d.T. intende i componenti della compagnia) e, invece, vanno subito in aria!!! Tale ingerenza provoca nient’altro che incredulità, rendendo eccessivo l’uso dell’espediente delle aquile nel momento in cui, nel finale, sarebbero realmente necessarie». In fondo Jackson non ha commesso un peccato imperdonabile…
Qualche merito di Peter Jackson
La sinossi del 1957 lasciò fuori una scena che Tolkien considerava estremamente importante, una scena che è stata, invece, mantenuta da Jackson: «La scomparsa della scena della
tentazione di Galadriel è significativa. Praticamente è sparito dalla sinossi, tutto ciò che aveva valore dal punto di vista dell’etica». Tolkien, comunque, aveva dato l’ok al taglio di alcune parti del libro in caso di necessità. Aveva anche suggerito il taglio della battaglia del Trombatorrione (al Fosso di Helm), «che è secondaria alla storia principale; non ci sarebbe questo ulteriore guadagno nell’avere un’altra grande battaglia, (che dovrebbe essere resa al meglio) ma le battaglie tendono a essere tutte troppo simili; la più “grande” ci guadagnerebbe se non avesse altri concorrenti» (con quella “grande” l’autore si riferisce probabilmente alla battaglia dei Campi del Pelennor nel Ritorno del Re). Jackson non ha tagliato la battaglia del Fosso di Helm. Oh, no! È il pezzo forte del suo secondo film. Il fatto che questa abbia o meno surclassato la “grande battaglia” del terzo film è discutibile. Poi c’è il problema della morte di Saruman. La sinossi del 1957 «tagliò completamente la fine del libro, inclusa la giusta morte di Saruman». «In questo caso non vedo nessuna buona ragione per farlo morire», scrisse Tolkien, «Saruman non si sarebbe mai suicidato: per il tipo di persona che era diventato era aggrappato alla vita e al suo essere infimo». Tolkien scrisse che nel caso in cui Saruman avesse avuto bisogno di essere sistemato «Gandalf dovrebbe dire qualcosa ad effetto appena Saruman crolla sotto il peso della scomunica: Saruman resterai a marcire qui in Orthanc fino a quando non uscirai e ci sosterrai. Lasciate che gli Ent gli facciano la guardia!!!». Sembra che, nella versione cinematografica di Jackson del Ritorno del Re (la versione più corta non quella estesa), il regista abbia cambiato la “fine di Sharkey” nel modo che Tolkien avrebbe preferito.
Conclusioni
Nonostante la sua avversione per la sinossi del 1957, Tolkien era ancora disposto «a mettersi in gioco», come da lui scritto. Quindi, perché quella versione non è mai diventata un film? Nella sua biografia, Carpenter, diede una spiegazione: «Non sembravano esserci molte prospettive di successo e, dato che non c’era molto denaro, i negoziati non continuarono». Come ho detto all’inizio, non sapremo mai che cosa avrebbe pensato Tolkien dei film di Jackson, ma basandoci su quello che abbiamo appena letto, possiamo dire sicuramente che li avrebbe preferiti rispetto alla proposta del 1957. E, evitando di essere volgare, probabilmente avrebbe avuto molto più denaro da guadagnare.
Traduzione di Erin
– Vai al sito TheOneRing.net
Altre recensioni potete leggerle qui:
– Recensione positiva dell’ArsT
– Recensione negativa dell’ArsT
– Il film di Jackson, secondo Tom Shippey
– Il film di Jackson, secondo Franco Manni
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Il post è molto interessante, la parte più utile è credo il giudizio (temo scontato) di Christopher.