Due donne, due guerriere. Una cerca la “bella morte” sul campo di battaglia ma sopravvive al massacro; l’altra vuole crearsi una famiglia, ma muore durante la sua ultima battaglia. Chi sono queste due donne, all’apparenza così diverse?
Una è Éowyn di Rohan, nipote di re Theoden, nata dalla penna dello scrittore inglese J.R.R. Tolkien. L’altra è Dolasilla, figlia della Regina dei Fanes, personaggio di una leggenda ladina della val Badia, leggenda che potrebbe avere le sue origini nella tarda età del bronzo. Éowyn è una donna coraggiosa in un popolo che considera degno di gloria solo il guerriero valoroso. Per mostrare quanto vale si traveste da cavaliere e segue il re in battaglia, sperando di morire eroicamente. Sopravvissuta alla battaglia, lentamente si rende conto che il guerriero eroico non merita la fama per ciò che fa, ma per ciò che difende: la propria patria, la propria gente, la propria cultura. Dolasilla, su richiesta del padre – il re dei Fanes – diventa una guerriera. Se lei è presente nessun esercito può tener testa a quello dei Fanes. Inizialmente questa vita le piace, ma con l’andar del tempo Dolasilla non è soddisfatta e decide di non scendere più in battaglia. Una grave minaccia si affaccia alla frontiera del regno. Così Dolasilla sceglie la guerra un’ultima volta per salvare il suo regno e il suo popolo.
Queste due donne sono veramente l’una l’opposto dell’altra, come sembrerebbe da un’analisi della trama delle loro storie? Partendo da questo interrogativo l’autore, Norbert Spina, appassionato di Tolkien e delle Dolomiti, nel saggio Dalla Terra di Mezzo alle Dolomiti. Confronto di due figure speculari: Éowyn di Rohan e Dolasilla di Fanis analizza i due personaggi, l’educazione ricevuta, le azioni e le loro scelte.
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