(Come la trilogia di Jackson migliora il romanzo di Tolkien)
Solo dal titolo già so che la gente griderà allo scandalo. È facile criticare la trilogia dello Hobbit: trasformare un libro relativamente breve in un film epico di otto ore; e poi diagrammi su quanti milioni per pagina del libro sono stati spesi o quanti minuti per parola sono stati ricavati… ma sono tutte, per dirla semplicemente, discussioni inutili.
Cominciamo con una chiara distinzione: adattamento. Adattamento non significa replica, né dovrebbe mai esserlo. Non abbiamo bisogno di riportare la stessa identica cosa dalla pagina allo schermo, è la cosa più noiosa che possiamo guardare. Non c’è nessuna sorpresa, nessuno spazio per la creatività. I cambiamenti sono buoni, portano qualcosa di nuovo al lavoro con cui possiamo giocare. Il problema è che amiamo i libri così tanto e siamo così preoccupati da non considerare tali cambiamenti benvenuti. E in un lavoro come Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli c’è così tanto da poter usare, così tanta storia che Tolkien ha fornito, e solo pochi film da poter realizzare. Hanno i diritti dello Hobbit, La Compagnia dell’Anello, Le Due Torri e Il Ritorno del Re.
L’ultimo film? Una vera benedizione poiché include le famose Appendici – storie ed eventi da cui un regista sarebbe pazzo a non attingere. E per Lo Hobbit Jackson ha certamente preso parti da quelle pagine: Azog il Profanatore, la morte di Thror, la pazzia di Thrain (guardate la versione estesa de La Desolazione di Smaug per questa parte meravigliosa) il Bianco Consiglio, la battaglia a Dol Guldur, tutto dalle pagine delle Appendici. Ora, questo è il dilemma, vorremmo tutti vedere questi eventi in un film, ma l’unico posto dove Jackson avrebbe potuto filmarli è nel Signore degli Anelli e nello Hobbit. Il Signore degli Anelli era stato già girato, perciò Jackson aveva solo Lo Hobbit per provare a inserire alcune scene davvero importanti. E seriamente, chi non vuole vedere ancora Gandalf il Grigio?
Insieme alle aggiunte, ci sentiamo traditi anche quando vengono rimosse delle parti. Prendete ad esempio Tom Bombadill e la liberazione della Contea dal Signore degli Anelli: il pubblico si indignò. Primo punto, la liberazione della Contea avrebbe reso Il Ritorno del Re non solo più lungo, ma anche incredibilmente deprimente. Ottimo per un libro, ma dopo 12 ore di film? Non funziona molto bene. E che dire del sig. Bombadill… sentite, odio Bombadill e l’ho sempre odiato. È un gigantesco pezzo di inutilità e si definisce egli stesso inutile. La sua omissione dalla Compagnia dell’Anello ha aiutato la storia immensamente.
Diamo uno sguardo a Un Viaggio Inaspettato, che segue Lo Hobbit più fedelmente delle altre parti, e confrontiamolo col romanzo. Se avevate pensato che i Nani fossero indecifrabili nel film, il libro è anche peggio. Mi spiace tolkieniani, per quanto lo ami, i Nani nel libro non hanno sviluppo. In cento pagine di romanzo anche il nano principale, Thorin, è poco menzionato. Ha uno o due momenti per brillare un po’ di più, ed è praticamente definito come «il tizio barbuto più importante degli altri tizi barbuti». Accanto a questo, sappiamo che Fili e Kili sono giovani, e – poiché menzionato più spesso di alcuni degli altri nomi di nani – che Bombur è grasso, ma davvero grasso, della serie «Bombur è il più grasso e varrà per due» (veramente, Gandalf dice così). Il film se la cava meglio nello sviluppare i Nani? No. Ce ne sono 13 e anche nel libro un buon numero di essi non ha altro scopo che essere semplicemente lì. Ma se Jackson ne avesse rimosso uno SACRILEGIO!
Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato riscatta una buona porzione della compagnia dei Nani. Fili e Kili non sono solo i più giovani, sappiamo che posso essere irrequieti e irresponsabili. Balin non è più solo un nome, ma il vecchio saggio confidente di Thorin che ha per lui un complesso di paternità – che è in realtà un aspetto meraviglioso nei film, poiché più peggiora la malattia di Thorin, più vediamo spaccarsi il cuore di Balin. Dwalin ora è un grande guerriero, con problemi di rabbia e un grande cuore – che conduce a uno degli scambi di battute più doloroso nello Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate. E alcuni dei cambiamenti possono essere anche piccoli, ma aiutano lo stesso. Nella Desolazione di Smaug, Oin è un dottore (con un problema di udito). Bofur è un po’ ubriaco, ma è il più compassionevole e ha la migliore relazione con le altre razze, che sia Bilbo in Un Viaggio Inaspettato, o Bard in La Desolazione di Smaug. Gli unici che ci rimangono davvero fregati sono Nori e Dori. Nel libro sono praticamente tutti truffati.
Ciò ci porta a Bard. Bard è uno dei personaggi più importanti nel libro, (spoiler se non avete visto Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate o letto il libro) è quello che uccide Smaug e conduce il suo popolo contro Thorin. E tuttavia nel libro non sappiamo nemmeno chi sia finchè non uccide Smaug. Questo tizio a caso semplicemente appare e uccide il drago… oh, a proposito, è anche l’erede di Dale. La Desolazione di Smaug fa per Bard ciò che Un Viaggio Inaspettato ha fatto per Thorin. Ci fa identificare e preoccupare del personaggio, come dovremmo.
Certo, certo, alcune aggiunte possono aiutare lo sviluppo dei personaggi già presenti, ma perché inserire nel mix anche Legolas? Perché creare un personaggio – Tauriel – per i film? Sicuramente portare Legolas nel gruppo è divertente per il legame col Signore degli Anelli, e Tauriel aggiunge una necessaria presenza femminile, ma non sono lì senza uno scopo. Il nostro elfo leader delle tre armate unite è Thranduil, che di nuovo ha bisogno di sviluppo, e otteniamo quello sviluppo vedendo come agisce verso suo figlio e questa dama elfica e, più importante, come essi rispondono. Sono Legolas e Tauriel che ci rendono insicuri su come sentirci rispetto a Thranduil. È antipatico? Beh, sì, lo è, ma lo sono anche in un certo senso Thorin e Bard. Ma con Thorin e Bard abbiamo molta più empatia, abbiamo fiducia che faranno ciò che alla fine è necessario fare. Thranduil è più difficile da capire e le sue interazioni con Legolas e Tauriel nella Battaglia dei Cinque Eserciti rendono la dicotomia uno sviluppo del personaggio, non solo della trama. In più Tauriel è una tipa tosta, e Legolas è molto più brutale nello Hobbit di quanto lo sia mai stato nel Signore degli Anelli. Evviva!
A cosa porta tutto questo? Sviluppo dei personaggi. È qui che il film eccelle. Certo, c’è molto di più e ci sono un sacco di aggiunte, ma queste aggiunte portano vita in personaggi altrimenti piatti. E ci si accorge di ciò ancora meglio tornando indietro e rileggendo Lo Hobbit. I film migliorano davvero l’esperienza già piacevole di leggere il libro. Lo sviluppo che Jackson aggiunge non è solo fumo, ma ha il suo fondamento nelle Appendici, lui le ha solo portate alla luce (tranne per Legolas e Tauriel, lo so). Perciò ora Thorin non è solo un tizio che comanda, Balin non è un nano a caso che siede su una roccia, Bard non è un eroe qualsiasi, Bombur è… beh, no, Bombur è sempre e solo quello grasso. Non si può aggiustare tutto!
(Traduzione di Manuel Chiofi, che ringraziamo per il lavoro)
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Nonostante sia d’accordo per quanto riguarda la scelta (molto interessante) di adattare le appendici all’interno del film, le due principali critiche all’opera di Jackson sono, a mio avviso, le seguenti.
1) Tauriel, checchè ne si dica, è un personaggio che non sta in piedi. Stona sia a livello di impatto nella storia che con la sua storia amorosa con un nano (i mix di razze sono argomento molto molto delicato in Tolkien, i precedenti sono del calibro di Beren e Luthien, di Earendil con la consorte e di Aragorn con Arwen, non è argomento da prendere alla leggera). Allo stesso modo, l’inserimento commercialissimo di Legolas pregiudica parecchio la storia visto col senno di poi.
2) I nani non sono nani, cioè, sono umani leggermente più bassi…o meglio, alcuni sono evidentemente nani, altri (fili, kili e soprattutto Thorin) sono tutto tranne che nani.
Aggiungo, ma posso capire l’esigenza di tempo (forse), che è stato brutalmente menomato Beorn.
Inoltre, vista nel complesso, la trilogia ha un sapore troppo (ma troppo!) commerciale e poco epico. Dalle riprese agli effetti speciali…
Celeborn